Cos'è un serial Killer?

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    Cos'è un Serial killer


    killer



    Un serial killer o assassino seriale è un omicida plurimo, di natura compulsiva, che uccide, con una certa regolarità nel tempo, persone spesso a lui totalmente estranee. La natura compulsiva dell'azione, in genere del tutto priva di movente, è spesso legata a traumi nella sfera emotiva e sessuale e conseguenti patologie mentali; questo distingue i serial killer da altri tipi di assassini plurimi come terroristi, sicari e così via.

    In questa sede, in ogni modo, non è degli assassini "a pagamento" che si vuole parlare, ma dei serial killer, gli autori cioè di "omicidi in serie", che sono un'altra cosa. A questo punto occorre fare un'altra precisazione. Con il termine serial killer non si vuole indicare neppure chi compie semplicemente più omicidi, chi uccide più persone in uno stesso momento (pluriomicidi) o in tempi successivi (assassini recidivi), alla stregua del significato che si è imposto nel linguaggio comune e dei media; costoro non sono in senso stretto serial killer. Gli assassini seriali sono altra cosa e chi è "del mestiere", cioè chi si occupa di criminologia e di psicopatologia forense (1), ha, tradizionalmente, usato questo termine per indicare soltanto coloro che hanno ucciso più persone in momenti successivi, per il ripetersi di una particolare motivazione: "la distruttiva e sadica associazione di sesso e morte". Quest'ultimo è un binomio esplosivo, niente di meglio per suscitare in tanti curiosità, per alimentare morbosi interessi o per scatenare fantasie proibite. L'uccidere per sesso o facendo sesso è dunque ciò che, tradizionalmente, ha definito il serial killer, anche se, come vedremo, questa è soltanto una delle motivazioni alla base del comportamento omicidiario seriale. Del resto, i più moderni ed innovativi studi relativi all'omicidio seriale, hanno dimostrato come questo sia un fenomeno molto più complesso.


    Origini e significato tecnico del termine

    Killer (da to kill, uccidere) indica, letteralmente, l'uccisore, l'assassino; tale termine, impostosi nel linguaggio comune, è andato assumendo il significato più specifico di chi uccide per mandato altrui: un tempo si sarebbe chiamato sicario. Killer è dunque un soggetto che esercita il mestiere di assassino, ad esempio l'uomo di mafia; una sorta, dunque, di specialista dell'omicidio, professionista o dilettante che sia. Del resto la cronaca nera, di questi tempi, è prodiga di episodi del genere.

    L'espressione "serial killer" venne usata a partire dagli anni settanta del Novecento, decennio in cui giunsero sotto i riflettori della cronaca, negli Stati Uniti, i primi casi eclatanti: Ted Bundy e David Berkowitz. Il termine aveva principalmente lo scopo di distinguere il comportamento di chi uccide ripetutamente nel tempo con pause di raffreddamento, dagli omicidi plurimi che si rendono colpevoli di stragi. Tecnicamente si considera "serial killer" chi compie tre o più omicidi distribuiti in un arco relativamente lungo di tempo, intervallati da periodi di "raffreddamento" durante i quali il serial killer conduce una vita sostanzialmente normale.


    Caratteristiche degli assassini seriali

    Gli assassini seriali sono per il 90% di sesso maschile. Fra le serial killer più celebri si possono ricordare Aileen Wuornos, Myra Hindley, Erzsèbet Báthory e Leonarda Cianciulli. Le assassine seriali uccidono prevalentemente per ragioni personali o per vendetta, e preferiscono avvelenare o strangolare le loro vittime, mentre per i killer maschi l'omicidio comprende un grande coinvolgimento fisico, e ciò include quindi armi bianche, armi da fuoco, o comunque qualsiasi oggetto che possa essere utilizzato come arma.

    Le motivazioni psicologiche dei serial killer possono essere estremamente diverse, ma in buona parte dei casi sono legate a pulsioni verso l'esercizio del potere o a pulsioni sessuali, soprattutto con connotazioni sadiche. La psicologia del serial killer è spesso caratterizzata da una sensazione di inadeguatezza e da un basso livello di autostima, legati talvolta a traumi infantili (umiliazioni, abusi sessuali) o a una condizione socio-economica particolarmente deprimente. Il crimine costituisce in questi casi una fonte di compensazione, dalla quale trarre una sensazione di potenza, di riscatto sociale. Queste sensazioni possono derivare sia dall'atto omicida in sé che dalla convinzione di poter superare in astuzia la polizia. L'incapacità di provare empatia con la sofferenza delle proprie vittime, altra caratteristica comune ai serial killer, è frequentemente descritta con aggettivi come psicopatica o sociopatica. Associata al sadismo e al desiderio di potere, essa può condurre alla tortura delle proprie vittime, o a tecniche di uccisione che coinvolgono un supplizio prolungato nel tempo della vittima.

    Data la natura morbosa, psicopatica e sociopatica della condotta criminale del serial killer, nella maggior parte dei processi l'avvocato difensore invoca l'infermità mentale. Questa linea di difesa fallisce però quasi sistematicamente nei sistemi giudiziari come quello degli Stati Uniti, in cui l'infermità mentale è definita come l'incapacità di distinguere bene e male nel momento in cui l'atto criminale si è consumato. I crimini dei serial killer sono quasi sempre premeditati e il killer stesso trova non raramente la propria motivazione nella consapevolezza del loro significato morale.


    serial-killers




    Psicologia e sviluppo


    Molti serial killer hanno delle disfunzioni di fondo. Frequentemente sono stati maltrattati da bambini sia fisicamente, sia psichicamente, sia sessualmente anche se ci sono dei casi documentati determinati dall'assenza di abusi di qualunque tipo. Da questo potrebbe derivare una vicina relazione tra gli abusi subiti durante l'infanzia e i loro crimini. Per esempio John Wayne Gacy veniva spesso malmenato dal padre, deriso come "femminella" e accusato di essere omosessuale; da adulto, Gacy avrebbe stuprato e torturato ragazzi accusandoli di essere "finocchi" e "femminelle", ed anche Albert Fish da piccolo veniva picchiato nell'orfanotrofio Gacy era sposato con una donna ed identificato come eterosessuale. Carroll Cole, era invece stato violentato dalla madre, che voleva dei rapporti extramatrimoniali e forzare Cole a vedere, picchiandolo e ordinandogli di assicurarle che lui non lo avrebbe detto al padre. In età adulta, Cole uccise ogni donna "persa" che gli ricordasse sua madre, in particolar modo quelle donne sposate che cercavano avventure sessuali all'insaputa dei mariti. Alcuni serial killers non sembrano essere soggetti a nessun tipo di abuso durante l'infanzia, anche se possono non essere stati riconosciuti e ceduti per l'adozione, o sono solo passati di parente in parente, creando il sentimento e la sensazione di non essere desiderati e senza radici. È spesso impossibile sapere esattamente cosa sia successo durante l'infanzia di ognuno, così alcuni killer possono negare di aver subito abusi, mentre altri possono ingiustamente dichiarare proprio di aver subito abusi; in tal modo sperano di catturare la compassione delle altre persone e dire agli psicologi ciò che desiderano sentirsi dire.

    L'elemento di fantasia nei serial killer non deve essere sovraenfatizzato. Essi iniziano spesso fantasticando circa l'assassinio durante l'adolescenza (o anche prima). Le loro vite immaginarie sono molto ricche ed essi sognano ad occhi aperti in modo compulsivo di dominare e uccidere le persone, spesso con elementi molto specifici della fantasia omicida che diverranno evidente nei loro crimini reali. Alcuni assassini sono influenzati da letture sull'olocausto e fantasticano sull'essere responsabili di campi di concentramento. In tali casi, comunque, non è l'ideologia politica del nazismo ciò di cui godono o che li ispira, ma semplicemente l'attrazione per la brutalità e il sadismo della sua applicazione. Altri godono della lettura delle opere del Marchese de Sade, dal cui nome deriva il termine "sadismo" per via delle sue storie, zeppe di stupri, torture e omicidi. Molti fanno uso di pornografia, spesso del tipo violento che riguarda il bondage, anche se leggono pure riviste in cui vengono narrati veri casi di omicidio. Altri possono essere affascinati ed eccitati da materiale meno ovviamente discutibile. Jeffrey Dahmer, ad esempio, era affascinato dal personaggio dell'Imperatore Palpatine de Il ritorno dello Jedi, e comprò addirittura delle lenti a contatto gialle per poter somigliare al personaggio malvagio, mentre diversi serial killer affermano che le loro fantasie sono state influenzate dalla Bibbia, in particolare dal Libro dell'apocalisse.

    Alcuni assassini seriale mostrano nella fanciullezza uno o più dei segnali di avvertimento noti come Triade di MacDonald. Questi sono:

    Accendere fuochi, invariabilmente solo per il gusto di distruggere le cose.
    Crudeltà verso gli animali (correlata allo "zoosadismo"). Molti bambini possono essere crudeli verso gli animali, ad esempio strappando le zampe ai ragni, ma i futuri serial killer spesso uccidono animali più grossi, come cani e gatti, e frequentemente solo per il loro piacere solitario, invece che per impressionare i loro pari.
    Bagnare il letto(enuresi) oltre l'età in cui i bambini cessano tale comportamento.
    Comunque, questa triade che venne sviluppata nel 1963, è stata recentemente messa in discussione dai ricercatori. Essi notano che molti bambini e adolescenti accendono fuochi o nuocciono ad animali per diverse ragioni (noia, imitazione delle punizioni date dagli adulti agli animali domestici, esplorazione di un'identità da "duro", o perfino sentimenti di frustrazione). È quindi difficile sapere se queste variabili siano davvero rilevanti per l'eziologia dell'assassinio seriale e, se così è, quanto lo siano con precisione.

    Molti serial killer dichiarano di aver compiuto il loro primo omicidio verso i 20-25 anni, anche se questo dato può variare anche di molto. Infatti ci sono serial killer che dichiarano di aver ucciso per la prima volta verso i 38 anni, mentre altri a 15 anni ammettono di aver compiuto 4 omicidi nei due anni precedenti.

    Molti esperti sostengono che una volta compiuto il primo omicidio, è praticamente impossibile (o comunque molto raro) che un serial killer si fermi. Recentemente questa posizione è stata ripresa in considerazione in quanto nuovi serial killer sono stati catturati, grazie a mezzi come il test del DNA, oggi a disposizione degli investigatori. In particolar modo i serial killer che sono stati catturati grazie a questi test sono proprio quelli che non sono in grado di controllare i propri impulsi omicidi. Così questi serial killer sono fortemente presenti nelle statistiche dei killer assicurati alla giustizia.

    La frequenza con cui reclamano le loro vittime può anch'essa variare molto. Juan Corona uccise 25 persone in sole sei settimane, mentre Fred West e sua moglie Rosemary fecero 12 vittime in un periodo di venti anni.


    Prevalenza

    killer
    Ci sono stati rapporti contrastanti circa l'estensione dell'omicidio seriale. Negli anni ottanta l'FBI sostenne che in ogni dato momento c'erano all'incirca trentacinque serial killer attivi negli Stati Uniti, indicando con ciò che i serial killer in questione avevano commesso il loro primo omicidio ma non erano ancora stati assicurati alla giustizia o fermati con altri mezzi (ad esempio, suicidio o morte naturale).

    Queste cifre sono state spesso esagerate. Nel suo libro del 1990, Serial Killers: The Growing Menace, Joel Norris sostenne che esistevano cinquecento serial killer attivi negli USA in ogni dato momento, che provocavano cinquemila vittime all'anno, il che significava approssimativamente un quarto degli omicidi noti della nazione. Queste statistiche sono considerate sospette e non sostenute da prove. Alcuni hanno affermato che chi studia o scrive dei serial killer, siano essi impegnati in una professione legale o giornalisti, hanno un interesse nascosto nell'esagerare la minaccia di tali soggetti.

    In termini di casi riportati, appaiono esserci molti più serial killer attivi nelle nazioni occidentali sviluppate che altrove. Diversi fattori possono contribuire a ciò:

    Le tecniche di investigazione sono migliori nelle nazioni sviluppate. Le molteplici vittime di uno stesso soggetto vengono rapidamente individuate come collegate, quindi l'arresto del colpevole avviene più rapidamente che in una nazione dove la polizia ha generalmente meno risorse a disposizione.
    Le nazioni sviluppate hanno mezzi di informazione altamente competitivi, quindi i casi sono riportati più velocemente.
    Gli USA e l'Europa Occidentale hanno evitato la censura su larga scala e sancita dallo stato che i mezzi di informazione in certe altre nazioni hanno, nelle quali le storie relative a omicidi seriali sono state eliminate. Un esempio è il caso dell'Ucraina con il serial killer Andrei Chikatilo, le cui attività continuarono non citate e scarsamente investigate dalla polizia dell'ex Unione Sovietica, a causa dell'idea che solo nelle ipoteticamente corrotte nazioni capitaliste occidentali tale tipo di assassini proliferava. Dopo il crollo dell'URSS ci furono diversi rapporti prolifici su serial killer i cui crimini erano stati precedentemente nascosti dietro la Cortina di ferro.
    Le differenze culturali potrebbero render conto di un più ampio numero di serial killer, non solo di un maggior numero di casi riportati.

    Omicidi seriali prima del 1900

    Anche se il fenomeno degli omicidi seriali viene generalmente considerato come moderno, può essere rintracciato nella storia, anche se con un grado limitato di accuratezza.

    Nel XV secolo, uno degli uomini più benestanti di Francia, Gilles de Rais, si dice abbia rapito, violentato e ucciso almeno un centinaio di giovani ragazzi. L'aristocratica ungherese Erzsèbet Báthory venne arrestata nel 1610 e successivamente accusata di aver torturato e macellato fino a 600 giovani ragazze. Benché sia De Rais che la Báthory venissero riportati come sadici e assuefatti all'omicidio, essi differiscono dai tipici serial killer moderni in quanto erano entrambi ricchi e potenti. Inoltre poco conosciute correnti storiografiche ammettono l'eventualità che le accuse rivolte alla Báthory fossero una montatura dei suoi avversari politici.

    A causa di una differente morale, di differenti valori sociali e, soprattutto, di una scarsa circolazione delle notizie è molto probabile che altri serial killer meno efferati siano stati dimenticati o, se nobili, siano stati protetti dalla propria famiglia.

    Tra il 1790 e il 1830 Thug Behram prese apparentemente parte all'uccisione per strangolamento di 931 persone, confessando in seguito di averne strangolate 125 di persona. Egli commise queste uccisioni come membro della setta dei Thug, al quale vengono attribuite un numero di morti in India compreso tra 50.000 e 2.000.000. Le attività del culto spinsero le autorità britanniche in India a portare avanti una campagna contro di loro. A causa di una errata interpretazione delle fonti manoscritte originali, Behram è spesso considerato come il più prolifico serial killer della storia. Questo può però essere messo in discussione, non solo perché il numero di vittime che confessò di aver strangolato personalmente era molto più basso delle 931 che gli vengono spesso accreditate, ma anche in base alla definizione precisa di serial killer, che prende in considerazione non solo il numero di uccisioni, ma anche il modo in cui vengono eseguite e le motivazioni dell'assassino (si veda sotto).

    Alcuni criminologi storici hanno suggerito che potrebbero esserci stati casi di omicidi seriali lungo tutto il corso della storia, ma che i casi specifici non vennero registrati adeguatamente. Potrebbe addirittura darsi il caso che bestie mitologiche come lupi mannari e vampiri fossero ispirate a serial killer medioevali. Dopo tutto, un lupo mannaro viene ritratto come una persona normale che viene occasionalmente sopraffatta da un bisogno animalesco di uccidere selvaggiamente le persone, e un tale mito potrebbe aver fornito una spiegazione adeguata per casi di omicidio seriale quando il concetto di psicologia era a secoli di distanza dall'essere definito e studiato. L'idea di serial killer storici che motivarono tali miti, comunque, è poco più che una speculazione, anche se significativamente ci sono un certo numero di assassini che sono ossessionati dal sangue e spesso bevono quello delle loro vittime.

    Nel suo famoso libro del 1886 Psychopathia Sexualis, Richard von Krafft-Ebing annota il caso di un assassino seriale degli anni 1870, quello di un italiano chiamato Eusebius Pieydagnelle, che aveva un'ossessione sessuale per il sangue e confessò l'uccisione di sei persone. Il mai identificato Jack lo Squartatore massacrò delle prostitute a Londra nel 1888. I suoi crimini ottennero un'enorme attenzione da parte della stampa dell'epoca perché, anche se c'erano numerosi omicidi motivati da furto e rapina nell'Inghilterra Vittoriana, non si era quasi mai sentito di qualcuno che uccidesse per puro piacere di farlo. Londra era anche il centro della più grande superpotenza dell'epoca, e tali drammatici omicidi di donne economicamente bisognose, nel mezzo di una tale ricchezza, concentrarono l'attenzione dei media sulle sfortune delle classi povere urbane e ottennero risonanza mondiale.

    Joseph Vacher venne giustiziato in Francia nel 1898 dopo aver confessato l'uccisione e la mutilazione di 11 donne e bambini, mentre il serial killer americano H. H. Holmes venne impiccato a Filadelfia nel 1896 dopo aver confessato 28 omicidi.


    Tipologie di serial killer

    I criminologi e istituzioni come l'FBI identificano diversi tipi di serial killer. In generale, i serial killer sono classificabili in due grandi categorie: organizzati e disorganizzati. Un'altra classificazione in parte indipendente riguarda invece le motivazioni specifiche del killer.


    CITAZIONE
    Tipi organizzati e disorganizzati

    I tipi organizzati sono killer lucidi, spesso molto intelligenti, metodici nella pianificazione dei crimini. Mantengono un alto livello di controllo sull'andamento del delitto; non raramente hanno conoscenze specifiche sui metodi della polizia, che applicano allo scopo di occultare scientificamente le prove. Seguono con attenzione l'andamento delle indagini attraverso i mass media e concepiscono i loro omicidi come progetti di alto livello. Spesso questo tipo di killer ha una vita sociale ordinaria, amici, amanti, o addirittura una famiglia.
    I tipi disorganizzati agiscono impulsivamente, spesso uccidendo quando se ne verifica l'occasione, senza una reale pianificazione. Spesso hanno un basso livello culturale e un quoziente d'intelligenza non eccelso; non sono metodici, non occultano le tracce (sebbene siano talvolta in grado di sfuggire alle indagini per qualche tempo, principalmente spostandosi velocemente e grazie alla natura intrinsecamente "disordinata" del loro comportamento su lunghi archi di tempo). Questo genere di killer in genere ha una vita sociale e affettiva estremamente carente e a volte qualche forma di disturbo mentale.

    Tipi di motivazioni

    Gli assassini seriali possono essere anche classificati in differenti categorie in base alla motivazione che li spingono a uccidere, cioè al 'movente' dei delitti.


    Visionari/Allucinati

    Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, non è frequente che i serial killer abbiano disturbi mentali importanti, per esempio schizofrenia. In qualche raro caso, tuttavia, un serial killer può corrispondere a questo stereotipo e letteralmente uccidere "seguendo le istruzioni di voci nella sua testa" o come conseguenza di esperienze di tipo allucinatorio. Herbert Mullin massacrò tredici persone perché una voce gli diceva che questo sacrificio avrebbe salvato la California dal terremoto. Ed Gein pensava di poter preservare l'anima di sua madre mangiando il corpo di donne che le assomigliavano fisicamente.


    Missionari

    Alcuni serial killer concepiscono i loro omicidi come una missione. Per esempio, lo scopo di un serial killer "in missione" può essere quello di "ripulire la società" da una certa categoria (spesso prostitute o membri di determinati gruppi etnici). Emblematica è la figura di John Doe nel film Seven, che rispecchia appieno questa categoria di serial killer. Lo stesso ruolo di serial killer di Michael C. Hall, Dexter, è proprio quello di uccidere le persone "cattive" sentendosi un vero e proprio missionario.


    Edonistici

    Questo tipo di serial killer uccide con lo scopo di provare piacere. Alcuni amano la "caccia" più che l'omicidio in sé; altri torturano o violentano le loro vittime mossi da sadismo. Altri ancora uccidono le vittime velocemente per indulgere in altre forme di attività come la necrofilia o il cannibalismo. Il piacere per questi serial killer è spesso di natura sessuale, o ha un analogo andamento e un'analoga intensità pur non essendo riconducibile ad alcun atto esplicitamente sessuale (David Berkowitz, per esempio, provava un piacere sconvolgente nello sparare a coppie appartate, ma non si avvicinava neppure alle vittime): dalle lettere che Jack lo squartatore spedì alla polizia, sembrava che il tutt'oggi ignoto assassino provasse piacere nella sua "caccia alle prostitute".


    Motivati dal guadagno

    La maggior parte degli assassini che agiscono per ottenere dei vantaggi materiali (per esempio a scopo di rapina) non sono in genere classificati come serial killer. Tuttavia, esistono casi limite che sono considerati tali. Marcel Petiot, per esempio, era un serial killer che agiva in Francia durante l'occupazione nazista; fingeva di appartenere alla resistenza e attirava ebrei benestanti a casa propria, asserendo di poterli aiutare a fuggire dal paese, per poi ucciderli e derubarli. Nei suoi 63 omicidi, Petiot ottenne solo qualche decina di borse, vestiti e qualche gioiello. La sproporzione fra il numero di vittime e il bottino materiale che Petiot ne ricavò fanno supporre un substrato morboso di altro genere.


    Dominatori

    È il tipo più comune di serial killer. Il principale scopo dell'assassino in questo caso è quello di esercitare potere sulle proprie vittime, in tal caso contribuendo al rafforzamento della propria stima di sé (della propria forza fisica e morale). Questo tipo di comportamento è spesso inteso (inconsciamente o consciamente) come compensazione di abusi subiti dal killer nell'infanzia o nella vita adulta. Molti killer che violentano le proprie vittime non ricadono nella categoria "edonistica" perché il piacere che provano da questa violenza è secondario (se non addirittura assente); la violenza stessa riproduce, fedelmente o simbolicamente, una violenza subita in passato.

    Ci sono però numerosi casi di assassini seriali che presentano caratteristiche proprie di più di una di queste categorie, e che possono quindi venire assegnati contemporaneamente all'una e all'altra: per esempio, Albert Fish soffrì di disturbi mentali con deliri di tipo paranoide già prima di commettere il primo omicidio, pare che torturasse e uccidesse le sue vittime con l'intento di "purificare sé stesso e gli altri tramite la sofferenza", e in ultimo si eccitava sessualmente e provava piacere nell'atto dell'omicidio. Quindi si potrebbe assegnarlo indifferentamente alla categoria degli assassini seriali "visionari" a quella dei "missionari" e a quella degli "edonistici". Lo stesso si può dire di David Berkowitz che con ogni probabilità soffriva di schizofrenia con stati deliranti ricorrenti e al tempo stesso provava piacere nel tendere agguati alle sue vittime; pare spesso si masturbasse dopo aver ucciso e considerasse i suoi delitti alla stregua di "avventure". Le stesse considerazioni valgono nel caso di quei serial killers il cui movente varia da un delitto all'altro, e di quelli che non hanno un tipo di vittima preferito e sembrano spinti a uccidere da un "bisogno interno", una compulsione omicida che si impone sopra qualsiasi altra considerazione razionale. Questi sono ovviamente i casi più difficili da classificare per uno studioso del fenomeno.


    Angeli della Morte

    Detti anche angeli della misericordia, sono gli assassini seriali che agiscono in ambito medico. La denominazione deriva dal soprannome dato al medico nazista Josef Mengele, famoso per la sua freddezza e per il pieno potere che aveva riguardo alla vita e alla morte dei prigionieri. Gli angeli della morte commettono i loro omicidi iniettando sostanze letali ai pazienti di cui si prendono cura e, anche se dichiarano di agire convinti di liberare le loro vittime dalle sofferenze, in realtà sono mossi dal desiderio di decidere della vita e della morte altrui, come prova il fatto che buona parte delle loro vittime siano in condizioni di salute non gravi al momento dell'omicidio. Le vittime variano in base al compito che svolgono, ma spesso sono neonati, bambini, anziani o invalidi. A volte questi criminali non uccidono i loro pazienti, ma li mettono deliberatamente in pericolo per poi salvarli e guadagnare l'ammirazione dei colleghi. Casi famosi sono quelli di Sonia Caleffi, di Stephan Letter o dell'inglese Harold Shipman, uno degli assassini seriali più efferati della storia. Le sostanze più utilizzate sono dei medicinali pericolosi, facilmente giustificabili nel caso di un'autopsia, quali morfina, atropina o tiopental sodico. La Caleffi, invece, iniettava aria nelle vene dei suoi pazienti per provocare delle embolie sulle quali sperava di intervenire, ma che in almeno quattro o cinque casi risultarono letali.


    Vedove Nere

    La maggior parte d'assassine seriali donne rientra in questa categoria. Le vedove nere agiscono in modo simile al ragno che ha ispirato la loro denominazione: sposano uomini ricchi e, dopo essersi appropriate delle loro proprietà, li uccidono, solitamente avvelenandoli o simulando incidenti domestici. A volte uccidono anche i loro figli, dopo aver stipulato delle assicurazioni sulle loro vite. Casi celebri sono quelli di Mary Ann Cotton e di Belle Gunness, mentre si segnala come uniche varianti maschili il francese Henri Landru e il tedesco Johann Otto Hoch.

    Gli assassini seriali nella cultura popolare

    A causa della natura orrorifica dei loro crimini, delle loro variegate personalità e della terrificante abilità di sfuggire all'individuazione e uccidere molte vittime prima di venire finalmente catturati e imprigionati, i serial killer sono rapidamente diventati una specie di fenomeno di culto, e sono protagonisti di molti romanzi, film, canzoni, fumetti, saggi, videogiochi e altro.

    L'affascinazione del pubblico per i serial killer ha portato ad alcuni gialli e film di successo, come American Psycho di Bret Easton Ellis e in particolare Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris, con il suo adattamento cinematografico premiato con l'Oscar, il cui principale antagonista, il brillante serial killer cannibale Hannibal Lecter, è diventato un'icona culturale.

    Mentre letteratura moderna gli omicidi seriali avvengono sempre con modalità atroci e con moventi psicologici (come Jack lo squartatore o Hannibal); nella letteratura antica vengono riportati omicidi seriali perpetrati da famosi personaggi delle migliori casate italiane commessi a scopo sessuale o amoroso.

    Fonti: Wikipedia - Serial Killer
    www.altrodiritto.unifi.it/

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    CITAZIONE (fidio46 @ 11/7/2018, 23:19) 
    Che c'entra con la magia?

    ti trovi nella sezione "SERIAL KILLER" non in "i crimini di grindelwald"
    Questo forum è diviso in più sezioni, magia, astrologia, divinazione, sogni...e sì, anche serial killer.

    Per favore cerca di fare attenzione a dove scrivi e a come è diviso il forum così eviti di andare in off topic con domande imbarazzanti ;)
     
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    Scusa, non mi ero accorto di essere nella sezione "SERIAL KILLER" 🤣🤣🤣
     
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    Colorado, il killer del supermercato è un 21enne di origini siriane con disturbi mentali: «Sentiva le voci»...bisognava vietargli le armi
     
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    CITAZIONE (renatoponzzo @ 24/3/2021, 06:41) 
    Colorado, il killer del supermercato è un 21enne di origini siriane con disturbi mentali: «Sentiva le voci»...bisognava vietargli le armi

    Cosa dovrebbe significare questo messaggio in questa discussione?
    Per favore leggi il regolamento del forum prima di scrivere a caso dove capota.
     
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5 replies since 2/7/2016, 15:04   829 views
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