STORIA E LEGGENDA DEL GIAPPONE ANTICO

Luci e Ombre tramandate da maestro ad allievo

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  1. Novella Fina
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    LA SPADA ANIMA DEL SAMURAI

    La spada è da sempre l'anima stessa oltre che il simbolo della classe guerriera giapponese. Ancora una volta il mito si fonde con la storia attribuendo a quest'arma essenziale nella sua micidiale praticità significati magici e origini divine. Quest'arte è così importante, tanto da essere presente negli "sanshu no shiki" ,ovvero i tre simboli sacri: La Spada (lo spirito guerriero ), Il gioiello (il senso estetico ) e lo specchio (la spiritualità ). Secondo la leggenda, furono consegnati dalla Dea del Sole Amaterasu al primo Imperatore del Giappone Jimmu Tenne.
    Tuttavia, prima di passare nelle mani imperiali, la spada sacra, aveva avuto un passato mitico. Secondo il libro fondamentale dello Shintoismo il "kojiki", il Dio Haya Susanoo (figlio della dea Izanami, che dette vita al Giappone ) aveva ucciso un drago per salvare una vergine offerta in sacrificio al mostro. Susanoo squarto' il drago con la propria spada e all'interno del drago vide che era nascosta una grande spada chiamata"Tsumugari " (la ben affilata )che donò ad Amaterasu.
    Quando poi l'arma fu data all'Imperatore divenne fonte di altri prodigi. Il principe Yamato Takeru, quattordicesimo figlio di Jimmu Tenne, circondato da nemici, riuscì a salvarsi la vita grazie al potere magico della lama che gli permise di aprire un varco , appiccando fuoco alla prateria. Takeru soprannomino' allora la spada "Kusangi no Tsurugi " che significa (La spada falciatrice d'erba) e ancora oggi rimane uno dei simboli più cercati e venerati nel Giappone.

    SPADE MAGICHE E MALEDETTE

    Il segreto della forgiatura delle spade giapponesi è spesso coperto da un alone di mistero che i maestri forgiatori hanno alimentato per proteggere la loro arte.
    Esistevano spade dotate di un "kami" (divinità strettamente legate agli spiriti degli antenati ) positivo e spade maledette come quelle di Muramasa che si dicevano possedute da un incantesimo. Chi le usava era si destinato alla vittoria ma anche alla perdizione, quasi che il kami negativo e sanguinario della spada potesse corrompere il suo padrone. Di fatto la Katana , la spada del bushi/samurai, per la sua perfezione tecnica e la micidiale capacità di uccidere è diventata il simbolo stesso delle arti marziali, incarnandone nobiltà ed efficacia.

    L'utilizzo costante della spada da parte dei guerrieri nipponici, sfocio' nella creazione di uno stile fatto apposta per la spada il "Kenjitsu" che si diffuse rapidamente nei migliori ryu (scuola di arte marziale, basata su uno specifico stile e tecnica) più di 5000 in tutto il Giappone antico. Quest'arte divenne particolarmente efficace durante le guerre, infatti il guerriero quando combatteva non solo poteva usufruire del corpo a corpo ma aveva inoltre una marcia in più, infatti i mastri riuscirono a realizzare armi bianche (che riflette la luce solare sulla lama se girata) leggere e letali al tempo stesso, così perfette da tagliare di netto un corpo a metà.

    Affianco alla fama della katana , c'è quello di uno dei più grandi spadaccini di tutto il Giappone feudale:Miyamoto Musashi entrato nella leggenda per non aver perso mai uno scontro. Per non perdere tutto ciò che aveva appreso nel corso della sua vita, scrisse un'opera "Il libro dei cinque anelli", dove Musashi tratta della propria filosofia come guerriero .

    Queste informazioni sono state prese da questo libro: I segreti delle arti marziali, di Stefano di Marino.
    Cosa ne pensate?
    Il libro è fatto veramente bene, al suo interno è possibile trovare anche foto del passato e recenti. Nella sezione sul karate moderno troviamo una foto dei maestri Hiroshi Shirai e di Fugazza. Qualcuno li conosce?
     
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  2. Novella Fina
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    IL NINJITSU

    Chi erano veramente i Ninja?

    La storia del Giappone antico e medievale è inscindibile dal mito e da uno stretto rapporto con la religione e lo spiritismo. Sin dall'epoca precedente all'arrivo delle dottrine buddiste e taoiste, la casta dei monaci aveva già raggiunto una posizione di privilegio all'interno del sistema politico nipponico. Essendo questo fortemenete influenzato sin dalle origini dalla cultura militare guerriera era logico che si formassero ordini clericali fortemente militarizzati, riuniti intorno alla figura dell'Imperatore in opposizione ai clan militari laici.
    L'arrivo delle discipline filosofiche cinesi suscitò inizialmente un'aspra polemica poi, come avvenne in ogni occasione in cui il Giappone arrivò a contatto con culture e novità provenienti dall'estero, si ebbe una grogressiva e rielaborazione dottrinale e un'integrazione fra le due culture.
    Questo mescolarsi di dottrine e credenze, dette vita a un nuovo tipo di casta sacerdotale, gli "yamabushi" (monaci guerrieri o guerrieri delle montagne), la cui fama di combattenti era ancora più temuta dei samurai e ai quali si attribuivano, particolari capacità soprannaturali.
    Non solo erano abili assassini, pagati per missioni di spionaggio ma potevano anche essere assoladati per incutere timori nei signori feudali, come ad esempio bruciare i raccolti ecc. Erano perfezionisti nelle arti marziali tuttavia si distinguevano da un qualunque assissino in quanto erano maestri nell'arte dell'invisibilita'.

    Questo insieme di tecniche esoteriche era conosciuto come lo "Jahojitsu", cioè le arti magiche del ninja.
    Il dominio degli spiriti, i kami, è sempre stato fondamentale per comprendere la cultura nipponica sin dai suoi albori. Per esempio gli Oni, i demoni metà uomini e metà mostri avevano caratterizzato i racconti dei primi bushi, di queste credenze i ninja seppero sfruttare il lato più oscuro, in parte attingendo dalla tradizione sciamana dello " shugendo", in parte sviluppando una ben congegnata mistificazione per avvolgere la loro immagine di un alone di mistero.
    Il demone Fudomyo, divinità non completamente negativa, viene rappresentato in più templi con un viso orribile dalla cui bocca spalancata emerge una lingua forcuta, espressione di una sempre presente minaccia proveniente dal mondo degli spiriti, quello che i ninja dichiaravano di poter dominare, o almeno di farlo credere. In realtà pochissimo si sa sulla reale efficacia dello Jahojitsu (l'arte della magia) ma è probabile che, come in altre religioni basate sulla superstizione, gran parte della sua efficacia, derivante dal potere di terrorizzare la vittima con una serie di espedienti e trucchi che poco avevano di magico.
    L'uso di fumogeni, l'abilità di eseguire movimenti acrobatici in combattimento e il possesso di equipaggiamenti vari e anticovenzionali aveva sicuramente loscopo di creare la falsa idea che il ninja fosse un guerriero soprannaturale e che era impossibile combattere con mezzi normali. Altrettanto utile a questo scopo era la tecnica dello "saminjitsu" (l'arte dell'ipnotismo) ecc.
    Anche se in particolari ryu veniva utilizzata una branca dallo "shugendo " che studiava l'uso dell'energia interna: canalizzata attraverso una sequenza di gesti i così detti "mudra" (usati nelle discipline yoga per respirare ) .

    Citazione che non c'entra niente , ma serve per capire che cosa sono i mudra (se avete visto almeno una volta nella vita Naruto , i gesti che usano per evocare il chakra dicono loro, anche se sarebbe corretto direche evocano l' energia dei chakra ovvero il "ki" x giapponesi e "chi" per i cinesi ( in sostanza è l' energia dell' universo che scorre attraverso il nostro spirito, in quanto creature sostanziali del cosmo) se conoscete il Reiki (l'arte di guarire il corpo con l imposizione delle mani, utilizzando appunto lanostra energia.

    Una delle tecniche più affascinati che resta comunque nella leggenda è il "kujikiri" (il taglio a nove mani).

    IL kiaijustu le tecniche esoteriche moderne nelle arti marziali

    Il "kiai"ovvero l'uso della voce come strumento di offesa e difesa. È l' urlo tipico delle arti marziali non esclusivamente giapponesi, il kiai servIva un tempo e serve tutt'oggi ha incanalare la propria energia cosmica per dare il colpo definitivo e decidere così le sorti dell'incontro.
    Appunto un kiai eseguito correttamente era un modo per creare quella tanto agonita fusione, dopo anni estenuanti di allenamento, un legame tra corpo e spirito. Grazie ad esso il Samurai diventava tutt'uno con la sua katana raggiungendo la condizione di "zanshin", la totale determinazione necessaria per sopravvivere a un duello dove ogni incertezza o esitazione potevano rivelarsi fatali.

    P.s: Non tutti i guerrieri potevano vantarsi di essere samurai, solo in pochi raggiungevano questo titolo perché questa condizione prevedeva il sacrificio, di combattere non solo per capriccio dell imperatore o di un signore feudale , ma padroneggiare le arti marziali per davvero significava scendere in guerra per il bene , per l ' onore e per la giustizia. Se in battaglia si veniva meno a questo dovere morale, si chiedeva al nemico vittorioso di farsi tagliare la testa. Forse questa è l unica grande differenza tra un ninja e un samurai.

    Fatemi sapere se avete testi sui ninja e se vi è piaciuto. Grazie;)
     
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    Se ti interessa l'argomento nel forum puoi trovare più di una discussione sui mudra, per esempio.
     
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  4. Novella Fina
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    IL SUMO

    In Giappone è conosciuto come lo sport degli dei. È innanzitutto necessario osservare che il sumo non ha nulla a che fare con le arti dei samurai e non fu codificato e studiato per servire sul campo di battaglia. Le sue origini risalgono invece al mito e si possono trovare nelle prime "chikara kurabe " (le prove di forza in cui igiovani più robusti dei vari clan si sfidavano in un combattimento a volte anche molto violento).
    Inizialmente pare che il sumo fosse una sorta di pancrazio greco, una disciplina di lotta dove valeva praticamente tutto, dai colpi alle proiezioni. Il ring per mettere alla prova le proprie abilità era la sabbia (il luogo dell' incontro non era ovviamente dettato dal caso, anzi era voluto fortemenete che fosse proprio la sabbia a fare da terreno decisivo, perché a differenza delle scuole giapponesi dove si studiavano e si studiano ancora oggi le arti marziali senza armi in cui gli allievi possono sfidarsi tranquillamente in un dojo fatto di legno e quindi avere la stabilità, sulla sabbia invece era molto difficile riuscire a mantenersi perfettamente in piedi dopo ogni pugno, prese ecc era proprio la sabbia che decideva la vita o la morte di chi combatteva).
    A partire dall' epoca Tokugawa, il sumo si evolve , infatti furono eliminati i colpi inferti con il pugno chiuso e i calci, giudicati poco estetici.
    Le cronache antiche riportano duelli di questo stile sin dai tempi dell'Imperatore Suinin (29 a.c,-70 d.c) quale per esempio, la sfida tra laguardia imperiale Taema no Kuehaya e il campione della provincia di Izumo, Nomi no Sukune. Quest'ultimo secondo le cronache antiche vinse spezzando i lombi all'avversario dopo avergli fratturato le costole. Fatti successivi parlano di incontri di sumo disputati davanti agli imperatori per decidere controversie politiche e territoriali tra i daimyo.
    Nel sumo c'è un forte legame con la religione che resiste anche adesso, come: il rito del lancio del riso prima dell'incontro, i costumi medioevali e la stessa enfasi messa dai sumatori (lottatori di sumo). Questi si dividono in due categorie 1) riki shi, ovvero i semplici lottatori; 2) yokozuma, i lottatori professionisti, elevati a semi dei anche nel Giappone moderno.
    I giovani allievi oltre ad essere sottoposti a diete particolari che ne plasmato il fisico, trasformandoli in vere e proprie statue viventi, sono costretti a seguire una disciplina rigidissima fatta di molte umiliazioni fisiche e psicologiche.
    Da un punto di vista tecnico, un incontro di sumo si conclude nel giro di pochi secondi su un ring circolare, con indosso il caratteristico perizoma di seta nera. Dopo le dovute presentazioni da parte di un oratore professionista, i due avversari si pongono uno difronte all altro, nellaposizione nota come "shiriki no kamae", a gambe larghe e con le mani aperte di fronte al corpo. Spesso battono le mani per richiamare la benevolenza degli spiriti prima dello scontro. Questo ha per scopo quello di buttare l avversario fuori dal cerchio, tale risultato può essere raggiunto con una spinta o con un colpo di mani.
    Con la mole che si ritrovano i lottatori di sumo sviluppano una potenza micidiale, tuttavia come ho accennato prima gli incontri non durano mai per più di mezzo minuto.

    Grazie;)
     
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  5. Novella Fina
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    LE DONNE SAMURAI

    La posizione della donna nella civiltà giapponese è sempre stata secondaria, almeno apparentemente. Nelle antiche leggende dei popoli nomadi provenienti dalle steppe le donne guerriere erano tutt'altro che rare, specializzate nell'uso dell'arco.
    Ma nell'era dei samurai, almeno formalmente, la donna era tuttavia intrappolata in una serie di regole comportamentali che il rigido schematismo nipponico aveva rafforzato. Le cronache ci riportano in ogni caso l' esistenza di un gran numero di donne samurai, decise a far sentire la propria voce sia sul piano diplomatico che su quello militare.
    Naturalmente l'immagine della donna samurai è meno appariscente di quella del guerriero ma non per questo meno costante nella storia del Giappone. Le leggende parlano di numerose eroine guerriere yamato impegnate sul campo di battaglia, queste erano soprattutto figlie, mogli e madri che combatterono a fianco dei propri uomini nella lotta per il potere.
    Uno degli esempi più noti è quello della dama Masa, nota anche come Masako (moglie del primo Shogun dell'era Kamakura, Yorimoto), nelle fonti è definita come una donna astuta, eroica e piena di risorse. Suo marito di lei aveva questa opinione "Masako non governava ma il suo potere e la sua influenza erano grandissimi".
    Un'altro esempio è quello di Tomoe (moglie di uno dei nipoti di Yorimoto ), partecipò anche lei a numerose battaglie distinguendosi in parecchi duelli con la spada. Questa eroina del suo tempo, venne consacrata come tale durante la battaglia di Azazu-no-Hara, dove fu circondata e rischiò di cadere nelle mani di Uchida Iyeyoshi, il diretto rivale del marito. Mostrando una decisione degna del miglior spirito samurai, Tomoe carico' il nemico ingaggiando un furioso combattimento a cavallo, nel corso del quale decapito' il suo avversario portandone la testa in omaggio al marito.

    La donna samurai riceveva in famiglia un severo addestramento sia fisico che spirituale nel quale, naturalmente, le arti marziali avevano un ruolo predominante.
    La donna samurai prediligeva: l' uso dell'arco , la lancia e soprattutto l'alabarda. Anche oggi le scuole tradizionali di budo riservano classi e corsi esclusivamente alle donne che si specializzano nell' uso di quest'arma.
    Un' altra arte prediletta è il famoso ventaglio da guerra.
     
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4 replies since 27/1/2019, 16:30   413 views
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