La Fenice

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  1. Truephoenix
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    la fenice...un concentrato di saggezza, solitudine, coraggio...
    nella fenice mi ci rivedo perchè ogni quando rinasce è come nuova, il fatto che si costruisca da sola il suo letto di morta fa capire come questa metamorfosi la renda consapevole dell'essenza della vita....io assolutamente non lo sono ma da sola mi martorizzo(si dice) l'animo, rendendomi più forte...
     
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  2. internetdj
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    Mah... tutto quello che non ci uccide ci rende più forti...
     
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  3. Descensus_Inferos
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    risorgere

    Il simbolo della Fenice trova le proprie origini nell’antico Egitto ove assumeva il significato solare associato alla città di Heliopolis. In essa veniva onorato il dio Sole Ra che ogni giorno sorgeva e tramontava. La fenice è un sogno d’immortalità considerata simbolo sacro assomiglia ad un aquila reale, ha il piumaggio che va dal rosso al blu dalla porpora all’oro. Gli antichi egizi furono i primi a parlare della fenice ossia del Bennu, nome che deriverebbe dal verbo “benu” che significa risplendere, sorgere o librarsi in volo. I testi delle piramidi parlano di un uccello simile ad un airone comparso sulla prima collina emersa dalla acque primordiali.

    fenice

    La Fenice rappresenta la fase finale del processo alchemico e gli alchimisti, in questo uccello, riposero il significato della spiritualizzazione completa, della rinascita della personalità risultato finale della Grande Opera. Il simbolo alchimistico è molto diffuso e viene spesso impiegato per raffigurare la proprietà della Pietra Filosofale capace di moltiplicare e aumentare la quantità d’oro ottenibile dalla trattazione della vile materia prima.

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    L’iconografia della Fenice viene dopo quella del Pellicano non solo nel rispetto della successione delle fasi alchemiche ma, anche nel significato rispetto a quello che lo precede. Infatti la sua capacità di ricrearsi acquisisce il significato divino nei confronti di quello umano del Pellicano. La simbologia del Pellicano fu impiegata in molteplici significati, fra cui quello della Pietra Filosofale, per l’interesse non egoistico in quanto il Pellicano nutre i suoi piccoli con il sangue che sgorga dal suo petto è l’immagine dell’amore paterno.

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    Il sangue scaturente dal petto del Pellicano è, per l’Ars Symbolica, la forza spirituale che alimenta il lavoro dell’alchimista che con grande amore e sacrificio conduce la ricerca della perfezione. Nell’iconografia alchemica il Pellicano simboleggia un particolare vaso nel quale veniva riposta la materia liquida da distillare.

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    Tornando alla Fenice, il suo nome deriva dal magnifico aspetto rosso dell’uccello,‘fenice’ deriva dal greco phoinix – della fenicia, che vuol dire anche rosso, evoca il fuoco creatore capace di dissolvere le tenebre della notte simboleggianti la condizione della morte, del peccato, dell’anima liberata dalla natura umana che l’opprime.

    fenicefuoco

    Secondo un mito greco, rifacentesi ad uno più antico egizio, la Fenice risorgeva dalle ceneri della sua pira ogni cinquecento anni e tale leggendaria immagine di longevità ed immortalità costituì, durante il Medioevo, un parallelo con l’immortalità e la resurrezione di Cristo dal Santo Sepolcro.

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    Sempre in Grecia con Esiodo e poi con Erodoto, descrissero la fenice come un esemplare unico, sempre maschile che viveva in un oasi del deserto d’Arabia. Quando moriva, il suo successore creava con la mirra un grosso uovo e v’introduceva il corpo del padre, chiudeva poi l’uovo con altra mirra e lo trasportava fino a Eliopoli in Egitto per deporlo sul tempio del dio Sole.

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    La leggenda che ci racconta Tacito negli Annales si allontana ancora di più dall’originale: secondo lui, la Fenice si fabbricava in Arabia un nido con ramoscelli di piante aromatiche, dal quale usciva la nuova Fenice che indi bruciava il padre. Secondo altri antichi, infine, l’animale, giunto a tardissima età, si uccideva sopra un rogo di legni odorosi per poi risorgere dalle proprie ceneri, più puro e più bello. In Roma tale mito, conosciuto già in età repubblicana, avrebbe fornito al poeta Levio (secc. II-I a. C.) lo spunto per la composizione di un carme figurato nel quale la disposizione dei versi riproduceva l’immagine di un’ala.

    fenice

    Durante l’impero romano, la leggenda della Fenice assurse a simbolo del mondo che si ripete e si rinnova incessantemente: cantata, tra l’altro, da Ovidio e da Claudiano, e riferita da Plinio il Vecchio.



    Anche artisti e scrittori cristiani ne sfruttarono le potenzialità allegoriche, piegando l’antico mito a significare misticamente la promessa cristiana della resurrezione e della vita eterna: tale nuovo valore informa di sé tanto il De carnis resurrectione di Tertulliano quanto il De ave phoenice, epillio attribuito a Lattanzio. Cosa rara e quasi impossibile a trovarsi, la Fenice divenne nel linguaggio popolare un qualcosa di tanto straordinario da sembrare inverosimile, una specie di portafortuna per le persone buone, un qualcosa di magico, senza età né tempo. Il significato che comunemente si ricava dal mito della Fenice, in grado di risorgere dalle proprie ceneri, è che la fine di un ciclo non comporta la distruzione di tutto quanto fatto, bensì è permesso ripartire da dove si era arrivati per proseguire il cammino ad un livello superiore.



    Anche i cinesi conoscevano un’analoga figura di animale mitico convenzionalmente chiamato fenice. Rappresentato con corpo di drago e testa di fagiano, era anch’esso simbolo di immortalità, nonché emblema dell’imperatrice.

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    Fonti: duepassinelmistero.com, Alessandra Menegatti



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    L‘identificazione della fenice con l‘anima, già da ricercarsi in Egitto, permase nel mondo classico: Esiodo parla di 927 anni di vita della fenice, che indicano il periodo che l‘anima deve attendere prima di potersi reincarnare. Il mistero della fenice si legava così anche alla dottrina orfico-pitagorica della metempsicosi.

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    Sempre restando in ambito più esoterico, in uno dei testi gnostici ritrovati a Nag Hammadi, l‘ Origine del Mondo, si parla delle tre fenici: quella eterna, quella che vive mille anni e quella che sarà consumata, relazionandole ai battesimi pneumatico, di fuoco e di acqua. Si scandisce cioè la conversione tramite le fasi del rinnovamento della fenice: immersione nell‘acqua, incendio nel fuoco e rinascita. Come la fenice, lo gnostico farà ritorno alla sua vera patria.

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    La Fenice ha anche essa attinenza col fuoco, perché, come si sa, ha il potere di rinascere dalle proprie ceneri. In alchimia essa è «uccello colorato con tutti i colori della Grande Opera» (Fulcanelli, Le Dimore Filosofali, Roma 1973), sui quali predomina il rosso porpora, in greco Phoinix.

    E‘ il simbolo della rigenerazione e dell'eterno ritorno, e l‘uovo della Fenice è l‘uovo filosofico, e del compimento della Trasmutazione Alchemica - processo Misterico equivalente alla rigenerazione umana ("Fenice" era il nome dato dagli alchimisti alla pietra filosofale).

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    Rappresenta la produzione di sostanze nuove tramite la metamorfosi della materia prima, per giungere alla pietra filosofale. E‘ dunque la fase finale dell‘Opera, ovvero la spiritualizzazione completa.

    Nelle Nozze Chimiche di Christian Rosenkreutz, testo rosa- crociano, il serpente compare sotto forma di drago, il Re nero, che deve essere decapitato e cotto con altri metalli dentro l‘uovo filosofico, da cui nascerà poi l‘uccello miracoloso: l‘araba fenice?

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    In generale, possiamo dire che la fenice riunisce in sè tutti gli opposti: origine – fine, vita-morte, maschio-femmina (a volte si sottolinea il suo carattere androgino), ed anche, seguendo quanto dice Ovidio, Sole e Luna, perché è negli Elisi che spiega le sue ali. El, il sole, ed Isi, la luna, a rappresentare la compenetrazione dei due Luminari in una sintesi che vuol dire conquista dell‘immortalità e Sapienza suprema.

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    E‘ il Fuoco Spirituale che purifica, o, in ambito orientale, la necessità della reincarnazione per l‘evoluzione dell‘umanità.

    Ma la Fenice è anche l‘Iniziato che, al contrario del serpente (ricordate, colui che sempre combatte) che si riveste di continuo della sua pelle terrena, non è più legato alla materia, e che, attraverso l‘autosacrificio, muore continuamente a sé stesso, ai suoi egoismi ed alle inutili ―personalizzazioni‖, per raggiungere la Verità Suprema, superando le mutevoli e molteplici forme rappresentate proprio dalle spire del serpente.

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    Per questo, forse, l‘accostamento della fenice alla divinità messicana Quetzalcoatl (quetzal=uccello e coatl=serpente) non sembra così azzardata per alcuni studiosi: egli non è né materia né spirito, ha superato tale dicotomia.

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  4. vibots
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    IMG_20151217_135205vi piace? 😊
     
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    anch'io sono molto affascinata dalla fenice
     
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19 replies since 24/8/2005, 17:45   3701 views
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