Cianciulli Leonarda - La saponificatrice di Correggio

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    Cianciulli Leonarda - La saponificatrice di Correggio



    “Tagliai qui, qui e qui: in meno di 20 minuti tutto era finito, compresa la pulizia. Potrei anche dimostrarlo ora”.



    Così nel 1946 la “saponificatrice di Correggio”, al secolo Leonarda Cianciulli, dichiarò in tribunale di essere disposta a far vedere come si fa a pezzi un cadavere in poche mosse. I tre delitti di cui era accusata li aveva confessati senza battere ciglio e con la stessa freddezza aveva dichiarato di aver sezionato le sue vittime e di averne fatto sapone e dolcetti.

    Quella dimostrazione non fu mai autorizzata, anche se la leggenda vuole che all’imputata fosse stato fornito dal giudice il corpo senza vita di un vagabondo da smembrare. E che lei l’avrebbe fatto senza scomporsi. «In realtà è solo un mito nato attorno alla figura della Cianciulli, di cui non si trova conferma nella documentazione ufficiale» spiega Augusto Balloni, neuropsichiatra e docente di Criminologia all’Università di Bologna, che ha coordinato la più recente e approfondita ricerca sulla prima serial killer italiana del Novecento.

    Biografia

    Nasce a Montella, un piccolo paese dell'Irpinia, da Mariano Cianciulli ed Emilia Marano. Sembra che da bambina avesse sofferto di epilessia. Leonarda trascorre dunque un'infanzia infelice, di cui racconta:

    CITAZIONE
    « Cercai due volte di impiccarmi; una volta arrivarono in tempo a salvarmi e l'altra si spezzò la fune. La mamma mi fece capire che le dispiaceva di rivedermi viva. Una volta ingoiai due stecche del suo busto, sempre con l'intenzione di morire e mangiai dei cocci di vetro: non accadde nulla. »

    Con l'adolescenza, il suo carattere cambiò facendosi estroverso e comunicativo, capace di aggregare le persone. Considerata una persona intelligente ma "un poco eccentrica", malgrado fosse tutt'altro che bella, si vantava con le amiche delle proprie precoci esperienze sessuali.

    Nel 1914, all'età di 21 anni, sposa Raffaele Pansardi, impiegato del catasto, in aperto contrasto con i famigliari che avevano individuato - com'era consueto all'epoca - un altro candidato. La madre maledisse la figlia alla vigilia delle nozze e troncò ogni rapporto con lei, un fatto questo che segnò profondamente la personalità della futura assassina.

    La giovane coppia va a vivere a Lauria, in provincia di Potenza, ma nel 1930 il terremoto del Vulture costringe gli sposi, caduti in miseria, a trasferirsi a Correggio in provincia di Reggio Emilia, dove vanno a vivere in via Cavour 11A. La Cianciulli si organizza per risollevare le sorti della famiglia: avvia un piccolo ma fiorente commercio di abiti. Dall'inizio del matrimonio, Leonarda ha 17 gravidanze che si risolvono in 3 parti prematuri, 10 figli morti in tenera età e 4 sopravvissuti: questi diventano per Leonarda un bene da difendere a qualsiasi prezzo.

    Nel 1939 scoppia la Seconda guerra mondiale. I giovani Pansardi, Bernardo e Biagio, frequentano il ginnasio e l'unica figlia, Norma, l'asilo delle suore, ma al pensiero della sorte di Giuseppe, studente di lettere all'Università di Milano, che è ormai dell'età giusta per essere chiamato al fronte, Leonarda cade preda dello sconforto e prende una drastica decisione: fare sacrifici umani in cambio della vita del figlio, come si legge nelle sue memorie:

    CITAZIONE
    « Non potevo sopportare la perdita di un altro figlio. Quasi ogni notte sognavo le piccole bare bianche, inghiottite una dopo l'altra dalla terra nera... per questo ho studiato magia, ho letto i libri che parlano di chiromanzia, astronomia, scongiuri, fatture, spiritismo: volevo apprendere tutto sui sortilegi per riuscire a neutralizzarli. »

    In realtà la Cianciulli non ucciderà per salvare i figli: quando compie il primo delitto l'Italia non è ancora in guerra. Nel suo paese Leonarda è benvoluta e stimata, considerata una madre esemplare e - siamo negli anni del Ventennio - una fervente fascista. Frequenta molta gente (cui offre i deliziosi dolci che ama cucinare) e in particolare tre amiche, tutte donne sole e non più giovani, insoddisfatte della ridente Correggio: approfittando di questo loro desiderio, Leonarda le attira nella sua trappola.

    montella.570



    Dietro quella facciata di donna a modo, tra il 1939 e il 1940 Leonarda maturò il suo spietato piano criminale. Una dopo l’altra, attirò in casa sua tre donne, sole e anziane, lusingandole con la promessa di una nuova vita lontano da lì, si fece firmare una procura con cui poteva vendere tutti i loro beni (e intascare i soldi ricavati) e le fece fuori a colpi di accetta per poi saponificarne i corpi. Nessuno avrebbe cercato quelle povere donne: la Cianciulli le aveva convinte a scrivere cartoline rassicuranti ai parenti, in cui annunciavano una partenza senza ritorno. Ma quale fu il movente? Il denaro? Pura follia omicida? Per capirlo conviene cominciare dalla fine, ovvero dal processo.

    La Cianciulli salì sul banco degli imputati solo nel 1946. Era già stata arrestata qualche mese dopo l’ultimo delitto, avvenuto nel novembre del 1940, quando una parente dell’ultima vittima, nient’affatto convinta dalla cartolina d’addio, aveva insistito perché fosse fatta luce su quella sparizione. Ma il processo era stato ritardato a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale.
    Dopo l’arresto Leonarda fu sottoposta a perizia psichiatrica da un importante medico dell’epoca, Filippo Saporito, docente all’Università di Roma e direttore del manicomio criminale di Aversa. «Saporito giudicò la donna affetta da psicosi isterica e totalmente inferma di mente. La sezione istruttoria della Corte di appello di Bologna accusò invece lo psichiatra di essersi fatto “stregare” e ritenne la criminale pienamente imputabile» precisa Balloni «Alla fine la donna fu dichiarata “solo” seminferma di mente e colpevole di triplice omicidio. Fu condannata a 30 anni di reclusione preceduti da tre anni di ricovero in una casa di cura: si trattò di una sentenza innovativa, anche rispetto a oggi. Prima della galera la Cianciulli fu infatti affidata alle cure mediche: di fatto entrò in manicomio e non ne uscì più. Vi morì nel 1970, alla soglia dei 78 anni».

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    Le vittime degli omicidi

    Faustina Setti

    La più anziana delle sue vittime è Faustina Setti, una donna di settant'anni semianalfabeta ma inguaribilmente romantica, che viene attirata da Leonarda con l'assicurazione di averle trovato un marito a Pola. Leonarda convince la donna a non parlare a nessuno della novità per evitare invidie e maldicenze; il giorno della partenza Faustina si reca a casa dell'amica per farsi dare le ultime istruzioni e per farsi dettare da Leonarda una lettera da spedire alle amiche appena giunta a Pola, nonché per firmare alla Leonarda una delega per gestire i suoi beni... Ma il viaggio è destinato a non cominciare mai: Leonarda infatti uccide la sua anziana amica a colpi di ascia, trascina il corpo in uno stanzino e lo seziona in nove parti, raccogliendo il sangue in un catino. Come ella stessa scriverà nel memoriale redatto in carcere (intitolato "Le confessioni di un'anima amareggiata"):

    CITAZIONE
    « Gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi sette chilogrammi di soda caustica, che avevo comprato per fare il sapone, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi e che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, impastando il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe e io. »

    Francesca Soavi

    La seconda vittima, un'insegnante d'asilo di nome Francesca Soavi, a cui Leonarda aveva promesso un lavoro al collegio femminile di Piacenza, cade nella trappola il 5 settembre 1940: per stornare i sospetti più a lungo possibile, Leonarda la convince a scrivere delle cartoline ai familiari per scusarsi dell'assenza e a spedirle da Correggio per evitare di far conoscere la sua destinazione, almeno fino a quando non sarà sicura di aver ottenuto il posto. Il copione si ripete: dopo averla uccisa, Leonarda ruba i pochi soldi della vittima e, con il permesso che costei le aveva concesso prima di morire, si fa carico di vendere tutte le sue cose e si tiene la somma guadagnata. Il figlio Giuseppe va a Piacenza a spedire le lettere della vittima.

    Leonarda non può ancora sapere che Francesca non ha mantenuto la promessa di tenere la bocca chiusa sul suo imminente trasferimento: una vicina di casa, infatti, è a conoscenza della destinazione della sua vecchia amica, ma non si fa avanti e la vicenda viene dimenticata.

    Virginia Cacioppo

    La terza vittima è un'ex cantante lirica di discreto successo, la cinquantanovenne Virginia Cacioppo. Leonarda attira la sua curiosità offrendole un impiego a Firenze come segretaria di un misterioso impresario teatrale, e contemporaneamente la stuzzica ventilando l'ipotesi di una possibile scrittura, in futuro, per una nuova parte. Si rinnova la preghiera di non dire niente a nessuno, ma ancora una volta la promessa viene infranta: Virginia scrive della sua imminente avventura ad una sua cognata di Napoli, Albertina Fanti, e le comunica tutti i dettagli.

    Il 30 novembre 1940 anche la Cacioppo finisce nella pentola di Leonarda, che scrive nel suo memoriale:

    CITAZIONE
    « Finì nel pentolone, come le altre due (…); la sua carne era grassa e bianca, quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose accettabili. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti. Anche i dolci furono migliori: quella donna era veramente dolce. »

    Leggende sulla vicenda


    La corte ventila anche l'ipotesi di un coinvolgimento del figlio maggiore, Giuseppe Pansardi, parendo impossibile agli avvocati che una donna piccola e minuta come lei avesse potuto da sola saponificare i corpi delle sue vittime in così poco tempo: a questa insinuazione Leonarda s'infuria, e in mezzo all'aula grida che il figlio non sa nulla di tutta la vicenda e che la colpa è tutta sua ed è pronta a darne dimostrazione. La leggenda narra che, qualche giorno dopo la sua affermazione, essa sarebbe stata portata in un obitorio di nascosto per provare le sue parole e, con l'aiuto di seghe e coltelli, sarebbe riuscita a smembrare un cadavere in solo dodici minuti.

    La tradizione locale racconta che uno dei motivi che insospettirono la cittadinanza riguardo alla saponificatrice era il camino della sua casa che, inspiegabilmente, emetteva fumo per molte ore anche d'estate.

    Colegamenti con l'occulto

    170px-LeonardaCianciulli
    Che cosa c’era, dunque, nella mente di Leonarda? «Il suo delirio criminale scattò poco prima della guerra, quando i suoi due figli maschi più grandi, tra cui il prediletto Giuseppe, furono dichiarati idonei alla leva. Il terrore di vederseli strappar via, per rischiare la vita sul fronte, causò il black-out mentale» risponde Balloni.

    La Cianciulli aveva un rapporto ossessivo coi 4 figli, gli unici sopravvissuti dei 14 che aveva dato alla luce, dopo aver iniziato ben 17 gravidanze. «A quel punto scattò in lei l’idea del salvataggio dei figli in cambio del sacrificio umano di altre anime innocenti» spiega Raffaella Sette, sociologa criminale all’Università di Bologna e grafologa, che ha esaminato il carteggio tra la Cianciulli e il figlio maggiore Giuseppe, anche lui coinvolto nella vicenda per concorso in omicidio con la madre ma scagionato per insufficienza di prove. «La Cianciulli era stata fin da piccola estremamente suggestionabile: era cresciuta circondata da maghe e chiromanti che, a suo dire, le avevano predetto un futuro pieno di sciagure». Una maledizione su tutte l’avrebbe segnata: quella di una zingara (o forse della stessa madre, da cui si era sempre sentita rifiutata) secondo cui avrebbe avuto sì dei figli, ma li avrebbe visti morire tutti.

    A suggerirle una via di uscita sarebbe stata, a suo dire, una Madonna nera che le era apparsa in sogno chiedendole vite umane di “innocenti” in cambio di quelle dei suoi figli. «La superstizione di cui era intrisa la sua mentalità aveva deformato la sua visione della realtà tanto da renderla una donna amorale, incapace di distinguere il bene dal male» continua Sette. Uccidere, nell’ordine, Faustina Setti (73 anni), Francesca Soavi (55) e Virginia Cacioppo (59) non le sembrò poi così aberrante, se sull’altro piatto della bilancia c’era il sangue del suo sangue.
    «Il suo memoriale rivela anche che Leonarda aveva una doppia personalità» aggiunge Roberta Bisi. «Parlava di sé alternativamente come di Nardina (la chiamava così la madre) o di Norina (soprannome datole dal padre). La prima era la madre che soffriva, la seconda la donna che agiva». Nardina-Norina non temette di sporcarsi le mani per difendere i suoi figli, e non se ne fece mai un cruccio: “Non ho ucciso per odio o per avidità, ma solo per amore di madre” disse nelle sue memorie, che intitolò Confessioni di un’anima amareggiata.

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    Gli strumenti usati dalla Cianciulli per i suoi delitti e le foto delle vittime conservati al Museo criminologico di Roma





    Conclusioni

    «Le perplessità riguardano piuttosto il fatto che la saponificazione fosse avvenuta all’insaputa di tutti e che poi quelle saponette fossero state usate davvero, come si dice spesso» spiega Monti.
    A quel tempo in campagna il sapone si otteneva facendo bollire nella soda caustica gli scarti del maiale (ossa e cartilagini): un procedimento che si svolgeva all’aperto a causa del fetore che produceva. «Possibile che il figlio Giuseppe, come dichiarò, avesse confuso l’odore nauseabondo del pentolone materno con quello della fogna? Quanto alle saponette, forse se ne sbarazzò un po’ per volta, senza doverle usare».

    Per saperne di più: Soda caustica, allume di rocca e pece greca. Il caso Cianciulli (Minerva edizioni) A cura di: Augusto Balloni, Roberta Bisi, Cecilia Monti.

    Fonti:

    www.focus.it/
    Wikipedia
     
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    Un Sogno per Alcuni .Un Incubo per Altri

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    Antriani Fidelis
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    Anonymous
    Grazie Black&White !

    Un personaggio che mi ha molto turbata feci numerose ricerche ...mi da il raccapriccio .

    Su YouTube potete trovare un film di alcuni anni fa .

    Che mente contorta diabolica glaciale
     
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  3. <3 maleficent
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    Wow...smetterò di fare e mangiare biscotti con scaglie di cioccolato....
     
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  4. …giunco…
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    Complimenti davvero!Molto accurato!
    Mi unisco al raccapriccio per questa storia!!

    Dove può condurre la mancanza di amore e accettazione..
     
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  5. EllyEB
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    Complimenti Black....da ora in poi non mangerò più biscotti!!!
     
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  6. RedJackson
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    Faccio il sapone e sto vicino al posto.... siete tutti invitati a casa mia XD
     
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  7. EllyEB
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    Perfetto Red!!! Chi vuole diventare una saponetta???! :ahaaah-onion-head-emoticon:
     
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6 replies since 28/6/2016, 16:12   339 views
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