Lari Marte e semoni nell'antico culto romano del carmen Arvale

Il Carmen Arvale, le divinità invocate e analisi linguistica

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    Il Carmen Arvale, o Carmen fratrum Arvalium è il canto rituale del collegio sacerdotale latino composto da dodici sacerdoti a vita, scelti tra i patrizi. Il collegio era molto antico, secondo la tradizione fu creato dalla mitica figura di Romolo.
    Il termine Arvali deriva dal termine arvus “campo coltivato, terra lavorata”; e in origine essi si rivolgevano alla dea Dia che significa luminosa, in seguito questo culto fu associato alla dea cerere, esempio di sincretismo, cerere era infatti la dea delle messi. I Fratelli Arvali officiavano I loro riti in un luogo chiamato
    Lucus Deae Diae alla quale chiedevano che i campi si mantenesse fertili. I fratrum Arvalium celebravano i loro riti anche tramite processioni, le Ambarvalia feste primaverili, che servivano a richiedere campi fertili e che si tenevano lungo il limen, confine, dell'Ager, terreno, romano. Durante questa processione i sacerdoti cantavano il carme e contemporaneamente danzavano, come facevano anche altri collegi sacerdotali, ad es. I saliari. Un frammento di questo canto è stato rinvenuto a fine settecento tuttavia si tratta di un frammento datato 219 d. C. pertanto non proviene direttamente dal periodo della Roma arcaica. In ogni caso il frammento non è scritto in lingua classica latina, bensì presenta e nella struttura e nel lessico numerosi arcaismi. In epoca classica si faceva ricorso agli arcaismi quando si intendeva utilizzare un linguaggio solenne, greve, in effetti la lingua latina arcaica era considerata quella più vicina alle divinità. La lingua latina, come tutte le lingue parlate, è stata oggetto di numerosissime trasformazioni per es. Basti considerare la fibula prenestina dove sono scritte in caratteri greci, le seguenti parole MANIOS MED vHE vHAKED NVMASIOI che in latino classico corrisponde a MANIVS ME FECIT NVMERIO, e tradotta suona cosi:Manio mi ha fatto per Numerio. Qui notiamo la forma del dativo antico in oi, il raddoppia mento del tema del perfetto,
    Tornando al Carmen, eccone il testo
    « Enos Lases iuvate
    enos Lases iuvate
    enos Lases iuvate
    neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris
    neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris
    neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris
    satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber
    satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber
    satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber
    semunis alterni advocapit conctos
    semunis alterni advocapit conctos
    semunis alterni advocapit conctos
    enos Marmor iuvato
    enos Marmor iuvato
    enos Marmor iuvato
    triumpe triumpe triumpe triumpe triumpe. »
    Il verso usato è il saturno, un verso nato in lingua latina a differenza di quelli usati dai poeti classici, di derivazione greca. Il saturno nato dal latino ne sfrutta al meglio le caratteristiche, infatti, tipico delle lingue italiche, troviamo continue ripetizioni di suoni, frequenti consonanza,ad es. fu fere e assonanze, la più interessante forse lue, rue, nonché ripetizione di interi versi che dovevano fornire al canto un ritmo ascendente che, presumibilmente, si concludeva con il finale del trionfo, termine ripetuto varie volte sul quale confluisce l'intero carme e sul quale è posta tutta la struttura ritmica. Una parola importante quindi, che funge da chiave dell'intera formula, a mio avviso.
    Questa lingua era divenuta di difficile comprensione anche ai romani stessi, tanto era antica, probabilmente una corretta lettura potrebbe però portare a questa traduzione:
    Ahinoi aiutateci lari
    Non permettete che Peste e rovina affliggono il popolo
    Sii sazio crudele Marte, salta sulla porta e restaci
    Chiamaci tutti i sermoni uno alla volta
    Ahinoi Marte aiutaci
    Trionfo
    Questo canto si apre con una invocazione ai lari, gli dei del focolare domestico, i custodi dell'Ager, come ricorda Tibullo. Poi si invoca marte, certamente dio della guerra ma in origine anche dio delle messi e delle case degli agricoltori, infatti egli è invitato a sostare sulla porta di casa per proteggere i contadini e la terra dalle calamità. Altra divinità invocata è quella dei semoni di cui poco si sa ma che potrebbero essere gli agenti esecutori degli dei, essi quindi proteggerebbero il popolo tramite la loro azione.
    Il Carmen resta una delle più antiche formule conosciute del latino arcaico.

    Edited by Lelax - 10/5/2020, 10:29
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    Beh le fonti usate sono diversi testi di lingua latina, una lingua che adoro, ma il testo fondamentale, che non è di magia ma dice tante cose interessanti per chi volesse conoscere la cultura e la lingua latina, è "la lingua latina" di j. R. Palmer edito da Einaudi
     
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1 replies since 10/5/2020, 07:57   303 views
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