22 Luglio Festa della Grande Madre

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    22 Luglio Festa della Grande Madre
    Questo post fa parte del Calendario Festività Pagane

    lettera



    Perché io sono colei che è prima e ultima
    Io sono colei che è venerata e disprezzata,
    Io sono colei che è prostituta e santa,
    Io sono sposa e vergine,
    Io sono madre e figlia,
    Io sono le braccia di mia madre,
    Io sono sterile, eppure sono numerosi i miei figli,
    Io sono donna sposata e nubile,
    Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,
    Io sono colei che consola dei dolori del parto.
    Io sono sposa e sposo,
    E il mio uomo nutrì la mia fertilità,
    Io sono Madre di mio padre,
    Io sono sorella di mio marito,
    Ed egli è il figlio che ho respinto.
    Rispettatemi sempre,
    Poiché io sono colei che da Scandalo e colei che Santifica.


    Inno a Iside
    Rinvenuto a Nag Hammadi, Egitto;
    risalente al III-IV secolo a.C.:



    Il 22 Luglio si festeggia la Festa della grande Madre, questa festa dipende dalla tradizione che seguiamo, ognuno può adorare la sua dea definendola Grande Madre.I nomi della Grande Madre sono tanti: Inanna per i Sumeri, Ishtar per gli Accadi, Anat ad Ugarit, Atargatis in Siria, Artemide-Diana ad Efeso, Baubo a Priene, Aphrodite-Venere a Cipro, Rea o Dictinna a Creta, Demetra ad Eleusi, Orthia a Sparta, Bendis in Tracia, Cibele a Pessinunte, Ma in Cappadocia, Bellona a Roma. In Egitto il suo nome è Iside. Figlia di Nut, dea del Cielo, e di Geb. Sposa di Osiride, ucciso da Seth, dio del deserto, e risorto per opera della stessa Iside.

    La Grande Madre

    La Dea col bimbo in braccio è l'icona del femminile materno sacro, della pienezza del donare e del ricevere, del grembo che accoglie la vita anche dopo che è nata, la nutre, la protegge e ne è culla.

    E' la Dea Madre, l'immagine a noi più 'vicina' del divino femminile, trasmessa nei secoli in occidente delle Madonne cristiane, eredi della Madre Iside col piccolo Horus. La sua figura era assente nel paleolitico e non fa parte dei principali rappresentazioni della Dea del neolitica antico - anche se ne abbiamo diversoi esempi, alcuni dei qulai potete trovare in questa pagina. La sua importanza aumenta nel corso del neolitico più recente, di pari passo con i cambiamenti sociali dell'epoca.

    Col bimbo in braccio o appoggiato sul grembo, è spesso raffigurata nell'atto di allattare. Talvolta, ci appare nell'atto di mostrare, di porgere allo sguardo, all'adorazione, il bambino.
    La Madre e il Figlio - o la Figlia*, perché originariamente la successione è femminile - sono il mondo completo, chiuso in se stesso e che non ha bisogno di nulla. Sono il cerchio della Vita nel suo susseguirsi, nella Vita che Genera e nella Vita che si perpetua nel Nuovo.

    Il Culto della Grande Madre

    Il culto della Grande Madre risale al Neolitico e forse addirittura al Paleolitico, se si leggono in questo senso le numerose figure femminili steatopigie (cosiddette "Veneri") ritrovate in tutta Europa, di cui naturalmente non conosciamo il nome.

    Lungo le generazioni, con gli spostamenti di popoli e la crescita di complessità delle culture, le "competenze" della Grande Madre si moltiplicarono in diverse divinità femminili. Per cui la Grande Dea, pur continuando ad esistere e ad avere culti propri, assumerà personificazioni distinte, per esempio, per sovrintendere all'amore sensuale (Ishtar-Astarte-Afrodite pandemia-Venere), alla fertilità delle donne (Ecate triforme, come 3 sono le fasi della vita), alla fertilità dei campi (Demetra / Cerere e Persefone / Proserpina), alla caccia (Kubaba, Cibele, quindi Artemide-Diana).

    Inoltre, siccome il ciclo naturale delle messi implica la morte del seme, perché esso possa risorgere nella nuova stagione, la grande dea è connessa anche a culti legati al ciclo morte-rinascita e alla Luna, che da sempre lo rappresenta (i più arcaici di questi riti sono riservati alle donne, come quello di Mater Matuta o della Bona Dea).

    Ad esempio, nelle feste e nei misteri in onore del gruppo Demetra / Cerere-Persefone / Proserpina, il suo culto segna il volgere delle stagioni, ma anche la domanda dell'uomo di rinascere come il seme rinasce dalla terra.

    L'evoluzione teologica della figura della Grande Madre (giacché nulla va perduto, nel labirinto della mitologia) venne costantemente rappresentata da segnali di connessione tra le nuove divinità e quella arcaica.

    Finché le religioni dominanti ebbero carattere politeistico, un segno certo di connessione consisteva nella parentela mitologica attestata da mitografi e poeti antichi (ad esempio, Ecate è figlia di Gea; Demetra è figlia di Rea).

    Altro carattere che permette di riconoscere le tracce della Grande Dea nelle sue più tarde eredi, è poi la ripetizione di specifici attributi iconologici e simbolici che ne richiamano l'orizzonte originario.

    Ad esempio:

    * il dominio sugli animali, che accomuna i leoni alati che accompagnano Ishtar, la cerva di Diana e il serpente ctonio della dea cretese;
    * l'ambientazione tra rupi (o in caverne, a ricordare il carattere ctonio della divinità originale) e boschi, o presso acque;
    * il carattere e i culti notturni.

    Anche nel mutare delle religioni, la memoria della divinità arcaica, "signora" di luoghi o semplicemente di bisogni umani primari, si mantenne e si trasmise lungo le generazioni, dando luogo a culti forse inconsapevolmente sincretistici (le cui ultime propaggini possono essere considerate, ad esempio, le molte Madonne Nere venerate in Europa).

    Nell'area mediterranea ne conosciamo i nomi e le storie, nelle diverse civilizzazioni in cui si impose, dall'epoca protostorica:

    in area mesopotamica (V millennio a.C.): Ninhursag
    in area anatolica (II millennio a.C.): Cibele
    in area greca: Gea
    in area etrusca: Mater Matuta
    in area romana: Bona Dea o Magna Mater

    La variante nordica della Grande Madre, portata fino alle Isole britanniche da migrazioni di popoli pre-achei verso nord ovest, è secondo Robert Graves la Dea Bianca della mitologia celtica (colei che a Samotracia si chiamava Leucotea e proteggeva i marinai nei naufragi).

    I Simboli del Femminile

    Tutti i simboli collegati alla Grande Madre o che si riallacciano alle proprietà del "materno" sono di fatto contraddistinti da una forte ambivalenza, una duplice natura, positiva e negativa, quella della "madre amorosa" e della "madre terribile". Secondo Jung l'archetipo della Grande Madre è

    «La magica autorità del femminile, la saggezza e l'elevatezza spirituale che trascende i limiti dell'intelletto; ciò che è benevolo, protettivo, tollerante; ciò che favorisce la crescita, la fecondità, la nutrizione; i luoghi della magica trasformazione, della rinascita; l'istinto o l'impulso soccorrevole; ciò che è segreto, occulto, tenebroso; l'abisso, il mondo dei morti; ciò che divora, seduce, intossica; ciò che genera angoscia, l'ineluttabile».

    Dall'uomo primitivo, Homo sapiens, e per moltissimo tempo, dal 30.000 a.C. Fino ad almeno al 3.000 a.C., l'umanità ha fatto ricorso alla "Dea Unica", ed è solo dal 3.000 a.C. ad oggi che si è sostituita nell'immaginario collettivo la figura del Dio maschio, che ha comunque assorbito in sè qualità del tutto femminili, come quella della creazione e del dare la vita, mentre la Dea è stata relegata al ruolo di madre o sposa o sorella del Dio, o come avviene per la religione cattolica, di Madre vergine.

    Il Serpente Cosmico, l' Uroboros

    E' uno dei più noti simboli di quella perduta unità con il tutto che è il ricordo dell'utero materno, è l'archetipo primordiale e ci conduce inevitabilmente alla prefigurazione della Grande Madre. Ci riporta alla primaria condizione umana dell'essere avvolto, nutrito e contenuto, cinto e stretto, protetto e imprigionato nell'utero materno, in un ambiente fluido e indistinto, buio e caldo, immerso nell'oblio, nella totale inconsapevolezza, nell' indifferenziazione. Il serpente e l'albero sono i simboli più antichi che si ritrovano in tutte le tradizioni dei popoli della terra. Il serpente rappresenta la terra, la dimensione materiale, l'istinto di sopravvivenza, l'albero è la sublimazione delle pulsioni, la tensione verso il cielo, verso la mente, verso lo spirito. Il Serpente Marino Nidhoggr che nella Mitologia Nordica divora le radici dell'Albero Cosmico è lo stesso serpente che si avvolge attorno all'Albero della Vita nel Paradiso Terrestre della Bibbia, tentando Adamo ed Eva con il frutto proibito.

    Il Sangue e il Latte

    Lo sviluppo psico-biologico del femminile, comprende poi un simbolismo molto complesso, quello del sangue: poichè attraverso il sangue della mestruazione la fanciulla diventa donna e sempre attraverso il sangue partorisce, il sangue diventa simbolo della vita e della generazione. E poiché il latte stesso che nutre il bambino è prodotto dalla donna, essa è depositaria della misteriosa capacità di trasformare il sangue in nutrimento.

    In molte sepolture primitive il corpo o le ossa vengono ricomposti in posizione fetale e cosparsi di ocra rossa, quasi a ricongiungere l'anello della ciclicità vita-morte.

    La Grande Madre primitiva, divinità strettamente legata al lavoro della terra e alla ciclicità del tempo, sarà sostituita nel tempo da figure maschili che rappresentano il successivo mutamento della struttura socio-economica primitiva. Dall’età dei metalli in poi si sviluppa una economia più dinamica e articolata, aumentano gli scambi tra le varie popolazioni, emergono nuove esigenze di difesa in cui la forza maschile diventa sempre più determinante per la protezione del gruppo sociale.

    Inno alla Grande Madre

    Latino:
    En adsum tuis commota, precibus,
    rerum naturae parens,
    elementorum omnium domina,
    saeculorum progenies initialis,
    summa numinum,
    regina (m)anium,
    prima caeltium,
    deorum dearumque facies uniformis,
    quae caeli luminosa culmina, maris salubria flamina, inferum deplorata silentia nutibus meis dispenso:
    cuius numen unicum multiformis specie, ritu vario, nomine multiiugo totus venerantur orbis
    .



    Italiano:
    Guarda, sono con te, commossa dalle tue preghiere,
    io che sono la Madre dell'Universo,
    Signora degli Elementi,
    Primogenita del Tempo,
    Somma tra i Numi,
    Regina delle anime,
    Prima tra i Celesti,
    Forma che Dei e Dee in sé riunisce,
    io che per mia volontà ordino i Cieli luminosi, che dispenso le brezze del mare risanatrici, e gli orridi silenzi degli Inferi:
    la mia Deità sia adorata per tutto il mondo in varie forme, con riti differenti e molti nomi diversi.



    Apuleio, Metamorfosi, libro 11,5



    Fonti:
    Wiki - La Grande Madre
    www.ilcerchiodellaluna.it/
    www.runemal.org/

    Edited by Black&White - 2/7/2016, 14:26
     
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    Filosofa stregonesca

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    Bellissimo post!
     
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