-
~Ashaki~.
User deleted
La dipsa č un minuscolo serpente estremamente velenoso diffuso nei bestiari medievali. Si diceva fosse cosė velenoso che le sue vittime sarebbero morte prima di diventare consapevoli di essere state morse.
Fonte
Ps: Non ci sono ne immagini, ne altre informazioni sul web. Se qualcuno ne sa qualcos'altro aggiunga pure ^^. -
Ambicatus.
User deleted
Io ho trovato questo
Mi spiace per il testo in inglese,ma si capisceCITAZIONELucan [1st century CE] ( Pharsalia , book 9,
verse 867-895): "Tyrrhenian Aulus, bearer of
a flag, / Trod on a Dipsas; quick with head
reversed / The serpent struck; no mark
betrayed the tooth: / The aspect of the
wound nor threatened death, / Nor any evil;
but the poison germ / In silence working as
consuming fire / Absorbed the moisture of
his inward frame, / Draining the natural
juices that were spread / Around his vitals;
in his arid jaws / Set flame upon his tongue:
his wearied limbs / No sweat bedewed; dried
up, the fount of tears / Fled from his eyelids.
Tortured by the fire / Nor Cato's sternness,
nor of his sacred charge / The honour could
withhold him; but he dared / To dash his
standard down, and through the plains /
Raging, to seek for water that might slake /
The fatal venom thirsting at his heart. /
Plunge him in Tanais, in Rhone and Po, /
Pour on his burning tongue the flood of
Nile, / Yet were the fire unquenched. So fell
the fang / Of Dipsas in the torrid Libyan
lands; / In other climes less fatal. Next he
seeks / Amid the sands, all barren to the
depths, / For moisture: then returning to the
shoals / Laps them with greed -- in vain --
the briny draught / Scarce quenched the
thirst it made. Nor knowing yet / The poison
in his frame, he steels himself / To rip his
swollen veins and drink the gore. / Cato bids
lift the standard, lest his troops / May find in
thirst a pardon for the deed."
Isidore of Seville [7th century CE]
( Etymologies , Book 12, 4:13): The dipsas is a
kind of asp, called in Latin situla because
anyone bitten by it dies of thirst. (Book 12,
4:32): The dipsas is such a rare snake that
its trampled without being seen. It releases
its poison before it is felt; it causes no grief
to the one who will die because its
appearance anticipates death.
Fonte
. -
.
Ma č dipsa indica, variegata o elegans? . -
.
Ho trovato il testo, credo originale, di Lucan, La Farsaglia - Volumi 1-2.
Sembra corrispondere come contenuto, ma non del tutto, ad esempio i versi sono dal 1719 al 1750 e non dal 867-895...
Intanto riporto i primi versi, continuando a leggere mi pare ci siano altri casi di morte per morso di Dipsa, riporterō anche quelli appena ho tempo (se vi interessa):
Il vessilifero Aulo mette il piede
Sopra una Dipsa, e la calcata serpe
Ritorce il capo, e al pič che la calpesta
Saetta un morso. Non dolor, non segno
Il sottil dente lascia; ed il ferito
D'esser ferito non s'avvede. Intanto
Tacito il tosco gli serpeggia in tutte
Le membra, e una vorace occulta fiamma
Che le viscere cerca e le midolle,
Gli asciuga i fonti della vita. Brace
E' il palato: la lingua arida squamma:
La pelle orrida e crespa al sudor niega
Gli usati varchi, e delle ardenti ciglia
La vena delle lacrime rifugge.
L'accolta vampa ei tien per sete; e ratto,
Non rispettando nč l'onor dell'armi,
Nč gli editti del duce, al suol l'insegna
Abbandona; e per quivi intorno aggira
In cerca d'acque. Ma gli stemperati
Bollimenti dell'aure accendon fiamma
Sopra fiamma; e la stessa onda č nuova esca
Al chiuso foco. Quinci forsennando
Si conduce nel mar delle propinque
Sirti, e l'amaro umor ne ingozza. Alfine
Per la gran rabbia dell'arsura, a cui
Pių non č dato di trovar ristoro,
In sč medesimo disperatamente
Si rivolge col brando: all'una e all'altra
Palma di taglio i sanguinosi vasi
Del carpo incide: gli squarciati polsi
Porta alla bocca: e del bollente rigo,
Che dan le arterie, l'arse fauci allarga,
E tracannando il proprio sangue spira.
...forse si capisce pių in inglese xD. -
~Ashaki~.
User deleted
CITAZIONEIl vessilifero Aulo mette il piede
Sopra una Dipsa, e la calcata serpe
Ritorce il capo, e al pič che la calpesta
Saetta un morso. Non dolor, non segno
Il sottil dente lascia; ed il ferito
D'esser ferito non s'avvede. Intanto
Tacito il tosco gli serpeggia in tutte
Le membra, e una vorace occulta fiamma
Che le viscere cerca e le midolle,
Gli asciuga i fonti della vita. Brace
E' il palato: la lingua arida squamma:
La pelle orrida e crespa al sudor niega
Gli usati varchi, e delle ardenti ciglia
La vena delle lacrime rifugge.
L'accolta vampa ei tien per sete; e ratto,
Non rispettando nč l'onor dell'armi,
Nč gli editti del duce, al suol l'insegna
Abbandona; e per quivi intorno aggira
In cerca d'acque. Ma gli stemperati
Bollimenti dell'aure accendon fiamma
Sopra fiamma; e la stessa onda č nuova esca
Al chiuso foco. Quinci forsennando
Si conduce nel mar delle propinque
Sirti, e l'amaro umor ne ingozza. Alfine
Per la gran rabbia dell'arsura, a cui
Pių non č dato di trovar ristoro,
In sč medesimo disperatamente
Si rivolge col brando: all'una e all'altra
Palma di taglio i sanguinosi vasi
Del carpo incide: gli squarciati polsi
Porta alla bocca: e del bollente rigo,
Che dan le arterie, l'arse fauci allarga,
E tracannando il proprio sangue spira.
Mi piace tantissimo, č stupendo il testo..