19 Agosto Festa di Venere

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    19 Agosto Festa di Venere
    Questo post fa parte del Calendario Festività Pagane


    festa di Venere



    Il 19 Agosto si festeggia la Dea Venere
    Venere (in latino Venus, in greco Afrodite) è una delle maggiori dee romane principalmente associata all'amore, alla bellezza e alla fertilità, l'equivalente della dea greca Afrodite. Sono molte le ipotesi sulla nascita della dea. C'è chi sostiene che essa scaturì dal seme di Urano, dio del cielo quando i suoi genitali caddero in mare dalla castrazione subita dal figlio Crono, per rivendicare Gea, sua madre e sposa di Urano. Un'altra ipotesi è che essa sia nata da una conchiglia uscita dal mare. Venere è la consorte di Vulcano. Veniva considerata l'antenata del popolo romano per via del suo leggendario fondatore, Enea, svolgendo un ruolo chiave in molte festività e miti della religione romana.

    Molti furono i suoi amanti, mortali e divini.
    Il primo fu Adone, il bellissimo cacciatore, che ebbe il malaugurato destino di essere assalito un giorno da un feroce cinghiale e di rimanerne ferito a morte, versando larghi fiotti di sangue dalle crudeli ferite che avevano lacerato il suo corpo. La Dea in suo ricordo volle che le sue spoglie, ogni primavera, ritornassero a vivere e a fiorire sotto l'aspetto dell’ anemone, il fiore dall'intenso colore porporino.

    Dopo Adone fu sposa di Anchise, principe troiano dalla cui unione con Afrodite nacque Enea. Per questo i Romani la venerarono come loro protettrice, considerandola una loro progenitrice.
    Tuttavia l’incondizionato aiuto da essa portato ai Troiani si ricollega con la leggenda del pomo d’oro lanciato dalla Discordia perché venisse concesso alla Dea piú bella. In quell’occasione Zeus ordinò ad Ermes di condurre Era, Atena ed Afrodíte sul monte Ida, dove furono giudicate da Pàride, il quale - quantunque Era lo allettasse con la lusinga di un vastissimo regno e Atena con l’invincibilità in combattimento - diede la palma della vittoria ad Afrodíte, che gli aveva promesso la mano di Elena. E fu cosí che la Dea si schierò coi Troiani per tutta la durata della guerra.
    Dopo Anchise fu la volta di Efesto, l'affumicato e zoppo Dio dei fabbri al quale Ella andò sposa.
    Tuttavia il suo amante di sempre fu Ares, dal quale avrebbe avuto più figli (anche su questo vi sono diverse versioni) :Eros (Cupido), cioè l’Amore (secondo un’altra versione nato per partogenesi), e Anteros, ossia l’Amore corrisposto.
    Dalla loro unione nacquero anche Demo e Fobo (il Terrore e la Paura), oltre che Armonia. Tra i figli di Afrodite ricordiamo anche Imene, Dio delle nozze, in onore del quale giovani e giovinette cantavano inni durante le cerimonie solenni dello sposalizio.

    Ma per quanto Afrodite venisse in qualche modo collegata al matrimonio e alla generazione dei figli, Ella non fu mai la Dea dell’unione coniugale, quale fu invece Era.
    Lei rappresenta invece quella potenza che spinge un essere irresistibilmente verso un altro essere, l’amore passionale. Infatti veniva raffigurrata, cinto il corpo di rose e di mirto, su un carro tirato da passeri, colombe e cigni, mentre indossava il famoso cinto magico, che rendeva irresistibile chiunque lo possedesse, perché vi erano intessute tutte le “malie” d’Afrodite, il desiderio e il favellare amoroso e seducente che inganna anche il cuore dei saggi, come diceva Omero. Persino Era, i cui rapporti con Afrodite non erano certo idilliaci, se lo fece prestare allorché Zeus aveva per la testa qualche avventura galante.

    Il Culto di Venere o Afrodite

    Nata dal mare, Afrodite veniva dunque venerata dai naviganti, non come Poseidone, ma come colei che rende il mare bello e tranquillo e sicura la navigazione. Le era sacro il delfino, allegro accompagnatore dei naviganti.
    Ma Afrodite ammansisce non soltanto il mare, bensì rende bella anche la terra. Ella è la Dea della primavera, stagione dei fiori ma anche dell’amore.
    Le sono sacre le rose, ma anche molte altre piante, quali il melograno e il mirto. Anche la mela, antico simbolo dell’amore, si trova nella sua mano. Afrodite era la bellezza in persona, la grazia e la leggiadria, e Paride, benché comprato con la promessa della bella Elena, non fu in fondo un giudice ingiusto preferendola ad Era ed Atena, quando le assegnò il fatidico pomo con la scritta: “Alla più bella!”.

    Con le rappresentanti del proprio sesso, ahimè, Afrodite invece sembrava non nutrire una grande affinità. Basti pensare quante sventure portò ad Elena, Fedra, Pasifac e tante altre. Anche Psiche, l’amante di suo figlio Eros, venne da lei trattata in modo piuttosto umiliante.
    La sua bellezza suscitava purtroppo invidia e gelosia sia tra le Dee che le mortali, innescando uno dei più antichi meccanismi con cui le donne si sono combattute anziché allearsi, la rivalità. Sono propensa però anche a ritenere che questa funzione le sia stata attribuita, o per lo meno esasperata, dalla cultura maschilista in cui Ella prosperò.

    Il patriarcato ebbe peraltro tra i suoi tanti risultati anche la scissione del femminile in due parti: la madre e la vergine, mentre sembra non esserci spazio per la funzione sessuale, che poteva essere vissuta dalla donna solo all’interno del matrimonio, allo scopo di riprodursi, oppure prima del matrimonio o fuori da esso, con tutte le conseguenze che questo comportava e ancora purtroppo comporta in molte culture sociali e religiose contemporanee.

    Afrodite invece incarna proprio il principio del piacere fine a sé stesso, Lei ama per il piacere di amare, e a differenza di altre, sceglie ad uno ad uno i suoi amanti, non subendo mai le altrui scelte. Con il suo cinto magico, che indossa per sedurre chiunque lei scelga di amare, Lei fa dono della sua bellezza e del suo amore, senza altri scopi se non l’amore stesso. La sua gratificazione personale è legata al suo personale valore ed al fatto di scegliere, ed è proprio questo che la rende irresistibile, la sua autenticità. Lei infatti incarna l’amore, prima di tutto per sè stessa, poi verso gli altri.

    Afrodite non ama per compensare un vuoto, o per “sistemarsi” o per procreare, Lei basta a sé stessa e nonostante le innumerevoli relazioni, ed il matrimonio con Efesto, ha l’energia di una single, tant’è che i suoi figli vengono allevati dai padri.
    Altra cosa che la distingue e la rende estremamente pericolosa agli occhi di uomini e donne più insicuri è che Afrodite non mostra nessuna indecisione nell’esprimere la sua attrazione e utilizza l’erotismo come strumento di seduzione. Lei non attrae per ciò che offre, come altre Dee e mortali più materne e compassionevoli di Lei, ma per ciò che è, e proprio questo suo essere sé stessa fino in fondo produce la grande attrazione.
    L’amore per Lei dunque può anche dare gioia agli altri, ma assolutamente non dipendenza.

    Lei non fa nulla per essere amata, bensì incarna l’amore, elargisce questo sentimento senza aspettarsi che arrivi dall’altro, come se permettese all’altro di sperimentarlo attraverso Sè stessa.
    La compassione di sicuro non le appartiene, persino nel rapporto con i figli. Gli uomini con cui si rapporta appartengono sia al regno delle divinità che a quello degli umani indifferentemente, ciò che conta è il suo desiderio e la sua scelta, che deve prima di tutto gratificare Lei.

    Afrodite viene spesso rappresentata con uno specchio in mano. Lei si specchia e si piace, indipendentemente dall’altrui giudizio.
    Per questo anche nel mito più e più volte si scontra con la morale collettiva.
    Non è che sia priva di etica come vorrebbero farci credere i suoi detrattori. E’ che l’etica di questa irresistibile Dea non è legata alla morale collettiva né tantomeno a quella religiosa, bensì al senso del suo valore personale. Lei vuole condurci ad esplorare il grande tema del rapporto con sé stessi e la propria interiorità, in altre parole il grado della nostra autostima. La sua bellezza infatti è qualcosa che va ben al di là del concetto estetico.

    La bellezza di Afrodite, ma ancor più della romana Venere, ha molto a
    che fare col concetto di armonia. Se per i greci questa armonia riguardava principalmente la perfezione delle forme, con Venere si parla di una bellezza interiore, legata all’essere veri ed autentici. Peraltro al di là dei suoi comportamenti amorosi, va riconosciuto che Lei sempre nel suo agire ama la chiarezza e la sincerità ed infatti tutto ciò che fa, avviene sempre alla luce del sole.
    Anche per questo viene definita la dorada, l’aurea, al di là dal fatto che era sempre vestita con oggetti d’oro per lei fabbricati da Efesto.

    Dunque il vero significato a cui può condurci la “venerazione” per questa alchemica Dea dell’Amore, è lo scoprire sè stessi riflessi in ciò che si ama, per poi ancor più amare sé stessi, la vita, e l’amore.


    Rituale di Venere e Bagno di bellezza Venusiano




    Rituale di Venere


    Materiali occorrenti:
    6 candele verdi,
    1 candela rossa,
    carboncino,
    Incenso diVenere.

    Il presente rituale dovrà essere officiato di Venerdì all'alba o alla seconda ora magica (verso le 14 a seconda del periodo dell'anno) in luna crescente. Rivolti a est si posizioneranno le sei candele verdi sulle punte del sigillo di Salomone, si posizionerà anche la candela rossa al centro, sotto la quale metteremoi testimoni.

    Si accenderà il carboncino nel bracere e si brucerà l'incenso che verrà aggiunto a volontà durante la cerimonia, si accenderanno le sei candele con l'accortezza di seguire il senso orario partendo dalla prima punta a destra, in ultimo si accenderà la candela rossa al centro. Successivamente, con il bracere in mano ci si rivolgerà ai quattro lati dell'altare partendo da est dicendo:

    Est: Setchiel, Tamael, Chedusitaniel, Tenaciel, Corat.
    Sud: Prona, Samael, Sachiel, Santanael, Chermiel, Faniel.
    Ovest: Turici, Cadi, Conici, Mattici, Babiel.
    Nord: Peniel, Raphel, Penaci, Penat, Doremiel.

    Ad alta voce si reciterà lo scongiuro seguente:

    Conjuro et confirmo super vos, Angeli fortes sancti atque potentes, in nomine
    On, Hey, Heia, la, le, Adonay, Saday, et in nomine Saday qui creavit
    quadrupedia et ammalia reptilia et hominis in sexto die et Adamae dedit
    potestamen super omnia ammalia; inde benedictum sit nomen creatoris in
    loco suo; et per nomina Angelorum servientum in tertio exercitu, coram Agiel,
    Angelo magno, principe forti atque potenti; et per nomen stellae, quae est
    Venus, et per sigillum eius quod quidem est sanctum; et per nomina praedicta
    conjuro super te, Anael, qui es praepositus dici sextae, ut prò me labores et
    adimpleas omnem meam petitionem, juxta meum velie et votum meum, in
    negotio et causa mea.



    Io .... chiedo a voi potenti angeli che....( Formulare la richiesta per la quale si esegue il rituale. Utilizzando il rito per potenziare un Talismano Salomonico di Venere passarlo sui fumi dell'incenso e dire: " Per il potere dei Nomi Divini impressi su questo talismano io chiedo che... segnando con un segno di croce il talismano).

    A voce alta recitare:

    Mi baci con i baci della tua bocca! Sì le tue tenerezze sono più dolci del vino. Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi, profumo olezzante è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano. Attirami dietro di te corriamo! Mi introduca il Re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo per te, raccoglieremo le tue tenerezze più del vino. A ragione ti amano! Sul mio giaciglio, lungo la notte, ho cercato l'amato del mio cuore; l'ho cercato ma non l'ho trovato. "Mi alzerò e farò il giro della città; per le strade e per le piazze; voglio cercare l'amato del mio cuore." L'ho cercato ma non l'ho trovato. Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda: "Avete visto l'amato del mio cuore?" Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l'amore del mio cuore, 10 strinsi fortemente e non lo lasciai finché non l'ebbi condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice. Io vi scongiuro, figlie di gerusalemme, per le gazzelle e per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l'amata finché lei non lo voglia. (Alzando le braccia al ciclo) Signore non punirmi nel Tuo Sdegno, non castigarmi nel Tuo furore. Pietà di me, Signore: vengo meno, risanami, Signore: tremano le mie ossa. L'anima mia è tutta sconvolta, ma tu Signore fino a quando...? Volgiti, Signore, a liberarmi, salvami per la Tua Misericordia. Nessuno tra i morti Ti ricorda. Chi negli inferi canta le Tue Lodi? Sono stremato dai lunghi lamenti, ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio, irroro di lacrime il mio letto. I miei occhi so consumano nel dolore. Invecchio fra tanti miei oppressori. Via da me, voi tutti che fate 11 male. Il Signore ascolta la voce del mio pianto; il Signore ascolta la mia supplica, il Signore accoglie la mia preghiera. Arrossiscano e tremino i miei nemici, confusi, indietreggino all'istante.

    Successivamente, dopo un lungo periodo di meditazione si chiù derà il rituale recitando sette Padre Nostro, e si lasceranno ardere le candele. Il giorno dopo i resti del rituale vanno avvolti nella pergamena e gettati in un corso d'acqua.






    Bagno di bellezza Venusiano


    Ogni volta
    che ci occupiamo della bellezza del nostro corpo e del nostro spirito, o stiamo esprimendoci creativamente, o stiamo lavorando per creare armonia intorno a noi; ogni volta che ci innamoriamo di una persona, di una cosa o di un momento, oppure che facciamo qualcosa che ci piace veramente e fino in fondo; ogni volta che sentiamo di stare bene con noi stessi e di sprizzare amore da ogni poro della pelle, stiamo rendendo onore alla bella e sensuale Dea Venere-Afrodite.

    Procedura:


    Riempire la vasca da bagno (assolutamente da non sostituire con una doccia, casomai far precedere da essa!) con acqua appena calda.
    Coprire la superficie dell’acqua con petali freschi di rosa colore rosa, bianco e rosso.
    Accendere uno o più incensi all’aroma di rosa ed una candela rosa, musica classica di violino.
    Sciogliere i capelli sulle spalle, lasciando che accarezzino la pelle, ed entrare nell’acqua sentendo di essere una Venere che entra nel suo elemento naturale.
    Lasciarsi avvolgere dall’acqua, immergersi piacevolmente e completamente e sentire come ogni cellula del corpo e ogni pensiero diventano semplicemente…. belli.
    Accarezzare le proprie gambe, le braccia, la pancia sentendo la setosità della pelle sotto le proprie dita e pensare a quanta bellezza vi sia in tutto questo.
    Pensare a tutte le volte che si è state innamorate, all’emozione di quei momenti, alla bellezza della vita e all’arricchimento che l’amore porta con sé.
    Stare in questi pensieri il più a lungo possibile, sentendo sempre più intensamente di essere belle.
    Procurarsi del piacere, anche erotico, in qualsiasi possibile modo o con qualsiasi possibile strumento.
    Quando si sente di essere sufficientemente appagate da questo bagno di piacere e bellezza, uscire dalla vasca da bagno, lentamente e ritualmente, come una Venere che esce dalla spuma del mare, portarsi davanti allo specchio, ammirare il proprio corpo bagnato dall’acqua, con qualche petalo di rosa attaccato alla pelle ed esclamare ad alta voce:
    sei bellissima!
    Completare il rito cospargendo la propria pelle con olio di rosa.

    Fonti:
    www.ilcerchiodellaluna.it
    Wikipedia - Venere

    Edited by Black&White - 1/8/2018, 16:42
     
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