Capodanno Romano

Parte II: Il rituale

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    Il Capodanno romano
    Parte II: Il rito


    danza7



    Non mi limiterò a descrivere il semplice rituale in sé, ma bensì descriverò l'intera giornata. Per ovvi motivi sono impossibilitata di scrivere in maniera storicamente accurata ciò che veniva fatto o detto, ma facendo qualche ricerca sui siti storici romani e su quelli religiosi ho provato a ristrutturare il tutto:

    La sera prima del capodanno, marzo o gennaio, come credete, i romani erano soliti lasciare la porta di casa socchiusa per far uscire l'anno vecchio, oppure si poneva ai lati della porta, chiusa, dei fasci di saggina che non permettevano agli spiriti maligni di entrare in casa. La sera a cena si mangiavano erbe amare, a simboleggiare le traversie dell'anno passato, e uova sode simbolo della rinascita per l'anno che si avvicinava

    Svegliatevi per l'alba, che non solo è il momento del dio Giano, ma è anche quello che per i romani corrisponde alla nostra mezzanotte; e pregate con le seguenti parole:

    O Giano bifronte, origine dell'anno che scivola silenziosamente,
    solo tu tra gli dèi superi che vedi le tue spalle:
    sei presente alla destra dei capi, con la fatica dei quali
    la terra fertile produce ozi tranquilli e il mare anche.
    Sei presente alla destra dei tuoi padri, e del popolo di Romolo:
    e apri con un cenno le cose favorevoli per il tuo tempio.

    La luce sorge proprizia;
    favorite gli spiriti e le parole.
    Ora sono da dirsi buone parole nel giorno favorevole.
    Le orecchie manchino le lotte,
    e le dispute furiose stiano sempre lontane:
    divulga il tuo lavoro, o lingua
    invidiosa, e fai in modo che splenda il cielo,
    con fuochi profumati e accesi questi,
    canta con la spica della Cilicia,
    la fiamma, con il suo splendore colpisce l'oro dei templi
    e sparge il raggio templante dal punto più alto del tempio.

    Tarpea va nell'acropoli con le vesti intatte,
    e lo stesso popolo è di colore uguale nel suo giorno di festa.
    Già avanzano i nuovi fasci e la nuova porpora brilla,
    e il ricco avorio sperimenta nuova importanza.
    I teneri torelli offrono i colli da sgozzare per il lavoro agricolo,
    che l'erba del territorio dei Falisci nutri con i suoi campi.

    Giove guardi verso tutto il mondo dalla sua sede,
    e non abbia niente altro che il mondo romano da proteggere.
    Non abbia null'altro che il mondo romano che lui protegge.
    Salute, o giorno felice, e ritorna semplce migliore,
    degno di essere venerato da un popolo potente.
    Dirò: quale dio, infatti, posso dire che tu sia, o Giano bifronte?
    Infatti la Grecia non ha nessuna divinità pari a te.
    Svela nello stesso tempo il motivo perché solo tu, tra gli dèi,
    vedi ciò che è alle spalle e ciò che è davanti.



    potete continuare con varie preghiere od inni ai vari dèi, oppure potete continuare tranquillamente la vostra routine quotidiana.

    Per il pranzo indite un banchetto da veri re, invitate amici e conoscenti stretti e alla fine del pasto scambiatevi un vaso bianco con miele, datteri, fichi secchi accompagnato da ramoscelli d'alloro come augurio di buon auspicio. In caso non disponiate degli elementi ci si può accontentare di un po' di miele e/o alloro. Per il banchetto, in caso siate soli potete limitarvi ad un pranzo con porzioni ingrandite, se invece siete in pochi potete regolarvi tranquillamente come meglio credete, ma ricordate: i romani ci davano dentro. Non vi sono strette regole per la libagione, ma per il vino mettetelo in una caraffa di cui i 2/3 dovranno essere d'acqua. I partecipanti al banchetto dovrebbero adornarsi il capo con rami d'ulivo intrecciati a rami di pino.

    Al pomeriggio, ballate, cantante, giocate e pregate gli dèi, tutto ciò in stile romano ovviamente: Dunque, preparare una stanza per l'ascolto di musica con spazio tale da permettervi di ballare. Il tipo di ballo non è importante, e in realtà non lo è neanche la canzane ma nel post ve ne ho allegate un paio che sono musiche da festa e preghiera. Continuate così

    fino la sera, ove dopo un banchetto altrettanto sostanzioso come quello precedente. preparate un fantoccio da avvolgere in una copertina. Sarebbe preferibile che il fantoccio sia fatto da voi, ancor di più se fatto di legno, ma va bene una specie di peluche comprato al mercatino. Ponete il fantoccio su una pietra, che potete lasciare in giardino così come tenerla in casa ma anche portarla in un bosco. Versare del vino sulla pietra (non sul fantoccio), bagnarsi le dite di vino e ungere la fronte del fantoccio e recitare:


    Consacro questa figura a Dionisio,
    Ultimo tra gli dèi,
    venisti ai mortali
    e così grande
    che antichi segreti racconti
    dicono ricevesti
    le chiavi del Regno.

    A te che sei tutto
    e di tutto l'stremo contrario,
    non è facile
    levare il canto
    per i molti tuoi doni,
    e gli insondabili abissi
    tra cui ti nascondi

    in te e solo in te
    si confondono
    regni lontani
    quando dèi,
    animali e piante
    e per ultimo l'uomo,
    si inrecciano inestricabili
    tra le onde dei tuoi capelli
    danzanti al ritmo
    dei tuoi devoti
    e dei suoi che da sempre
    abitano il vasto universo.

    Certo, compagno tu sei,
    dei mortali, antico,
    quando ignari,
    ancora, del fuoco
    divisero la preda esultando e,
    strappate le mebra,
    ne divorano carni ancora viventi.

    ed in cerchio dansarono,
    levarono alte le voci isolate,
    che prime si unirono
    in un unico canto.

    Sei tu che l'ebrezza
    del comun sentire
    concedi ai viventi,
    che in cuore ti onorano
    per il dono del vino lucente,
    che levando lo spirito
    dalle strette di affini infiniti,
    mette le ali alle dolci
    ingannevoli attese.

    Perché implacabile,
    la tua vendetta
    cade sulla mente,
    oscurata dalla folle ambizione
    di non celebrare
    le tue daze notturne,
    e la perdita del senno,
    che solo varco ai mortali
    è dato per accedere agli dèi,
    nascosti ben oltre
    gli angusti pensieri
    della luce del giorno.

    Tu che radici hai profonde,
    nell'oscura,
    nell'umida terra,
    tu parimenti
    nell'alto del cielo
    scagli le gemme
    dei fruttiferi rami,
    e col canto ispirato
    di poeti
    che del tuo sangue
    si nutrono,
    scandisci il duro cammino
    perché si sciolga in amabile danza.

    Tu della vita
    ci conduci ai confini
    dove la nera soglia
    delle tue grandi pupille
    ci invita con riso dolente
    ad inoltrarci in oscuri sentieri
    che non hanno ritorno,
    se la dolce promessa
    del tuo eterno rinascere
    non ci accompagna
    più amica.



    Fatto ciò lasciare del latte vicino la roccia, latte che emula quello materno, che serve al bambino per crescere forte e sano, così come il nostro nuovo anno deve essere facile e bello. Fatto ciò, aprire il cerchio ed evocare il Dio Giano, in caso stiate festeggiando il capodanno a Gennaio, Marte in caso lo stiate festeggiando a Marzo o anche una dea della natura se ad Ostara, equinozio primaverile. In caso abbiate voluto seguire la tradizione che è rimasta fino ad oggi, ecco cosa dire per evocare il Dio, alla quale presenterete ovviamente una qualsivoglia offerta, per andare sul sicuro direi miele. Il seguente inno è la versione latina più lunga di quella riportata all'inizio, ricordo che la pronuncia deve essere in latino classico non ecclesiastico.


    Salve Iane pater matutine. Admitte me coram numina lucentia
    Iane biceps, anni tacite iabentis origo,
    solus de superis qui tua terga vides,
    dexter ades ducibus, quorum secura labore
    otia terra ferrax, otia pontus habet
    dexter ades patribusque tuis popoloque Quirini
    et resera nutu candida templa tuo.

    Prosper lux oritus: linguis animisque favete;
    nunc dicenda bona sunt bona verba die.
    Lite vacent aures, inasanaque protinus absint iurgia:
    differ opus, livida turba, tuum.
    Cernis odoratis ut luceat ignibus aether,
    et sonet accensis spica Clissa focis?

    Flamma nitore cuo templorum verberat aurum
    et tremulum summa spargit in aede iubar
    Vestibus intactis Tarpeias itur in arces,
    et popolus festo nocnolor ipse suo est,
    iamque novi praeunt fasces, nova purpura fulget,
    et nova consicuum pondera sentit ebur.

    Colla rudes operum praebent ferienda juvenci,
    quos aluit campis herba Falisca suis.
    Iuppiter arce sua totum cum spectet in orbem,
    nil nisi Romanum quod tueatur habet.
    Salve, laeta dies, meliorque revertere semper,
    a populo rerum digna potente coli.

    Quem tamen esse deum te dicam, Iane biformis?
    nam tibi par nullum Graecia numen habet.
    Ede simul causam, cur de caelestibus unus
    sitque quod a tergo sitque quod antes vides.
    Haec ego cum sumptis agitarem mente tabellis,
    lucidor visa est quam fuit ante domus.

    Tum sacer ancipiti mirandus imagine Ianus,
    bina repens oculis obtulit ora mes.
    Extimui sensique metu riguisse capillos,
    et gelidum subito frigore pectus erat.
    Ille tenens baculum dextra clavemque sinistra.

    Edidit hos nobis ore priore sonos:

    disce metu posito, vates operose dierum,
    quod petis, et voces percippe mente meas.
    Me Chaos antiqui vocabant

    Aspice quam longi temporis acta canam.
    Lucidus hic aer et quae tra cropora restant,
    ignis, aquae, tellus, unus acervus erat.

    Ut semel haec rerum secessit lite suarum
    inque novas abiit massa soluta domos,
    flamma petit altum, prior locus aera cepit,
    sederunt medio terra fretumque solo.
    Tunc ego, qui fueram globus et sine imagine moles,
    in faciem redii dignaque membra deo.

    Nunc quoque, confusae quondam nota parva figurae,
    ante quod est in me postque videtur idem.
    Accipe quaesitae quae causa sit altera formae,
    hanc simul ut noris officiumque meum.
    Quicquid ubique vides, caelum, mare, nubila, teerras.
    omnia sunt nostra clausa patentque manu.

    Me penes est unum vasti custodia mundi,
    et ius vertendi cardinis omne meum est.
    Cum libuit Pacem placidis emittere tectis,
    libera perpetuas ambulat illa vias:
    sanguine letifero totus miscebitur orbis,
    ni teneant rigidae condita Bella serae



    In caso vogliate invece seguire il culto della roma arcaica potete pregare, a Marzo, il dio Marte. Essendo lui un dio un attimo più..cruento, nonché più "importante" per roma e i suoi abitatnti, potrebbe non accontentarsi di un po' di miele, latte, grano etc, ma preferisce carne di maiale, vitello, agnello e così via. Ovviamente mentre nella tradizione romana l'animale veniva sacrificato sull'atto, la cosa ad oggi è quasi impossibile, perciò potete limitarvi a comprare della carne di questi animali; suggerisco il cuore e le parti più succulenti. Ad ogni modo, ecco l'inno a Marte:


    O bellicoso Marte, lasciato per un poco lo scudo e la lancia,
    assistimi, e sciogli fuori dall'elmo la lucente chioma,
    O Marte padre,
    ti prego e scongiuro,
    sii benevolo e proprizio a me,
    alla mia casa ed alla famiglia nostra.
    In considerazione di ciò che ti ho offerto.
    Deh, tieni tu lontano, respingi,
    spazza via i morbi visibili ed invisibili,
    la sterilità e la devastazione,
    il tempo e le bufere.
    Padre Marte,
    ti prego e scongiuro,
    che tu sia benevolo e proprizio,
    a me, ai miei cari e alla mia casa.
    Per questo campo [fondo, terreno, giardino...]
    ho ordinato di far cerchiare con questa offerta,
    perché tu i mali, visti e nascosti,
    desolazione e devastazione,
    calamità e brutta stagione,
    possa impedire, ricacci e allontani.
    Voglia far crescere e ben prosperare,
    pastori e pecore sani,
    conserva, dona vigore e buona salute a me,
    alla casa e ai miei cari.
    Per questi voti, per rendere puro
    il terreno [fondo, campo, giardino...]
    per questo rito purificante, così come ho detto,
    [ti sia gradito che abbia immolato tal sacrificio:
    porco, vitello e agnello da latte].



    Se preferite aspettare Ostara, l'equinozio primaverile, potrete pregare una qualsiasi dea della natura. Di seguito vi riporto un po' di preghiere per le dee della natura o le dee madri. Per le offerte, dei fiori o comunque cose provenienti dalla natura andranno più che bene.

    Preghiera a Cibele

    Ave, grande Madre dell'ida, Madre degli dèi!
    Ave, O più antica Sacra dea! Io ti offro preghiere devote,
    O cibele, berecinziana madre di Dindymus!
    Accoglici sotto la tua protezione,
    che tu possa difenderci!
    A te offro questa supplica,
    per garantire pace, sicurezza
    e salute alla nostra famiglia.
    Possa tu essere benevolente e anoi proprizia.
    E non abbandonare mai la tua progenie.


    se si presenta un offerta di vino:
    Per queste cose sii tu onorata da questa libagione.
    Sii tu benevole e a noi proprizia!


    Cerere

    Regina caeli, sive tu Ceres,
    alma frugum parens originalis,
    quae, repertu laetata filiae,
    vetustatae glandis ferino remoto pabulo,
    miti commostrato cibo nunc
    Eleusiniam glebam percolis.
    ------------------------------------------------------
    O regina del cielo, tu feconda Cerere,
    prima creatrire delle messi,
    che, nella gioia di aver ritrovato tua figlia,
    eliminasti l'antica usanza di nutrirsi di ghiande,
    come le fiere,
    rivelando agli uoini un cibo più mite,
    ora dimorinella terra di Eleuri.



    Proserpina

    Salve, salve, salve de dai volti luminoso e oscuro,
    amata figlia della madre potente, regina degli inferi
    e di tutto ciò che è occulto, placa la tua ira,
    e torna nelle braccia di tua madre,
    e sorridi a noi mostranod il volto benevolo e luminoso.


    Vesta

    O Madre antica e feconda,
    fai scendere sulla nostra gens la tua benedizione,
    che il tuo sacro fuoco bruci anche per noi,
    come sempre l'hai fatto bruciare per Roma.
    Accogli la nostra offerta fatta col cuore,
    e in cambio concedi alla nostra casa, e alla nostra famiglia,
    con liberti e schiavi, pace e armonia,
    ricchezza e salute.
    Triplice Dea, tu madre, tu feconda di frutti,
    tu ufoco che distrugge i nemici,
    proteggi Roma e il suo popolo,
    proteggi me e la mia casa,
    e sii benevola alla mia offerta.
    Triplice Dea, guarda la mia afflizione,
    e dì basta, e il mio dolore avrà fine.


    Flora

    O Flora, madre della natura,
    tu cugina dei due fauni,
    garantisci a me e alla mia famiglia,
    un percorso roseo,
    così come roseo è il giardino tuo.
    Fai sbocciare la salute, la fortuna e la clemeza,
    così come fai sbocciare i fiori.
    O Madre della natura, moglie di Mavor,
    fai fiorire la natura nei suoi mille colori,
    rinasci un altra volta dalle spoglie gelide,
    O Madre antica e ora feconda, dona,
    ai campi, i frutti di cui abbiamo bisogno.



    Tellure o Gaia

    Oh santa dea
    oggi son quì per chiedere amore,
    per chiedere onore, per
    chiedere stupore...
    non li chiedo per me, ma chiedo amore
    per chi ha un gran cuore e non è amato,
    amore per chi non è capace di amare,
    onore per chi compie azioni degne di esso,
    onore per chi difende nel tuo nome,
    e stupore, si stupore, per chi ancora non crede alla tua benevolenza,
    per chi non immagina che possa esistere tanta bontà,
    e infine pietà per coloro che ti disprezzano,
    perchè non sanno ciò che fanno, sempre a te fedele e devoto.
    Oh dea che col calor del sacro fuoco riscaldi i nostri cuori,
    concedi a noi, tuoi cavalieri, la capacità di compiere a pieno i nostri compiti,
    svolti in tuo nome, come oggi ogni giorno della vita concessa,
    che la fiamma risplenda eternamente e illumini il camino di chi,
    con tutto il cuore, cammina nel segno dell'amore e della pace,
    che mai il buio domini il cuore di chi ti è fedele,
    ora una lunga strada mi spetta da percorrere,
    una strada che sarà attraversata da molteplici pericoli,
    in cui è facile inciampare, ma il mio cuore è rivolto a te dea madre,
    e confido che la luce metterà in risalto codesti ostacoli,
    rendendomi in grado così di superarli con facilità.
    Che la stessa luce illumini la strada di chi l'ha già percorsa prima di me,
    e chi verrà dopo di me, perchè anch'essi ripongono la loro fiducia,
    e il loro amore a voi madre Gaia, madre di noi tutti,
    il tuo amore alla fine riuscirà a prevalere sul male
    che si annida nei cuori di chi ancora non vi è fedele,
    figli vostri anch'eesi, figli che sono inciampati,
    ma che è possibile recuperare
    concedendo loro una seconda possibilità
    come faceste con me in precedenza,
    amore e fedeltà dal vostro figlio





    Qui alcune delle canzoni che potreste usare:



     
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0 replies since 29/2/2020, 17:41   117 views
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