I pilastri dell'ellenismo

Per capire meglio la pratica ellenica dall'esterno

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    王意欣

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    I PILASTRI DELL'ELLENISMO



    I cosiddetti "pilastri dell'ellenismo" sono una serie di concetti chiave su cui si basa la pratica ellenica. Sono utili per capire di cosa si parla quando si parla di ellenismo, ma non sono mai esistiti nell'Antica Grecia. Gli antichi elleni non hanno mai studiato dei "pilastri" della loro religione, poiché la loro pratica era compresa all'interno della loro cultura. Le loro pratiche e i loro riti venivano insegnati da parenti, amici e dalla comunità sin dalla tenera età.

    Queste colonne portanti sono state estrapolate dalla filosofia antica soprattutto di Aristotele e Platone. Nonostante ogni filosofo elencasse ognuno diverse virtù da rispettare nella pratica religiosa, molte di queste liste avevano elementi che si sovrappongono.
    Timothy James Alexander è uno scrittore che ha pubblicato molti libri sull'argomento, dediti a promuovere l'ellenismo, la sua ideologia e teologia ed è colui che ha teorizzato questi sette pilastri, che sono i seguenti:



    - NOMOS ARKHAIOS Rispettare le antiche tradizioni, leggi e costumi
    - EUSEBIA Rispetto, lealtà e senso del dovere nei confronti dei Theoi
    - SOPHIA La costante ricerca della conoscenza e del sapere
    - ETHIKE ARETE Il continuo miglioramento di sé stessi per diventare la versione migliore di noi stessi
    - SOPHROSUNE Il controllo di sé stessi, raggiungibile attraverso profonde riflessioni/contemplazioni
    - XENIA Rispetto dell'ospitalità, generosità e cortesia generale
    - HAGNEIA Evitare il miasma e situazioni "miasmatiche", mantenendo così la purezza rituale



    Ci tengo a specificare che queste son un po' come delle "linee guida" e non si è obbligati a rispettarle per seguire il percorso ellenico, anzi, ogni praticante ha i suoi pilastri personali, infatti io in primis non seguo tutti e sette i pilastri di Alexander, ma solo alcuni di essi.

    Spero che sia stato un argomento interessante, e se avete opinioni/conoscete altri pilastri, scrivete pure qua sotto, le leggerò con piacere!
     
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    sua altezza imperiale

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    Questa è proprio una delle cose che mi fanno alterare di più :D quando gente che mai ha aperto un libro in vita sua – e guarda caso sono o si definiscono sempre “giornalisti”- si permette il lusso di scrivere scemenze su settori a sé sconosciuti.
    Cercando sul web non ho trovato informazioni su questo signore. Non è quindi un archeologo, uno storico, un esperto del mondo ellenico, per cui quanta credibilità può avere? E non dica nessuno che “ha studiato da solo” perché posso garantirvi che lo studio universitario non ha eguali, in quanto hai una serie di professori con i quali confrontarti e dai quali apprendere il metodo di ricerca e di studio. Se ti approcci al mondo classico non puoi non conoscere determinati parametri come le cronologie o le nomenclature ad esempio. Ma questo è un ragionamento ben più ampio, torniamo alla questione e vediamo di capire perché affermo quanto scritto.
    La prima cosa che noto leggendo il post è che il nostro signor giornalista ha sfruttato il mondo ellenico per camuffare dei messaggi/pilastri di oggi, credenze attuali della maggior parte dei sostenitori della new age o del paganesimo moderno in generale, in modo da ritagliarsi una buona fetta di pubblico che comperi i suoi libri. È una mossa di mercato che forse in America può funzionare, in Italia mi auguro un po’ meno.
    Prima di tutto partiamo già male dal titolo in quanto per ellenismo si intende a grandi linee, il processo di ellenizzazione operato da Alessandro Magno fino alla morte di Cleopatra, considerata l’ultima sovrana ellenistica in quanto discendente di Tolomeo (il suo ipotetico erede e figlio Cesarione verrà ucciso da Ottaviano). I macedoni conquistarono la Grecia privando le poleis della loro indipendenza e libertà culturale. Anche se grandi menti come Callimaco, Menandro, Polibio, Plutarco, Aristotele non sono mancate in questo periodo (Aristotele in realtà più che vivere quest’epoca è stato l’anello di congiunzione tra il passato e l’età alessandrina) non stiamo più parlando di Grecia classica, perché ormai le città- stato erano state inglobate nel Regno di Alessandro che impose la koine, la lingua unica e favorì processi di commistione culturale sia dalla Grecia verso l’Oriente che viceversa: la nascita della Biblioteca di Alessandria che fu il primissimo centro filologico del mondo antico ci fa comprendere molto bene il periodo, dato che per la prima volta si sentiva la necessità di studiare e conservare i manoscritti della Grecia antica, alla quale in un certo senso si pensava “al passato”; un po’ come se noi pensassimo al medioevo per intenderci. Spero sia un errore di traduzione :D anche perché non puoi scrivermi un titolo come “i pilastri dell’ellenismo” e poi mi citi Platone :D
    Secondo punto, è matematicamente impossibile parlare di “pilastri” nel mondo greco in quanto la Grecia fu dalla sua nascita alla sua morte – che in un certo senso avviene con Alessandro già – caratterizzata dal particolarismo politico, linguistico, culturale e religioso. In sostanza la Grecia era frammentata in staterelli chiamati Poleis, città- stato che dovete immaginare come una Francia o una Germania non come una Milano o una Palermo. Ogni città era diversa dall’altra per costumi, tradizione, storia, leggi, situazione politica, sociale, militare e culturale e ognuna ci teneva a rimanere distinta dall’altra. È anche vero che i Greci sapevano di essere in qualche modo uniti da una base comune – Omero per capirci oltre che la lingua anche se frammentata in molteplici dialetti – ma questo non li fermava dal ritenere ogni polis una realtà a sé stante. Per capirci uno spartano ad Atene era uno straniero e viceversa. Non era un greco in casa di greci. Se io vado da Milano a Palermo di certo non sono in terra straniera ma sono sempre in Italia. Da ciò capite bene che non si può assolutamente parlare di codici morali e religiosi fissi in Grecia – come credo si tenti di fare in questo libro – al contrario si può parlare della storia di Sparta e della sua evoluzione o di Atene – per citare i due staterelli che tutti conoscono – partendo però da una data storica precisa perché l’Atene di Pisistrato non era certo l’Atene di Clistene o di Milziade. Dal passaggio dall’età arcaica a quella classica decede ad Atene – ma non a Sparta ad esempio – l’idea del re e dell’aristocrazia a comando della città mentre cresce il bisogno di leggi scritte e di entità politiche capaci di gestire il potere. Nasce piano piano la democrazia grazie a menti come Solone, Clistene, Pericle ( ma la parola democrazia non vi tragga in inganno perché la democrazia ateniese non era certo ciò che noi attualmente concepiamo come democrazia e ciò uguali diritti per tutti). Sparta invece, rimaneva chiusa nel suo mondo, immobile e aristocratico come “al tempo dei Dori” e questo portò il Peloponneso ad essere teatro di sanguinose battaglie. Come se non bastasse la filosofia che si sviluppa ad Atene principalmente (salvo le colonie) scioglie completamente l’uomo dalla tradizione e dal mondo antico, in quanto i filosofi, soprattutto quando iniziano a parlare dell’uomo, del bene e delle leggi si staccano dal passato e iniziano a ragionare e a dedurre da soli. Per cui in realtà non si possono citare i filosofi se si deve parlare di tradizione greca :D per noi moderni oggi il pensiero greco è associato ai filosofi ma al tempo – parliamo fondamentalmente del V sec a. C. – questi andavano generalmente contro il pensiero comune. Leggete i dialoghi platonici per farvi un’idea o sempre di Platone la Repubblica in cui egli parla della città ideale che non è certo Atene. I filosofi furono anche i primi a mettere in discussione Omero, il mito e la religione. Per queste motivazioni non possiamo parlare di pensiero greco e parlare di Platone per dire, perché il pensiero di Platone è suo privato e dei suoi discepoli. Spero sia chiaro il concetto.
    Ma andiamoli a vedere questi famosi pilastri :D vi parlerò soprattutto di Sparte ed Atene perché sono le due poleis più conosciute e quelle maggiormente documentate, oltre al fatto che rappresentano un po’ due poli opposti della concezione di stato greca.
    “Nomos arkhaios” ho riso per mezz’ora su questa frase. Partiamo dal presupposto che il termine Nomos in greco non significa banalmente regola; non che non abbia in sé questo significato ma come molti termini greci ne raggruppa diversi. In italiano forse quello più vicino potrebbe essere “precetto” perché ha anche una forte componente religiosa: il nomos è la consuetudine che diventa legge ed è una realtà che appartiene al mondo arcaico fino a quando non si matura la necessità di avere leggi scritte. Da qui in poi basta osservare quel che successe ad Atene dove ad un certo punto si è rotto definitivamente con il passato creando di volta in volta situazioni sociali e politiche sempre differenti. Vi stupireste di quanto fosse “moderna” questa cittadella dell’Attica: Da Dracone in poi, Atene muta in tantissimi modi, creando sempre nuove leggi. Nascono così nuove entità politiche, le assemblee e via dicendo. Mi fermo qui perché il discorso è lungo ma vi invito a leggere di Dracone, di Solone, di Clistene, di Pericle e via dicendo. Sparta si mantenne senza dubbio più conservatrice, visceralmente attaccata a Licurgo ma anche qui abbiamo “una rottura” con il passato nel momento in cui vengono stabilite le leggi e le cariche politiche (i diarchi, la gherusia ecc ecc) e il percorso che ogni spartiate deve fare per essere stimato e apprezzato dai suoi pari. Cito inoltre i filosofi che senza alcun problema inizieranno a parlare degli dei e della religione domandandosi quanto ci sia di vero. Furono loro a dire che gli “antichi” utilizzassero il Mito per dare una spiegazione a cose che non conoscevano come i fenomeni atmosferici – eh si i Greci erano molto più avanzati scientificamente e tecnologicamente di quanto si creda-. Non a caso la filosofia nasce per capire cosa sia Dio e partorisce la geniale idea del Logos a cui in un modo o nell’altro tutti faranno capo. Per non parlare poi della Tragedia – sempre esperienza ateniese- in cui i personaggi si ritrovano sempre a dover andar contro le leggi morali e politiche (vero che spesso ne pagano le conseguenze ma anche vero che la Tragedia da luogo spesso a forti domande circa la loro giustezza). Quindi questo primo “pilastro” non ha ragione di essere :D
    “Eusebeia” questa è una parola molto usata in filosofia nel senso di devozione ma qui si sta facendo un errore un po’ grossolano. Quando i filosofi parlano di “devozione agli dei” non stanno affatto parlando di religione. Questo è un aspetto peculiare del mondo greco in cui la religione e la politica sono una cosa sola. Noi moderni dissociamo queste due settori perché non riconosciamo più al sacro il suo posto all’interno della vita dello Stato. In Grecia la faccenda era molto diversa perché il dio era la prima forma di regola sociale non scritta. Ne troviamo testimonianza in Omero. Non omaggiare gli dei, non esser loro devoti significava non partecipare alla vita della polis. Per un greco essere escluso dalla vita della città significava essere come morto (la morte non era niente se paragonata all’esilio o all’ostracismo). Esser quindi devoti agli dei significava far parte della vita pubblica. Tutto qui :D Oggi molti atei si rifiutano di andare a Messa e prendere parte alla vita cattolica – anche perché non esiste più la religione di Stato- al tempo dei greci anche se atei o di altra religione avreste comunque dovuto partecipare a tutti i riti cittadini perché religione, società e politica sono una cosa sola. Inoltre theoi non è una parola così speciale in greco, non occorre la lettera maiuscola perché la loro concezione di divinità era un po’ diversa da quella delle grandi religioni monoteistiche. Quindi anche questo secondo “pilastro” non ha ragione di essere.
    “Sophia” questo non è un concetto greco ma della filosofia greca che è ben diverso. La conoscenza, la saggezza come ricerca è un’esperienza puramente filosofica che in epoca classica passa dalle mani dei cantori a quelle dei filosofi che iniziano a porsi domande specifiche su argomenti come cos’è Dio, cosa sono la vita e la morte, cos’è la Terra e chi è l’uomo. Ma attenzione quando si parla di ricerca del sapere dovete sempre impostarla secondo il ragionamento greco :D noi moderni oggi siamo proiettati verso il futuro e le mirabolanti conquiste scientifiche che il domani ci riserva. Viviamo un tempo illimitato al futuro. I Greci no. Per loro il tempo perfetto era il passato perché ultimato, definito – lo si riscontra anche nella lingua quando si studiano i verbi- . Per cui loro non potevano ragionare sulla ricerca al futuro, illimitata – sono concetti che appartengono al cristianesimo e al mondo moderno-. i filosofi ragionavano di ciò che era inerente alla polis e all’uomo “nella polis”. Il pensiero greco è sempre razionale e circoscritto nella stragrande maggioranza dei casi. Il filosofo ha come scopo ultimo quello di far progredire la città – stato (vedi la diatriba tra Socrate e i sofisti). È un concetto molto sottile che forse non a tutti sembrerà lampante sin da subito ma basterà masticare un po’ di storia greca per capire meglio. I filosofi cercavano semplicemente la vera verità e il bene ultimo. Un esempio chiave potrebbe essere il sillogismo di Aristotele che estremizza questo modo di pensare a circuito chiuso. Inoltre se dovessi espandere questo concetto a Sparta verrebbe da ridere perché come detto era una polis molto conservatrice. Gli Spartiati erano i diretti discendenti dei Dori e la loro vita era standardizzata e ben divisa. Nessuno poteva opporsi se voleva continuare a godere di certi privilegi. Per cui altro che ricerca della verità e bla bla :D inoltre va in contrasto con il primo e secondo pilastro a ben pensarci perché se mi si sta facendo un discorso sui “pilastri”, quindi sulle “regole fondanti del mondo greco”, non avrebbe senso che questi prima rispettassero devotamente divinità e tradizioni e poi invece fossero alla ricerca della verità. O sbaglio? Ha invece senso in un mondo variegato, privo di regole standardizzate come era il mondo greco.
    “Ethike arete” l’idea del migliorare sé stessi in modo da diventare migliori è un’altra idea molto moderna ma poco greca. Non che i Greci non ci tenessero al miglioramento fisico e mentale ma attenzione a non pensare che si possa parlare di miglioramento sociale. L’idea che siamo tutti uomini e uguali è cattolica e moderna e non greca. Aristotele scrisse che alcuni uomini sono schiavi “per natura”. Questo vi da una veduta più ampia del pensiero greco in relazione alle classi sociali che non erano certo barriere superabili. Se nascevi ad Atene tra i Teti appartenevi alla classe più povera che ci fosse e niente e nessuno poteva farti sperare in un avanzamento. Durante le Guerre Persiane la classe aristocratica discusse parecchio per non combattere in mare e usare le trireme, perché così facendo si sarebbe dato spazio ai Teti in quanto rematori e quindi, difendendo la città anche loro, avrebbero potuto pretendere spazio nel governo cittadino –anche se poi col tempo qualcosa la ottennero anche loro ma grazie alla mobilità sociale e culturale di cui Atene fu protagonista che va a contrastare il famoso “primo pilastro” ;D . Al tempo di Pericle si era Ateniesi solo se nati ad Atene da genitori Ateniesi, altrimenti non si poteva prendere parte alla vita della città. Altro che migliorare sé stessi per sé stessi :D A Sparta era anche peggio perché le classi sociali erano assolutamente statiche: in alto c’erano gli Spartiati, la società aristocratica che viveva a parte e che aveva come unico scopo la guerra e la difesa del territorio mentre al gradino più basso erano gli Iloti, gli schiavi. Gli Iloti erano i Messeni catturati e schiavizzati da Sparta ma erano greci esattamente come gli Spartiati. Vogliamo parlare di miglioramento? :D Non penso proprio. Al contrario sia le donne che gli uomini di Sparta facevano molto esercizio fisico per migliorare il fisico in modo da dare figli sani alla città e massimizzare le abilità belliche. Non era una forma di auto -miglioramento ma una disciplina imposta dallo Stato. Ciò a cui i filosofi fanno riferimento è la tendenza che ogni uomo dovrebbe avere verso la virtù e il bene. Ma parliamo sempre e comunque di uomini liberi, ateniesi. Non certo di schiavi o persone che non potevano neanche pagarsi l’equipaggiamento per andare in guerra. Inoltre il concetto di Arete andrebbe valutato da filosofo a filosofo oltre che in Omero, laddove l’arete è glorificazione del guerriero. Più un guerriero è virtuoso e quindi ricco di arete, più ha alla spalle saccheggi, bottini di guerra –oro e donne- , guerre, combattimenti e omicidi .D per cui quello dell’arete è un concetto ampio in Grecia che però nulla ha a che vedere con quanto scritto qui.
    “Sophrosune” qui altra risata ;D il concetto non è così semplice come qui descritto. Meriterebbe uno spazio a parte per la sua descrizione. Prima di tutto lo si attesta in Omero là dove era considerata una sorta di virtù marginale: la temperanza, il timore degli dei erano tipici di coloro che vivevano nella moderazione. Logicamente con la nascita delle città stato la moderazione e la temperanza diventano un valore sociale non indifferente fino a quando il termine non si associa all’idea di conoscenza in quanto “chi conosce il bene in automatico lo persegue”. Voglio sottolineare che Creonte nella tragedia di Euripide dice a Medea di temerla perché sophrosune, nel senso di sapere, di conoscere molto e tanto. Qui poi si parla di contemplazione :D una cosa molto lontana dal mondo greco. Quando Platone parla di contemplazione dell’Iperuranio, non dovete immaginarvelo sul cucuzzolo della montagna come i santoni d’oriente che contempla le verità estatiche. L’uomo greco è profondamente immerso nella realtà della polis, la contemplazione è il ricordo che ognuno porta con sé in vita dell’idea primigenia di tutte le cose e che lo aiuta a distinguere il vero dal falso. Quindi nessuna riflessione/contemplazione ma dialogo e ragionamento per arrivare con la ragione a capire cosa sia il bene, riconoscerlo e diventarne parte integrante :D e questo avviene ragionando e colloquiando con gli altri. inoltre anche qui siamo in pieno ambito filosofico. A Sparta e ad Atene la cosa non era particolarmente apprezzata perché se leggi venivano messe in discussione a causa di vedute personali, l’ordine politico poteva automaticamente risentirne. Se ne coglie molto nella tragedia greca. Quindi anche qui, nessun pilastro greco ma un concetto della filosofia –e prima di Omero- orientalizzato senza motivazione.
    “Xenia” altra grossa risata :D non so se questo autore abbia giocato mischiando le carte appositamente o proprio per incompetenza, ma prima mi da un titolo in cui si parla di ellenismo, poi mi cita i filosofi del V secolo e adesso torna ad Omero? Pieno VIII sec a. C. che greco certo non era? :D La Xenia è un valore della civiltà descritta da Omero (Iliade e Odissea non parlano certi di Greci) non certo della Greci. Ci sono molti motivi utili alla base del principio della Xenia che non starò qui a riassumere per spazio ma che crollano quando le poleis diventano grandi e importanti e possono assicurare ai loro cittadini una sorta di sicurezza anche durante i viaggi. Quando si parla del rapporto tra Greci e stranieri (senza dimenticare che si era stranieri da poleis a poleis) si incorre in realtà in continue contraddizioni. Gli stranieri in Grecia in parte erano temuti e poco graditi (specie a Sparta), non essendo greci erano spesso mal considerati (i famosi “barbaroi”) e certo non avevano grosse libertà in città (vedi Atene e i meteci ad esempio). Ma nello stesso tempo molte polis erano fiorite grazie ai commerci con popolazioni esterne ed erano state influenzate dai popoli mediorientali (pensate anche alla fase di colonizzazione “alla greca” che investì l’Anatolia e principalmente l’Italia del sud, queste città nuove erano decisamente più aperte agli scambi interculturali delle varie città/madre patria, con cui rimanevano in contatto e a cui trasmettevano le novità). Erodoto, considerato un po’ il padre della storiografia, si interessava in quanto logografo degli usi e costumi di altre genti, descrivendo nei suoi racconti come questi vivessero, i loro miti e le loro leggende, la loro storia, la loro geografia e spesso facendo il confronto con i Greci stessi. Erodoto fu uno dei primi a parlare del fatto che semplicemente ogni civiltà segue i propri padri e le proprie tradizioni, anche se il suo discorso era sempre nell’ottica di un greco ;D per cui il discorso è abbastanza ampio e per parlarne servirebbe davvero un libro a parte. La Xenia, però, era un valore per Omero non per il mondo delle Poleis. Con questo non sto dicendo che la gente non viaggiasse o soggiornasse per le città greche – soprattutto se commerciante –, anzi, ma dovete capire che la società di Omero è una società aristocratica legata ai grandi palazzi – con molta probabilità – in cui il signore gestiva la comunità e ci teneva ad essere accogliente con ospiti importanti di altre città (è un meccanismo culturale tipico di quel tempo anche perché non esistevano garanzie a tutela del singolo come oggi ad esempio – vedi le ambasciate). La polis è un ambiento molto ristretto. È una macchina attiva a cui tutti partecipano. Ci sono delle leggi da rispettare a garanzia del personaggio a seconda del suo ceto e dei suoi possedimenti. Lo straniero è una realtà esterna che potrebbe mettere in crisi gli ingranaggi sociali. Pensate solo ad Alcibiade a Sparta :D che nonostante fosse un alleato – in quel momento- era guardato con astio in quanto straniero e traditore, altro che Xenia ;D questo discorso ho dovuto trattarlo in modo molto generico perché in realtà se ne dovrebbe parlare in modo particolareggiato a seconda della polis e del periodo storico ma ho cercato di condensare un po’ tutto le idee fondamentali. La cosa certa è che anche qui il “pilastro” non ha senso di esistere.
    “Agneia” io credo che qui si stia facendo confusione con la Catarsi :D che è una forma di liberazione, di rilascio del male interiore. La Tragedia aveva ad esempio una funzione catartica e quindi di pulitura dell’animo. Anche in filosofia il concetto è molto utilizzato. Per quel che riguarda “il miasma” e il non contagio dobbiamo parlare di realtà più piccole come quella della setta pitagorica (e non solo) che avevano tutta una serie di azioni obbligatorie per non “sporcarsi”. Per il resto in qualunque religione antica o moderna ci si accosta al rito (non al rituale) puliti nel corpo e nell’animo. I preti non possono prendere moglie nel cattolicesimo come i fedeli sono invitati ad accostarsi alla Messa puri nel corpo e nello spirito. La Grecia vi sorprenderà però anche in questo perché ad esempio presso i templi dedicati ad Afrodite esisteva la prostituzione sacra :D credo sia giusto inoltre ricordare che in Grecia i riti erano religiosi ma anche fortemente politici e comunitari. Le grandi feste erano fortemente volute dalla città e tutti vi dovevano partecipare al di là di quanto fossero “puri”. Senza dimenticare le feste in onore di Dioniso che spesso si risolvevano in orge, vino e sangue – soprattutto nel periodo più arcaico-. Ancora potrei citare le falloforie :D ecc ecc molto ancora dipende dal tipo di dio a cui la preghiera è rivolta, dal contesto sociale e dalla poleis di riferimento. Il discorso del “non contagio” non è greco è più orientale e permea in alcuni gradi della filosofia e delle sette magico- religiose o filosofiche. Quindi anche qui, assolutamente nessun pilastro.
    Ancora una volta si assiste al fatto che molti pseudo-giornalisti si permettono il lusso di scrivere di cose che non conoscono. In questo caso abbiamo uno pseudo-autore che ha raccattato quattro termini della filosofia greca e li ha elevati a “pilastri” del mondo greco. E purtroppo sono libri che si vendono con il bel risultato che la gente impara cose sbagliate. Su 100 forse 2 poi si domanderanno se sia vero o meno o andranno a documentarsi al riguardo. Ovviamente la mia critica non è rivolta all’utente che ha postato la discussione (e che onestamente ringrazio per averlo fatto perché mi ha dato modo di parlare di queste situazioni) ma queste case editrici e autori fasulli che si permettono di scrivere e pubblicare libri come se fossero esperti del settore, ingannando e defraudando il lettore.
    Volete conoscere la filosofia greca? Ottimo, leggere Giovanni Reale o recuperate il manuale di Abbagnano che si usa al classico, molto chiaro e preciso. Vi interessa la storia greca? Prendete il manuale di Domenico Musti, complesso ma esaustivo. Avete bisogno di studiare la letteratura greca o il mito? Ci sono tantissimi autori dai più semplici ai più complessi: Del Corno, Kerènyi, Jaeger, Mircea Eliade ecc per citare i più famosi che mi vengono ora in mente. Prima di acquistare un libro che parli di storia, di archeologia, di civiltà antiche ecc documentatevi sull’autore. Chi è? Se è un giornalista/specialista in varie cose evitate caldamente perché solo uno storico, un archeologo, un antropologo, un filologo, un classicista più in generale può parlarvi di cose reali e scientificamente corrette (certo la ricerca va avanti per cui bisogna anche imparare a classificare i vari autori e a rimanere aggiornati, anche perché non mancano nel campo degli studi classici le ipotesi e le domande insolute e le diatribe ma per chi inizia è importante conoscere almeno l’a b c di quali siano i presupposti per lo studio del mondo greco).
    Se ti stai chiedendo perché mi arrogo il diritto di scrivere quanto ho scritto, posso risponderti i che ho una laurea in lettere classiche e adesso sto prendendo la seconda. Sono specializzata sul mondo greco.
    Per cui se hai acquistato questo libro apri il cestino e buttalo via. Se ti interessa la cultura greca e desideri farmi delle domande sono a tua completa disposizione. Se vuoi altri nomi di autori validi per studiare la Grecia antica basta che lo scrivi in topic :D
    Infine, per tornare al discorso “del praticante” ti prego non cadere in queste scemenze, perchè è solo roba inventata dall’ennesimo scemo senza alcun fondamento :D ne religioso ne scientifico. Se sei alla ricerca di un percorso spirituale rivolgiti alle grandi religioni o alle vie filosofiche come il buddismo, che hanno alle loro spalle secoli e secoli di tradizione. Questi “libri” sono robe inventate di sana pianta da autori che tentano la fortuna e sperano nel miracolo editoriale.
     
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    王意欣

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    Allora, prima di tutto ti ringrazio per la risposta perché, come sempre, hai portato alla discussione dei punti di vista interessanti e spunti di riflessione importanti.
    Prima di tutto, ci tengo a specificare una mia mancanza nel post originale in cui ho scritto Timothy James Alexander anziché Timothy Jay Alexander, purtroppo è stata una mia svista. Inoltre sottolineo come questi pilastri siano una ricostruzione.
    Ora passiamo alla tua risposta.

    -Non penso di aver mai detto nel post che questi pilastri si riferissero al mondo greco come tu hai più volte detto e sottolineato nella tua risposta, ma anzi ho detto che si riferivano alla religione, che al tempo era (come hai confermato tu del resto) parte integrante della loro cultura e vita sociale.

    E ora i pilastri veri e propri. Ci tengo tra l'altro a specificare, che se in questa risposta non commento una tua particolare osservazione è perché sono d'accordo con quello che hai scritto, semplicemente la tua risposta era troppo lunga per poterla analizzare frase per frase qui.

    Nomos Arkhaios
    CITAZIONE
    Sparta si mantenne senza dubbio più conservatrice, visceralmente attaccata a Licurgo ma anche qui abbiamo “una rottura” con il passato nel momento in cui vengono stabilite le leggi e le cariche politiche (i diarchi, la gherusia ecc ecc) e il percorso che ogni spartiate deve fare per essere stimato e apprezzato dai suoi pari.

    E' vero che, come tu affermi, ci sia stata una rottura a Sparta (come ad Atene del resto), ma il concetto di Nomos Arkhaios, non può essere antecedente ad essa?

    Eusebeia
    CITAZIONE
    Non omaggiare gli dei, non esser loro devoti significava non partecipare alla vita della polis. Per un greco essere escluso dalla vita della città significava essere come morto (la morte non era niente se paragonata all’esilio o all’ostracismo). Esser quindi devoti agli dei significava far parte della vita pubblica. Tutto qui :D Oggi molti atei si rifiutano di andare a Messa e prendere parte alla vita cattolica – anche perché non esiste più la religione di Stato- al tempo dei greci anche se atei o di altra religione avreste comunque dovuto partecipare a tutti i riti cittadini perché religione, società e politica sono una cosa sola.

    Praticamente tu affermi che loro facevano parte della vita pubblica attraverso l'essere devoti agli dei, ma non capisco come mai questa tua affermazione (vera, ovviamente non lo metto in dubbio) debba far perdere validità al concetto? Per chi vuole praticare al giorno d'oggi, non esistono più comunità del genere, è vero, dunque perde quel senso di comunità che prima vi era legato (anche se qui si può discutere di comunità digitali, ma non voglio andate OT), ma il rimanere devoti rimane comunque considerabile come pilastro.

    Sophia
    CITAZIONE
    Gli Spartiati erano i diretti discendenti dei Dori e la loro vita era standardizzata e ben divisa. Nessuno poteva opporsi se voleva continuare a godere di certi privilegi. Per cui altro che ricerca della verità e bla bla :D inoltre va in contrasto con il primo e secondo pilastro a ben pensarci perché se mi si sta facendo un discorso sui “pilastri”, quindi sulle “regole fondanti del mondo greco”, non avrebbe senso che questi prima rispettassero devotamente divinità e tradizioni e poi invece fossero alla ricerca della verità. O sbaglio? Ha invece senso in un mondo variegato, privo di regole standardizzate come era il mondo greco.

    Perché presumi che le divinità non fossero reali? Per chi ci crede lo sono, quindi non capisco il tuo affermare con certezza il contrario. Se per me le divinità sono la realtà, allora non è in contrasto con i primi due punti. Inoltre, lo scopo di questo pilastro è incoraggiare le persone a studiare, a non porre limiti alla loro conoscenza. Non capisco perché questo debba andare contro quello che hai detto riguardo ai Greci che rivolgevano la loro attenzione ad un ambiente conoscitivo più ristretto del nostro. Le loro riflessioni non erano meno importanti delle nostre.

    Ethike Arete
    CITAZIONE
    Ciò a cui i filosofi fanno riferimento è la tendenza che ogni uomo dovrebbe avere verso la virtù e il bene. Ma parliamo sempre e comunque di uomini liberi, ateniesi. Non certo di schiavi o persone che non potevano neanche pagarsi l’equipaggiamento per andare in guerra. Inoltre il concetto di Arete andrebbe valutato da filosofo a filosofo oltre che in Omero, laddove l’arete è glorificazione del guerriero. Più un guerriero è virtuoso e quindi ricco di arete, più ha alla spalle saccheggi, bottini di guerra –oro e donne- , guerre, combattimenti e omicidi .D per cui quello dell’arete è un concetto ampio in Grecia che però nulla ha a che vedere con quanto scritto qui.

    Confermi anche tu dunque che è un concetto che esisteva nell'aristocrazia. Chi ha mai detto che mi stessi riferendo alla popolazione in generale? Dato che questo articolo non afferma che questi pilastri siano del mondo greco, bensì di una ricostruzione moderna della religione, direi che non vi è alcun errore. L'uomo buono in Grecia era sì diverso dall'uomo buono di oggi, ma il concetto di miglioramento rimane, anche se va in due direzioni completamente diverse. Dopotutto, come hai detto tu in un'altra conversazione, anche la Chiesa si è allontanata dalle idee bigotte e antiquate della Bibbia, quindi perché non potrebbe farlo anche l'ellenismo?

    Sophrosune
    CITAZIONE
    Quindi nessuna riflessione/contemplazione ma dialogo e ragionamento per arrivare con la ragione a capire cosa sia il bene, riconoscerlo e diventarne parte integrante :D e questo avviene ragionando e colloquiando con gli altri. inoltre anche qui siamo in pieno ambito filosofico.

    La contemplazione non dev'essere per forza quella di un eremita nella baita in cima alla montagna, ma può anche essere praticata attraverso il dialogo e la riflessione. O sbaglio?

    Xenia
    CITAZIONE
    La Xenia, però, era un valore per Omero non per il mondo delle Poleis. Con questo non sto dicendo che la gente non viaggiasse o soggiornasse per le città greche – soprattutto se commerciante –, anzi, ma dovete capire che la società di Omero è una società aristocratica legata ai grandi palazzi – con molta probabilità – in cui il signore gestiva la comunità e ci teneva ad essere accogliente con ospiti importanti di altre città (è un meccanismo culturale tipico di quel tempo anche perché non esistevano garanzie a tutela del singolo come oggi ad esempio – vedi le ambasciate)

    Qui riprendo la stessa osservazione che ho fatto riguardo al tuo commento su Ethike Arete: solo perché era un concetto presente nell'aristocrazia, non può essere valido, vero ed osservato?

    Agneia
    CITAZIONE
    Per il resto in qualunque religione antica o moderna ci si accosta al rito (non al rituale) puliti nel corpo e nell’animo.

    In questo punto evidenzio solo il mio errore di traduzione scrivendo rito anziché rituale.

    E ora passiamo alla parte che invece, a differenza di tutto il resto, mi ha assai irritata.
    CITAZIONE
    Se sei alla ricerca di un percorso spirituale rivolgiti alle grandi religioni o alle vie filosofiche come il buddismo, che hanno alle loro spalle secoli e secoli di tradizione.

    Con che autorità vieni ad affermare che la verità è solo nelle grandi religioni?
    Un consiglio spassionato, non forzare le tue credenze personali sugli altri. Per te la verità può essere una, mentre per gli altri può essere l'esatto opposto. Io in primis non ho nessuna intenzioni di rivolgermi alle grandi religioni monoteistiche per il mio cammino spirituale per il semplice fatto che non ci credo.

    P.S. Ci tengo a sottolineare per l'ennesima volta che questa è una ricostruzione, è vero, ma adattata ai nostri tempo, per poter rendere la pratica più comprensibile ed adatta alla società odierna, evolvendola proprio come altre religioni si sono evolute nel tempo.
    Il processo di "evoluzione" in questo caso è artificiale, ma non per questo non valido. Le inesattezze ci saranno di sicuro, sia perché la gente non è abbastanza "studiata" al riguardo, ma anche perché si sa poco di quel periodo storico (e le informazioni che abbiamo sono spesso confusionarie e contraddittorie proprio per quel discorso che facevi tu riguardo alle poleis), per questo si parla di ricostruzione
     
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    sua altezza imperiale

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    Ecco perché non riuscivo a trovarlo :D grazie per la correzione.
    Perdonami ma c’è differenza tra la religione greca e il mondo greco? Come ho infatti scritto più e più volte la religione era la base dei primissimi rapporti tra le popolazioni greche ed era la base formante della cultura e della vita delle poleis (a cui poi si sono associati i valori politici e culturali). Basta leggere Omero per rendersene conto. Non puoi dissociare la religione dal mondo greco. Qualsiasi manuale che tratti l’argomento del costume greco inizia di solito trattando proprio la religione e i santuari panellenici :D inoltre se parliamo di “ricostruzione” di una religione dobbiamo farlo con cognizione di causa. Il mondo greco, fino ad Alessandro Magno, è stato caratterizzato dal particolarismo culturale, linguistico, politico e religioso (salvo le riconosciute linee di ascendenza comune). Per cui parlare di ricostruzione di “religione greca” non ha molto senso perché parliamo di tanti secoli e di poleis diverse :D
    Ho cercato di essere il più sintetica possibile ma è difficile parlare di certe cose senza spiegarne altre.
    L’idea di rispettare la tradizione in linea generale è abbastanza frequente nel mondo pre-greco in modo particolare, perché in un momento storico in cui non esiste la Legge scritta che sancisce le norme comportamentali e sociali, la tradizione rimane l’unico elemento in grado di garantire la giustizia e l’ordine. Se tizio ruba le pecore di caio per dire, per decidere cosa farne di tizio, si ricorreva a quello che si ricordava esser stato fatto 10 anni prima 50 anni prima per dire. La tradizione così diventa consuetudine fino a quando non nasce la Legge scritta che diventa inopinabile e garante del diritto (anche se ancora oggi l’andare a spulciare vecchie sentenze della cassazione rimane un precedente importante per sancire un verdetto). Se leggi Omero è pieno di questo norme e regole non scritte ma accettate da tutti, tra cui la Xenia citata in seguito. Ma Omero non è greco – siamo probabilmente nella metà dell VIII sec. a. C. e forse neanche in Grecia continentale, senza contare che le storie da lui narrate risalgono ad un periodo che già per Omero stesso era arcaico – appartiene ad un mondo che greco non è e poco in realtà ha a che fare con la Grecia classica – per quanto i Greci riconoscessero in Omero il padre della grecità, una sorta di collante tra greci; di primo acchito potrebbe sembrare un paradosso ma in realtà non lo è-. Con questo non sto dicendo che il nomos non sarà un elemento importante della cultura greca ma è un concetto decisamente molto più malleabile di quello che sembra perché ad Atene i filosofi non si fecero ne caldo ne freddo ad affermare che Omero se non si era proprio inventato tutto, ci era quasi vicino e che i miti altro non fossero che racconti per cui gli antichi non avevano spiegazioni logiche :D comprendi bene che in una società immobile e legata alle tradizioni la filosofia in questi termini non avrebbe avuto terreno fertile su cui nascere. Stessa cosa a Sparta anche se la Tradizione in questa poleis era senza dubbio più sentita. Per cui se parliamo di periodo antecedente alle polis non parliamo di Grecia :D e qui il titolo parla di pilastri ellenici (non dell’ellenismo, ellenici sarebbe l’aggettivo più giusto).
    Tu fai un errore tipico di chi non studia il mondo antico :D perché pensi ad “oggi”. Io ho posto il problema da un punto di vista diverso perché questo libro che si chiama “i Pilastri dell’ellenismo” falsifica quello che è in realtà è il mondo greco, dando informazioni fasulle. Se qualcuno si permette il lusso di parlare di come i Greci si muovessero nei confronti degli dei, deve farlo su basi storiche e archeologiche. Poi tu al giorno d’oggi sei libera anche di credere alla fata turchina ed omaggiarla nel modo che ti pare migliore. Ma se io diffondo notizie di rilevanza storico-archeologica debbono essere accertate e valide. Se tu non sei un esperto del settore ma un giornalista x non chiami il tuo libro “i pilastri dell’ellenismo” facendo passare per verità delle assurdità storiche. Piuttosto chiama il tuo libro “Rivisitazione personale e attualizzata dei modelli greci” :D Per rispondere al discorso delle riflessioni diceva Bacone che noi siamo “i nani sulle spalle dei giganti” e Bacone non era certo il primo arrivato. Ora non per sminuire te o il mondo moderno :D ma non credo che le mie o le tue riflessioni o quelle di tanti moderni siano anche solo paragonabili ad un Aristotele o ad un Platone o ad un Omero. Abbiamo solo che da imparare da questi grandi del passato. Dante non a caso parte col suo viaggio dal Limbo e sotto la guida di Virgilio :D Per cui se si vuole parlare del mondo antico lo si deve fare secondo l’ottica di un greco di quel tempo. Se invece si vuole giocare con idee prelevate a casaccio dall’antichità e riordinate secondo strutture moderne, basta precisarlo perché da storica mi rode parecchio che la gente – che nulla sa del mondo greco - comperi questi libri credendo di leggere cose reali. Per cui ognuno è libero di fare ciò che vuole ma bisogna mettere ad ogni cosa le etichette giuste.
    Al di là del fatto che nel pezzo che hai riportato non credo di aver scritto che le divinità non fossero reali, non penso comunque lo siano perché i nomi e i costumi rispetto alle singole divinità cambiano in base alla società che le ha generate e se studi la storia e il costume del mondo greco noterai come le divinità mutano e cambiano in base ad esso. Non so se lo sai ma in Grecia le divinità non erano tantissime ma avevano molti epiteti e tramite questi erano richiamate e adorate, perché nell’epiteto c’è il fine della devozione. E questo muta a seconda della storia locale e del mito. Così avremo descrizioni diverse per ogni divinità, variazioni del mito e leggende locali. Non è ne giusto ne sbagliato, è storia delle religioni ed è una delle cose più affascinanti del mondo greco. Sono in contrasto perché se tu mi poni come pilastro la tradizione mi stai dicendo che parliamo di popolazioni ferme ad essa, come potevano esserlo gli Egizi ad esempio che sono uno dei più lunghi regni del passato che quasi mai ha mutato i fondamenti della propria esistenza sociale e civile:abbiamo sempre il Faraone figlio degli dei che governa come un re- dio. È tradizione che diventa legge e questo ha sancito l’immobilità culturale dell’esperienza egizia per secoli (con questo non intendo dire che gli Egizi fossero un popolo di caproni attenzione, perché tutti sappiamo dei loro progressi in settori quali l’astronomia, la scienza, la medicina e l’architettura). Ma guardiamo già la differenza con l’esperienza Ateniese dove tra il periodo arcaico e quello classico è davvero successo di tutto :D Si è iniziato a mettere in discussione il dio, la vita dell’uomo, la società e il suo funzionamento :D si è iniziato a parlare di giustizia, di leggi uguali per tutti, di democrazia (anche se non dobbiamo intenderla come la democrazia attuale). La Filosofia con l’oratoria hanno fatto passo da gigante nella scoperta e nell’indagine sull’uomo :D ti sembrano persone attaccate alla tradizione? Io direi proprio di no. Per cui nel momento in cui mi scrivi in altri pilastri che cercavano la verità questo va in contrasto con il primo in cui mi parli di tradizione. Nel mondo greco invece questo non sussiste perché esso è molto variegato e pieno di contraddizioni ergo non esistono pilastri ma modi di essere che mutano da poleis a poleis e nel tempo. Cioè è una contraddizione all’interno di questo libro che sponsorizza come pilastri tradizione e ricerca ;D non nella realtà dei fatti. Un po’ come se oggi volessimo dire che per tradizione religiosa Adamo ed Eva hanno abitato il paradiso e poi creato gli uomini una volta scacciati sulla Terra. Se prendi questo mito come tradizione e quindi dogma tutta la scienza moderna come potrebbe andare avanti nei suoi studi? Ecco come è ora era all’epoca. La tradizione ad un certo punto divenne una “favoletta” mentre filosofi, scienziati e uomini di potere realizzavano cose meravigliose :D ciò non significa che la religione però non venisse rispettata al contrario, proprio perché era strettamente connessa con l’avventura politica. Gli dei sono intimamente connessi al politico, termine che deriva da poleis e che quindi devi intendere per quel che riguarda la Grecia come “affari della città”.
    Se permetti la ricostruzione la possono fare archeologi e storici, filologi ed esperti del settore :D e come ti ho già spiegato non si fa “in generale” ma si va nello specifico. Questi pilastri NON esistono nel mondo greco in quanto tali :D sono idee più o meno vere rivisitate ed incollate tra loro per scrivere questo libretto. È chiaro? Quello di Areté è un concetto così ampio che non ci basterebbe un forum per scioglierlo perché varia da Omero ai filosofi e ogni volta occorrerebbe fare degli esempi. Tu confondi Omero con i Greci e non ti rendi conto che il valore religioso è prettamente sociale e politico. Non puoi separare le cose nel mondo antico. Come non puoi parlare di “uomo buono” nel senso moderno del termine. In Grecia non esiste il concetto di uomo buono come puoi intenderlo tu oggi ma di cittadino modello (che era quello che si dimostrava agli altri migliore. Ad esempio i ricchi possidenti erano munifici durante le feste sacre negli allestimenti teatrali o verso i templi perché ciò portava loro a guadagnare rispetto. Come l’esporre gli oggetti costosi durante i matrimoni ;D). Ben differente è il concetto della filosofia dove per bene e quindi areté si intende la sapienza perché l’uomo nel momento in cui sa fa in automatico il bene (che non è da intendersi come carità cristiana ma varia da filosofo a filoso e che sommariamente possiamo interpretare come rispettare le leggi ad esempio, essere guida della città, ecc ecc). Se prendiamo Omero come detto l’Areté è il coraggio dell’Eroe dimostrato in battaglia. Più bottino il guerriero porta con sé maggior è la sua areté e maggiore ciò che gli spetta poi in donne e preziosi. Capisci bene quindi che l’idea del pilastro dell’aretè fa abbastanza ridere in quanto dipende da quale punto tu stia guardando :D Il mondo greco va conosciuto nel dettaglio, non è cosa che si possa riassumere in tre scemenze. Ne puoi modernizzare come meglio ti pare. E se lo fai non scrivi un libro come se stessi parlando dei Greci.
    I filosofi non erano tipi da eremitaggio perché in Grecia il sociale era la base della vita della città. Oggi noi siamo una popolazione di individui, viviamo spesso soli e l’idea di “andare contro corrente” non ci pesa più di tanto. In Grecia era un abominio perché si poteva dire ciò che si voleva ma sempre rimanendo nei ranghi. Per cui un filosofo che aveva tutte le ragioni per essere al centro dell’attenzione della polis non avrebbe mai perso tempo ad isolarsi :D e chi lo faceva, veniva considerato strambo. Il dialogo era la base del ragionamento filosofico anche perché secondo Platone, il dialogo era una forma di insegnamento migliore rispetto a qualsiasi altra forma di scrittura. Inoltre dev capire che ad Atene tutti si conoscevano storto e dritto. Quando un grande oratore parlava il suo dialogo veniva letto da altri e subito filosofi e altri oratori preparavano dialoghi di risposta. Per cui persino quando Platone che sicuramente ha risentito di influenze orientali parla di “contemplare le idee” lo fa sempre ragionando in dialogo.
    Io ti ho spiegato che è un concetto che appartiene ad Omero che NON era greco, quindi fa riferimento ad un mondo che non era quello greco dato che siamo in pieno medioevo ellenico. Anche perché torno a dirti che questo libro ha un titolo che prevede la parola “ellenismo”quindi sta trattando del periodo alessandrino (?) periodo che va fino alla morte di Cleopatra e che sposta l’attenzione dalla Grecia dall’impero di Alessandro con le sue conquiste fino a Roma :D focalizzando l’attenzione sul processo di ellenizzazione e quindi commistione di questo immenso Regno (guarda proprio all’Egitto). E tu vuoi parlarmi del valore della Xenia che appartiene con molta probabilità ad un mondo miceneo? Ecco perché ti scrivo che se vuoi parlare di una qualsivoglia popolazione del mondo antico devi conoscere la storia, le cronologie, le datazioni, la cultura e la religione oltre che la lingua. Altrimenti è solo nulla. Anche perché come ti ho scritto se parliamo di Grecia lo straniero non era visto in modo felice per la maggior parte dei casi, anzi era abbastanza temuto e schernito – si parla in alcuni casi persino di xenofobia- e ti ho spiegato le motivazioni. Ma sarebbe sbagliato fare di tutta un’erba un fascio come ti ho già detto perché la tolleranza non mancava ed Erodoto si è dimostrato molto “moderno” nelle sue logografie. Inoltre per rispondere alla tua domanda :D tu davvero credi che ad Atene potessero valere le tradizioni aristocratiche? Perdonami se rido ma sto immaginando le facce degli ateniesi davanti a queste affermazioni. Hanno cercato in tutti i modi di scrollarsi di dosso il partito aristocratico e ci sono riusciti col tempo deprivandolo di onori e potere politico :D figurati quanto ci tenevano a conservarne le tradizioni :D A Sparta la situazione era molto diversa perché si viveva in quella che è stata definitiva immobilità sociale laddove gli spartiati, gli “aristoi”, i migliori, gli aristocratici quindi avevano il dominio e mai lo hanno perso. Con la differenza che anche loro si sono cristallizzati in una idea di città-Stato molto diversa dall’aristocrazia omerica – a cui la Xenia fa riferimento-tanto è vero che a Sparta gli stranieri non erano bene accetti salvo eccezioni perché erano una novità complicata da gestire. Per cui se tu mi parli di mondo greco e di Xenia come “pilastro” a me viene da ridere, non posso farci niente. Poi se tu lo vuoi osservare come principio personale sono cose tua ma non ha nulla a che fare con il mondo greco :D
    Perché la verità invece è nei libri di dubbia provenienza, scritti da non esperti del settore che si svegliano la mattina e imbastiscono ragionamenti stereotipati e moderni su argomenti che neanche conoscono :D?
    Ho nominato le grandi religioni e le vie filosofiche perché alle loro spalle c’è una tradizione non solo religiosa ma anche teologica, filosofica appunto e artistica. Credere ad un idiota che scrive un libro x – e pure male- ti porta solo a fidarti del primo che capita :D io preferisco le grandi Tradizioni religiose dove ho materiale per studiare, per confrontarmi e per relazionarmi non solo con altri fedeli ma con studiosi di grandissimo calibro antichi e moderni.
    C’è una cosa che gli uomini di oggi non capiscono proprio della religione – che non è la religiosità attenzione- e cioè che essa è sempre un’esperienza sociale in quanto culturale. Ergo non esiste una religione su misura personale, sono illazioni dei tempi moderni :D per cui se vuoi davvero procedere in un percorso spirituale rivolgiti alle grandi religioni o alle vie filosofiche :D – il misticismo fa parte del percorso religioso ma è un gradino più su rispetto all’esperienza sociale ed è un’esperienza davvero per pochi perché consiste nella rinuncia al sociale-.
    Ma con questo non credo di voler forzare nessuno :D questa è una tua illazione perché io sono Cattolica, e se avessi voluto spronarti verso il Cattolicesimo avrei scritto robe del tipo “credi in Cristo che è il solo Dio veritiero, bla bla tutto il resto è bugia e se ti permetti di credere ad altro sei contro la verità, bla bla”.
    Al contrario ho scritto di rivolgerti ad una qualunque grande religione attuale o via filosofica perché alle loro spalle posseggono lunghe tradizioni con una solida base culturale a cui appoggiarti. Quindi non tacciarmi di cose che non ho scritto. Infatti non ho mai parlato di “verità” o di altro ma di tradizione (occhio ai termini ;D). la Fede non è certo una cosa che si può inventare e onestamente poco mi importa di quello che tu fai o credi ;D ben diverso è se si parla di argomenti di storia dove non ci sono vie di mezzo. Fino a prova contraria (quindi fino a che scoperte archeologiche o filologiche non testimonino il contrario) questo è:D io personalmente se mi debbo fidare preferisco leggere Sant’Agostino che uno che scrive che la Xenia è “un pilastro” dell’ellenismo ;D a me fa ridere.
    Io ho capito che questa è una pratica. Mi sono documentata su questo “ellenismo” che ho scoperto essere una rivisitazione religiosa moderna del mondo greco ma, Dio santo (e qui mi si perdonerà ma io da studioso davvero non ne arrivo a capo) ci si rifiuta di credere in un Dio che possa essere quello della visione cattolica piuttosto che musulmana (che poi è lo stesso cambiano solo i parametri culturali) ma si crede ad “un movimento religioso” di roba non comprovata ed incollata con lo scotch per pacchi, con prove concrete di questa pia illusione che nulla ha a che vedere con il pensiero greco? La trovo un’assurdità perché esistono materie come archeologia, filologia, storia, storiografia, storia delle religioni, storia dell’arte, fonti letterarie, refertazione, strutture che dimostrano l’esatto contrario :D Ma… contenti voi.

    Edited by bluElettra - 31/8/2020, 16:58
     
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