GERIONE

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  1. ~Ashaki~
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    GERIONE



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    Ercole e Gerione



    Personaggio della mitologia classica, figlio di Crisaore e Calliroe definito «tricefalo» da Esiodo mentre la tradizione successiva lo descrisse con tre busti uniti all'altezza del bacino. Secondo la leggenda era il custode delle vacche che Ercole, su incarico di Euristeo, gli sottrasse dopo averlo ucciso.
    Dante lo colloca a guardia delle Malebolge ed evoca allusivamente la sua figura alla fine del Canto XVI dell'Inferno, quando il poeta porge a Virgilio la corda che porta ai fianchi tutta annodata e ravvolta, che il maestro getta nell'alto burrato come un segnale per chiamare il personaggio. Poco dopo Dante vede avvicinarsi dal basso una strana figura, che sembra nuotare nell'aria spessa e oscura: è Gerione, che all'inizio del Canto XVII viene descritto come un mostro con la faccia d'uom giusto, il busto di serpente, due zampe artigliate e pelose che arrivano alle ascelle, il dorso e il petto dipinti con nodi e rotelle in modo simile ai drappi persiani, una coda biforcuta che ha al fondo un pungiglione avvelenato simile a quello di uno scorpione. Mentre Virgilio parla con Gerione per convincerlo a portarli sulla sua groppa in fondo al burrone, Dante va a visitare da solo gli usurai, quindi torna indietro e trova Virgilio già salito sulla schiena del mostro. Virgilio invita Dante a salire davanti, poiché il maestro vuole frapporsi tra il discepolo e la coda, quindi ordina a Gerione di scendere. Il mostro si stacca dalla parete rocciosa come una nave che si allontana dal molo e inizia a nuotare nell'aria, muovendo la coda come un'anguilla e agitando le zampe pelose. Dopo una lenta discesa i tre arrivano sul fondo del burrato, nelle Malebolge, e qui Gerione si posa a terra come un falcone richiamato dal padrone e si dilegua, simile a una freccia scagliata dall'arco.
    Dante descrive Gerione come una sozza imagine di froda, quindi come la rappresentazione visiva del peccato punito nell'VIII Cerchio di cui il mostro è sicuramente il custode. La trasformazione del personaggio classico è notevole (come già per Minosse e come si vedrà per Caco, il centauro della Bolgia dei ladri), con l'aggiunta di particolari quali il volto dell'uomo giusto e il corpo di serpente che sono chiaramente riferiti alla frode, anche se non è chiaro da dove Dante li abbia desunti. Di certo già nella letteratura antica Gerione era una figura negativa, che nutriva i suoi buoi di carne umana e che per questo fu ucciso dall'eroe Ercole; era incluso tra le divinità dell'Oltretomba e lo stesso Virgilio lo pone tra i custodi dell'Averno, indicandolo come forma tricorporis umbrae (Aen., VI, 289). Dante probabilmente ne arricchisce la figura con particolari fantastici, quali ad esempio il dragone dell'Apocalisse e la coda biforcuta e velenosa dello scorpione, alludendo al fatto che chi imbroglia è sempre pronto a colpire le sue vittime (anticamente si pensava che lo scorpione pungesse con la coda avvelenata). Infine i nodi e le rotelle dipinte su schiena e petto rimandano probabilmente agli intrecci e ai maneggi dell'inganno.

    Nella Divina Commedia Dante ne fa il simbolo della frode e ce lo descrive con testa umana, branchie pelose, pelle multicolore e coda velenosa come quella dello scorpione:

    "...La faccia sua era faccia di uom giusto,
    tanto benigna avea di fuor la pelle,
    e d'un serpente tutto l'altro fusto;
    due branche avea pilose insin l'ascelle;
    lo dosso e l'petto e ambedue le coste
    dipinti avea di nodi e di rotelle.
    Con più color, sommesse e sovraposte
    non fer mai drappi Tartari nè Turchi..."

    "...Nel vano tutta sua coda guizzava,
    torcendo in su la venenosa forca
    ch'a guisa di scorpion la punta armava..."

    (If. XVII, 10-17; 25-27)



    Fonte 1
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0 replies since 25/5/2015, 18:44   504 views
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