I Sidhe

Il popolo delle colline

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    I Sidhe e i loro sovrani

    Nelle tradizioni irlandesi, i Túatha Dé Danann furono un popolo colonizzatore precedente ai Gaeli ed essi sono identificati - in tutto o in parte - con gli dèi dei Gaeli. 
    La tradizione vuole che essi cambiarono il loro nome in Daoine Sidhe (pronuncia diine scii) quando i Milesi (invasori dell'Irlanda che conquistarano la città di Tara il giorno di Beltane) li respinsero sottoterra.
    Ma chi sono i Sidhe? E cosa dicono le leggende irlandesi su di loro?
    Di loro si dice che dimorino nel Sifra, un palazzo fatato d’oro e cristallo all’interno di una collina (infatti il termine gaelico Sidhe si traduce in “popolo delle colline”) e che siano state date loro bellezza, giovinezza, gioia ed il potere sulla musica. Il loro re è Finvarra mentre la loro regina si chiama Onagh; di lei si dice che sia la più bella di tutte le creature con i suoi lunghi capelli biondi che toccano il suolo e che sia coperta da una veste brillante ricoperta di gocce di rugiada. Nonostante la bellezza di Onagh, il suo consorte Finvarra preferisce le donne mortali e, attraverso la musica fatata, le attira nel suo palazzo (Sifra).

    La musica fatata
    Quando le giovani donne ascoltano la musica fatata del Re Finvarra e giungono nel Sifra sono poi destinate a non poterlo mai abbandonare perché chi ascolta la musica fatata è destinato ad appartenere alle fate per sempre. Ma non conducono una vita pietosa, anzi, la loro esistenza è permeata di gioia!
    Alcune volte però esse non vengono attirate nel Sifra e continuano la loro vita quotidiana in superficie, nonostante l’incantesimo fatato sia su di loro. 
    Per quanto riguarda gli uomini che hanno udito anche solo una volta l’arpa fatata, la tradizione dice che essi vengano posseduti dallo spirito della musica, che rimane in loro fino alla morte e dona loro strani poteri sulle anime degli uomini.  Un esempio di quanto detto è Carolan, il celebre Bardo: egli acquisì tutte le melodie magiche dormendo di notte sopra una collinetta delle fate, dove la musica gli giunse in sogno; al risveglio egli era in grado di suonare quelle melodie a memoria e tramite esse si dice fosse capace di far gioire un uomo come mai prima o farlo piangere come se il suo cuore fosse afflitto dal peggior dolore.
    Nel caso di Carolan la musica fatata fu un dono ma, nel caso di un altro uomo che la udì, essa fu una maledizione. Egli divenne sempre più ossessionato da quella melodia che divenne matto e non provò più alcun piacere nella vita, perché desiderava essere nuovamente con le Fate e sentirle cantare. Così, un giorno, disperato e folle per il desiderio, si gettò da un crepaccio nel lago montano vicino alla collina fatata. 

    Queste informazioni sono tratte dal libro “Antiche Leggende, Incantesimi e Fate della Verde Irlanda – La magia popolare della terra di Erin” di Francesca Speranza Wilde e da Wikipedia. Nel suddetto libro, riguardo i Sidhe, c’è un altro passo del quale vorrei parlarvi.

    Dei Sidhe si dice che siano spesso tristi, perchè ricordano che un tempo erano angeli in paradiso gettati sulla terra e, che dovranno morire senza speranza di riguadagnare il paradiso, mentre i mortali sono certi dell’immortalità. Un giorno un grande capo delle Fate chiese a Columb-Kille (sarebbe Columba di Iona, uno dei più importanti monaci irlandesi e colui che introdusse il cristianesimo in Scozia) se vi fosse speranza per le Fate di riguadagnare un giorno il paradiso ma il santo rispose che non vi era nessuna speranza: il loro destino era stabilito ed il giorno del giudizio essi sarebbero passati dalla morte all’annichilimento, perché così aveva decretato la giustizia di Dio. Nell’udire questo il capo fatato cadde in una profonda melanconia e, con tutta la sua corte, lasciò l’Irlanda per il suo paese natio, l’Armenia, dove avrebbe atteso l’arrivo del terribile giorno in cui la razza fatata morirà per certo sulla terra, senza speranza di riguadagnare il paradiso. 

    Quando ho letto queste informazioni ho subito pensato ad una manipolazione e storpiatura cristiana di antichi testi tradizionali e se così fosse non me ne meraviglierei onestamente! Voi cosa ne pensate? 



    Edited by Black&White - 7/11/2018, 14:48
     
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    Mi rendo conto che la discussione è un po' datata, mi dispiace essermi persa il post fino ad oggi. Tuttavia per chi fosse interessato a questo tema, consiglierei di leggere "La dea bianca" di Robert Graves. Testo un po' impegnativo, in cui l'autore propone l'esistenza in tempi antichissimi di un'unica divinità europea, la cosiddetta "Dea Bianca" del titolo, signora e padrona dell'amore e della morte e molto simile alla Dea Madre del matriarcato. L'autore nel testo sostiene inoltre come la poesia pura è indissolubilmente collegata all'antico culto rituale in onore della Dea e del figlio divino.
    Per attestare queste tesi Graves attinge alla poesia e mitologia del Galles e dell'Irlanda, per ampliare poi il suo sguardo alla lirica-epica dell'Europa occidentale in generale e dell'antico Medio Oriente. A mio parere questa lettura potrebbe dare dei confronti molto interessanti.

    Edited by - Imperatrix - - 12/1/2020, 13:25
     
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