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.Scorgendo frammenti, ricordi stillati, cristallizzo il cielo, il mantra del mio mondo. Ruotando con l'azimut, bussole introvabili, cerco i cardini dei confini, la terra che chiamiamo Luna.
E nelle dodici volte che accarezzo la notte, dieci volte abbraccio la leggenda del Sole, ritraendo l'orsa maggiore, colorando nove punti, perdendomi nell'orientamento delle stelle nello spirito del mondo.
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Rovistai nei dedali di un'alba, cercando nella nudità del Sole la stella del cammino svanito. Presi sotto braccio un eremita, legando i miei piedi ad un albero, svanendo e attendendo l'antidoto nel deserto, così da illuminare il mio volto nel rovescio del Re Mida; prendendo una spada, una moneta, un bastone, ed un calice, poggiando il tutto su un tavolo, così ho alzato una bacchetta sopra l'infinito delle mie paure, volgendo col dito a terra, e guardare il cosmo ammutolito. Il silenzio tra la Luna e la Torre, tra l'incanto delle ombre e la seduzione della distruzione, tra la possibilità di poggiare all'impiedi il bastone di Hermes, e descrivere i cinque punti e i due spicchi di lune. Ma ora gridando al sacro è donandomi come un mandala, posso mai pronunciare il nome del Budda? Seppur riuscendomi ad allontanare dall'entrata dello yomi, dall'entrata degl'inferi, lontano oltre il Sud-ovest, posso così prendere la bussola è calcolare la bellezza dell'orsa maggiore, le ventotto costellazioni? Non riuscendo a fare tutto questo pongo nell'universo un grido silenzioso, il respiro della mia vita, uno tra tanti, dal quale essi stessi narrano le lacrime che formano il riposo del mio saturno. . -
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Invado questo mio corpo, distruggendone i Templi, ladro del mio stesso mondo interiore, rubo predandone i tesori; con squadra e compasso ne misuro i confini interminabili, con ampolle e mercurio scruto il nascosto. Tutto ciò per perdermi, per deviare dal sentiero battuto, mentre appendo su di un bastone tramite un nastro, veleno e antidoto. Dove sei maestro da sempre cercato, Mentore che non ho mai avuto, fonte di conoscenza a me preclusa, ma ora sulle soglie di tutte le porte coloro di blu un cerchio dal quale escono frecce, mentre nel bianco e nel nero bagno lo spirito denudato da ogni grado, lasciandomi così abbracciare dal verde di boschi fatati, mentre la mia passione arde, brucia di rosso, richiamo, evoco l'antica stregoneria, richiamo il luogo dove in origine non esisteva il magico, mentre nel buio assorto dall'abisso lo saluto e me ne esco, esco da questa meditazione, mi allontano così da ciò che è reale e fantastico, plasmando ogni idea e inchiostro, finalmente dormendo mi sveglio al sogno, finalmente sveglio mi addormento <3 
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+1 .
Maestro dei corvi, apro il futuro all'incanto delle mie grida, al mare che vedo in mezzo alle montagne, parlo nell'errore del mio fantasticare, acquatiche onde che s'infrangono tra le lame, emozioni che spumano verso promontori luminosi, ai fari al quale volentieri nascondo luci e stelle.
Molti cercano la strada, mentre sul ciglio a loro di lato prego affinché la ritrovino, con milioni e milioni di persone cammino con un campanello, cammino sulla spiaggia, cammino senza portare nulla, nell'invisibile dove più non cerco, nell'invisibile dove intono il tramonto e l'alba, labirinti e follie, luoghi che di me non parlano, descrizioni che di me non esplicano, parlo quindi del niente, si, parlo di un meraviglioso niente, colorando di verde paure e tremori, colorando d'azzurro pianti e ricordi finalmente svaniti <3. -
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Più non vedo, allora perché mai chiudo gli occhi, eppure alzo in cecità il volto, giungendo le mani in orazione, colorando di vespro il blu che langue di essere visto, la mente sconfitta che non gode della vittoria, lacrime che non conoscono il pianto degli Dei, ciò che mi è chiaro, ciò che è ovvio, tutto questo non comprendo . -
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Passeggiando su una ruota panoramica nella notte fuochi d'artificio, luci in lontananza lumini dove dorme il silenzio, sguardi di un lago tra alberi che si volgono alla luna, meditazione di un'alba lontana, luminescenti lucciole nel sorriso del giorno, comete che fuggono dal mio sguardo, e così continuo pur nel mattino, mi ostino tra i violacei tramonti, ragnatele che affondano nel profondo. Correndo, andando veloce tra i ricordi, rintocco di una bicicletta che s'incammina nel mondo, specchi, riflessi illusori di chi non si stanca delle stelle e di antichi sogni, ritrovi e abbandoni di un cielo nel cerchio dell'infinito, amnesie, continuo ricorso, foglie d'autunno che urlano all'inverno, fiocchi di neve e di giochi, nevicate nel cuore che si scalda dal freddo, un veleno che si dilegua, l'ultima battaglia, il risveglio dal sogno, reliquie che accudiamo dietro la nostra schiena. . -
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Spesso consideriamo danza la Stella che sorge al mattino, balliamo quindi tra stelle che ora diventano invisibili, sotto un manto di cielo che nasconde l'infinito, nel regno dove i mortali meravigliosamente sono sconfitti, perdiamo dunque, ascoltiamo nel canto del luminoso che nasce, la maternità che ognuno porta dentro, salutiamo le fate che baciano il mistero, stanchi come siamo della preghiera chi mai siamo se non un bellissimo viaggio . -
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Dona il sentiero alle farfalle, coltiva fiori nel folto dei rami, genera silenzi pieni di nascite <3
Edited by Hansel88 - 14/9/2019, 02:15. -
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Può mai esserci un rifugio per un Gigante, seppur non ne ho mai visto uno, amerei costruirgli una casa, un riparo per dargli come dire, si, la possibilità di piangere, dove potersi piegare e non essere accecato come un ciclope, o derubato come nella storia della pianta di fagioli, vorrei mostrargli il mio piccolo cielo, il mare di stelle che nemmeno lui può raggiungere, dargli così il sogno di un luogo dove addormentarsi sereno, una coperta contro il vento del nord, calore senza incendiare alberi, un piccolo abbraccio di modo da fargli cambiare idea se nel caso ci vedesse come mostri che lo potrebbero divorare, ed infine regalargli una collana di pietre toccate dall'acqua, toccate dal fiume di leggende e favole, le rune che d'acqua ricorda un popolo lontano.
Edited by Hansel88 - 14/11/2020, 02:42. -
+1 .
Rubo il movimento del mare, con un tamburo genero statue antiche, plasmo scogliere che si stagliano al mistero, smuovendo fondali, colorando di grigio il velo di nuvole che corrono lungo il cielo, canto un triste canto, la tomba degli Dei, fulgori dei primordi, Urano e Saturno che si abbracciano, proclamo un raggio di luce nel buio. Sui Templi distrutti piango consacrandomi all'inverno, mentre alle navi che solcano l'asprezza dei fiordi, domando alla tempesta misericordia per loro. Così continua il mio canto, sconosciuto, fragile, parole che narrano chi è dimenticato, sacerdotessa nel mio essere sacerdote, sacerdote nella mia essenza di sacerdotessa, apro le mani per raccogliere la pioggia.
Edited by Hansel88 - 30/9/2019, 14:21. -
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Emozioni: livree intarsiate di nebule, corredi sgorganti di steli, sogni di pleniluni argentei, tremule macchie di stelle cadenti.
Edited by Hansel88 - 3/10/2019, 17:35. -
+1 .
Vibrando ad alte frequenze strappo un ramo, il filo che mi collega alla notte, al manto nero che accudisce i ricordi di un cucciolo, compiendo un atto magico. Così viaggio, m'incammino alle piramidi del sole, su una montagna ripieno di piccole scimmiette, attraversando steppe su un cavallo, guerrafondaio della pace interiore, faccio dono all'udito degli alberi del mio grido combattivo, l'equivalente di una carezza ad un gattino, fondo così un'altra chiave ed un'altra porta, signore della casa faccio miei i sigilli che non comprendo. Dall'oriente all'occidente, pongo ora un tappetino, separando dei piccoli fagiolini, toccando con mano la scienza della sabbia, coprendo con una tenda il rifugio della mai essenza, geomante di teurgie non degno di Mjöllnir , espìo colpe in un eremitaggio che consacra le mie lacrime. . -
+1 .
Salutiamo alla felicità, come ad un'amica che si dipana in miriadi di colori, come ad un'orizzonte che si staglia all'alba di un lungo tramonto, come ad una notte che ha corteggiato il nostro cuore, come a delle ali che ci ha rapiti in volo, come ad un oblazione donataci dall'acqua. Celebro così il nuovo, lasciando gli spiriti, lasciando lo yomi, danzando su due ruote, avvolgendomi di vento e di fiamme, proclamo l'incanto del giorno, la bontà di scegliere l'abbraccio, il coraggio di dare e di riposare, il coraggio di perdere e non di vincere, possa il cielo reclamare il mio sguardo, pauroso, confuso, torno finalmente a sorridere al mistero. . -
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Vorrei porre in un lago i giochi della mia infanzia, danzando con le mie paure al di sotto di un lucernario celeste, un riflesso della mia ombra, un viaggio per diventare una stella, un nome che si colora di meta in meta, ferite dal quale leggere il libro delle mie lacrime, i tesori, le ricchezze da cui il pensiero si espande. Mi staglio così in un verde acqua, in un mare, dal quale ricordare il folto del mio spavento e amarlo, oltre il lago, oltre il desiderio, con una bellissima pioggia che purifica, apro un portale nel cielo, ritornando alla forgia della mia nascita, partorendo me stesso, raccogliendo i vagiti del mio bimbo interiore, creo ogni mondo che viene distrutto, e dalle mie macerie, il mio sguardo si pone verso i boccioli, verso il furto del cielo. . -
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Nella notte siamo musica per chi non può ascoltare, melodia per chi non può sognare, copriamo di stelle l'invisibile, donando boccioli nel mondo visibile .
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