La Ruota dell'esistenza

भवचक्र bhavacakra

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    Bhavachakra, la Ruota dell'Esistenza

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    La ruota dell'esistenza, nota anche come ruota del divenire, è spesso rappresentata nei Thanka tibetani (un tipo di dipinto o ricamo appeso in un monastero o su un altare di famiglia), è una delle più comuni rappresentazioni artistiche dei Sei Stati dell'Esistenza.
    Secondo i buddisti, tutti gli esseri viventi sono nati in uno dei sei stati dell'esistenza (saṃsāra in sanskrito, il ciclo di vita e morte ). Tutti sono intrappolati in questa ruota dell'esistenza, come la chiamano i Tibetani. Tutti gli esseri all'interno dei sei reami (o mondi) sono condannati a morire e rinascere in un ciclo riccorente per innumerevoli secoli, salvo che riescano a liberarsi dal desiderio e raggiungere l'illuminazione.
    Dopo la morte, tutti gli esseri rinascono in un mondo superiore o inferiore a seconda del loro azione nella vita precedente (ciò è legato al concetto di Karma).

    Analisi e descrizione della Ruota.

    Al centro dell ruota si trovano tre animali: un maiale, un serpente e un gallo che simboleggiano l'avidità e cupidigia, l'odio e l'avversione, l'ignoranza. Gli animali sono spesso raffigurati mente si mordono a vicenda la coda, per mostrare che questi mali sono inseparabilmente connessi. Sono i tre “veleni”, ovvero le forze che legano gli esseri all’esistenza ciclica. In particolare, origine di tutte le sofferenze è l’ignoranza (a-vidya, il non-vedere), la quale non ha il significato ordinario di incompetenza, di mancanza di istruzione, qui, ignoranza è l’offuscamento mentale che impedisce all’uomo di comprendere la vera natura delle cose (e di se stesso), cioè la mancanza di esistenza intrinseca (la vacuità) di tutti i fenomeni, fisici e mentali.

    Nel primo cerchio, alcuni esseri salgono verso l’alto, altri scendono verso il basso: è la rappresentazione del karma, favorevole o sfavorevole, che, a causa delle scelte operate dagli esseri stessi durante le loro esistenze, li trascina verso rinascite positive o negative. In questo esempio di bhavachakra, gli esseri rappresentati nel settore bianco (karma positivo) sono un uomo, un asura (titani) e un deva (divinità). Nel settore nero (karma negativo) si riconoscono un animale, uno “spirito famelico” e un essere infernale.

    ll secondo anello è diviso in sei sezioni, nelle quali sono rappresentati i sei “regni” o “destini”, ovvero le sei condizioni principali dell’esistenza condizionata. Esse, si noti bene, non sono “luoghi” dello spazio, bensì sono il frutto della percezione degli esseri senzienti e quindi il prodotto del loro karma (cioè delle loro stesse azioni), che condiziona tale percezione.
    Ecco una breve descrizione dei sei mondi:

    1. Naraka-gati in Sanskrito. Jigokudō 地獄道 in Giapponese. Il mondo degli inferni. Il più basso e il peggiore degli stati, causato da collera, odio, violenza. Gli inferni si suddividono in 8 caldi (4 o 5 periferici), 8 freddi e alcuni temporanei.
    Gli inferni caldi sono:
    - inferno delle continue ressurrezioni, in cui gli esseri, spinti dall’odio, si fanno a pezzi tra loro, dopodiché si ricompongono e ricominciano a lottare;
    - inferno della linea nera, nel quale gli abitanti vengono distesi su ferro rovente, incisi con fruste di metallo e tagliati lungo le linee nere delle incisioni dai guardiani infernali;
    - inferno dello schiacciamento, nel quale si sperimenta la sofferenza dell’essere frantumati da morse, da macine, da montagne che si avvicinano tra loro;
    - inferno del lamento, in cui si è bruciati dal fuoco in una casa priva di aperture;
    - inferno del grande lamento, dove la stessa sofferenza è ancora più intensa (vi sono due stanze, e si pensa quindi di poter fuggire). Sono gli inferni dei bevitori di alcol e di coloro che forniscono tali bevande;
    - inferno più caldo, dove si è impalati da aste incandescenti o si è immersi in calderoni di metallo fuso;
    - inferno ancora più caldo, dove il calore è doppiamente intenso.
    - inferno del tormento incessante, nel quale la sofferenza è assolutamente priva di sollievo e non conosce pause. Non vi è differenza, tanto è il calore, tra i corpi degli esseri e il fuoco che li brucia.
    Negli inferni periferici (il fossato di brace, la palude dei cadaveri putrefatti, la pianura dei rasoi, il fiume senza guado, la foresta di foglie come spade) le sofferenze sono un po’ meno insopportabili. Vi si accede quando il karma di un essere rinato negli inferni caldi si attenua, o vi si giunge direttamente.
    Analogamente, negli inferni freddi si sperimentano sofferenze di intensità crescente: il gelo provoca vesciche sul corpo, che si aprono e diventano piaghe. I corpi, essendo congelati, possono solo tremare, emettere lamenti o battere i denti. Nel sesto inferno, il Loto Blu, il corpo gelato si spacca e assume la forma del loto. Nell’inferno del Loto Rosso i corpi fatti a pezzi dal gelo si incastonano nel ghiaccio e lì vengono tormentati da sciami di insetti velenosi o da malattie. Infatti anche le più piccole parti dei corpi sono ancora collegate psichicamente alla coscienza degli esseri, che continuano quindi a provare dolore.
    Infine, negli inferni temporanei, le sofferenze sono legate alla identificazione del corpo con un oggetto e all’uso che di tale oggetto viene fatto. Ad esempio, un essere era fatto a forma di mortaio in quanto, quando era monaco, quindi in forma umana, era andato in collera con un novizio e gli aveva detto che avrebbe voluto pestarlo in un mortaio…

    2. Preta-gati in Sanskrito. Gakidō 餓鬼道 in Giapponese. Il regno degli spiriti avidi o famelici. Avviene a cusa dell’avarizia e dell’avidità, inseguono desideri basilari sempre inappagati. Gli spiriti sono considerati meno ottusi (cioè incapaci di comprendere il Dharma) degli animali, ma le loro sofferenze sono superiori. Hanno grandi corpi sproporzionati, con enormi teste, ma braccia, gambe e collo sottili. Soffrono continuamente il caldo e il freddo, la fame e la sete; perfino la luce della luna li ustiona, oppure i raggi del sole li fanno rabbrividire per il freddo. Alcuni scorgono acqua e cibo, ma quando li raggiungono tali beni svaniscono. Altri trovano il cibo, ma esso non passa attraverso la bocca, sottile come uno spillo, o la gola, piena di nodi. Oppure il cibo inghiottito si trasforma in metallo rovente, o nella carne del loro stesso corpo, o in siero. A causa della fame, spesso emettono dalla bocca lingue di fuoco (i così detti “fuochi fatui”).

    3. Tiryagyoni-gati in Sanskrito. Chikushōdō 畜生道 in Giapponese. Il regno degli animali. Conducono una vita inquieta, presi tra la necessità di cibarsi e di riprodursi e la paura di essere uccisi da altri animali o dall'uomo. E' caratterizzato dalla stupidità e servitù.

    4. Asura-gati in Sanskrito. Ashuradō 阿修羅道 in Giapponese. Il regno della rabbia, gelosia e costante guerra. Gli Asura (Ashura) sono semidèi (titani o dèi gelosi) esseri semi-benedetti. Sono potenti, feroci e rissosi, vivono alla radice dell'albero che esaudisce tutti i desideri ma, pur conducendo una vita gradevole, non gustano i frutti in quanto le fronde si trovano nel regno superiore. Come gli umani, sono parzialmente buoni e parzialmente cattivi.

    5. Manusya-gati in Sanskrito. Nindō 人道 in Giapponese. Il regno degli umani. La nascita umana, la più auspicabile, che viene detta “preziosa”, in quanto in essa c’è abbastanza sofferenza per suscitare il desiderio della liberazione, ma non troppa da impedire ogni tipo di riflessione o di scelta. L'illuminazione è alla loro portata, ma la maggior parte è accecata e consumata dai propri desideri.

    6. Deva-gati in Sanskrito. Tendō 天道 in Giapponese. Il regno degli dèi (deva). I deva hanno poteri divini, alcuni regnano sui regni celesti. Suddivisi a loro volta in 27 gruppi, tra essi, alcuni (dèi del regno del desiderio) possiedono un corpo, altri (regno della forma pura) hanno una forma corporea “sottile”, altri ancora (regno senza forma) sono pure coscienze. Tutti godono di vite lunghissime, ma non illimitate, e possono ricadere in “destini” inferiori una volta esaurito il karma che li aveva portati a rinascere nei regni divini.
    Ora la spiego nella maniera più semplice possibile, ma è molto più complicato di così...
    Nel Buddismo esistono 28 forme di esistenza nei Tre Regni (Skt: Triloka). I tre regni, luoghi in cui si trovano i deva, partendo dal più basso, sono questi:
    - Regno del Desiderio (Skt: Kamaloka, Kamadhatu). Questo regno comprende anche gli altri 5 regni, Qui gli esseri hanno sia forma fisica che passioni, predominano passione sessuale e altre forme di desiserio.
    - Regno della Forma senza Desiderio, Regno di Forma Pura (Skt: Rupaloka, Rupadhatu). In questo regno vivono 18 classi di dei. Qui il desiderio sessuale e il desiderio di cibo scivolano via, ma il piacere e il divertimento continuano.
    - Regno dell'Intangibile (inteso come senza forma) il Regno Incorporeo (Skt: Arupaloka, Arupadhatu). In questo regno vivono 4 classi di Deva. Questo è un continuum puramente spirituale composto da 4 cieli dove si può rinascere.

    Nel cerchio più esterno, sono raffigurati i dodici anelli (nidana) della produzione condizionata, ovvero una approfondita rappresentazione degli insegnamenti buddhisti sull’interdipendenza. È la catena di causa-effetto che costituisce il meccanismo dell’esistenza nel samsara. Ogni fenomeno è condizionato, e a sua volta condiziona l’originazione di nuovi fenomeni. I fenomeni non sono quindi opera di un Creatore, ma tutti derivano da cause e condizioni specifiche. “Poiché vi è questo, quello viene ad esistere”.
    Ogni fattore (anello) è relativo, non assoluto, né indipendente. Ognuno esiste in quanto esistono gli altri, ed ognuno è condizionato dagli altri e li condiziona.
    Si procede qui ad una semplice elencazione dei fattori rappresentati nelle singole maglie della catena (a partire dalla prima in alto, come si fa tradizionalmente) non essendo possibile una loro analisi particolareggiata, ricordando ancora una volta come ognuna sia effetto della precedente e causa della successiva, non potendo esistere separatamente dalle altre:
    1) l’ignoranza (della vera natura dell’esistenza)
    2) le formazioni karmiche (l’impulso all’azione sotto la spinta del karma passato)
    3) la coscienza (la conoscenza influenzata dai condizionamenti karmici)
    4) il nome e la forma (l’ambito psichico e fisico necessario alla coscienza per una nuova esistenza)
    5) le sorgenti dei sei sensi (vista, ecc. + intelletto)
    6) il contatto (oggetto dei sensi + organo sensoriale + coscienza sensoriale)
    7) la sensazione (la risposta al contatto: sensazione piacevole, spiacevole o indifferente)
    8) la sete, il desiderio avido (la sensazione di mancanza che spinge a ripetere l’esperienza)
    9) l’attaccamento (l’impadronirsi dell’oggetto desiderato)
    10) il divenire, l’esistenza (l’attaccamento all’esistenza produce una nuova situazione di esistenza)
    11) la nascita (o ri-nascita, condizionata dal karma precedente)
    12) la vecchiaia-e-morte.

    L'intera ruota viene rappresentata stretta dagli artigli di Yama (il “Trattenitore”, nella tradizione hindu simbolo della morte e giudice dei defunti), o, secondo altre versioni, di Mara (la Morte, dalla radice sanscrita mri, morire), colui che aveva cercato di distogliere Siddharta dalla sua ricerca, proponendogli ricchezze materiali e potere mondano.

    In alto a destra, all’esterno della ruota, compare l’immagine del Buddha, che indica con la mano destra la luna piena, per ricordare la notte di plenilunio durante la quale, nel maggio del 528 a.C. (data convenzionale), conseguì dopo sei anni di ricerca interiore la liberazione dall’esistenza ciclica. La luna piena è essa stessa simbolo del Risveglio del Buddha.

    FONTI:
    Cornu, Dizionario del Buddhismo, Ed. Bruno Mondadori
    Humphreys, Dizionario buddhista, Ed. Ubaldini
    AA.VV., Dizionario delle Religioni Orientali, Ed. Vallardi
    Stutley, Dizionario dell’Induismo, Ed. Ubaldini
    Shumann, Immagini buddhiste, Ed. Mediterranee
    Eliade, Lo Yoga – Immortalità e libertà, Ed. Sansoni
    Tucci, Teoria e pratica del mandala, Ed. Ubaldini
    Jung, La saggezza orientale Ed. Boringhieri
    Pabonka Rimpoce, La liberazione nel palmo della tua mano, Ed. Chiara Luce
    mauro tonko, 2012 http://zenvadoligure.blogspot.it/
    www.onmarkproductions.com/
    wikipedia
     
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    Complimenti Huginn, bellissimo articolo! Interessante, ben scritto e molto ben illustrato ^_^ Mi ha fatto ripensare anche all'inferno dantesco e a tutta la sua straordinaria Divina Commedia...
    Ottimo lavoro ^^
     
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    Grazie!
    Ci ho messo circa 2 giorni per finirlo... u.u
    A me spaventa il fatto che uno degli inferni peggiori è riservato ai baristi! xD
     
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    Io ci starò da dio; ho sempre freddo. ^^
     
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