La magia Simpatica / Simpatetica

James Frazer

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    La Magia Simpatica / Simpatetica

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    Tratto da Sir James George Frazer (1854-1941), Il ramo d’oro, cap. III, 1 (1922)


    l. I princìpi della magia

    Se analizziamo i criteri su cui è basata la magia vedremo che, probabilmente, si limitano a due: primo, che il simile genera il simile, vale a dire l’effetto somiglia alla causa; secondo, che le cose che sono venute una volta in contatto reciproco continueranno a interagire a distanza, anche quando il contatto fisico sia stato interrotto. Il primo principio si potrebbe definire legge di similarità; il secondo, legge di contatto o contagio. Dal primo di essi, e cioè la legge di similarità, il mago deduce di poter raggiungere l’effetto desiderato semplicemente imitandolo; dal secondo, che qualsiasi azione egli compia su un oggetto materiale, influenzerà in ugual misura la persona con cui l’oggetto è stato una volta in contatto, che esso formasse, o meno, parte integrante dei suo corpo. Questi si possono chiamare incantesimi basati sulla legge di similarità o magia imitativa. Quelli, invece, basati sulla legge di contatto o contagio, si possono chiamare magia contagiosa. Nel primo caso, è forse preferibile il termine omeopatico, in quanto la definizione alternativa di magia imitativa o mimetica suggerisce, se non presuppone, un agente consapevole che imita, e quindi limita, in misura eccessiva la portata della magia. Il mago ritiene implicitamente che gli stessi principi che applica nella pratica della sua arte regolino l’attività della natura inanimata; in altri termini, parte dal tacito presupposto che le leggi di similarità e di contatto si possano applicare universalmente e non siano limitate alle azioni umane. In breve, la magia è tanto un sistema spurio di legge naturale quanto una fallace guida di condotta; è sia una falsa scienza che un’arte abortiva. Considerandola come un sistema di legge naturale, vale a dire come una enunciazione di regole che determinano la sequenza degli eventi in tutto il mondo, la potremmo definire magia teoretica; considerandola come una serie di precetti che gli esseri umani osservano per raggiungere i propri scopi, la potremmo definire magia pratica. Al tempo stesso, non dimentichiamo che il mago primitivo vede solo il lato pratico della magia, senza mai analizzare i processi mentali sui quali è basata la sua arte, né riflettere sui princìpi astratti che le sue azioni implicano. Per lui, come per la massima parte degli uomini, la logica è implicita, non esplicita; ragiona nello stesso modo in cui digerisce, ignorando totalmente i processi intellettuali e fisiologici alla base di entrambe queste operazioni. In altre parole, per lui la magia è sempre un’arte, non una scienza; la mente primitiva non possiede il concetto di scienza.

    Frazer
    Sir James Frazer antropologo scozzese

    È compito del filosofo rintracciare la linea di pensiero su cui si basa la pratica magica; dipanarne i pochi, semplici fili che ne formano l’aggrovigliata matassa; separare i princìpi astratti dalla loro applicazione concreta; scorgere, insomma, la scienza spuria sotto l’arte bastarda.

    Se la mia analisi della logica del mago è esatta, i suoi due grandi princìpi si riducono a nulla più che due diverse ed errate applicazioni dell’associazione di idee. La magia omeopatica si basa sull’associazione di idee per similarità; la magia di contatto, sull’associazione di idee per contiguità. L’errore della magia omeopatica è quello di partire dal presupposto che le cose simili fra loro siano anche uguali fra loro; quello della magia di contatto, di partire dal presupposto che le cose che una volta sono state in contatto fra loro, lo rimarranno per sempre. Nella pratica, le due arti sono spesso commiste; o, per essere più esatti, mentre la magia omeopatica o imitativa può essere applicata singolarmente, la magia contagiosa comporta in genere l’applicazione del principio omeopatico, o imitativo.

    Spiegate in maniera così generica, le due cose risultano forse un po’ difficili da capire, ma diventeranno molto più chiare con qualche esempio. In realtà, sono entrambe concezioni estremamente semplici ed elementari. Né potrebbe essere diversamente, dal momento che sono, in senso concreto, non certo astratto, familiari all’intelligenza rudimentale non solo dei selvaggi ma della gente ottusa, in tutto il mondo. Entrambi i rami della magia, quello omeopatico e quello contagioso, si possono agevolmente comprendere sotto il termine generico di magia simpatica, in quanto entrambi presuppongono un’interazione a distanza, mediante una segreta simpatia; per cui l’impulso viene trasmesso da una cosa all’altra attraverso quello che potremmo concepire come una sorta di etere invisibile, non dissimile da quello che la scienza moderna postula per l’identico scopo, quello, cioè, di spiegare in quale modo le cose possano materialmente influenzarsi attraverso uno spazio apparentemente vuoto.

    Per maggiore chiarezza, schematizziamo come segue i rami della magia, a seconda delle leggi di pensiero su cui si fondano:

    I) Magia simpatica -> (legge della simpatia).
    II) Magia omeopatica -> (legge di similarità).
    III) Magia contagiosa -> (legge di contatto).

    Summa:
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    Tratto da: I Principi della Magia - James Frazer - Sito: Non quid sed quo modo
     
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  2. L'Eremita
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    Magia Simpatica - Wikipedia

    La magia simpatica è quella per cui, celebrando su una parte appartenente a una persona o cosa un rito magico, si determina un effetto che dalla parte si trasferisce all'intera persona o cosa pur assente e distante dall'evento magico[1].

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    Il principio della similarità

    L'antropologo James Frazer elabora un modello di spiegazione della magia, retto da alcune leggi fondamentali, come quella della similarità, in base alla quale il simile genera il simile, su cui si fonda la "magia omeopatica"; invece la "magia contagiosa" è basata sulla legge di contatto che prevede il proseguimento degli effetti, anche a distanza, causati da un precedente contatto reciproco come avviene ad esempio quando si rintraccerebbe una persona scomparsa tramite un oggetto che gli apparteneva. Entrambe le correnti magiche, secondo Frazer appartengono alla grande categoria che egli per primo, assieme a Marcel Mauss, chiama della "magia simpatica" [2] poiché presuppongono una interazione a distanza. [3]

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    Sempre nell'ambito della magia simpatica viene fatta rientrare un tipo di magia omeopatica chiamata anche imitativa o simbolica in quanto l'azione magica vuole nella simbologia messa in atto ottenere un effetto desiderato. Un esempio di magia imitativa è quello dei riti per far piovere: nello stretto di Torres, fra l'Australia e la Nuova Guinea, il mago colloca una pietra, che rappresenta l'uomo, in un buco scavato nel terreno e vi versa sopra un liquido ricavato da varie piante, intorno vengono collocate grandi foglie che simboleggiano le nuvole e una torcia accesa, i fulmini, viene agitata sopra mentre i tamburi riproducono il rumore dei tuoni; la pioggia arriverà quando il liquido colato sulla pietra muterà aspetto. Lo stesso tipo di magia è il presupposto della cura con piante medicinali come nel caso ad esempio dello zafferano che dovrebbe curare l'itterizia [4].


    La parte influisce sul tutto



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    Il riflesso della parte sul tutto è il principio basilare della magia simpatica di cui troviamo un esempio nel caso della "polvere di simpatia" che nel XVII secolo si credeva potesse operare il risanamento di ferite o piaghe in modo rapido in assenza del ferito spargendo un unguento costituito da vetriolo polverizzato e gomma su un panno insanguinato o sull'arma insanguinata che aveva provocato la ferita. Un altro caso di magia simpatica è il cannibalismo simbolico o rituale per il quale chi mangia alcuni organi introietta le particolari qualità dell'individuo a cui sono stati tolti con maggiore efficacia se ciò avviene quando è ancora in vita.[5] Questo fenomeno è presente in varie culture, anche molto distanti fra loro. Può quindi assumere significati diversi, sebbene tipicamente riguardi la trasmissione di virtù dal morto ai vivi o l'esorcizzazione dello spirito del morto. Si ritiene che sia presente sin dai primordi della storia umana ed è stato praticato fino all'epoca contemporanea[6].


    Il "mana"

    La magia simpatica si basa non solo sulla prescrizione di comportamenti precisi da mettere in atto nel rito magico ma anche su proibizioni: i primi costituiscono gli incantesimi, i secondi i tabù, divieti magici, che se violati portano a conseguenze disastrose. [7] Questo avviene perché il presupposto della magia è la credenza nell'esistenza del mana termine d'origine melanesiana[8] diffuso in molte lingue austronesiane (melanesiane e polinesiane) che generalmente significa forza sovrannaturale, potere spirituale, efficacia simbolica e può essere tradotto con forza vitale[8]. [9]

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    Il mana, o il suo equivalente nelle culture primitive, è da ricercarsi nella stessa presenza corporea delle cose. In quanto un essere animato o inanimato, visibile o invisibile, esiste e come tale viene considerato come dotato di una sua forza vitale latente che evocata da un sacerdote costituisce l'essenza stessa delle pratiche sciamaniche. [10]

    Soltanto se il rito è stato compiuto nella forma prescritta si esprime il mana che il mago cerca di volgere a proprio vantaggio mentre se è stata violata una proibizione magica solo un incantesimo più potente potrà evitare le conseguenze dannose. [11]

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    Fonti:

    [1] La Vecchia Maria Teresa, Antropologia paranormale: fenomeni fisici e psichici straordinari, Gregorian Biblical BookShop, 2002, p.33.
    [2] Frazer J. G., The magic art, vol.I; M. Mauss, Sociologie et anthropologie, Paris, Presses Universitaires de France, 1968.
    [3] Frazer J.G., Il ramo d'oro, Newton Compton Editori, 2012.
    [4] Roberti F.; Palazzini P., Dizionario di teologia morale, 1968, p.936.
    [5] Lavecchia M.T., op.cit., p.34.
    [6] Stavrides Guy; Bernheim Pierre Antoine, Cannibali fra noi, Cannibales, , Corriere della sera, Archivio storico, 26 maggio 1993.
    [7] Giusti E.; Carolei F., op.cit., p.66.
    [8] Voce Mana, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011. [URL consultato il 2 maggio 2013].
    [9] Il termine si diffuse in occidente con il testo The Melanesians (1891) del missionario ed etnologo inglese Robert Henry Codrington. Mana, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 15 marzo 2011.
    [10] Eliade Mircea, Trattato di storia delle religioni, ed. Bollati Boringhieri, 2009, pag. 21-26.
    [11] Lavecchia M. T., op.cit., p.35 e sgg.





    Summa degli schemi dei tipi di Magia

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    Frazer, non lo conoscevo, interessante
     
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    CITAZIONE (asdhe @ 30/8/2016, 21:34) 
    Frazer, non lo conoscevo, interessante

    Lui da antropologo ha creato un modello per parlarne in modo "normale", siccome la magia è un fenomeno sociale diffuso, ed in alcune culture predominante addirittura (come qui tanto tempo fa), non può essere relegata ai margini; ma nel caso va studiata ed interpretata... Altrimenti rimarrebbe tutto fosco e - come si suol dire - occulto. Se però qualcosa esiste, ed ha una larga portata, vuol dire che non è solo fumo, ma dietro quel fumo vi è anche arrosto.
     
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    Ehm visto che già esiste questo argomnto e non volevo aprirne un altro ,volevo capire , esattamente com'è possibile praticarla?
     
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