La leggenda del Golem

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    Nelle uggiose notti autunnali, quando a stento tra le nubi una pallida luna riesce a fare capolino, un uomo gigantesco e imponente vaga solitario, per gli antichi ed oscuri vicoli di Praga...

    Praga, durante il regno dell'imperatore Rodolfo di Asburgo, era una città dai mille volti, ammantata da un fascino misterioso e "magico", dimora eletta di personaggi dediti allo studio e alla conoscenza di tutto quanto poteva definirsi arcano, patria di coloro che dedicavano la propria vita a studiare i segreti del cielo e le potenze oscure della terra.

    Ma era anche città dalle fortissime tensioni sociali e razziali, dove soprattutto la comunità ebraica e l'opera del popolo di Israele, molto spesso associata al mondo dell'occulto e della cospirazione al potere costituito, erano costantemente messi all'indice e progressivamente relegati ai margini del vivere sociale, sia dal potere sovrano che dal semplice popolino.

    E' in questo ambiente così particolare che trova terreno fertile per crescere e prosperare una leggenda dai contorni oscuri, terribile e affascinante al tempo stesso, una "vecchia storia" la cui eco è ancora presente ai nostri giorni, un racconto magico e misterioso riassumibile in una sola, terrificante ed arcana parola... GOLEM.

    Secondo la leggenda, il rabbino Judah Low Bezaleel, capo spirituale della comunità ebraica di una Praga dove più potente che mai era l'autorità dell'imperatore Rodolfo, preoccupato dal vorticoso e irrefrenabile peggiorare degli eventi, nell'assoluto stato di ostilità e segregazione che stava incombendo sulla propria comunità, prese la drastica e ferma decisione di ricorrere al suo Dio e ai misteri della Cabala per salvare il popolo del ghetto ebraico.

    Low si impegnò a lungo, anima e corpo, in una febbrile e angosciosa ricerca, terminata solo con il ritrovamento di un'antica e misteriosa formula cabalistica, una sorta di rituale magico in grado di donare la vita alla materia inerte, capace di generare un essere mostruoso e terrificante da un semplice impasto di acqua e argilla e asservirlo in tutto e per tutto alla volontà del suo creatore.
    [G]Così come Dio aveva plasmato con terra e fango il primo uomo, Low avrebbe potuto, grazie all'immenso potere dell'arcano e occulto rituale, donare la vita ad una creatura fatta solo di fango impastato, una sorta di nuovo Adamo creato da arti e mani umane.

    Una, però, era la condizione irrinunciabile che avrebbe donato la vita alla creatura: inserire nel suo petto o nella fronte una pergamena con la trascrizione di uno dei tanti misteriosi nomi di Dio che solo i maestri del nome, custodi gelosi dei segreti della Cabala, conoscevano.

    Low, donata la vita alla terribile creatura, chiesta ed ottenuta udienza dall'imperatore, si recò alla corte imperiale, accompagnato dal suo imponente servitore, con un duplice scopo: chiedere e ottenere l'annullamento di un nuovo editto persecutorio mirante all'espulsione della comunità ebraica da Praga e "rimpossessarsi" della dignità sottratta alla sua gente.

    Per raggiungere questi obiettivi avrebbe potuto contare sulle sue innate capacità oratorie, ma, qualora queste non fossero state sufficienti, avrebbe potuto fare ricorso, come arma persuasiva, agli arcani poteri della Cabala e alla immensa forza della sua creatura.

    Rodolfo d'Asburgo, poco disposto a fare concessioni, informato delle conoscenze iniziatiche, cabalistiche e mitologico-teologiche del rabbino, chiese tuttavia a Low una dimostrazione del suo misterioso sapere, riservandosi in un secondo momento di prendere una decisione in merito alle richieste.

    Non appena le parole uscirono fluenti dalle labbra del rabbino un incredibile stupore e un timoroso silenzio si impossessarono subito degli animi e dei cuori dell'imperatore e dei suoi fedeli, al tempo stesso profondamente turbati dal susseguirsi delle terribili e meravigliose visioni legate alla storia di Israele che Low esponeva con ritmo sempre più incalzante.

    Improvvisamente, dal nulla, un riso sommesso iniziò a propagarsi per il castello, crescendo d'intensità e contagiando progressivamente tutta la corte, imperatore compreso, il riguardoso e timorato silenzio lasciò il posto ad una potente ed irrefrenabile eco di risa, accompagnate da un'insana e irrazionale serie di commenti, irriguardosi e sarcastici, ad indirizzo del rabbino e del suo popolo.

    Ma il furore cieco che si stava concretizzando, scatenato dal rancore covato nell'animo di Low ed esternato dall'immensa forza della creatura, tramutò in un attimo le divertite risate in isteriche urla di terrore, spalancando davanti agli occhi dei presenti la terrificante e misteriosa potenza di un essere soprannaturale...

    Ad un comando di Low il mostro d'argilla inziò a scatenarsi senza controllo, seminando panico e distruzione, rivelando al mondo gli oscuri poteri delle arti occulte della Cabala. Terrorrizzato, Rodoflo supplicò a Low il perdono per l'ingiuriosa irriverenza e, in cambio della vita, promise la revoca dei più pesanti provvedimenti antiebraici, l'editto di espulsione in primis.

    La creatura obbedì ai comandi del suo creatore permettendo alla corte imperiale di salvarsi, ma qualcosa era profondamente mutato nel mostro.

    Presa coscienza di sè, di essere creatura vivente e non semplice robot alle volontà di un padrone, impedì al rabbino di estrarre dal suo petto la mistica pergamena con il nome di Dio impresso, consapevole che da quel pezzo di stoffa ormai sarebbe dipendeva tutta la sua vita.

    Quasi impazzito e senza più controllo, l'abominio, solo consapevole della sua esistenza, iniziò a vagare per i vicoli di Praga seminando il terrore ovunque e travolgendo ogni cosa a causa della sua mastodontica mole.

    Solo l'innocenza di un bambino, per nulla spaventato dalle fattezze dell'essere, riuscì dove le arti magiche e l'intelletto umano avevano fallito.

    Il mostro, imbattutosi in un fanciullo di pochi anni, lo prese in braccio, stupito e incuriosito per quella piccola creatura che non era fuggita terrorizzata al suo passaggio.

    Qualcosa successe nell'animo del Golem e, per un mistero ancora più nascosto e insondabile della sua stessa esistenza, lasciò che la piccola mano del bimbo sfilasse la pergamena dal suo petto.

    Della mostruosa creatura che aveva terrorizzato Praga non restava ormai altro che un amorfo ammasso d'argilla.



    Fonte: da un articolo di Stefano Tansini
     
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