Il malocchio

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    Una piccola nota prima di iniziare: i nomi in sardo che riporto sono quelli utilizzati nella zona, il Campidano, in quanto il sardo è una lingua estremamente flessibile e varia, anche pesantemente, da zona a zona.

    Il malocchio è, com’è noto, la pratica di causare danno agli altri con lo sguardo e le parole, generata generalmente da un sentimento di invidia verso i beni della persona in questione: la bellezza, i soldi, i possedimenti, i bambini sono solo alcuni esempi. In campidanese, il malocchio è detto “s’ogu malu”, e fare il malocchio si dice “ ponniri s’ogu”, “ oghiai”, oppure “iscorai de ogu” (mettere l’occhio, adocchiare, e colpire al cuore con l’occhio). Chi è colpito dall’occhio,“fertu a ogu”, viene identificato tra le altre cose da una serie di eventi più o meno inspiegabili e insoliti come oggetti che si rompono da soli, piante che si seccano, animali che giacciono a terra in totale inedia.
    Il malocchio viene fatto in modi diversi, per motivi diversi, da persone diverse.

    Prima di prendere meglio in esame questi fattori, bisogna accennare all’instabilità che caratterizzava la vita di qualche tempo fa. Bastava veramente poco per rovinare una famiglia: un gregge poteva ammalarsi, o venire rubato, così come un incendio può distruggere le proprietà, portando tutta la famiglia sulla strada. La consapevolezza che questi eventi possano accadere genera il timore che qualcuno possa causarli con la magia, e la ricerca di contromisure appropriate.

    Il malocchio non può essere fatto da un membro della propria famiglia: due persone che hanno lo stesso sangue non hanno la capacità di gettare l’occhio l’una sull’altra, ed è sempre un esterno a farlo (intendendo per esterno anche un cognato, o una nuora). L’occhio viene posto generalmente fuori dalle mura di casa, quando si incontrano magari i vicini, o i conoscenti. Gli uomini vengono difficilmente colpiti dal malocchio, mentre le donne sono sia bersagli facili che le più potenti “occhiatrici”. Ancora più potente è l’occhio dei letterati, o dei preti: entrambe le categorie sono culturalmente superiori al popolo, e tale “potere” genera timore. Alcune caratteristiche fisiche o comportamentali identificano l’occhiatore: chi è strabico, o ha un occhio solo, o è malato di cataratta, o guarda fisso, viene temuto come iettatore. Un modo di osservare particolare, o una mentalità invidiosa e maliziosa, fanno identificare la persona come iettatore: si dice che ha “ogus ‘e bruscia”, occhi di strega.

    Vediamo un po’ quali sono gli eventi che fanno temere il malocchio. Basta poco, in effetti. Uno sguardo d’ammirazione, una lode per la strada possono gettare l’occhio, anche involontariamente. Anche non volendo, infatti, si può mettere l’occhio, anche ad una persona cara: pertanto esistono delle formule apposite per scongiurare questo pericolo. Prima di fare una lode, si deve premettere “ chi Deus du mantenga”, ossia “che Dio lo protegga”. In questo modo, la lode si dimostra sincera e priva di malizia. Se per caso ci si dovesse dimenticare di recitare la premessa, per evitare l’occhio il lodatore deve toccare l’oggetto del complimento, generalmente un neonato, dicendo “po non ti ponni ogu”, per non metterti l’occhio. Oltre al toccare, anche lo sputo ha valenza anti-malocchio. Per non adocchiare il bambino chi gli fa un complimento, secondo alcune tradizioni, deve sputargli sulla testa (quest’usanza viene condivisa sia con gli spagnoli che con i greci).
    Il momento in cui si teme maggiormente l’occhio è proprio la presentazione del bambino appena nato.
    La madre, ancora a letto, teme gli iettatori, e per evitare l’occhio, fa toccare il bambino a tutti i visitatori, magari con la scusa di tenerlo in braccio. Se poi ha motivo di credere che qualcuno abbia posto l’occhio sul suo bimbo, non appena questo le volta le spalle sputa tre volte verso di lui per annullare la sua azione.
    Per evitare l’occhio, la cultura popolare ha prodotto parecchi tipi di amuleti, di natura diversa. Questi, per essere efficaci, devono essere “abbrebati”, ossia benedetti da formule appropriate, “is brebos”.

    Comuni sono gli amuleti circolari, per richiamare la forma dell’occhio. Questi sono chiamati “Sabegias” e sono costituiti da pietre rotonde incastonate in oro o argento, per poter essere utilizzate come gioielli. Is Sabegias simboleggiano l’occhio buono, che assorbe il flusso malefico del malocchio: non possono toccare né terra né acqua oppure perderebbero i loro poteri, e sono generalmente costituite da ossidiana, basalto o corallo; in ogni caso devono essere nere o rosse. Più l’amuleto è ricco e vistoso, più è potente: infatti in questo modo attirerà l’occhio che non potrà posarsi altrove.

    Amuleto naturale contro il malocchio è “s’ogu de Santa Luxia”, l’occhio di Santa Lucia. Questo è l’opercolo di un mollusco marino, caratterizzato dalla forma ad occhio, appunto, che si trova facilmente sulle spiagge sarde: la sua funzione è, come quella delle Sabegias, di simboleggiare un occhio buono che annulli il malocchio. A differenza degli amuleti precedenti, però, gli occhi di Santa Lucia possono essere sia indossati come gioielli che tenuti nascosti. Devo dire che gli occhi di Santa Lucia sono molto diffusi, e conosco diverse persone che ne possiedono intere collezioni.

    Sono amuleti pregiati e potenti gli scapolari, definiti da diversi nomi tra cui “Nudus”, riempiti da ingredienti sacri. Tra questi, troviamo piccoli scritti, medaglie, erbe, grano, sale, terra, cenere, sangue mestruale. Alcune “ricette” prevedono una composizione di tre grani di sale, tre semi di asfodelo, verbena o valeriana; oppure, con fiori di lavanda e ruta; con pezzetti di palma benedetta; con tre grani di carbone o di basalto. Gli amuleti vengono chiusi da nastri verdi: questi hanno il potere universalmente riconosciuto di annullare l’occhio e di portare bene. Io stesso da bambino ne indossavo uno come braccialetto al polso, e così i miei amici e parenti: già in ospedale i bambini sono spesso ornati da questi piccoli portafortuna.

    Un altro tipo di amuleti sono quelli che richiamano gli organi genitali, sia maschili che femminili. Avremo quindi conchiglie che richiamano la forma di una vagina, accompagnate da campanellini, ma anche amuleti fallici come zanne di cinghiale, chele di crostacei, corna di muflone. A questo proposito, da parte mia posso dire che il mio nonno materno mi ha lasciato un dente di animale (non so chi fosse il suo precedente proprietario, chiedo scusa!) che ha trovato in campagna, a cui tengo molto: è andato prima a mia madre e poi lei lo a regalato a me (ma non fraintendetemi, mi è stato passato come portafortuna, non come vero oggetto rituale. Malauguratamente, non ci sono streghe in famiglia e nessuno dei miei parenti mi ha mai insegnato granchè di stregonesco).

    Gli amuleti vengono però tramandati generalmente seguendo la linea femminile, oppure vengono regalati dai nonni alla nascita del nipotino: non possono essere venduti, o perderebbero le loro facoltà. Segue la linea femminile anche l’insegnamento dei rituali che verificano l’esistenza del malocchio e che lo tolgono.

    I rituali a questo scopo sono molto simili tra loro, o meglio, sono la declinazione di uno stesso rituale di base che si ripete costante in tutta la regione, e in maniera simile in tutta Italia. In Sardegna, il rituale è detto “ mejina de s’ogu” , la medicina dell’occhio.
    Come per quanto riguarda gli amuleti, chi è a conoscenza di questi rimedi non può accettare soldi per l’esecuzione del rituale, o questo non avrà effetto.
    L’esecutrice, che è generalmente donna, dice “Po saludi ti servidi”; l’affatturato non può rispondere “grazie”, o il rituale fallisce: risponde per questo “Deu ti ddu paghidi” (Ti serva alla salute; Dio te ne renda merito). Vi posso dire che in famiglia e tra i conoscenti bene o male si sa chi è che fa la medicina dell’occhio: è una cosa che si sussurra, che si accenna appena, ma lo sanno un po’ tutti, alla fine. Ma vediamo il rituale vero e proprio.


    Comune alle varie versioni del rito sono la presenza dell’acqua (che viene spesso incantata da una formula, ripetuta tre volte, del tipo “Eo, abba, ti battizzo in nomine de Deus e Santu Juanne Battista” –io, o acqua, ti battezzo in nome di Dio e S.Giovanni Battista-), di una gestualità molto precisa (si tracciano continue croci nell’aria, sul recipiente utilizzato, o sull’affatturato), e di formule segrete dette oraziones o pregadorias. Nel Campidano si un bicchiere d’acqua, che deve essere o santa oppure salata, generalmente con tre grani (il sale purifica l’acqua, e sostituisce la benedizione del prete). Si mettono tre chicchi di grano nel bicchiere, facendosi tre volte il segno della croce, e se i chicchi si gonfiano o si presentano delle bollicine (in alcuni casi contano solo le bollicine che si formano sulle punte dei chicchi) è presente il malocchio. In questo caso, si beve l’acqua, o la si butta alle spalle, o si toglie il malocchio con un occhio di Santa Lucia che si immerge nel bicchiere.

    Un’altra versione prevede l’uso di olio, che viene versato tracciando una croce su un piatto o un bicchiere pieno d’acqua salata: tre gocce d’olio cadono dall’indice destro dell’esecutrice e dal comportamento delle gocce si definisce il grado di malocchio che ha colpito il malcapitato.
    Il bicchiere deve poggiare, in questo caso, su un oggetto dell’infermo. Se il caso è molto grave, gli si pone il bicchiere sulla testa e gli si asperge il corpo con la pozione ottenuta. A seconda del paese in cui si va, si utilizzano ciottoli di mare, braci accese, pietre magiche con una croce incisa. La figura rotonda delle bollicine richiama l’occhio, che allontanandosi dal chicco si allontana anche dall’infermo.

    Is brebos, ossia le formule magiche, sono segrete, e rivelarle le priverebbe del potere: anche durante il rito si pronunciano a bassissima voce, per non farle sentire a nessuno. Ci sono alcune circostanze in cui vengono però comunicate.

    Deus e sa Vergine Maria
    Sia ainnanti a sa manu mia
    Santu Roccu e Santu Sebastianu
    Funti fraris carralis,
    meigadoris de tottus is malis
    e Santu Antiogu dottori,
    in di deppi liai dogna dolu e dogna dolori
    e sa Santissima Trinidadi
    in di deppi liai dogna dolu e dogna dolori.

    (Dio e la Vergine Maria stiano davanti alla mano mia. San Rocco e San Sebastiano sono fratelli germani, medici di tutti i mali, e Sant’Antioco dottore deve portar via ogni sofferenza e ogni dolore, e la Santissima Trinità deve portar via ogni sofferenza e ogni dolore).

    O preti, o sacrestanu
    s’ogu porta boganu
    in nomine ‘e Madonna,
    in nomine ‘e Sant’Anna
    in nomine e Santu Jacu,
    o preti, o sacrestanu
    s’ogu porta boganu.

    (O prete, o sacrestano, l’occhio preso porta fuori, nel nome della Madonna, di Sant’Anna, di San Giacomo. O prete, o sacrestano, l’occhio preso porta fuori.)


    Edited by Black&White - 17/2/2005, 11:32
     
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  2. Yujiro_Shihodani
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    Non so quanto c'entra ma oltre che essere condivisa da spagnoli e greci e condivisa anche dai romeni .

    Io sono nato lì e ricordo che le vecchiette quando vedevano un bambino neonato dopo aver fatto i complimenti sputavano appunto (però più che sputare facevano solo il gesto, dato che non è bello ricevere uno sputo in piena testa) per poi dire "Che il malocchio non ti venga"!!!

    =D
     
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  3. sh@dow
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    ..in verità quella del malocchio è un rito che vige molto in italia..non dimentichiamoci che nel sud italia la magia e le varie pratiche occulte son molto praticate, parlo per esperienza chi è di napoli ad esempio può confermare...
     
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  4. lelenù
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    A me è stato insegnato come vedere se c'è e come toglierlo.. Da mia zia(sorella di nonna paterna). l'ha insegnato solo a me. Ma non sapevo dell'usanza dello sputare effettivamente... :eheh:
     
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  5. nunno
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    scusate dal movimento dell'olio cioè?nn capisco
     
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  6. melime
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    questo rito aiuta a capire chi ce l ha e a toglierlo nello stesso tempo?
     
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  7. enomeD88
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    Il malocchio è una tecnica efficace solo se l'adepto è di livello avanzato,ossia quando raggiunge una witchpower tale da proiettare l'immagine della propria volontà nella mente altrui che se non è forte può rimanerne ammaliata.Visto che gli occhi sono lo specchio dell'anima che a sede nella ghiandola pineale,essi sono il tramite per penetrare a fondo ad essa.Però per riuscire a colpire con la forma pensiero bisona raggiungere un trance leggero in modo da inviare il comando sotto forma di onde cerebrali Beta(onde che vengono emesse dal cervello quando dormiamo e che regolano l'emisfero destro,che è quello dei sogni)in modo che il messaggio venga raccolto a livello inconscio dalla vittima.Se il malocchio ha successo,allora la vittima esegue i comandi come se fosse un automatismo,ella obbedisce d'impulso al comando che ha ricevuto,come se fosse un operazione di routine(come quando al mattino appena svegli e senza riflettere, si va al bagno in stato di semiveglia).Inoltre con il malocchio si possono anche invocare nella vittima stati emotivi di profondo malessere e disagio(paura,depressione,ansia,ecc.)dato che la ghiandola pineale che a sede nell'amigdala,partecipa nell'indicare al cervello lo stato dell'umore.
     
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  8. marynmiketta
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    dove abito io in calabria si dice sdocchiare e si insegna questa pratica alla vigilia di natale, e devono dirsi delle parole.
     
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  9. +RD+
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    CITAZIONE (enomeD88 @ 20/5/2011, 13:22) 
    Il malocchio è una tecnica efficace solo se l'adepto è di livello avanzato,ossia quando raggiunge una witchpower tale da proiettare l'immagine della propria volontà nella mente altrui che se non è forte può rimanerne ammaliata.Visto che gli occhi sono lo specchio dell'anima che a sede nella ghiandola pineale,essi sono il tramite per penetrare a fondo ad essa.Però per riuscire a colpire con la forma pensiero bisona raggiungere un trance leggero in modo da inviare il comando sotto forma di onde cerebrali Beta(onde che vengono emesse dal cervello quando dormiamo e che regolano l'emisfero destro,che è quello dei sogni)in modo che il messaggio venga raccolto a livello inconscio dalla vittima.Se il malocchio ha successo,allora la vittima esegue i comandi come se fosse un automatismo,ella obbedisce d'impulso al comando che ha ricevuto,come se fosse un operazione di routine(come quando al mattino appena svegli e senza riflettere, si va al bagno in stato di semiveglia).Inoltre con il malocchio si possono anche invocare nella vittima stati emotivi di profondo malessere e disagio(paura,depressione,ansia,ecc.)dato che la ghiandola pineale che a sede nell'amigdala,partecipa nell'indicare al cervello lo stato dell'umore.

    Quelle sono le fatture..il malocchio e' molto piu'.. "elementare".. ;)
     
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  10. FaithMcCartney
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    Molto interessante...
     
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    Hmmm.. Interessante, ma come detto sopra, questa pratica è molto elementare. Può essere tolto con la stessa facilità. L'unico problema è accorgersene, dopo che te ne sei accorto basta che trovi qualcuno che sappia levartelo ;)
    (E a me basta scendere al piano di sotto ^^)
     
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  12. chaos magik
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    il malocchi è facilissimo da levare , basta portarsi con se un ' occhio del diavolo
     
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  13. Adraste
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    CITAZIONE (marynmiketta @ 27/6/2011, 11:24) 
    dove abito io in calabria si dice sdocchiare e si insegna questa pratica alla vigilia di natale, e devono dirsi delle parole.

    si anche io sapevo così, anzi mi era stato detto che se veniva insegnata in un altro momento perdeva il sapere chi la insegnava.
     
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  14. chaos magik
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    e quali sono?
     
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    Da 2 mesi incontro gente che vede il malocchio in mio marito,dice di toglierlo ed è sempre lì..allora mi chiedo.. è possibile che continuino a farglielo?come si fa a spezzarlo definitivamente??
     
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19 replies since 17/2/2005, 11:31   25476 views
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