Pozzi sacri.

Il culto degli antichi Sardi.

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    I POZZI SACRI



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    (Sopra) Il Pozzo di Santa Cristina, a Paulilatino, in provincia di Oristano: si tratta del pozzo sacro meglio conservato della Sardegna. La forma riproduce nel dettaglio l'anatomia degli organi sessuali femminili, con tanto di grandi labbra esterne, piccole labbra (la struttura a forma di chiave), la vagina, l'uretra e il clitoride.

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    Il pozzo sacro nuragico è una struttura templare ipogeica destinata durante l’età del Bronzo finale e la prima età del Ferro (1500/900 a.C.) al culto delle acque in Sardegna. Si trovano numerosi sull'isola e insieme alle tombe dei giganti e ai tempietti a megaron testimoniano lo spirito profondamente religioso delle popolazioni sarde durante la Civiltà nuragica. Questi singolari monumenti (tra i più elaborati dell'Isola) sono un chiaro esempio della maestria architettonica dei nuragici e confermano la grande importanza data alle sorgenti d'acqua.
    Abbiamo diviso le tipologie di questi monumenti in tre distinte:

    - Tipo Ciclopico;
    Per tipo ciclopico intendo tutti quei pozzi o quelle fonti composti da conci non lavorati o semplicemente sbozzati a mazza, ove non si percepisce la scrupolosità minuziosa della lavorazione, benchè il progetto architettonico sia spesse volte il medesimo.

    - Tipo isodomo;
    Il tipo isodomo, a differenza del ciclopico, presenta una struttura ben curata negli allineamenti e nella simmetria della struttura.
    Lo studio della distribuzione del peso è, per il periodo in esame, sorprendente.
    La progettazione di tali monumenti richiede conoscenze astronomiche, geometriche, matematiche, fisiche e tecniche.

    - Tipo Isodomo poligonale;
    L'isodomo poligonale, a differenza dell' isodomo, si differenzia per la minuziosa lavorazione, la precisione della misurazione nella messa in opera del monumento, la cura degli incastri, e la incredibile abilità nella lavorazione della materia prima.

    Queste tre tipologie racchiudono, in un arco di tempo continuativo, uno studio approfondito di codesti monumenti, uno studio architettonico unico nel suo genere, ricco di simbolismo intriso che fà del popolo degli antichi Sardi una delle civiltà più discusse, più ricche di testimonianze nel territorio e più affascinanti dell'intero bacino del mediterraneo.

    Funzione religiosa

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    Essi erano i templi della Dea madre, legati al suo culto, al culto dell'acqua e alla femminilità.
    I templi dell'acqua sacra edificati attorno alle sorgenti costituivano un luogo di pellegrinaggio e di cerimonie. La cura con la quale sono stati edificati dimostra la notevole importanza che veniva loro attribuita e non è un caso se la loro funzione religiosa si è tramandata sino all'avvento del Cristianesimo. La penetrazione cristiana infatti - avvenuta durante il periodo bizantino - fu agevolata e resa possibile - soprattutto nell'entroterra barbaricino - grazie al sincretismo, la sostituzione degli idoli di pietra (betili o perdas fittas, fonti sacre), e dei riti allora legati essenzialmente alle espressioni della natura (sorgenti d'acqua, pioggia, pietre, fiumi), con i riti della nuova religione. Sono andati così distrutti un numero imprecisato di menhir, allora allineati o disseminati ovunque, ed in certe località - come a Perfugas - antichi templi pagani della civiltà nuragica sono stati scoperti esattamente sotto il giardino di una chiesa, a testimoniare la continuità sincretistica dei culti.
    I templi di Santa Cristina (Paulilatino) e di Santa Vittoria (Serri) costituiscono ancora oggi luoghi di pellegrinaggio. Nei giorni di festa i fedeli non esitano a percorrere lunghi tragitti per partecipare alle funzioni religiose nelle chiese. Queste cerimonie si svolgono in maniera più o meno identica sin dalla notte dei tempi e sono sempre seguite da danze collettive, canti e immancabili banchetti.



    Luoghi di culto e di incontro
    Si suppone che in determinati periodi dell'anno le varie popolazioni nuragiche di un determinato territorio, sia in tempi di pace che in tempi di guerra, si radunassero in questi luoghi comuni di culto. Gli scavi archeologici hanno permesso di scoprire, nelle immediate vicinanze di molti templi dell'acqua sacra, numerose abitazioni. Queste casette, nella loro struttura, non si discostano molto dalle abitazioni (chiamate in lingua sarda cumbessias o muristenes) che generalmente si trovano attigue alle innumerevoli chiesette sparse ovunque nella campagna sarda.
    A Serri, nel tempio di Santa Vittoria, sono stati ritrovati molti di questi alloggi destinati ai fedeli che desideravano permanere nel santuario nei diversi giorni di festa, e sono state ritrovate abitazioni più lussuose per i dignitari civili o religiosi, e abitazioni più semplici per altri partecipanti. Sono state inoltre rinvenute sale per riunioni, per spettacoli, arene per le danze collettive e per le competizioni sportive, spazi destinati al mercato.
    Secondo lo studioso Giovanni Lilliu i templi come quello di Santa Vittoria erano considerati terra di nessuno, luoghi dove regnava una tregua tra le popolazioni nuragiche affermando che:


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    « In questi luoghi, la ritrovata unità di lingua e di religione, il sostanziale unitario fondamento etico discendente dalle comuni origini mediterranee, proponevano l'apertura del gruppo tribale ad un certo discorso «federale», nell'occasione speciale della festa. Curiosa conversione, seppure effimera, per cui, in schemi urbanistici e modi diversi, vediamo realizzarsi nella Sardegna nuragica una sorta di «pansardità» in qualche modo affine a quella riconversione periodica in senso «panellenico» della divisione politica «greca», constatabile nei grandi e celebri santuari »
    (Giovanni Lilliu, La civiltà in Sardegna nei secoli - Al tempo dei nuraghi, pag. 23)
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    Tra gli innumerevoli ex voto che i fedeli lasciavano nei luoghi di culto sono state ritrovate innumerevoli figurine in bronzo, ossia delle pregevoli realizzazioni artistiche della civiltà nuragica che si possono ammirare oggigiorno nei vari musei archeologici della Sardegna e del Continente.


    Le varie teori

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    Secondo alcuni studiosi i pozzi sacri furono costruiti seguendo un particolare orientamento astronomico. Secondo questa affascinante ipotesi, la luna nella sua massima declinazione (ogni 18 anni e mezzo) si specchierebbe esattamente dentro il pozzo attraverso il foro nella thòlos. Seguendo questa teoria, attraverso le scalinate di accesso alla sorgente, il sole si rifletterebbe anch'esso in determinati pozzi sacri, durante gli equinozi primaverili ed autunnali, mentre in altri, invece, durante i solstizi estivi ed invernali. Si suppone che i riti periodicamente celebrati nei templi dell'acqua sacra fossero collegati alla fertilità della Dea Madre terrestre invocando anche l'intercessione della Luna considerata la Dea Madre celeste.[2]
    Altri, come Raffaele Pettazzoni, hanno affermato che queste particolari architetture erano dedicate alla divinità del Sardus Pater, considerato il sommo dio e il padre della stirpe nuragica, mentre Giovanni Lilliu toglie il Sardus Pater dal pantheon protostorico per farne uno dei tanti Dei di nazioni, regioni, luoghi, città che i Cartaginesi solevano fabbricarsi nei paesi di, solleticando con la parvenza del nome il favore dei popoli assoggettati. Sardus Pater era il Baal dei Sardi, e dei Sardi dell'Ovest dell'Isola, cioè dei sardo - punici, un nume di sostanza e di aspetto stranieri, siro - cartaginese.

    questo è un'altro sito molto bello che tratta questo argomento^_^: www.satorws.com/pozzi-sacri.htm

    fonti:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Pozzo_sacro_nuragico
    www.archeologiasarda.com/pozzi_sacri.asp

    Edited by Black&White - 8/6/2013, 02:52
     
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0 replies since 7/6/2013, 09:28   2432 views
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