Segue il grande Chiarimento

sommario filosofico

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    Buonasera,
    Buongiorno,
    Buontempo.
    Quale sia l'orario nel quale lo leggerete ho deciso di riportare un estratto dal libro:
    Nicolas Flamel - il libro delle figure geroglifiche (pg 117. Il Sommario Filosofico) per chi giá lo conosce, per chi ne ha sentito parlare, per chi ne sentirá in futuro.

    - - -



    ..Segue il grande Chiarimento
    e una migliore spiegazione
    di quello che, nel mio Sommario,
    non spiegai troppo per essere breve.
    Il sommario dovrebbe essere, se sará completo,
    i'insieme di ció che chiamo scienza e arte:
    Perchè vi dipingo senza veli ne coperture
    tutta la scienza e tutta l'arte
    che trattano di trasmutazioni,
    di cui la gente parla
    senza ben sapere di cosa si tratti.
    Ora lo saprá invece subito e bene
    colui che capirá le mie parole,
    senza omettere alcune parabole
    che io non fornisco, in verità, che in qualitá di prove filosofiche.
    Cominciamo, con l'aiuto del buon Dio, perche il mio lavoro arrivi all'amante della verità
    per il quale ho lavorato,
    con i princìpi e le cause,
    con i sommari e le forti critiche,
    aggiungendovi una saggia teoria
    ben esposta e molto folta.

    Chi vuole conoscere i metalli e sapere come si possono cambiare,
    e mutarsi dall'uno all'altro,
    prima di tutto deve sapere il cammino e l'intera maniera
    con cui sogliono formarsi nelle viscere terrestri,
    e in piú deve per forza sapere, e molto spesso ricordare,
    secondo la loro fonte originale e la loro stirpe prima,
    come una volta formati si scompongono,
    per poterli rifare di nuovo completamente:
    perchè se da una parte è teoria,
    puesto punto é jah pratica,
    il modo in cui possono essere cambiati,
    al di fuori delle viscere, da come vengono trovati, come lo sanno i loro spiriti, e cioé (per non ripetere)
    nel loro zolfo e il loro argento vivo.
    La natura trasforma con arte nobile
    tutti i metalli, dunque dallo zolfo sono
    mutati in argento vivo che non possiedono.
    Sono gli sperma dei metalli:

    siano essi freddi, umidi o caldi,
    uno di loro è maschio, l'altro é femmina,
    questa è la loro complessione.
    Ma i due sperma soprammenzionati
    sono composti, non cè dubbio,
    solamente da quattro elementi:
    e questo lo affermo veramente.
    Bisogna sapere che il primo sperma è maschile;
    per conoscerne il termine con cui viene chiamato in filosofia,
    si tratta dello zolfo, per questo
    altro non é che elemento
    soltanto di terra e di fuoco.
    Questo zolfo fisso è simile
    al fuoco, ma invariabile,
    e di natura metallica:
    ma non parlo dello zolfo volgare,
    dato che lo zolfo volgare non ha alcuna
    sostanza ( se ci si pensa bene )
    metallica, a dire il vero,
    come ho provato io stesso,
    e non serve che alle donnette
    che affastellano fiammiferi.
    L'altro sperma, che è femminile,
    è quello che, per ben riconoscerlo con un'allegoria,
    nella filosofia segreta,
    viene chiamato generalmente argento vivo;
    e non é che acqua e aria.
    L'uno appare come acqua, l'altro come terra;
    lo zolfo é la terra che racchiude il fuoco,
    perché in lui il fuoco serve come agente,
    l'aria è come acqua per l'argento vivo.
    Cosí insegna il magistero
    colui che ricerca piú a fondo.
    Questi non é in errore;
    colui che dice il contrario, sbaglia.

    Dunque i numerosi uomini di scienza hanno,
    con licenza, raffigurato questi due spermi
    con sembianze di dragoni, o serpenti peggiori dei grifoni:
    l'uno con ali terribili,
    l'altro senza ali, ambedue orribili.
    il dragone raffigurato senza ali
    è lo zolfo ( le cose stanno così ),
    e non vola mai via dal fuoco:
    ecco il primo cibo, ma disgustoso, che causa sofferenze
    a chi non conosce la materia.
    l'altro serpente, quello con le ali,
    è l'argento vivo, di cui mi interesso,
    e che è sperma femminile,
    formato d'aria e d 'acqua nella miniera.
    Se non rimane vicino al fuoco
    è perchè prende il volo quando arriva la sua ora.
    Ma quando questi due semi distinti
    sono uniti e ben congiunti,
    fin nelle loro parti più piccole
    convenientemente scelte dalla natura favorevole,
    nel ventre del mercurio,
    che é il primo metallo ad essere formato,
    ecco che questo é colui che viene chiamato
    Madre di tutti gli altri metalli.
    I filosofi dei monti e delle valli,
    considerano la sua unitá,
    che proveniva da una dualità,
    restringendo il doppio tipo,
    e non conoscendo che un principio,
    quello del metallo androgino,
    primo tra i metalli,
    l'hanno chiamato dragone volante,

    perchè un dragone ad esso somigliante,
    fiammeggiante del suo fuoco,
    va per l'aria, scagliando via via
    fuoco e fumo velenoso,
    ed è veramente cosa orrida
    il guardar un tale orrore.
    Cosí fa anche il mercurio
    se viene messo sul fuoco:
    ma questo esempio spiega ancora poco.
    Ma fate come fanno i saggi
    per vedere altri connubi,
    alle spese dei dragoni e dei serpenti,
    raggruppanti altri orridi amori:
    parlo di quelli della Mitologia,
    che era l'antica dottrina,
    come possiamo vedere con Giasone, Cadmo, Ercole,
    Isacco, Achelao, con i due mostri di Perseo,
    o meglio con quelli del caduceo
    che tanto più si sono assaliti,
    tanto più si sono riempiti d'ira,
    per fare imputridire la loro ferita.
    Pensate ora a questo mercurio
    quando è sul fuoco comune,
    cioé in determinati luoghi,
    messo e poggiato in un vaso,
    e il fuoco comune viene preparato,
    per accenderlo prontamente,
    questo fuoco dall'aspra natura,
    tanto che è celato nel profondo mercurio:
    allora, se sarete nascosti,
    vedrete quale cosa spaventosa
    puó fare il fuoco comune, detto vegetale;
    questo brucerà duramente
    al mercurio il fuoco della Natura,
    rendendo fortemente nemico
    ció che dolcemente unito da amicizia;

    giá ammalata si trova la concordia,
    su arriva prontamente la discordia.
    Gli elementi si trovano in subbuglio:
    in questo strano scompiglio
    la Natura, impotente,
    lascia che assestino da soli la faccenda.
    l'acqua combatte col fuoco; contro l'acqua
    il fuoco brandisce fulmini e lampi
    un fuoco piú forte dall'altra parte
    li trapassa, li disperde, li irrita e li agita:
    ed allora se sarete attenti,
    vedreste proiettarsi in aria correndo,
    un'esalazione velenosa,
    male odorante e maligna,
    peggiore, infiammata com'è di veleno,
    di quello che puó essere la testa diun dragone
    che esce di colpo da Babilonia
    per fidanzarsi con Tisifone.
    Altri saggi filosofi
    hanno voluto prima cercare
    una rappresentazione per il mercurio doppio.
    Per non creare troppa difficoltà nell'immaginazione
    l'hanno rappresentato con le sembianze
    di un leone volante, senza altre distinzioni;
    e l'hanno anche chiamato leone
    poichè nelle fauci ingorde
    il leone divora le bestie,
    tanto piú sono giovani e tenere,
    mangiandole a piacere
    ogni volta che riesce a catturarle;
    alcune peró hanno il potere
    difendersi da lui
    e resistere con forza
    al suo furore quando le attacca.

    Cosí infatti fa il mercurio;
    per meglio capirne l'effetto,
    mettetegli vicino un qualunque metallo
    (notate questa lotta)
    e subito lo deformerá,
    lo divorerá e lo mangerá;
    il leone fa cosí:
    e devo ancora dirvi che,
    qualunque sia la sua voracità
    la suabgrande fame,
    esistono due metalli preziosi
    che vincono
    la sua perfezione:
    l'oro, in primo luogo, senza dubbio,
    e l'argento non lo si puó negare;
    è noto infatti a tutti
    che se il mercurio si infuria
    il suo fuoco è acceso con forza,
    esso divorerá come cibo
    quei due metalli nobili e perfetti
    e li porterà nel proprio ventre;
    nonostante ció, quello che vi entra
    non verrá mai consumato;
    e per capire bene questo punto
    bisogna capire che sono duri piú di lui,
    ristretti dalla digestione,
    sono cresciuti fino a maturità totale o quasi,
    tanto che mancano di seme;
    sono l'immagine della vera beltà,
    ed anche perfetti di natura;
    cosa che non si puó dire del mercurio,
    ove la natura ha omesso qualche cura:
    il mercurio é un metallo imperfetto;
    non che in esso non ci sia
    sostanza di perfezione;
    ma durante il cammino verso la perfezione
    a sua virtú è stata ammassata
    e la sua punta smussata, per mancanza di respiro.

    Lo dichiaro in verità:
    l'oro comune proviene dal mercurio,
    l'oro metallo perfetto certamente.
    E affermo la stessa cos per l'argento
    senza aggiungere altro.
    ugualmente gli altri metalli,
    siano essi imperfetti, medi, bassi o alti,
    tutti provengono da lui:
    infatti, non cé
    un solo filosofo che dica
    che il mercurio è senza dubbio
    certamente la madre di tutti i metalli.
    Da qui si capisce dunque sicuramente
    che non appena il mercurio è stato formato,
    Cè stata in lui
    una doppia sostanza metallica;
    e questo lo spiego chiaramente:
    in primo luogo per una di esse
    si tratta della sostanza bianca della Luna,
    e per l'altra la sostanza dell'alto Sole,
    superbo metallo vermiglio;
    al saggio non sfugge poi
    che certamente a questi due bei corpi
    del Sole e della Luna
    fu per caso ingenuamente
    assegnato un vestito
    al mercurio da cui provengono:
    poiché è il mercurio, senza dubbio.
    È formato da due sostanze:
    si tratta proprio delle due
    che ho appena descritte.
    Ma subito dopo che la Natura
    ebbe creato il mercurio
    da questi due germi maschio e femmina,
    eccolo chiedere, con giusto intento,
    di formarli
    perfettamente, senza cambiar nulla,
    e dargli forma corporea,
    senza poi volersene disfare.

    Ora, quando questi due germi si svegliano
    e i due sperma si uniscono
    per prendere ognuno le propfie sembianze,
    bisogna allora ricordare
    che la madre deve morire, (sto parlando del mercurio),
    cosí come ci hanno insegnato i Maestri Alessandrini:
    poi, quando tutto sarà ben unificato,
    e il mercurio fatto sparire dalla Natura,
    ecco che non potrà assolutamente
    tornare in vita ( lo dichiaro )
    come era prima:
    questo affermano concordi alcuni oratori alchimisti,
    dicendolo con parole varie:
    bisogna mettere i corpi imperfetti,
    ed anche quelli perfetti,
    a contatto dell'argento vivo.
    Non dico che uno di loro menta,
    né che ci sia nulla che li spinga a imbrogliare,
    non voglio giudicare nessuno;
    né voglio dire che le loro affermazioni
    sono confuse,
    ma soltanto, e sia detto senza ingiuria,
    che alcuni di loro sono veri truffatori;
    perchè di fronte all'esperienza
    essi sono e saranno in attesa di prove:
    il mercurio volgare è troppo povero
    per diventare filosofale,
    e passeranno la vita
    a ricercare le basi di questa strana idea;
    e sará soltanto tempo perso,
    lavoro vano e spesa inutile.

    È ben vero che il mercurio
    mangerá accuratamente
    il metallo imperfetto, come il piombo
    o il peltro (lo si sa bene);
    e che verranno concentrati
    entrambi nel suo stomaco,
    tanto che potrá facilmente
    moltiplicarsi in quantitá;
    ma la sua perfezione
    diminuirà senz'altro,
    e il mercurio non sarà piú perfetto:
    notatelo bene,
    ma se, per avere la parte interna,
    si separa quella esterna,
    una volta divisa
    con altre, essa sará un'altra cosa,
    come succede col cinabro o il sublimato.
    Pertanto non si voglia rianimato
    ciò che comunque non può vivere. ( riga nº300 )
    Questa veritá non sfugge.
    infatti, congelando ad arte
    i due sperma, ne prima ne poi
    torneranno al mercurio
    fissamente, né lo riterranno
    come invece fanno le vene della terra;
    dunque, per evitare errori,
    bisogna ricordare
    come la Natura
    arriva al vero mercurio
    dato che lei sola sa crearlo;
    non quello volatile e volgare,
    bensí quello che essa muta in metallo:

    poiché ne lavora uno solo
    dal metallo: unico che valga.
    Cosí poco congelato non puó esistere
    in natura, dunque, a destra o a sinistra,
    o in qualche vena terrestre,
    ecco che il granello fisso esiste,
    prodotto dai due semi
    del mercurio, e vedrete i veri germi,
    (come potrete vedere anche nelle miniere di piombo)
    se sarete presenti.
    Perchè non esistono miniere di piombo,
    nei paesi in cui viene raffinato,
    dove non si trovi il granello fisso
    tanto che tutti possono vederlo,
    parlo del granello dell'oro
    e dell'argento, gran ricchezza
    di sostanze e nutrimento;
    di questo bisogna essere certi;
    come gli anziani l'hanno provata,
    cosí io l'ho trovata:
    e potrá ugualmente trovarla
    chi si darà la pena di cercarla per provarla.
    La prima congelazione
    del mercurio è dunque quella della fonte del piombo;
    ed è anche quella ad esso più congeniale,
    ed anche inevitabile,
    per essere perfezionato,
    (questo punto non deve essere trascurato),
    per diventare velocemente
    granello fisso, e tenerlo sempre
    fermo alla prova del fuoco
    perchè faccia in un sol gioco del suo furore.
    Infatti, come ho detto prima,
    non esiste, certamente, una miniera di piombo
    che non abbia un granello fisso
    d'oro e d'argento; questo lo so
    per esperienza certa,
    e non ho avuto gran difficoltà,
    seguendo le indicazioni dei minatori
    e l'arte dei raffinatori
    e vedere di persona
    ciò che mi incuriosiva.

    Tale maniera, anche se è negativa
    per la Natura, mi ha reso soddisfatto
    dischiudendo alla prima maturità
    I granelli di metallo:
    I quali sono stati mossi dalla Natura
    cosí come Dio l'ha voluto;
    fruttificazione insigne,
    che ne introduce altre più importanti
    poiché è certamente questo grano
    che puó essere moltiplicato,
    come un germoglio
    per divenire poi perfetto
    e arrivare a tutta la sua imponenza,
    come sappiamo per esperienza;
    impegnandomi a coltivarlo
    sono riuscito a farlo crescere
    verificando senz'altro
    ciò che avevano detto i sapienti:
    e affermo qui che è vero.
    Ma il granello resta nel suo mercurio,
    dunque non separato
    dalla fonte, seppure molto raffinato;
    poiché ogni metallo che resta nella propria fonte
    è mercurio, come dicono gli scienziati,
    e potrà moltiplicarsi poco,
    avendo sempre certamente
    la sostanza del mercurio.
    Ma se il granello è tolto,
    e separato dal mercurio,
    che dunque è la sua fonte,
    sarà come una mela
    colta acerba, ed ecco come
    si tralasciano gli insegnamenti della Natura
    per ricoprirsi di cose estranee e improprie.

    La Natura insegna al dito e all'occhio,
    a non scontrarsi con questa difficoltà:
    vuole che si dia ai germi
    il tempo necessario per il loro ciclo;
    il grano d'oro, nè più nè meno
    delle ciliegie o delle cotogne,
    delle mele o delle pere,
    ha la propria ora,
    o un determinato momento,
    in cui termina il ciclo:
    infatti chi strapperà la mela
    dall'albero rovinerà tutto
    nella sua prima formazione
    che nessuno ha mai conosciuto,
    nè conoscerà mai,
    per quanto ci si possa intestardire;
    infatti nè con l'arte nè con la scienza
    potrà mai averne nozione,
    nè potrà mai finire
    di farla maturare come avrebbe fatto
    la Bella Natura con semplicità
    quando il frutto fosse rimasto
    sull'albero, ove aveva di diritto
    nutrimento e sostanza.
    Bisogna dunque aspettare
    la stagione della mela, lasciandola
    sull'albero, ove cresce,
    si nutre, diventa grande e bella,
    si insaporisce gradevolmente,
    succhiando la linfa
    fino a diventare
    da acerba a matura e perfetta.

    Similmente il metallo perfetto,
    l'oro, perviene ad ua stessa fine
    ma solo se rimane nella propria fonte
    e matura il proprio colore giallo:
    poichè quando la Natura ha procreato
    questo bel grano perfetto e l'ha creato
    nel mercurio, siate pur certi
    che seguirà in ogni momento il suo cammino;
    senza possibilità di sbagliare esso si ciberà,
    crescerà e maturerà
    fino al punto di accrescimento
    e di puntuale maturazione
    possibile nella miniera,
    e fin quando la Natura lo consente
    resterà nel mercurio;
    ma bisogna avere pazienza
    fin tanto che troverà qualche sostanza da prendere
    nel suo mercurio, senza dubbio,
    come si deve fare per la mela quando è ancora sull'albero;
    rendo infatti noto
    che il mercurio rimasto
    è l'albero (notate bene questo)
    di ogni metallo: siano essi perfetti,
    od anche imperfetti,
    non possono avere altro nutrimento
    se non quello del loro mercurio.
    Come ben giustamente si dice, nell'oro
    si trova il grano d'oro, ed aggiungo
    che tutto l'oro forma lo sperma;
    ma l'oro che resta in più
    è subito de fructu dotato
    della sua primordiale virtù.




    Pausa: Siamo al versetto numero 453

    Edited by abubu - 29/6/2016, 15:38
     
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    Niente può vivere, neanche una pulce,
    nè crescere o spuntare,
    migliorando in qualità,
    perfezionando il gusto,
    se la Natura non fa il suo dovere,
    con il suo aiuto e i suoi servigi,
    compiendo un'opera perfetta
    sconosciuta dall'uomo.
    Se la forza manca alla Natura
    mentre adempie il suo dovere,
    lavorando di nascosto
    perchè vorreste aiutarla?
    La si può aiutare quando essa stessa si sforza:
    allora gradisce l'aiuto;
    ma quando non lo fa, si sbaglia
    e non si ottiene che vergogna.
    Non vedete anche ciò che è nella scrittura?
    << La Natura gode nella Natura,
    la Natura ama se stessa >>, dunque
    trova in se stessa ciò che non può essere altrove.
    Creando la forza generatrice,
    la si ritrova nella materia viva;
    e tanto più appare viva
    quanto più si dimostra efficace.
    Ed è per questo che parlo, per ritornar
    su questo punto, e avvertirvi
    che se volete cogliere il frutto
    del mercurio, che è poi il Sole lucente,
    e insieme Luna,
    quando questi sono divisi
    in ogni miniera,
    vicini però l'uno all'altro,
    non pensate di poter ricongiungerli
    nè di riunirli,
    così come prima aveva fatto
    la Natura (questo posso assicurarvelo),
    per poterli moltiplicare poi bene,
    farli crescere e fruttificare;
    perchè quando i metalli sono separati
    dalla miniera, saranno
    come le piccole mele,
    colte troppo presto e ancora acerbe
    dall'albero, che non diventeranno
    mai grandi, ve l'assicuro;

    Il mondo è a conoscenza,
    per scienza ed esperienza,
    di un tale fatto per quanto riguarda i frutti e i vegetali;
    e non è una novità
    che quando la mela, o la pera,
    è strappata (questo è noto)
    dall'albero, sarebbe
    una follia rimetterla
    sul ramo perchè s'ingrossi
    e migliori, solo i folli potrebbero farlo
    e la gente cieca, senza ragione,
    come se ne vede parecchia in giro;
    infatti si sa bene,
    è detto comunemente,
    che tanto più è manipolata,
    tanto prima la mela viene consumata.

    Ed è lo stesso anche per i metalli;
    infatti, chi volesse prendere l'argento
    e l'oro, e poi rimetterli
    nel mercurio, farebbe una sciocchezza;
    per quanta sottigliezza infatti
    si possa avere, o abilità
    o idea,
    si sarebbe solo delusi;
    e questo vale per l'acqua, la malta
    od altra cosa indefinita,
    sarebbe solo continuare a sbagliare
    più di quanto si possa pensare,
    e bisognerebbe sempre ricominciare,
    come alcuni ignoranti in questa materia
    che vorrebbero rimettere sul ramo
    la mela colta perchè finisca il suo ciclo
    e diventi perfetta:
    ma naturalmente sbagliano;
    infatti, nonostante le parole dei saggi,
    filosofi certo molto quotati, che affermano che il Sole e la Luna,
    col mercurio, matrice comune,
    riuniti, possono rendere perfetti
    i metalli imperfetti,
    ed è qui che la maggior parte delle persone sbaglia
    dato che non cè altra cosa sulla Terra,
    nè tra i vegetali, nè tra gli animali,
    nè tra i minerali,
    cioè nell'insieme del mondo,
    qualunque sia la sua estensione,
    altra cosa, dicevo, utile all'arte,
    opportuna, idonea e appropriata
    se non tre elementi riuniti in un sol corpo;
    ma i lettori non ricordano
    che questi filosofi accorti
    non hanno parlato, nè diffuso le loro idee,
    perchè ognuno pensi
    che sia l'oro, l'argento comune,
    il volgare mercurio:
    infatti essi non credono che sia così;
    e sarà profeta in errore
    che interpreta così le cose
    e capisce le parole in modo sbagliato
    senza cercare il significato in profondità,
    fermandosi come le sente:
    e se le sbaglia non ci si può stupire.

    I filosofi nascondono significati
    che non sono diretti ai bambini;
    quando citano i metalli volgari
    lo fanno con allegorie dottrinali:
    infatti sanno che tali metalli volgari
    sono morti (qui non cè possibilità di dubbio),
    e che mai più riacquisteranno
    sostanza e vita, anzi si debiliteranno
    e l'uno non aiuterà l'altro
    a migliorarsi; come sono, saranno;
    poichè è certamente vero
    che essi sono i frutti
    colti anzitempo dell'albero;
    vengono lasciati lì per questo,
    e ci si raccomanda di fare altrettanto
    senza chiedersi il perchè e il percome.
    Infatti, chi fa ricerche su questi
    non può trovare ciò che cerca;
    essi sanno infatti che questi
    non valgono se non per loro stessi
    e sono talmente diversi dai nostri
    che non danno nulla agli altri.
    Però come appare chiaro a ciascuno
    è molto opportuno
    che le mele delle Esperidi
    non siano così povere di poteri
    e possano profumare l'aria intorno a sè...
    Per cui vanno cercando il frutto
    sull'albero che a loro conviene,
    frutto che giorno dopo giorno
    s'ingrossa e si moltiplica fino a piegare l'albero;
    e dà gioia vedere un tale lavoro.

    Per questo si prende l'albero,
    senza coglierne i frutti,
    per ripiantarlo con ogni onore
    in altra terra più fertile,
    più ricca in succhi e più molle,
    che nutrirà così il frutto
    in un giorno, con lo stesso nutrimento
    che non avrebbe avuto in cento anni
    se fosse rimasto nella prima Terra.
    Con questo esempio si può capire
    quale mercurio bisogna prendere,
    mercurio che è poi l'albero tanto stimato,
    venerato, acclamato e amato,
    che ha in sè il Sole
    e la Luna uniti,
    non separati
    l'uno dall'altra, ma in
    concordanza spirituale
    e contatto corporeo:
    umidità, freddezza,
    siccità e calore
    si contemperano insieme
    tanto che l'argento vivo somiglia allo zolfo,
    e nasce e rimane nei loro principi
    e nei loro elementi partecipi
    in intimo legame.
    Dopo, senza perdere tempo,
    bisognerà piantarlo in altra Terra,
    più vicina al Sole, perchè ne prenda
    grande giovamento e profitto
    là dove cè abbastanza rugiada;
    infatti lì dov'era piantato prima
    batteva per forza il vento
    e faceva freddo, per cui
    non poteva avere che poco nutrimento;
    ed è lì che è rimasto a lungo
    con piccoli frutti soltanto.

    I filosofi hanno un giardino
    dove il Sole, mattino e sera,
    giorno e notte, batte sempre
    e dove cè sempre
    una dolce rugiada che inumidisce
    la terra con alberi e frutti
    piantati e coltivati,
    e si nutrono così a dovere
    in una terra piacevole.
    Così giorno dopo giorno crescono
    con un dolce nutrimento;
    e li crescono più potenti
    e forti, senza mai languire,
    in circa un anno,
    e non in diecimila (lo si può dire)
    come avrebbero fatto dov'erano
    piantati, prima, quando il vento li percuoteva
    e talvolta non avevano
    quasi neanche ciò di cui hanno gran bisogno.
    Ora, per capire meglio la pratica,
    cè da aggiungere che bisogna prenderli
    e metterli in un forno
    sul fuoco, e lasciarceli notte e giorno.
    Ma questo fuoco non deve essere di legna
    nè di carbone; per sapere
    di quale fuoco hai bisogno,
    devi sapere che si tratta di fuoco chiaro e luminoso,
    di temperatura costante
    e in rapporto naturale
    scelto geometricamente
    e graduato con cura,
    perchè porti a conoscenza gli elementi
    attraverso tutti i gradi della sua potenza
    esattamente come fa il Sole.

    Preparerai un tale fuoco
    se vorrai essere saggio,
    come il solo proprio all'uso,
    e non deve essere nè più caldo,
    nè più ardente del dovuto, stai attento;
    deve avere sempre un calore costante,
    nota bene questo:
    è qui che i più saggi hanno sbagliato
    e sono rimasti delusi,
    poichè il vapore è la rugiada
    che manterrà umido
    il seme di tutti i metalli.
    Vedi infatti che se i vegetali
    hanno una temperatura troppo forte
    e non hanno la rugiada, lentamente
    la siccità li raggiungerà,
    e il frutto morirà sul ramo,
    oppure non raggiungerà
    alcuna perfezione. Per concludere,
    se il frutto è nutrito alla temperatura dovuta
    con la giusta umidità,
    sarà bello e trionfante
    sull'albero dove si nutre;
    infatti il calore e l'umidità
    sono nutrimento in verità,
    di ogni cosa vivente al mondo,
    questo è provato,
    dunque degli animali e dei vegetali
    ed è vero anche per i minerali.
    Il calore della legna e del carbone
    non gli è certo molto favorevole:
    sono temperature violente,
    e non altrettanto nutrienti
    di quella del Sole,
    il cui calore è trattenuto
    da ogni cosa tangibile
    solo in quanto naturale;
    ecco perchè i saggi filosofi,
    profondi conoscitori della Natura,
    non hanno voluto scegliere altro fuoco
    per la loro opera, in verità,
    se non quello della Natura
    di cui seguono le regole;
    non che il filosofo possa fare
    tutto ciò che la Natura ha fatto e tracciato,
    poichè la Natura ha pur sempre creato
    le cose, come qui lo spiego,
    siano esse vegetali o minerali,
    ed anche animali,
    tutte secondo il suo potere,
    generandole dove voleva
    nell'estensione del suo dominio:

    non dico dunque
    che gli uomini facciano, grazie ai loro poteri,
    le cose naturali fino in fondo;
    ma è ben vero che quando la Natura
    ha formato, con il suo processo,
    e seguendo il suo cammino,
    e ha dato potere
    alle cose visibili, l'uomo
    può aiutarla, e riuscire
    a portarle a compimento, attraverso l'Arte
    più di quanto la Natura stessa avrebbe potuto fare.
    In questo modo il filosofo
    molto savio e di buon talento
    (per informarvi di tutto in gran verità)
    si propone di agire
    solo per mezzo Natura, con Sole e la Luna,
    nel mercurio, loro madre opportuna,
    in potenza costituiti
    ma non ancora utilizzati.
    Il Sole e la Luna, in tale chiusura,
    non sono diversi dal loro mercurio
    da cui, secondo il saggio Ytal,
    proviene il mercurio filosofale;
    questo è più potente e più forte,
    nel momento dello sforzo,
    di quello naturale.

    Questo può la creatura;
    ed è certamente molto;
    al mondo non cè più bella cosa,
    nè capolavoro tanto ammirevole,
    di questo, possibile grazie all'arte,
    poichè il mercurio naturale
    di cui parlo, è troppo limitato
    nella sua essenza, come se fosse avviluppato
    nelle due componenti della sua forza;
    e non serve che ai metalli semplici
    perfetti, imperfetti, freddi o caldi che siano,
    e per quanto faccia la Natura,
    la sua opera non andrà più lontano:
    non che le manchi la forza,
    ma le miniere in cui lavora
    non le permettono uso delle sue facoltà
    come l'opera vorrebbe,
    e non lasciano utilizzare
    neanche ciò di cui cè bisogno.
    La sua opera non è dunque ciò che di meglio possa fare
    ma solo ciò che le è permesso fare.
    Mentre il mercurio del saggio
    diventa, grazie all'arte, così trionfante,
    così riccamente efficente,
    che ha trenta gradi
    più dell'altro, che poi diventano anche cento
    o mille e aumentano sempre più,
    tanto che va bene ai metalli più che perfetti,
    e quelli imperfetti,
    li porta a perfezione,
    li rifà immantinente,
    senza diminuirli in niente,
    aggiustare, mettere nè cambiare,
    e l lascia senza aver omesso nulla;

    non dico comunque
    che i filosofi riuniscono
    i tre metalli per fare
    il loro mercurio, o per estrarlo dai tre
    come fanno molti alchimisti
    che certo non hanno molta scienza
    e che prendono l'oro comune, l'argento,
    l'uno magari al posto dell'altro,
    e li mettono con il mercurio volgare:
    e poi magari li usano e operano a tal punto
    tormentandoli in tal modo,
    da farli sembrare preda dei lampi;
    e con la loro folle fantasia,
    i loro errori e sogni,
    credono poter così estrarre e perfezionare
    il mercurio dei filosofi;
    ma non ci arriveranno mai;
    così non potreanno conoscere
    la materia prima della pietra
    nè la sua vera miniera.

    Ma non ci arriveranno mai
    e non raggiungeranno questo bene
    se non andranno su quella montagna
    dei sette, dove nulla è estraneo,
    e se dalla cima non guarderanno
    i sei visibili in lontananza.
    Sulla cima di questa alta
    montana, conosceranno senz'altro la trionfante erba regale
    chiamata Erbale, Minerale
    e da alcuni filosofi,
    detta Saturnale.

    Ma conviene non curarsi del nome
    e prenderne il succo
    puro e netto; avverto questo,
    per meglio capire come bisogna fare:
    si lascia la paglia e si trattiene il granello:
    con questo si va sicuri
    anche nell'aratura
    e nella scelta del grano.
    Farai così e a maggior ragione
    per la pianta dal succo d'oro;
    prenderai il suo succo in cui sono Sole e Luna
    senza creare danno,
    separazione
    o nefasta distruzione
    degli sperma congrui per natura
    a quei mestrui.
    Questi stessi non arriverebbero a nulla
    e cadrebbero nel nulla
    se si sbagliasse il modo
    in cui nella miniera
    sono mantenuti da diversi pesi,
    per questo bisogna notare due cose:
    non bisogna maneggiare le sementi,
    l'uomo non ne conosce le leggi;
    il loro governo appartiene
    alla Natura, che trae il suo potere
    di regolarne i connubi, direttamente da Dio.
    Ma talvolta noi rinnoviamo ciò che è estraneo
    e altre cose superflue
    rompendo così l'omogeneità
    della sostanza seminale,
    soprattutto quella minerale
    dove l'impuro cuoce col puro,
    ma non il crudo col maturo;
    si sa infatti che il residuo
    non può fare la bassa natura;
    bisogna allora aiutare la Natura al lavoro
    così che tu possa
    destinare questo liquore con abilità,
    dolcezza e gentilezza.

    Quando avrai sciolto questo nodo
    e non avrai più impedimenti
    potrai fare con quella
    la maggior parte della tua opera.
    E' infatti il mercurio nobile
    e proprio dei filosofi
    che possederai;
    prima di tutto sarà l'opera bianca,
    in secondo luogo quella rossa.
    Se capirai le mie parole in modo giusto,
    saranno tue; è facilitato
    chi entra direttamente dalla porta
    che gli mostro; se rimani fuori,
    abbi paura ad andare oltre;
    il pericolo è molto chiaro
    e l'avventura troppo funesta.
    Sarai come su quel ponte
    da cui, chi sbaglia la risposta,
    viene gettato di sotto, testa in giù,
    nel punto più profondo del fiume.
    Ma una volta entrato
    ti sarà permesso,
    sia che tu voglia girare a destra,
    sia che tu desideri andare a sinistra,
    di prendere delle decisioni con slancio.
    Per l'impresa, beato artista, osa tutto;
    a te allora tutto diventa permesso
    poichè non hai trascurato nulla in ciò che affronti,
    e spesso hai avuto difficoltà
    nel preparare i due cammini
    che ti è possibile percorrere.

    Vedi quale preferisci,
    vedi l'albero il cui frutto vermiglio
    risplende come il Sole;
    vedi quest'albero dal pomo argenteo
    più profumato del biancospino: (versetto n° 883)
    scegli quello che vuoi,
    e stai sicuro che lo otterrai:
    infatti questi due formano una sola pratica
    sovrana e autentica:
    entrambi diventano un solo cammino,
    cioè il Sole e la Luna
    uniti nel ventre materno,
    che altro non è che il mercurio
    che li nutre del suo latte
    e li porta a compimento
    per gradi, senza violenza,
    assecondando sempre il loro appetito.
    Così la loro forza interiore
    si sviluppa
    di giorno in giorno, e di ora in ora...
    Così la loro pratica partecipa
    del bianco e del rosso,
    pratica tanto semplice
    che una donna intenta a filare
    non sarà disturbata di più
    in tale faccenda
    che dal mettere
    alcune uova alla cova sotto la chioccia
    quando fa freddo senza lavarle,
    cosa mai immaginata;
    infatti non si lavano le uova
    per metterle alla cova, fresche o no che siano,
    ma così come sono state fatte
    si mettono sotto la gallina,
    e bisogna solo girarle e rigirarle
    tutti i giorni
    sotto la madre, e niente altro,
    per avere al più presto il pulcino.

    Ho dichiarato tutto ampiamente
    perchè l'esempio possa servire.
    Prima di tutto non laverai
    il tuo mercurio, ma lo prenderai
    e lo metterai con suo padre,
    il fuoco, stai attento a questo,
    sulle ceneri, che sono paglia.
    Ti do questo insegnamento:
    in un vetro solo, il nido,
    senza contorni nè avvisi,
    in un solo vassoio, come viene chiamato
    l'abitacolo, capisci così che si tratta
    di un fornello costruito con ragione
    e poi chiamato sua casa;
    e dall'uovo comparirà il pulcino
    che innanzitutto ti guarirà col suo sangue
    da ogni malattia;
    e, qualunque cosa si possa dire,
    ti nutrirà poi con la sua carne;
    certamente con le sue piume
    ti vestirà poi nobilmente
    proteggendoti dal freddo:
    perciò pregherò il Creatore
    affinchè con cuore dia la grazia
    in terra agli alchimisti
    perchè ottengano in breve tempo il pulcino,
    se ne nutrano
    e ne traggano gran sostanza.
    Questo poco che io dichiaro
    mi viene dall'alto, dal Dio Padre,
    che per sua bontà benigna
    me l'ha donato, per grazia,
    e io ve lo regalo ((ed io abubu ve lo trascrivo rischiando di perdere le impronte digitali))
    affinchè abbiate un migliore appetito
    nel cercare e seguire il cammino
    che egli vi mostra mattina e sera;
    e l'ho raccolto in un Sommario
    per farvi capire meglio le cose,
    e intendere i detti
    dei savi filosofi.
    Parlo in modo un pò grossolano
    e vi prego umilmente
    di scusarmi, di accettare le mie parole,
    e di tendere sempre con tenacia alla ricerca. 960


    Fine del sommario

    Edited by abubu - 29/6/2016, 10:27
     
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  3. karashov87
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    interessante :) Brava abubu :)
     
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2 replies since 28/6/2016, 20:52   204 views
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