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Piante, animali, pietre, altre sostanze, parole e formule potenti furono gli strumenti attraverso cui le streghe, in contatto continuo con le forze naturali e soprannaturali, mediavano e interagivano con le forze della natura: tritavano semi, erbe, fiori, radici, parti di animali, minerali, metalli; distillavano erbe e liquidi organici, preparavano pozioni, decotti e filtri; confezionavano medicamenti, preparavano unguenti e impiastri, che curavano e guarivano, e sapevano riequilibrare ogni dissenso interiore ed esteriore con sottile “ arte spagirica” termine con cui Paracelo indicava l’antica scienza della composizione e decomposizione degli elementi. Da qui ebbe anche origine l’antichissimo uso dei brevi, pacchettini-talismano da portare addosso o al collo, di forme diverse (prevalentemente a cuore) contenenti reliquie, formule di preghiere scritte, e molteplici sostanze, animali, vegetali, minerali, umane e altro. Un breve del tutto particolare e assolutamente personale era quello che conteneva un’infinitesima parte della “camicia”, il rivestimento del sacco amniotico, con il quale era nata la persona stessa. Portato addosso fin dalla nascita avrebbe “segnato” la futura strega inducendola a guarire, a praticare le arti magiche ecc… L’uso dei brevi è una tradizione diffusa in tutto il mondo, tuttora esistente. Essi venivano confezionati dalle streghe e dai praticanti di arti magiche, su loro iniziativa per aiutare il prossimo o su richiesta di chi desiderasse possederne uno, per il neonato, per casi difficili e particolari. Terminata la raccolta per il breve, la strega lo avvolgeva in un tessuto rosso, dandogli la forma di cuore, poi lo cuciva più volte nella parte esterna, con filo continuo, cioè senza mai formare nodi, in modo da chiuderlo definitivamente. Come sigillo finale, nel proferire parole propiziatorie faceva cadere nel breve una goccia di olio di iberico.
Arrivan da nord, da sud, da est, da ovest Nel nero manto avvolte, per rito ancestrale Dai quattro cantoni si recan al luogo Già da lontano si vedon i fuochi Scintille arroganti si levan al cielo Le giovani, le vecchie, misuran le voci Arcane parole sussuran magie S'intonan le nenie al re del perduto Appare, sovrana, la giovin Mirana All'ara si accinge, con mano a coppella Nell'altra una lama, di morte assetata Ai lati le dame, le masche, le mammane Nero il gallo per l'unzione Bianco l'agnello estremo suggello L'innocenza perduta, l'innocenza spregiata Le nenie in grida si levan schiumose Sull'ara si adagia la virgo Siùyana Le vesti levate, la pelle alla luna Ardenti i falò diffondon la luce La mano con gallo in rito s'accinge Cala la lama, precisa, a colpire Il capo reciso il sangue copioso In guisa di stilla la virgo a coprire La colpa si espande sul corpo vibrante Gracchie, nell'aria, le grida sguaiate Tremante l'agnello bela al nessuno Lo levan, l'innalzan al cielo arrossato Al cuore colpito, la vita finita Il sangue del candido di nuovo ricade Sul corpo bramante le colpe a lavare Ed ecco dal buio, fantasma, che appare In forma di capro la bestia si mostra All'ara le ancelle si stringon d'intorno Il capro s'innalza allarga il mantello Siùyana, perduta, accetta il suggello In terra si gettan le schiave del nulla Dal buio, ghignanti, si odon le voci Bramanti satiri appaion, voraci Il rito è compiuto il patto siglato Le carni si fondon in orgia sfrenata La vecchia Morgana, lontana, seduta Alla luna affacciata, intona una strofa Alle cose perdute, alle cose lasciate La strada percorsa, la via abbandonata Il nulla, illusion pura, culla di ogni paura Sull'atavico viso una ruga lucente Una lacrima sgorga, in ferita splendente Tutto, tutto ormai è compiuto, tutto perduto Tremula luce appare lontana E' l'alba, regina, s'impone sovrana Le masche allontana, le ombre disperde Alle fumanti ceneri allunga la luce Ulula un lupo in cerca di pace!
Di Sciamano dei boschi
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