Premesse al Tradizionalismo Romano

perché le fonti e perché il ricostruzionismo

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    Ad Maiora Vertite

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    Ho letto con piacere i topic aperti da Lucretia Giorgi sulla Tradizione Romana. Tuttavia nel suo testo introduttivo mancano alcune premesse che credo siano necessarie per la comprensione delle ragioni che portano un Tradizionalista Romano a seguire questo percorso. Più in generale per capire le ragioni per cui una persona dovrebbe seguire un percorso ricostruzionista.

    Come giustamente scritto da Lucretia la Via Romana agli Dèi cerca di ricostruire la pratica religiosa romana. Perché si vuole fare questa ricostruzione?
    La ricostruzione è retta da un principio: noi non siamo stati educati -come avveniva in antichità- ad avere una sana relazione con il Divino, perciò è necessario che acquisiamo certe competenze. L'acquisizione di queste competenze -per alcuni- può passare da varie scuole esoteriche o da altri ambiti neopagani, tuttavia chi (come me) studia direttamente le fonti scopre che non ci sono sempre delle analogie.
    Da qui la necessità di ricostruire la pratica religiosa, in modo tale che le fonti siano un mezzo (e non il fine!) per raggiungere un più sano e corretto rapporto con gli Dèi.
    Da queste riflessioni deriva tutto.
    Chi è che sapeva essere, di natura, politeista? Gli antichi politeisti, cioè quelli che non subirono influenze cristiane.
    Chi ci può parlare del politeismo? Gli Accademici e gli autori antichi.
    Che utilità hanno gli Accademici? La ricostruzione storica.
    Che utilità hanno le fonti antiche? Ci trasmettono non solo le nozioni, ma anche un modo di pensare e di agire.

    Le fonti



    Le fonti antiche infatti non trasmettono solo nozioni, bensì trasmettono anche un modo di pensare, di ragionare, di organizzare i pensieri che è fondamentale per comprendere la pratica religiosa romana. Infatti non basta compiere un rito apaticamente affinché questo funzioni, bisogna capire quello che si sta facendo, e capire il perché lo si sta facendo.

    Ma cosa si intende per "fonti"?
    Le fonti sono
    CITAZIONE
    tutti i resti del passato, materiali o immateriali, scritti o non scritti, prodotti intenzionalmente da chi ci ha preceduto per lasciare memoria di sé e delle proprie azioni, o risultato meccanico delle varie attività umane

    (F.Senatore 2008)

    Analizzando questa frase vediamo che una fonte non è un qualsiasi testo prodotto, ma un testo prodotto nell’epoca che dobbiamo studiare, o quanto più prossima possibile a quella. Essa può essere materiale, tangibile, visibile, o immateriale (per esempio un mito, o una narrazione orale). Può essere scritta, come un testo antico, o non scritto come un deposito votivo. Prodotto intenzionalmente, come un donativo, o un libro, una statua, un edificio, o il risultato meccanico dell’azione umana (ad esempio una fossa con i resti di sacrifici, o una discarica come può essere il Monte Testaccio).

    Più brevemente Paul Kirn l’ha definita
    CITAZIONE
    ogni testo, oggetto o manufatto da cui si può ricavare una conoscenza del passato

    (P. Kirn 1968).

    Infatti il termine stesso “fonte” non venne scelto a caso, bensì perché la fonte è quella vena d’acqua a getto continuo da cui nascono i fiumi. È il punto originario: infatti dalla nuda roccia sgorga l’acqua che poi si mescola, si ingrandisce, si sporca, fino a giungere al mare.
    Similmente la fonte è l’informazione prima, la più vicina all’origine degli eventi.
    Mentre noi -che scriviamo oggi- siamo distanti da quelli, siamo presso la foce, e alla purezza dell’acqua surgiva aggiungiamo i sedimenti della nostra bassa posizione, che, depositandosi, estenderanno la lunghezza del fiume per le generazioni future che scriveranno (speriamo!) dopo di noi.

    Perciò è del tutto falsa l’idea comune che si possa considerare "fonte" qualsiasi testo scritto (come qualcuno mi disse, citandomi -come fonte sull’età classica- un libro pubblicato nel 2008). Può esserci un testo autorevole, valido, molto serio, ma quando si parla di Religione Romana (ma in generale di storia, o storia delle religioni, e quindi -nel nostro caso- di Tradizione Romana) la "fonte" è il testo o il materiale antico, cioè la sorgente primaria delle nostre informazioni.

    Tuttavia le fonti non sono tutte uguali.
    Le fonti materiali in genere sono difficili per noi da interpretare (in quanto non “si esprimono”), e si possono analizzare quasi solo confrontandole con altre fonti note. Quando ero all’università a scavare sull’ arx di Veio (nei pressi di quello che forse era il famoso tempio a Giunone) trovammo un oggetto in bronzo triangolare con alcuni elementi decorativi. I miei superiori lo studiarono per settimane alla ricerca di qualcosa di simile, per capire di cosa si trattasse: un gioiello? Una parte di un oggetto più grande? Un puntale? Un oggetto rituale (dicitura in codice per dire “non abbiamo idea di cosa sia”)?
    Non so come sia andata a finire, ma alla fine dello scavo non si era capito cosa fosse, e venne catalogato come “oggetto metallico”. Tutto questo per dire che un oggetto materiale si può identificare solo in presenza di un suo simile che possa spiegarlo (se avessimo avuto un oggetto intero contenente quel pezzo, o un testo che ce lo descrivesse, sapremmo cos’è).

    Al contrario una fonte scritta si esprime di per sé, ma non ha materiale concreto per dimostrare quanto dice. Quindi se per capire una fonte materiale abbiamo bisogno di un confronto, nella fonte scritta il confronto serve per confermare, dubitare, o negare quanto viene detto.
    È palese che se nell’Ab Urbe Condita di Livio è citato il tempio di Giove Statore, la sua esistenza può essere dubbia. Ma se viene trovato un tempio, contemporaneo agli eventi narrati da Livio, proprio in quella posizione, allora contemporaneamente la fonte scritta ci permette di identificare l’oggetto materiale, e la fonte scritta viene confermata dalla presenza dello stesso materiale.

    Come usiamo noi le fonti



    Quanto detto fino adesso non è nulla di nuovo, è noto già a chiunque si sia approcciato più o meno ad uno studio storico approfondito.
    Ma è necessario distinguere dall'uso che si fa delle fonti.
    Ai fini della ricerca puramente storica lo studio delle fonti va portato avanti come l’Accademia ben c’insegna: si considerano tutte le fonti nella loro integrità (comprese le fonti archeologiche), si opera un’esegesi al fine di capire, intuire, ipotizzare quali siano stati i fatti. Ma questo metodo è utile solo ed esclusivamente ai fini della ricerca storica che è per sua natura asettica e priva di ogni interesse religioso pratico.

    Per noi tradizionalisti la questione si presenta in modo un poco differente, e richiede maggiori attenzioni poiché il fine non è -per noi- tanto conoscere i fatti, quanto penetrare una conoscenza religiosa distante secoli dalla nostra, e che non ha visto -purtroppo- nessun tipo di trasmissione diretta.
    Per esprimere alcuni concetti sarà necessario -per me- proporre alcuni esempi di cose lette, o di situazioni vissute.
    Iniziamo col dire che le fonti per noi, come anche negli studi accademici, sono un mezzo per raggiungere uno scopo. La fonte e l’indagine storica non sono il fine, ma il mezzo.
    Il fine, nell’ambito della Tradizione Romana, è quello di ristabilire la Pax Deorum. Per stabilire questo rapporto di alleanza tra gli Dèi e gli uomini è necessario sapere il modo in cui va costruito, i tempi in cui va costruito, e quali sono i nostri diritti e doveri rispetto agli Dèi (compresa la forte questione morale ed etica che permeava tutta la romanità).
    Il modo in cui relazionarsi con il divino, i tempi in cui va fatto, e quali sono i nostri diritti e doveri è scritto nelle fonti antiche. Queste notizie riportate dagli autori antichi non sono sempre chiare e limpide, inoltre non è sempre detto che chi studia sia un “addetto ai lavori”, e perciò risultano utili anche le ricerche accademiche che spesso integrano fonti scritte con il dato archeologico (quest’ultimo troppo spesso dimenticato da alcuni nostri esimi colleghi).
    Ecco quindi il motivo per cui queste prime nostre generazioni di tradizionalisti romani necessitano di affidarsi alle fonti latine. Questa necessità, con il ristabilirsi della Tradizione e della Pax Deorum, verrà indubbiamente scemando, ma all’attuale stato dell’arte è obbligatorio che ogni tradizionalista romano conosca ed indaghi le fonti latine ed i testi accademici nel modo corretto.
    E qual è questo modo corretto?

    Vorrei provare a spiegarvelo con un esempio di una cosa accadutami davvero.
    In una discussione in un gruppo operativo di cui faccio parte una persona affermò che è un atto di empietà non possedere una patella nel rito (la patella è un tipo di scodella che si usava per le offerte), questo significa non aver capito nulla del fenomeno rituale romano. Significa non aver mai compreso i movimenti sottili interni ed esterni. Significa fermarsi alla forma del fenomeno e non calarsi nella sostanza del fenomeno.
    Dove sarebbe la sostanza rituale? Nella scelta di una scodella anziché una patella? Che Romolo illuminato ha forgiato dal fuoco appositamente le sacre patellae da utilizzare nel rito romano e le ha distinte dalle profane scodelle? Ed anche se fosse, quale sarebbe il passaggio metafisico per cui una patella e una scodella si differenziano? Partendo dalla natura metafisica della divinità, passando per il moto di energie che tramuta la parola e l'azione in evento, in materia, attraverso il contatto con il divino, giungendo alla sublimazione dell'offerta, che ruolo avrebbe la più o meno profondità di una scodella o di una patella e la presenza o assenza di bracci?
    È evidente che la sostanza del rito sia questa, mentre la profondità della scodella è forma. Naturalmente sono pronto a ritrattare le mie idee se qualcuno può sostenere una “metafisica della patella-scodella” necessaria ed imprescindibile (tanto che la sua mancanza sarebbe atto di empietà).

    Tralasciando l’amara ironia, è evidente che la mancanza di approfondimento verticale del fenomeno religioso romano porta ad intellettualismi inutili destinati solo ed esclusivamente a due strade: la totale o pressoché totale mancanza di pratica religiosa adducendo ogni genere di scusante (es. la pratica religiosa romana è solo a Roma, o che le feste pubbliche non ha senso festeggiarle in privato, che i romani offrivano agli Dèi per tradizione e non per sincero sentimento religioso, etc.); o la rievocazione storica che ha le apparenze della rituaria romana ma nei fatti è priva di ogni partecipazione divina.

    Infatti la via corretta è un’altra. Studiare le fonti e contemporaneamente interrogarsi sulle cose, praticare e sperimentare.
    Lo studio e la pratica vanno portati avanti insieme, perché è necessario capire sperimentando quel che si sta facendo e quel che intendevano gli antichi.
    Non solo è necessario approfondire gli aspetti religiosi, comprenderli, vedere come la religione si infiltra in ogni aspetto del mondo romano dalla vita quotidiana alle leggi, comprendendo che non basta un trucco di procedura per aggirare un problema religioso. Bisogna approfondire ed andare a vedere la sostanza delle questioni, la sostanza del fenomeno religioso, immedesimarsi nella testa degli antichi e vedere con i loro occhi il mondo circostante. Non solo ripetere a memoria le fonti latine ma comprenderle e farne propria la sostanza di quel che intendono tramandarci. E per fare questo non bisogna mai stancarsi di fare collegamenti, e chiedersi il “perché” delle cose che si stanno leggendo, non limitandosi mai a prendere per buono e pacificamente quel che si è letto, ma inseguire perennemente la risposta. Sapendo naturalmente che, nel nostro percorso, la gran parte delle risposte si ottengono praticando regolarmente, sacrificando agli Dèi, e facendo esperienza. Non fare alcun rito, o limitarsi alle calende alle none e alle idi è del tutto inutile, e manifesta un profondo disinteresse per la venerazione verso gli Dèi mascherato di intellettualismo.

    Ecco perché è invece necessario andare alla sostanza, alla natura originaria, alla causa prima, al significato profondo di quel che una fonte ci dice.

    In fine, molto più brevemente, le fonti latine forniscono un'infinità di spunti, insegnamenti, occasioni di riflessione che permetto di apprendere i segreti per vivere una vita -anche sul piano profano- serena.

    Conclusioni


    Un Tradizionalista Romano usa le fonti come mezzo per raggiungere uno scopo. Cioè per capire la sostanza del pensiero religioso romano ed applicarlo affinché si possa coltivare (infatti "culto" viene dal lat. colere che significa coltivare) un sano rapporto con gli Dèi, e mantenere la Pax Deorum hominumque.
    Nel percorso privato di ogni tradizionalista non solo c'è un aspetto di studio ricostruttivo, ma anche di integrazione che ha un valore esclusivamente privato o personale. Io stesso ho ricevuto indicazioni su riti da fare privatamente, e confrontandomi con altri è venuto fuori che ricevettero anch'essi la stessa indicazione! Questo è l'aspetto di ricostruzione della pratica rituale che non si trova nelle fonti, ma che per raggiungerlo è necessario approfondire lo studio, la pratica religiosa, ma anche un certa etica. Infatti è il risultato di anni ed anni di pratica formalmente ineccepibile.
    Va anche detto che dal nostro punto di vista è un po' strano vedere un neopagano che pratica da pochi mesi dire cose del tipo "mi sento che questo rito va cambiato così", perché -come potrete immaginare- ci verrebbe da dire "ma cosa senti? Dove lo senti?". Infatti quel "sentire" può venire da varie parti: può essere un sentore fisico, un sentore psicologico, oppure una fissa mentale, ma sei "tu" in grado di distinguere un sentore emotivo da uno che ha origine divina?
    Nell'ambito neopagano questo tipo di domande non le ho mai sentite fare, mentre da noi è pane quotidiano. La lettura delle fonti serve anche a questo, Seneca e Cicerone (principalmente, poi ve ne sono anche altri) insegnano a "separare i corpi", ovvero a distinguere gli input di ognuno di questi, in modo tale da avere la forza, la volontà, di scegliere se seguirli oppure no. A che pro? Per non esserne schiavi ovviamente. La mentalità di un romano è sì naturalista, ed ecologista, ma è anche di un uomo che si riconosce come dotato di una volontà, e non vittima degli istinti.



    Spero che questo breve scritto non sia stato noioso, e che possa aver aiutato a capire un po' meglio le ragioni che portano un tradizionalista romano ad approcciarsi al fenomeno religioso in questo modo.



    Se qualcuno volesse approfondire abbiamo già avuto modo di parlarne sul nostro sito:
    "Metodi di ricerca pagana", Ad Maiora Vertite, 2016
    "Differenza tra Forma e Sostanza", Ad Maiora Vertite, 2018
    "Il Tradizionalismo nelle fonti", Ad Maiora Vertite, 2019
    "Come usare le fonti", Ad Maiora Vertite, 2020
     
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    Apprezzo enormemente la volontà di approfondire l'introduzione e spiegare come usiamo le fonti per la ricostruzione. Diciamo che non ho approfondito questo discorso perché io personalmente lo do per scontato, ma magari è una mancanza mia.

    Ah, e per colui che affermò l'empietà del non usare la patella, penserà anche che se ho una statua di avorio anziché di marmo insulto la divinità raffigurata? Se solo sapesse cosa uso io per le offerte mi legherebbe ad una colonna nel foro e mi lapiderebbe a morte...

    Post fantastico e spero ne farai altri
     
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    CITAZIONE (Lucretia Giorgi @ 20/10/2020, 18:17) 
    Apprezzo enormemente la volontà di approfondire l'introduzione e spiegare come usiamo le fonti per la ricostruzione. Diciamo che non ho approfondito questo discorso perché io personalmente lo do per scontato, ma magari è una mancanza mia.

    Ah, e per colui che affermò l'empietà del non usare la patella, penserà anche che se ho una statua di avorio anziché di marmo insulto la divinità raffigurata? Se solo sapesse cosa uso io per le offerte mi legherebbe ad una colonna nel foro e mi lapiderebbe a morte...

    Post fantastico e spero ne farai altri

    AHAHAHAHAH è la stessa cosa che risposi io quando lessi questa cosa XD

    Grazie dei complimenti! Si intendo farne altri :-)
    Anzi, grazie a te che hai iniziato con questi topic, senza dei quali non avrei mai scoperto questo forum :D
     
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    Che lo abbiano voluto i numi questo incontro, per così dire? Quis sapit

    Attendo altri post, e anche io ho intenzione di farne altri ^^
     
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    Mi è piaciuto molto quello che hai scritto.
    Complimenti!
    Attendo altre discussioni :)
     
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