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.Dai rotoli intagliati nell'acqua,
approdai,
al tesoro sacro dei Kami.
Profanatore di Itsukushima,
maledirono,
maledirono gli occhi imbrattati di fiamme.
Da Kurama fino a Kumano,
scalzo,
peregrinai in silente preghiera.
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Giocando con gli spiriti stellari, guardo foto di un timido cielo, intimo dialogo di un sogno che fugge, inchiostro di blu e di oro che parla al sorgere del tardi, candele sulla Babilonia la Grande, candele sul sapere che scorre, bibliomanzia dei popoli, consiglio degli avi, prego sprofondando, prego inabissandomi, nel contrario del buio, tra gli strati della luce che brucio. Fiamme che leniscono le lacrime che verso. 
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Cerco nei libri la possibilità di annoiarmi, di poter sbadigliare, dormire e sognare, accudirmi tra le pagine di una storia narrante, confondere il cielo stellato, prendendo in giro i capricornini, facendo linguacce agli arietini, danzando con regulus rubato ai leoni, parlando dello sguardo rosso del toro con i gemelli, mentre lottando contro marte tramite la filosofia, volo nell'oceano profondo dei mesi invernali custodendo il sud, custodendo le chiavi del Santuario del mare, non più padrone della casa, abbandono i sigilli al loro fato, guarendomi dall'ira, lenendomi dalla primizia, finalmente sconfitto in ogni campo, posso fondare un vacuo pensiero, libero da chi vuol imporre schemi, libero da chi vuol vincere . -
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I sogni che faccio, il mondo onirico in cui mi immergo, l'alchimia dei miei labirinti, le esplosioni delle stelle che s'innescano, la nascita delle nebule nel mio pensiero, tutto ciò che la lingua afferma essere sogno notturno, questo non vorrei mai dimenticare, nemmeno nelle moltitudini di vite future che mi attendono, nemmeno se fossi nel nirvana stesso, il cuore scrive note di dolce musica . -
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Seguo i sogni in un sole che ascende, la luna in un lago che discende, riempio il fondo cielo con lo sguardo delle stelle, il medio cielo con la mente che sottende, traccio la ruota delle dodici case, mi rivolgo alle stelle dalle regali sembianze, alla Persia che le nebule indica, al vertex che capovolge ogni cosa, delineo le quattro meteore che l'anima chiama, mandali stellati di un notturno parlare. Prendo così per mano Betelgeuse, abbraccio il nascere di pargoli celesti, annuncio, comunico al mare la lilith che soggiace, ecco che sogno gli stellarium, planetari di oro oceanico, mentre alla scuola dei Centauri prendo e imparo. Dove sono ora i miti e le leggende, sono nella musica che con un inchino rivolgo ai cantori che adesso odono, caota sporcato di blu, non più giocoliere, regalo a chi mi ha letto una stella inchiostrata di luce e colori che danzano, mentre a voi pianeti che racchiudete i portali, vi regalo delle chiavi, oltre ogni paura un dolce vento vi accolga, ed ecco ora scrivo:<< una città emergerà dalle acque e forse la fine non sarà più necessaria>>. Ed ora a noi miserevoli cosa permane? Pergamene disegnate supernove e tranquille nebulose planetarie <3 
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Parlo dei colori dell'azzurro, sentimenti che celano parole, denso cielo che si staglia, bisacce d'acqua che colmano i passi, manzia di una luna argentata, increspature tra i fiumi di un dolce sognare, occhi che celano il turchese, stelle che gocciolano in una ciotola. Inchiostrato così di giallo stellato dono al viaggio il suo riposo, il mio percorso verso ovest, l'occidentale Asia e l'orientale Europa <3 
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Sospiro le acque, sigillo di ferite animiche, ispirazioni che prendono il nome di preghiera, un santuario che fiorisce nel profondo, crisalidi di gotiche vetrate, incenso che accarezza il piacere, busso alla fonte e parlo, tocco la fonte e ascolto, ruscelli dentro il mio sentire, ruscelli nascenti che raccolgono rugiade. Liturgo imbrattato di sacro, intarsio nel reale l'immagine del nascosto, paure che diventano Ondine, terrori che diventano Fate dei fiumi, spaventi che ora chiamo Ninfe delle piccole cascate, ed il vento trova così la sua sposa, ed il fruscio ricorda così la sua origine, un'onda che diventa figlio e figlia del dolce fluire, Oceano che adesso finalmente incontro 
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Ascoltando i tormenti del mare, pongo il mio viso sopra di esso, suggerendo alle ondine le risposte del fato, dono di me stesso all'oceano, dono dell'acqua verso l'acqua, scrivendo così con l'inchiostro della rugiada i libri colorati d'azzurro, respirando così adesso i sorrisi che rallegrano i coralli.
Siedo e prego, siedo e consacro, al Tempio dei fondali che risiedono nelle lacrime del mattino, alla luna che ora riflette calore e freddo, profondo il cielo interno ponendo un germoglio nell'abissale dei terrori, abbracciando il verde che tocca le mie sorgenti, abbracciando i ruscelli che sgorgano nei boschi delle mie fiabe. Racconto di un tramonto che fu, cronache della mia storia nel regno del nascosto, posso finalmente dormire nel giorno, al mattino quando tutti si destano, gli occhi del sogno profondo si svegliano invocando solennità, regalando al giallo la sacralità della notte perpetua, alle stelle l'amore dei corpi che si uniscono, al mio lago interiore le foglie dei ricordi che bacio.
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Nelle notti insonni, il mio requiem, le mie lacrime verso coloro che hanno perso la vita. Una preghiera nasce nel solco della notte, stelle a cui la mente si sofferma. Mentre verso ciò che prende il nome di sacro, verso ciò che chiamiamo cielo, la mia voce esile e tremule, affida ogni desiderio non espresso, ogni parola non ascoltata, ogni persona non salutata ❤⛩🕋⛪🕍🕌 . -
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Vegliando sulla mia notte interna, accudisco carezze e abbracci, cieli pieni di incubi, visioni di mappe mandaliche, luoghi dove Saturno riposa. Desiderando così la preghiera, consacro le mie mani al divino, lo spirito ai venti funesti, il cuore alla terra che mi plasma, l'anima al sacro che ovunque dimora. Tergo così lacrime non mie, tristezze e pianti che ricoprono il mio corpo, creazione di mondi che scaldano di luce le ferite di chi trenule si avvicina ❤ . -
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Alla Notte il mio cameo, al bacio trascorso le Stelle che riposano sul mio corpo. Dove vai tu terso da tremule lacrime?
Flebile apro il cuore alle grida che sento, tu che in lontananza soffri nell'abbandono, sappi che ti abbraccio, sappi che i miei occhi gridano altrettanto di sangue, la mia preghiera raggiunga gli spiriti smarriti, al Principio che dà origine al Tao e a ogni Phanteon, a quel Principio va lo squarcio che provo nella mia carne. Mentre al cielo dono il timbro della mia voce, porgo, consegno così a Kannon il fiore dei miei passi, il loto della mia nudità sacra, il mandala del Tibet, il mantra dell'oriente misterico ❤
Edited by Hansel88 - 15/5/2020, 15:11. -
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Vergine del mio terzo occhio, intono una visione gentile, pelle che assorbe il piangere del cielo, rossore tinto di prima volta dalle perle di miele e malto.
Imbarazzato, timido, al cospetto del sacro abbracciarsi, faccio dono del mio fiore al giardino di ogni monte, porgendo le mie braccia all'amplesso del divino, consolando ogni persona nello scrigno degli intimi reami.
Offro così i miei petali a tutti gli altari dimenticati, toccando ogni tempio smarrito nelle memorie dell'acqua e del terreno, narro, pronuncio il poema del vento e degli alberi, avvolgendo i miei piedi in ritmiche danze, descrivendo linee alla presenza del fuoco e del metallo, lago nella quale la luna si apre in mistici orgasmi.
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Riflettendo mondi, memorie di specchi d'acqua, mi bagno nella sabbia, nella luna del mio nascosto. Cogliendo i germogli, i sospiri dei petali, pronuncio ogni mio sigillo, sole dell'altrui visibile. Pronunciando l'incomprensibile, sacro di tanto ardore, faccio dono alla terra e al cielo, la candela del mio essere corpo, preghiera che si consuma nel braciere del divino.
In tal modo nel consenso del mio vegliare, irrompo negli oceani, fulgente ed effimero, caduco e transitorio, madre di reliquie, partorisco le cosmologie degli archeologi, danzando su ogni chiave senza voler aprire nessun portale, divenendo inchiostro per ogni preghiera, divenendo terzo occhi di ogni illuminazione.
Compenetrando così la mia nudità nel meraviglioso velo di maya, non volendo più liberarmi della ruota del karma, mi trasformo in essa, ruotando al di là di ogni rotazione, al cospetto di ciò che chiamano estasi dell'anima ❤
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Vogando la notte sul fiume del sole, divoro l’abitacolo, la sabbia che racchiude il cuore.
Tatuando sul mio corpo, le preghiere intrise di sogni, dono alla clessidra una falce, le stelle che trapassano il mio spirito.
Realizzando gli architravi del fuoco, santuario del tramonto del blu e del rosso, lambisco l’orizzonte delle nuvole obliate, il mare che disegna un mandala.
Alla luna, il manto che avvolge la mia pelle, erigo le mani del mio congiungimento, il mio corpicino imbrattato di aurore boreali, i miei occhi chiusi che abbracciano la solitudine dei mondi infiniti.
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Permanendo nella danza dei sentimenti, evolvo l’axis mundi, bevo al cospetto della notte mia dolce, della luna che si disseta delle mie lacrime, tepore di chi riceve tenui e morbidi abbracci. Così grido al sacro che ha sferzato i miei occhi, ruggisco come un cucciolo di gatto nel mantra dei sogni. Libero da ogni iniziazione, ungo la mia fronte dell’oro della pioggia, tramontando nella vita che nasce, figlio e figlia del mio stesso parto, dipingo preghiere nel cielo, riempiendo di terra i piedi miei stanchi. Ed ecco i templi che sorgono, manto di costellazioni che si aprono nella realtà trascesa, cuori che riposano dove finisce l’oltre, dove supera l’infinito, e la mente non trova più la sua mente 
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