Alcuni palazzi e ville e luoghi "infestati" a Venezia e limitrofi

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  1. Ares
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    PALAZZO DARIO


    Sul Canal Grande, a Venezia, nel sestiere di Dorsoduro, all'imbocco del Rio delle Torreselle, si affaccia un maestoso ed elegante palazzo del 1400 in tipico stile veneziano: Palazzo Dario, conosciuto come ‘Ca Dario.
    Su di esso graverebbe da secoli una maledizione: coloro che acquistano la casa vengono brutalmente uccisi o muoiono suicidi o per per "strane" cause accidentali.

    Voluta dal segretario del Senato della Repubblica di Venezia Giovanni Dario, che la commissionò all'architetto Pietro Lombardo nel 1479, Ca' Dario si è costruita questa pessima fama nel corso degli anni fin dopo le prime, misteriosissime morti. Le opinioni sono contrastanti sulle cause della morte dei vari proprietari: una conferma del fatto che non si sa realmente in quali precise circostanze alcune di esse siano avvenute.

    Dopo la morte di Giovanni Dario la Casa passò nel 1494 alla figlia Marietta che aveva anni prima sposato il ricco Giacomo Barbaro: l'uomo d'affari subì un tracollo finanziario subito dopo e morì accoltellato. La donna, in seguito a questa crisi, morì suicidandosi. Vincenzo Barbaro, il figlio di Giacomo, venne invece trovato morto a Candia (Creta). Fu un agguato, e gli assassini non furono mai scoperti.

    È nell'Ottocento, però, che Ca' Dario costruisce per bene la sua pessima fama di casa maledetta.

    La famiglia Barbaro rimase in possesso del Palazzo Dario fino agli inizi del XIX secolo, quando Alessandro Barbaro (1764-1839), membro dell'ultimo Consiglio dei Dieci della Repubblica di Venezia e Consigliere Aulico del Tribunale Supremo di Verona, vendette il palazzo a Arbit Abdoll, un commerciante armeno di pietre preziose. L'uomo non ebbe molto tempo per godersi la nuova abitazione, poiché presto la sua attività fallì miseramente e morì subito dopo.

    Radon Brown, studioso inglese che acquistò l’edificio, fu uno degli sfortunati che morì misteriosamente insieme al suo compagno. Si pensò al suicidio.

    L'americano Charles Briggs, fuggito in Italia con il suo amante perché negli Stati Uniti l'omosessualità era fuorilegge, non ebbe vita lunga una volta giunto a Venezia e acquistata Ca' Dario: si suicidò con il proprio amante.
    Tra il 1899 e il 1901 il poeta francese Henry De Regnier visse da ospite all'interno del Palazzo, fino al sopraggiungere di grave malattiva che pose termine ai suoi soggiorni veneziani.

    Agli inizi degli anni Settanta l'edificio venne acquistato da Filippo Giordano delle Lanze. Anche lui subì una tragica fine, ucciso dall’amante, un diciottenne che gli spaccò una statuetta sulla testa. Il ragazzo fuggì a Londra ma morì a sua volta per mano di sconosciuti.

    Christopher "Kit" Lambert, manager del gruppo rock The Who, acquistò Ca' Dario e morì cadendo dalle scale. Si ipotizzò, anche in questo caso, il suicidio.

    Fabrizio Ferrari, un manager veneziano, acquistò e si trasferì a Ca' Dario agli inizi degli anni '80. Ben presto ebbeun tracollo economic, mentre sua sorella Nicoletta morì in un incidente d'auto senza testimoni, a pochi metri dalla propria auto capovolta.

    Poco più di vent'anni fa Raul Gardini acquistò il palazzo per farne dono alla figlia. Fu poco dopo coinvolto in numerosi scandali finanziari e subì pesanti perdite. Morì anch'egli suicida, sparandosi, in circostanze poco chiare: fu trovato morto nella sua casa di Milano, il 23 luglio 1993.

    Ma Ca' Dario colpisce anche a distanza.

    L'illustre tenore Mario Del Monaco si schiantò con l’auto mentre stava andando a stilare l’atto per l'acquisto della casa. Sopravvisse allo schianto ma dovette abbandonare per sempre il palco: la sua carriera era morta. Si racconta che in ambulanza, con voce strozzata, abbia detto al segretario che era con lui: "Sbrega quele carte" (distruggi il contratto).

    Agli inizi del 2000 anche il regista Woody Allen era interessato all’acquisto della Casa che Uccide, ma lasciò perdere (per sua fortuna!).

    Attualmente il palazzo veneziano è di proprietà di una multinazionale americana.
    Chissà se resisterà molto, nella crisi finanziaria di oggi.

    Varie sono state le ipotesi lanciate su questa casa maledetta.
    Alcuni sostengono che il palazzo fu costruito su un cimitero dei templari. Altri avanzano l'ipotesi che Ca' Dario sia influenzata dal talismano volto ad allontanare la negatività posto sul portone acqueo del palazzo di fianco.

    Si sono dette molte altre cose, per esempio che Ca' Dario sia tuttora abitata dai fantasmi dei precedenti proprietari.
    I Veneziani ci credono, eccome. Molti si tengono alla larga dal palazzo.

    A prescindere da tutte le ipotesi, coloro i quali raccontano di esserci stati avvertono uno strano senso di inquietudine entrandoci o anche guardandolo da fuori.

    "...Una vecchia cortigiana decrepita piegata sotto la pompa dei suoi monili."
    (descrizione di Ca' Dario da parte di Gabriele D’Annunzio)

    Fonte:la tela nera

    VILLA FOSCARINI

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    A Mira, località in provincia di Venezia, c’è un edificio ritenuto maledetto: parliamo di Villa Foscari, meglio nota come “La Malcontenta“. Leggenda vuole che tale soprannome derivi dalla presenza di uno spettro rinchiuso nella villa, che da secoli infesterebbe le sue mura. Si tratta del fantasma di un’aristocratica vissuta nel 1700, tale Elisabetta, la “Dama Bianca”, lì relegata dal marito per via della sua condotta di vita poco virtuosa. Quest’ultima avrebbe trascorso gli ultimi 30 anni della sua esistenza all’interno della villa, senza mai mostrarsi in pubblico. Si racconta che la dama fu costretta a vivere in solitudine fino alla fine dei suoi giorni, senza avere alcun contatto con l’esterno. Ancora oggi molti ritengono che il fantasma della “Dama Bianca” si aggiri per le stanze e gli appartamenti di Villa Foscari. Elisabetta viene descritta come una donna di sconvolgente bellezza, anche da spettro, vestita di bianco. Una figura in grado di affascinare gli appassionati di paranormale, pronti a scommettere sulla sua esistenza.


    L’imponente residenza fu commissionata da i fratelli Nicolò e Alvise Foscari verso il 1560 al celebre architetto Andrea Palladio.

    Vi sono altre ipotesi sul nome della villa.
    Il luogo su cui sorge Villa Foscari risulta soprannominato Malcontenta dal 1431, quando il canale scavato per portare le acque del Brenta da Oriago alle valli di S. Ilario fu chiamato 'fossa dei malcontenti' per la disapprovazione degli abitanti di Padova e Piove di Sacco. Altri propendono invece per una diversa spiegazione: agli inizi del '500 la zona sarebbe stata chiamata 'Malcontenta', da 'Brenta mal contenuta', a causa dei frequenti straripamenti del fiume.

    Il prestigio dei committenti si riflette nella maestosità architettonica dell'edificio, a cui si aggiungono le ricche decorazioni interne, frutto della maestria di Gian Battista Zelotti e di Battista Franco.

    Nella struttura della villa si mescolano elementi della tradizione edilizia lagunare e dell’architettura greco-romana. L'edificio sorge infatti su un alto basamento che le conferisce la magnificenza di un tempio antico. Inoltre il pronao ionico della facciata, con maestose colonne e due grandi scalinate laterali, richiama evidentemente i principi architettonici dei templi pagani. D'altro canto la facciata principale è rivolta verso l’acqua, com'era consuetudine per i palazzi veneziani. Le gradinate di accesso, poi, imponevano una sorta di percorso cerimoniale agli ospiti in visita.

    La villa è una sapiente dimostrazione della maestria palladiana nell’ottenere effetti monumentali dall'impiego di materiali poveri, principalmente mattoni e intonaco. L'intero edificio, colonne comprese (a eccezione delle basi e dei capitelli), è proprio in mattoni ed è stato poi ricoperto da un intonaco a marmorino che simula il bugnato lapideo.

    La villa ha accolto ospiti illustri in ogni epoca: il re di Francia Enrico III, Emanuele Filiberto di Savoia, Federico IV re di Norvegia e Danimarca, i duchi di Windsor e molte altre personalità di rilievo internazionale.

    Fonte:blitzquotidiano\ la malcontenta.com

    IL PALAZZO DEL CAMMELLO

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    Palazzo dei Mastelli è un bellissimo edificio risalente al XII secolo situato nel cuore del sestriere Canareggio a Venezia. Il palazzo prende il suo nome dai tre fratelli che lo fecero costruire, arricchitisi grazie ai loro commerci con l’Oriente, tuttavia è meglio conosciuto come palazzo del cammello per il bassorilievo presente sulla facciata e raffigurante un cammello trainato da un uomo.

    Ciò che rende particolare questo stabile comunque non è solo la sua bellezza dal sapore esotico ma anche una strana leggenda che lo riguarda e che ci porta indietro nel tempo all’anno 1757. Le cronache dell’epoca infatti narrano che per due mesi, sempre alla stessa ora, i campanelli interni delle stanze iniziassero a suonare senza freno per poi arrestarsi improvvisamente dopo alcuni minuti. Oltre a questo, simultaneamente, si dice che provenissero strani rumori dalla tromba delle scale, simili ai passi di un uomo nell’ombra, così come c’era chi vedeva aprirsi e chiudersi i balconi del palazzo senza che nessuno fosse in casa.
    Questi strani fenomeni andarono intensificandosi con il passare del tempo, soprattutto per quanto riguarda il suono dei campanelli. Ovviamente la situazione per i residenti di Palazzo del Cammello era diventata a dir poco insostenibile, tanto che fu necessario l’intervento del cappellano della Scuola di San Fantin al quale fu commissionato l’esorcismo del palazzo infestato probabilmente dalle anime dei tre fratelli Mastelli la cui famiglia si era estinta più di un secolo prima. Oggi sono passati diversi secoli da quel periodo e dal verificarsi di detti episodi, eppure si dice che in certe occasioni, passando vicino a Palazzo del Cammello si possano ancora sentire i tintinnii dei campanelli provenire dall’interno della casa, come se fosse un modo per avvertirci che gli originari proprietari non l’abbiano mai del tutto abbandonata, e in effetti potrebbe essere davvero così....

    Fonte:borghirappresentanze

    PALAZZO MOCENIGO

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    In questo palazzo, si aggirerebbe una presenza oscura e inquietante: quella del filosofo Giordano Bruno.

    Sul finire del ‘500 Giovanni Mocenigo, da cui il nome del palazzo, invitò Giordano Bruno a Venezia, con l’intento di imparare l’arte della memoria. Il filosofo accettò l’invito.

    Ma gli insegnamenti non andarono a buon fine. O, come si suppone, Giordano Bruno si rifiutò di insegnare Mocenigo i rudimenti dell’alchimia, vincolato dal giuramento di segretezza che lega gli alchimisti.

    Giovanni Mocenigo denunciò Giordano Bruno all’inquisizione per eresia. Il 17 febbraio del 1600 il filosofo fu arso a Roma. E la sua anima astiosa si aggira ancora per le sale di palazzo Mocenigo.


    Fonte:storiedifantasmi ,veneziatoday.

    VILLA PISANI

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    Villa Pisani, detta anche la Nazionale, è uno dei più celebri esempi di villa veneta della Riviera del Brenta; sorge a Stra, in provincia di Venezia, e si affaccia sul Naviglio del Brenta. È oggi sede di un museo nazionale, che conserva opere d'arte e arredi del Settecento e dell'Ottocento. La villa comprende 168 stanze e copre una superficie di 15.000 m².


    Venne costruita a partire dal 1721 su progetto di Gerolamo Frigimelica (cui si deve anche il progetto del Palazzo Pisani in campo Francesco Morosini o Santo Stefano a Venezia, attuale sede del Conservatorio) e Francesco Maria Preti per la nobile famiglia veneziana dei Pisani di Santo Stefano. Al suo interno sono visibili l'affresco del salone delle feste, che celebra l'Apoteosi della famiglia Pisani di Giambattista Tiepolo. Nelle altre sale vi sono opere di Giambattista Crosato, Giuseppe Zais, Jacopo Guarana, Giovanni Carlo Bevilacqua, Francesco Simonini, Jacopo Amigoni e Andrea Urbani.
    All'epoca della costruzione la Villa contava 114 stanze , in omaggio al 114° doge di Venezia Alvise Pisani. Le stanze sono denominate in base all'utilizzo o all'ospite di riguardo che vi soggiornò. La più importante è la cd. "stanza di Napoleone", con letto a baldacchino in stile impero. La stanza vicina è il bagno, dotato di vasca a pavimento e rubinetti, un vero lusso per l'epoca. La maggior parte delle stanze è arredata con mobili dell'epoca napoleonica o asburgica. Vi sono tuttavia alcuni oggetti, in particolare dei pezzi di boiserie dipinta in stile cinese, che risalgono all'epoca dei Pisani.

    La sua monumentalità ha fatto sì che fosse più volte scelta come residenza o come sede per incontri tra monarchi e capi di Stato o di governo.

    Nel 1814 la villa diventò proprietà degli Asburgo e assegnata al Governatorato Generale Civile e Militare del Lombardo veneto che la utilizzò come sede di rappresentanza; ribattezzata "Villa Reale" come luogo di villeggiatura ospitò molta dell'aristocrazia europea, come Carlo IV di Spagna, Maria Luigia d'Austria, Maria Anna Carolina di Savoia, lo zar Alessandro I e Ferdinando II di Borbone, re di Napoli. Nel 1866, durante la terza guerra d'indipendenza la Villa ospita lo stato maggiore dell'esercito italiano; in quell'occasione probabilmente vi si tenne anche un incontro di Vittorio Emanuele II con la moglie morganatica Rosa Vercellana, di cui resta memoria nelle attuali "Sale Savoia". Dopo l'annessione del Veneto al regno d'Italia, nel 1868 villa Pisani divenne proprietà dello Stato, perdendo la funzione di rappresentanza e diventando, nel 1884, museo.
    Nei primi del '900 la villa riceve la visita del poeta Gabriele D'Annunzio e della Duse. L'atmosfera di decadenza degli ambienti abbandonati e del parco inselvatichito è puntualmente descritta da Gabriele d'Annunzio nel romanzo Il Fuoco.
    Nel 1934 la villa viene parzialmente restaurata, per ospitare il primo incontro ufficiale tra Mussolini e Hitler.
    Fra il 1885 e il 1954 il panorama dell'area su cui si affacciava la villa era caratterizzato dalla presenza del binario e dei convogli della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina.

    Se la leggenda è un racconto alterato dalla fantasia popolare o una realtà così straordinaria da assumere i contorni di un evento fantasioso, si può certo affermare che Evelina van Millingen Pisani, nella memoria, nei racconti e nei fatti prende forma di leggenda.
    Raccontano gli anziani di Vescovana, che hanno raccolto le storie dai loro vecchi, che in settembre, sul finire del parco, si può incontrare Evelina che si aggira presso il Giardino Roccioso. È un incontro di percezione del suo spirito, rivelato dal lieve fruscio delle foglie simile a quello della seta delle sue vesti che un tempo annunciavano la sua presenza e rivelavano i suoi movimenti.
    Leggenda fantastica o intensa presenza che permane? Certo Ella fu leggenda, se Henry James nel 1897, scrivendo ai Curtis, benedice la sua casa “e tutto ciò che contiene, non ultimo il fantasma o ciò che rimane della nobile Pisani”.

    La villa e il parco sono tra le più importanti attrazioni turistiche della Regione Veneto. La villa da sola, con le sue grandi mostre d'arte antica, moderna e contemporanea, e le sue sale, conta oltre 150.000 visitatori all'anno.
    Si può giungere alla Villa con la propria automobile, con degli autobus interurbani sia da Padova che da Venezia (numero 53) e con il Burchiello, una moderna imbarcazione di navigazione turistica lungo il Brenta da Padova a Venezia ispirata ai vecchi burchielli settecenteschi che trasportavano sia merci che persone lungo il Naviglio del Brenta.

    Fonte: Wikipedia,villapisani.it

    L’ISOLA DI POVEGLIA

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    .C’è un’isola maledetta nella laguna veneziana. È Poveglia, l’isola dei fantasmi a sud della costa veneziana, talmente piena di presenze negative e di apparizioni da essere stata protagonista, tempo addietro, anche di una trasmissione americana sulla ricerca dei fantasmi: Ghost Adventures.


    Si racconta che la fama sinistra dell’isola sia dovuta al fatto che un tempo fu sede sia di un lazzaretto sia, successivamente, di un manicomio, ma anche altre isole furono sedi di lazzaretti per la peste, ma non portano con sé leggende nere.



    La storia di Poveglia è un po’ più complessa e affonda le sue radici nel medioevo. Attorno al Trecento l’isola era infatti prospera e abitata da ricchi possidenti. Tutto questo fino al 1379, alla guerra di Chioggia, guerra tra le due Repubbliche marinare Venezia e Genova. Vista la posizione strategica dell’isola, essa fu completamente sgomberata per permettere la costruzione di postazioni militari a difesa di Venezia.

    E così l’isola non fu più praticamente abitata fino al Settecento, quando allo scoppio della peste Poveglia seguì il destino di altre isole e divenne una sorta di lazzaretto. I cadaveri dei morti per la peste dovevano essere portati là e bruciati.

    Ma poi capitò qualcosa d’altro, come racconta il sito Enightm:

    “Poveglia divenne l’isola della quarantena, dove individui ancora coscienti, a volte non ancora contaminati, venivano condotti a morire lontano da Venezia. Uomini, donne e bambini morirono lentamente, consumati dalla malattia. La testimonianza di questo strazio si trova nel terreno di Poveglia stessa, dove sotto placidi vigneti, vengono ancora oggi rinvenuti migliaia di corpi”.

    Da allora sono iniziate le storie sulle apparizioni nell’isola, fantasmi di coloro che erano stati portati a morire lentamente e lontano da tutti. Anime inquiete che ancora oggi si aggirano tra le mura dei vecchi edifici militari. E non solo.

    Nei primi anni del Novecento a Poveglia viene costruito un edificio che apre la strada a nuove leggende nere. Nel 1922 fu infatti eretto un edificio che ufficialmente era una casa di riposo per anziani, ma che in realtà pare fosse una clinica per malati di mente.

    Il manicomio, attivo fino al 1946, anno in cui fu ufficialmente chiuso, ospitava povera gente con turbe psichiche; spesso raccontavano di vedere i fantasmi di coloro che secoli prima erano morti di peste, ma ovviamente non erano creduti, anzi sembra fossero trattati da cavie per alcuni esperimenti, effettuati proprio dal direttore del manicomio.

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    Scrive ancora il sito Enightmare:

    “Trattandosi di individui classificati come “malati di mente”, i loro racconti non vennero mai presi in seria considerazione e, anzi, funsero da pretesto per soddisfare i sadismi del direttore, che la leggenda ci descrive come un sadico lobotomizzatore. I mezzi adoperati nel manicomio di Poveglia per la cura dei malati di mente sembra fossero atroci e primitivi, per le conoscenze di oggi”.

    Ovviamente, come tutte le leggende che si rispettano, anche questa finisce con la morte del cattivo, in questo caso il dottore che, tormentato dagli spiriti dei pazienti da lui uccisi, si uccise buttandosi da un campanile. Altre fonti riportano invece che la sua morte fu dovuta a qualche evento soprannaturale, ma come si può ben capire, nulla è certo. Con la morte del medico e la chiusura del manicomio, Poveglia diventa un’isola disabitata e acquista la nomea di isola maledetta e custode di fantasmi ancora oggi intrappolati nel loro luogo di morte.

    Fonte: blitzquotidiano

    Non voglio fare pubblicità ma quando l'avevo visto mi ha divertito...direi proprio "da morire" hahahaha..scusate

    www.dailymotion.com/video/x1yaw63_c...glia_shortfilms

    Fonte:.dailymotion

    IL FANTASMA DEL CAMPIELLO DEL REMER

    remer

    Si racconta,in particolare, che nel ‘600 un esponente della nobile famiglia Loredan (ancor oggi tra le più ricche della città), Fosco Loredan, si rese protagonista di una storia di passione, violenza e morte. Sposato a Elena, una delle figlie del fratello del doge Marino Grimani, ne divenne geloso sino alla follia.
    Una sera proprio il doge, passando nei pressi del campiello del Remèr, vide donna Elena fuggire, urlando per la paura, inseguita dal marito Fosco che apostrofò così il doge: “Fatti da parte! Questa donna mi ha tradito!” La povera Elena replicò: “Non è vero! Si rode dalla gelosia perché io conosco un giovane che potrebbe essere quasi mio figlio!” Il doge che già aveva sguainato la spada promise a Fosco di non ricorrere alle armi se lui avesse lasciato stare la bella moglie quando Fosco gli urlò: “Guardati alle spalle!”. Il doge ebbe appena il tempo di voltare lo sguardo che Fosco mozzò di netto la testa alla nipote del Grimani che a stento evitò di fare seduta stante la stessa cosa all’uxoricida che lo implorava di lasciarlo in vita, ordinando gli “Prendi il corpo di Elena, caricatelo sulle spalle e la sua testa in mano, non lo abbandonerai né di giorno né di notte e lo porterai dal Papa a Roma. Sarà lui a stabilire il tuo destino”.
    Fosco Loredan così fece: si caricò il cadavere della moglie sulle spalle e con la sua testa in mano partì per Roma, ma dopo cinque mesi di viaggio, giunto a Roma, non venne neppure ricevuto dal Papa, inorridito del’orrendo delitto. Fosco non poté far altro che tornare a Venezia, recarsi al campiello del Remèr e gettarsi nel Canal Grande là dove aveva ucciso la moglie, lasciandosi annegare. Da allora più di un testimone ha affermato che nell’anniversario del violento fatto di sangue il fantasma senza pace di Fosco Loredan riappaia, levandosi dalle acque del Canal Grande, stringendo ancora in mano il capo della sventurata bionda consorte. Solo leggende, fenomeni di allucinazione collettiva, o veramente il fantasma del nobile geloso ancora resta legato alla sua Venezia, quasi fosse una versione moderna, suo malgrado, di Otello?

    Fonte:.fanwave.it

    IL FANTASMA DEL GARIBALDINO

    Premetto che si, alcuni dicono che non ci sono più apparizioni, ma altri ancora dicono che ci sono...

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    Questa storia di Fantasmi possiamo definirla conclusa, infatti non abbiamo più apparizioni, ma il motivo per cui queste apparizioni sono iniziate e terminate è interessante. Tutto accadde piuttosto di recente, nel 1921, quando Vinicio Salvi, andò nei giardini (vicino a dove oggi si tiene la Biennale di Venezia) in cerca di lumache, come faceva abitualmente ogni settimana In questo giardino esisteva, ed esiste tutt'ora, una statua dedicata a Garibaldi. Vinicio, arrivato in prossimità della statua, avvertì un forte colpo ed uno strattone sul braccio, tanto da farlo cadere per terra. Mentre si rialzava, vide un "ombra rossa" dileguarsi. Quando la notizia dell'accaduto giunse ai suoi amici, tutti lo schernirono dicendo che le uniche "ombre rosse" che vedeva erano quelle dell'osteria (A Venezia un "ombra" è il bicchiere vino rosso che viene venduto, sfuso nei locali e nei bacari). La notizia passò poi in secondo piano ma, una settimana dopo, una coppietta che si era appartata nei pressi della statua, venne disturbata da un' ombra rossa, e così successe anche ad un pescatore, che tornò anche a casa con un bernoccolo! Questi successivi episodi iniziarono a creare un po' di inquietudine e fu istituita una ronda di vigilanza. Quando la ronda si avvicinò troppo alla statua, la solita ombra rossa li fece sbalzare indietro, ma stavolta l'ombra
    non si fermò, e si materializzò davanti a loro la figura di un Garibaldino in divisa con tanto di camicia rossa. Nessuno lo riconobbe subito ma, fra la folla, uno ci riuscì: era Giuseppe Zolli nato nel 1838, che durante la spedizione dei 1000 fece la promessa di guardare le spalle di Garibaldi anche dopo la morte. Tutti presero in simpatia questo personaggio e alla originaria statua di Garibaldi fu aggiunta, alle sue spalle, la statua bronzea di un garibaldino con le braccia incrociate e con le fattezze di Giuseppe Zolli che vigila proprio "le spalle" del proprio generale. Da allora, non vi furono più apparizioni ne sopratutto, attacchi alle persone.

    Fonte:croponline.org/.venetoinside

    A Venezia la maggior parte dei veneziani è convinta di convivere da sempre con i fantasmi.
    Sono in molti a sostenere che i canali di Venezia siano percorsi da intangibili presenze, buone o cattive come le sette streghe che si muovono nella laguna su di una grande gondola mortuaria.
    Sempre lungo i canali si potrebbero avvistare donne vestite di bianco, che cantano malinconiche canzoni mentre lavano e stendono panni: sono le anime delle donne morte di parto.

    ... Cosa appare in laguna quando calano le brume notturne?...

    La laguna con i suoi silenzi profondi, le nebbie che calano all'improvviso e i suoi millenari misteri hanno ispirato molte leggende nere, spesso originate da fatti di cronaca.

    COSA ACCADE - Il 29 novembre 1904 il vaporetto Pellestrina diretto a Burano, mentre si trovava al largo di San Michele in Isola ( il cimitero di Venezia ) decide di invertire la rotta a causa della nebbia, ma non si accorge di essere seguito da due gondole.

    Una viene investita e spezzata in due. Quattro persone che si trovano a bordo sono subito salvate, ma altre cinque, tutte donne, finiscono inghiottite dalle acque.

    LE RICERCHE - Tre donne vengono trovate nelle ore successive: due morte e una terza ancora viva aggrappata a una bricola. Morirà poco dopo. Una quarta vittima riaffiorerà dieci mesi più tardi, dopo essere apparsa in sogno alla sorella.

    ... PIU' DI 100 ANNI DOPO - Manca ancora all'appello una bambina, Giuseppina Gabriel Carmelo. Il suo corpo non è mai stato trovato, ma c'è chi dice che nelle notti di nebbia affiori da qualche parte in laguna una piccola bara galleggiante, illuminata da quattro ceri ai lati perchè nessuno ci finisca contro.
    Un mistero lagunare ... non resta che appostarsi e vedere se è vero ...

    Maghi, stregoni e alchimisti erano numerosi nella laguna, a partire dai più famosi: Casanova e Cagliostro.
    A parte qualche caso sporadico, fatture, magie e stregonerie erano a Venezia ad esclusivo appannaggio delle donne ( le streghe ), o loro attribuite dalla funesta cultura dell'inquisizione.
    A Venezia generalmente non si trova traccia di culti demoniaci. Il diavolo inoltre non veniva mai rappresentato e se a volte il diavolo possedeva qualcuno, veniva chiamato un esorcista per liberarlo.

    ... Tra le creature soprannaturali non manca neppure il diavolo ...

    Si narra di un avvocato trafficone e disonesto che aveva come domestico una scimmi.

    Una sera fu invitato a cena il beato fra' Matteo da Bascio, il quale intuì subito che la scimmia era in realtà il diavolo.

    La scimmia, smascherata, ammise di essere lì per aiutare l'avvocato nei suoi loschi affari e per portargli via l'anima.

    Il frate con un esorcismo liberò per sempre la casa dall'essere infernale: il foro aperto da Satana in fuga fu otturato con la statuetta di un putto, che si può ancora ammirare sulla facciata del Palazzo dell'Angelo, nel sestiere di San Marco.

    Molte sono anche le leggende che colorano di magia gli studi dei rabbini della Giudecca, maestri di alchimia e studiosi di cabala, e degli arabi che avevano una forte presenza nella città.

    Ne troviamo testimonianza nel quadrante della torre dell'orologio in cui, tra i simboli astronomici e astrologici, sono presenti le raffigurazioni dei mori.

    Più sconcertanti sono le simbologie arabe presenti nelle vicinanze della Porta della Carta, accanto alla Basilica di San Marco. In un angolo è collocato il gruppo scultoreo dei tetrarchi, che la tradizione collega all'alchimia come testimonia il fregio alla base del gruppo, raffigurante due putti e due draghi intrecciati che portano un cartiglio con la scritta in veneziano arcaico: " Uomo faccia e dica pure ciò che gli passa per la testa e veda ciò che po' capitargli ".

    Sempre sullo stesso lato della basilica sono presenti due colonne provenienti da Acri nelle quali si mescolano cultura cristiana e mora, in una mistica commissione di immagini; e tra queste spiccano tre enigmatici crittogrammi che alcuni leggono come invocazioni ad Allah.

    L'isola di San Michele ... Verità ? Leggenda ?

    In quest'isola, anticamente sede di un famoso monastero, si conservano le ceneri di fra' Paolo Sarpi appartenente all'Ordine dei Servi di Maria.

    Ai suoi tempi divenne famoso perché possedeva particolari tecniche di preghiera che gli fornivano segrete conoscenze teologiche, lasciate, secondo la leggenda, in eredità ai confratelli e tramandate nel tempo.

    Nel 1777, al ritorno da un viaggio in Italia, un alto grado massonico tedesco, l'avvocato Eberhard von Wachter di Stoccarda, renderà noto al re di Prussia Federico Guglielmo II, al duca Ferdinando di Brunswick e al principe Carlo d'Assia Kassel, tutti e tre a capo di diverse sette esoteriche, che, a Firenze, aveva acquisito specifiche nozioni e tecniche inerenti una scienza occulta, grazie alla fiducia accordatagli da un vecchio monaco dei Servi di Maria.

    Fonte: veneziatravel

    Edited by Ares - 20/5/2016, 01:13
     
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  2. Ares
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    Mi scuso per il video soprattutto per l'eventuale linguaggio...ma ripeto l'ho messo perché quando l'avevo visto mi era piaciuto e rende poi bene l'idea dell'isola di poveglia...:-)
     
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  3. Ares
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    :-)
     
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    ciao Ares, grazie per aver condiviso queste informazioni!! io amo Venezia e ho anche vissuto lì per un anno durante l'università. Che dire è una città meravigliosa e mi sono sempre sentita a mio agio camminando nelle varie calli. Certo camminarci la notte, magari con un bel nebbione non è proprio il massimo ma io ho sempre sentito un'energia positiva in città e ne sono sempre stata fortemente attratta.
    Non conoscevo la storia di Ca' Dario! E pensare che era a duecento metri da dove abitavo io!
    Molto interessante. Grazie (:
     
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  5. Ares
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    Di nulla:-)si anche per me c'è una bella energia..e mi piace sempre passeggiare per le calli...

    WP_20160521_20_29_47_Pro
    :-)
     
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    Che meraviglia!
    Certo tu che puoi approfittane! Io al posto tuo farei esattamente la stessa cosa.
    Mi piacerebbe tanto tornarci un giorno di questi, anche se solo da turista
     
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  7. Ares
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    CITAZIONE (Entiopa @ 21/5/2016, 23:58) 
    La foto è meravigliosa.
    Credo di averla vista troppo velocemente anni fa, ma sopratutto non sotto un'ottica "magica"
    Ritornerò :)

    Se ritornerai a Venezia e ti serve una guida domanda pure:-)
     
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6 replies since 18/5/2016, 11:58   1234 views
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