I Brevi

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    Antriani Fidelis
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    Piante, animali, pietre, altre sostanze, parole e formule potenti furono gli strumenti attraverso cui le streghe, in contatto continuo con le forze naturali e soprannaturali, mediavano e interagivano con le forze della natura: tritavano semi, erbe, fiori, radici, parti di animali, minerali, metalli; distillavano erbe e liquidi organici, preparavano pozioni, decotti e filtri; confezionavano medicamenti, preparavano unguenti e impiastri, che curavano e guarivano, e sapevano riequilibrare ogni dissenso interiore ed esteriore con sottile “ arte spagirica” termine con cui Paracelo indicava l’antica scienza della composizione e decomposizione degli elementi.
    Da qui ebbe anche origine l’antichissimo uso dei brevi, pacchettini-talismano da portare addosso o al collo, di forme diverse (prevalentemente a cuore) contenenti reliquie, formule di preghiere scritte, e molteplici sostanze, animali, vegetali, minerali, umane e altro.
    Un breve del tutto particolare e assolutamente personale era quello che conteneva un’infinitesima parte della “camicia”, il rivestimento del sacco amniotico, con il quale era nata la persona stessa.
    Portato addosso fin dalla nascita avrebbe “segnato” la futura strega inducendola a guarire, a praticare le arti magiche ecc…
    L’uso dei brevi è una tradizione diffusa in tutto il mondo, tuttora esistente.
    Essi venivano confezionati dalle streghe e dai praticanti di arti magiche, su loro iniziativa per aiutare il prossimo o su richiesta di chi desiderasse possederne uno, per il neonato, per casi difficili e particolari.
    Terminata la raccolta per il breve, la strega lo avvolgeva in un tessuto rosso, dandogli la forma di cuore, poi lo cuciva più volte nella parte esterna, con filo continuo, cioè senza mai formare nodi, in modo da chiuderlo definitivamente.
    Come sigillo finale, nel proferire parole propiziatorie faceva cadere nel breve una goccia di olio di iberico.


    Arrivan da nord, da sud, da est, da ovest
    Nel nero manto avvolte, per rito ancestrale
    Dai quattro cantoni si recan al luogo
    Già da lontano si vedon i fuochi
    Scintille arroganti si levan al cielo
    Le giovani, le vecchie, misuran le voci
    Arcane parole sussuran magie
    S'intonan le nenie al re del perduto
    Appare, sovrana, la giovin Mirana
    All'ara si accinge, con mano a coppella
    Nell'altra una lama, di morte assetata
    Ai lati le dame, le masche, le mammane
    Nero il gallo per l'unzione
    Bianco l'agnello estremo suggello
    L'innocenza perduta, l'innocenza spregiata
    Le nenie in grida si levan schiumose
    Sull'ara si adagia la virgo Siùyana
    Le vesti levate, la pelle alla luna
    Ardenti i falò diffondon la luce
    La mano con gallo in rito s'accinge
    Cala la lama, precisa, a colpire
    Il capo reciso il sangue copioso
    In guisa di stilla la virgo a coprire
    La colpa si espande sul corpo vibrante
    Gracchie, nell'aria, le grida sguaiate
    Tremante l'agnello bela al nessuno
    Lo levan, l'innalzan al cielo arrossato
    Al cuore colpito, la vita finita
    Il sangue del candido di nuovo ricade
    Sul corpo bramante le colpe a lavare
    Ed ecco dal buio, fantasma, che appare
    In forma di capro la bestia si mostra
    All'ara le ancelle si stringon d'intorno
    Il capro s'innalza allarga il mantello
    Siùyana, perduta, accetta il suggello
    In terra si gettan le schiave del nulla
    Dal buio, ghignanti, si odon le voci
    Bramanti satiri appaion, voraci
    Il rito è compiuto il patto siglato
    Le carni si fondon in orgia sfrenata
    La vecchia Morgana, lontana, seduta
    Alla luna affacciata, intona una strofa
    Alle cose perdute, alle cose lasciate
    La strada percorsa, la via abbandonata
    Il nulla, illusion pura, culla di ogni paura
    Sull'atavico viso una ruga lucente
    Una lacrima sgorga, in ferita splendente
    Tutto, tutto ormai è compiuto, tutto perduto
    Tremula luce appare lontana
    E' l'alba, regina, s'impone sovrana
    Le masche allontana, le ombre disperde
    Alle fumanti ceneri allunga la luce
    Ulula un lupo in cerca di pace!

    Di Sciamano dei boschi

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