Menhir e Dolmen

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  1. Lady Lu
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    Dolmen e Menhir: porte d’accesso al mondo degli dei

    I Dolmen e i Menhir sono tra i più antichi monumenti esistenti, databili addirittura al neolitico. Nessuno sa con certezza quale fosse la loro funzione ma ciò che li rende ancora più misteriosi è il fatto che, sebbene i più famosi dolmen e menhir del mondo si trovino in Irlanda, a Stonehenge, essi siano sparsi per tutta l’Europa, specie occidentale, ma esistono molti esemplari anche in Africa e in Asia, legando terre lontane e culture agli antipodi, con un sottile filo invisibile che si snoda e si aggroviglia per tutto il pianeta.

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    Stonehenge - UK

    Menhir

    Il termine Menhir deriva da due parole bretoni, “men” (pietra) e “hir” (fitto o alto). Menhir vuol dunque dire “pietra alta o fitta”.
    Le dimensioni e la forma di questi monumenti sono molto variabili, possono andare da appena ottanta centimetri fino a superare i dieci metri come quelli di Stonehenge, o più di venti metri di altezza, come ad esempio il Grand Menhir rotto di Locmariaquer (nel Morbihan in Bretagna). Potevano essere eretti singolarmente o in gruppi, e con dimensioni che possono considerevolmente variare.
    Sebbene alcuni Menhir abbiano la forma di parallelepipedo, la maggior parte sono colonne monolitiche infisse nella pietra. Solitamente le facce larghe sono orientate da Est a Ovest e possono facilmente essere utilizzate per scandire il tempo, segnare i solstizi e gli equinozi, momenti fondamentali della spiritualità celtica, profondamente legata alla Terra e ai suoi cicli.
    Si suppone che fra le tante funzioni svolgessero anche quella di osservatori astronomici, infatti, sebbene non siano giunte fino a no testimonianze di un ruolo centrale svolto dall’astrologia, come, invece, avveniva presso altre civiltà quali i Greci, gli Egizi, e i Fenici, è sensato supporre che lo studio dei corpi celesti rivestisse presso i celti una certa importanza, essendo questo popolo un attento osservatore della Natura e dei suoi fenomeni.

    L’asse cosmico

    Nessuno sa quale popolo abbia in realtà eretto i Menhir. Per quel che riguarda la bretagna e Isole Britanniche, essi erano oggetto di culto presso un misterioso popolo autoctono dalla statura bassa, il cui complesso sistema religioso e le cui conoscenze magiche avevano colpito in modo particolare i celti, nuovi conquistatori delle isole che ben presto li identificarono con il mitico “Piccolo popolo”.
    È possibile che i luoghi in cui i Menhir fossero considerati punti particolarmente adatti a stabilire un contatto, una comunicazione, con il mondo ultraterreno e ultra-umano, in poche parole con gli Dei.
    Simbolicamente il Menhir forma una linea retta che unisce i tre mondi, quello “celeste”, spirituale, divino, situato in cielo; il mondo umano, cioè la “terra di mezzo” e il “mondo infero”, nel senso di situato al di sotto, in altre parole il mondo dei morti. Difatti, queste colonne granitiche, sono un perfetto simbolo dell’”Asse Cosmico”, che unisce il Cielo e la Terra.
    La spiritualità celtica si basava su due principi cardine: il Sistema Ternario, sintetizzato dal simbolo del “Triskel” e la contrapposizione/complementarietà degli opposti. Il principio è simile al sistema taoista dello Yin e dello Yang e, cioè, principio femminile/maschile o anche di Attivo(Luminoso)/Passivo(Oscuro), chiamati Samos e Giamos.
    L’intera creazione era il risultato dell’alternarsi e fondersi dei due principi. Tale danza degli opposti è perfettamente sintetizzata dai Menhir, infatti una pietra eretta e squadrata, simbolo fallico dell’energia fecondante, Maschile e Luminosa Samos, è conficcata in pietre cave, simbolo del ventre accogliente, Oscuro, Femminile e Giamos.

    I menhir di casa nostra

    Sebbene la massima concentrazione di Menhir ia abbia nell’Europa occidentale, specie in Bretagna e nelle Isole Britanniche esistono diversi esemplari di Menhir anche in Italia. Sorprendentemente, la regione che detiene il primato della maggior concentrazione di Menhir è la Sardegna con ben 100 Menhir sparsi su tutto il territorio, seguita dalla Puglia con 79 Menhir per lo più presenti nell’area salentina. La regione con la minore densità di Megaliti, invece, è la Lombardia, antica terra celtica per eccellenza.
    Presenti in varie zone dell'isola, i monoliti a volte non presentano incisioni e sono completamente lisci con chiara simbologia fallica, altri invece recano scolpito il simbolo femminile di fecondità, le mammelle, segni inequivocabili della Dea Madre.
    A Laconi, in provincia di Oristano, sono stati rinvenuti nelle campagne circostanti, oltre 100 menhir sia di tipo protoantropomorfo, cioè a faccia prospettica piana, che antropomorfo, ossia con brevi stacchi somatici. Sono inoltre state ritrovate statue-menhir, o statue-stele, anch'esse caratterizzate dalla presenza di rilievi anatomici e tratteggi del viso più o meno stilizzati. Sempre a Laconi, nel Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna, ospitato negli spazi di Palazzo Aymerich, sono presenti decine di menhir ritrovati, oltre che nel suo territorio, in tutto il Sarcidano e in altri centri vicini.
    A Villa Sant'Antonio, provincia di Oristano, si trova un'alta concentrazione di rari menhir protoantropomorfi e antropomorfi, tanto che l'area è stata soprannominata Valle dei menhir. I megaliti furono realizzati tra il 3300 ed il 2500 a.C., durante l'epoca caratterizzata dalla Cultura di Ozieri. In questa località si trova un menhir alto 5 metri e 75 cm (probabilmente il più alto d'Italia). A Goni, nella provincia di Cagliari, nel complesso archeologico di Pranu Muttedu, si trovano menhir allineati in lunghe file che fanno parte di un'area molto ricca di monumenti megalitici del Neolitico, comprese diverse domus de janas, le "case delle fate".
    A Sant'Antioco, nella provincia di Cagliari, oltre ai più conosciuti quali Su Para e Sa Mongia (il frate e la suora), è possibile osservare, negli agglomerati urbanistici preistorici, parecchi menhir di genere maschile, di forma fallica, con sezione a pilastro, ed altri, femminili, con sezione piano-convessa o concavo convessa. Quattro menhir si trovano tra i comuni di Tortolì e Barisardo, tra i quali uno purtroppo è stato distrutto da dei vandali sul finire degli anni Novanta.

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    Pranu Muttedu - Goni, Cagliari

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    Menhir Monte Corru Tundu - Villa S. Antonio, Oristano

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    Menhir di Canne - Puglia

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    Su para e sa mongia - S. Antioco

    Dolmen

    L’etimologia della parola “dolmen”, invece, è più controversa e difficile da risalire. Il termine appare per la prima volta nel VII secolo, in ambito della storiografia francese. Si tratta, anche questa volta, dell’uinione di due termini bretoni: “t(d) aol” (forse imparentato con il latino tabula), tavolo e “men” che significa pietra.
    Occorre però evidenziare che la parola è coniata e non appartiene alla lingua bretone. Il vero termine bretone per designare un dolmen è, infatti, “Liah vaen”, insieme con altre varianti.
    Altri dizionari etimologici rintracciano l’origine di dolmen nell alingua celtica parlata in Cornovaglia, precisamente nella parola “tolmen”, che avrebbe designato in origine un cerchio di pietre o una roccia scavata.
    In effetti i Dolmen sono costituiti da più pietre sistemate in modo da formare una sorta di grotta o di casetta di pietra. Alcuni, più profondi, possono perfino ospitare delle persone, mentre altri, molto più bassi, possono fungere da altari. Come i Menhir, i Dolmen sono precedenti alla cultura celtica, sebbene siano meno antichi.
    Anche sui Dolmen esistono differenti ipotesi, tra le quali che si trattasse di monumenti funerari. Secondo altre teorie, invece, svolgevano la funzione di altari e luoghi di culto. In realtà è piuttosto possibile che, nel corso dei secoli abbiano svolto entrambe le funzioni. Gli archeologi, infatti, hanno ritrovato all’interno o sotto i Dolmen, differenti ossa, chiare testimonianze di sepolture, è dunque plausibile supporre che li abbiano adoperati come luoghi di culto.

    Il portale al Regno degli Dei

    In effetti, i Dolmen sono delle colonne artificiali, alcune volte sono addirittura semi-interrati e ricordano il portale per il mondo degli Dei, i “Tatua de Dannan”.
    Il mondo dei morti non era, per i celti, separato da quello dei vivi, semplicemente questo esisteva su un livello differente, raggiungibile fisicamente attraverso portali che lo mettevano in comunicazione con il nostro mondo. A ben dire, secondo i celti, il mondo dei morti non era il paradiso o l’inferno che spesso immaginiamo bensì corrispondeva al mondo del mistero e del sovrannaturale, degli Dei e dell’origine di ogni cosa.
    Nella loro visione cicilica del cosmo non potevano che immaginare che, una volta morti, si tronasse all’origine di tutte le cose, al proprio punto di partenza, né più né meno di quanto facesse il sole nel suo peregrinare nel cielo, di giorno in giorno e di stagione in stagione. È proprio nel tipo di scansione del tempo che troviamo confermata questa visione. Secondo i celti, infatti, il giorno cominciava la tramonto e non all’alba, questo eprchè nella loro cultura la luce nasceva dalle tenebre, così come ogni nuova vita nasce nel grembo materno, nel segreto di un uovo o nel mistero della terra. Ne conseguiva che ogni cosa manifesta aveva la sua origine nel non manifesto. Aderendo a tale filosofia era più che logico che i celti vedessero nei Dolmen non già un macabro simbolo di decadenza, ma il simulacro della vita nascente, del mistero, porte di accesso al mondo degli Dei.

    Dolmen italiani

    Come i Menhir, anche la maggior parte dei Dolmen si trova nell’Europa occidentale, tuttavia, sebbene in quantità minore rispetto ai Menhir, la nostra penisola vanta una discreta presenza di questi megaliti si tutto il territorio. Ancora una volta le regioni in testa sono Puglia (102) e Sardegna (78).
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    Dolmen Sa Coveccada - Sardegna. è il Dolmen più grande dell'area mediterranea, alto 2,70 metri e lungo 5 metri. purtroppo manca la parte posteriore del monolite a parte delle chiusure.

    Misteri irrisolti

    La forte presenza delle due tipologie di megaliti nell’Italia meridionale fuga ogni dubbio circa la loro costruzione per opera dei celti che abitarono, invece, il settentrione, senza tuttavia chiarirne il mistero. Sebbene la scienza ufficiale rifiuti di aderire alla teoria che vuole i megaliti costruiti su nodi energetici terrestri, le usanze popolari smentiscono questa presa di posizione. Infatti, i Dolmen e i Menhir hanno continuato ad essere luogo di culto anche di riti cristiani. Altre volte sono stati protagonisti di leggende e miti dal forte sapore pagano che portarono alla distruzione di diversi esemplari.

    Fonti:
    www.cronacheesoteriche.com
    http://it.wikipedia.org/wiki/Menhir
    http://en.wikipedia.org/wiki/Stonehenge
     
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  2. RedJackson
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    Ottimo lavoro, complimenti!!! Brava :)
     
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    Bellissimo post! E anche molto interessante, lo posto sulla nostra pagina Fb :-) brava!
     
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  4. Lady Lu
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    Grazie, mi sento lusingata! *_*
     
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  5. yamato san
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    Davvero bello ^^ Brava Lady !! Appena possibile posto qualcosa che esiste nelle valli di Lanzo ( Piemonte ) Che è straordinariamente ricca di questi " Monumenti ? " Il più famoso è quello definito la Stonehengen delle valli di Lanzo .
    Attached Image
    stonecircle3

     
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  6. Lady Lu
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    Il potere tellurico dei menhirs nel druidismo


    Nelle tradizioni dei Popoli naturali l'uomo è visto come un ponte tra terra e cielo. La cultura e la scienza delle tradizioni dei Nativi tiene sempre conto del nostro legame cosmico con l'universo e con il Mistero che rappresenta. Non esiste una separazione tra individuo e universo, entrambi fanno parte di un unico atto esistenziale, entrambi sono affratellati dalla stessa esperienza.
    I cromlech (cerchi di pietre erette) simboleggiano un percorso spirituale che esprime il transito dell'individuo dalla nascita alla morte, verso una dimensione cosmica da esplorare e da capire.
    Nella cultura megalitica, i menhirs sono considerati catalizzatori dell'energia tellurica e ponte verso la dimensione cosmica. Colonne energetiche per un passaggio dell'energia di scambio tra Terra e Cielo.
    Secondo le tradizioni dei Nativi europei, vive ancora oggi, i menhir sono situati sui punti energetici di Gaia, il nostro pianeta, in una sorta di agopuntura che stimolerebbe i suoi centri energetici e consentirebbe di usufruire dell'immensa energia della Terra. Questo prelievo energetico può essere usato a scopi terapeutici per una armonizzazione psico-fisica.
    Il cromlech, in quest'ottica, può essere considerato un accumuatore dell'energia tellurico-celeste, pronto per essere usato dai druidi per il contatto mistico con la Natura, per lo sviluppo di forze psichiche e per la terapeutica armonizzata. Esiste una vasta raccolta di leggende popolari e antichi rimedi riferiti all'uso terapeutico dei megaliti.

    carnacmn


    Nella regione di Carnac, Bretagna, i menhir erano usati dalle giovani donne per trovare marito o per rimanere fertili: in questo caso si ponevano di notte, senza vestiti, presso il menhir scelto per una cura che le rendesse feconde.
    Nel Finistère, sempre in Bretagna, esiste una pietra nota fin dall'antichità per guarire la meningite. Altre testimonianze parlano di menhir che guariscono dalla sordità o dai reumatismi. Spesso questi rimedi erano in relazione ai movimenti degli astri e tenevano conto del calendario lunare e della rotazione della Terra.
    Ancora ai giorni nostri, le consorterie druidiche della Bretagna insegnano ai loro allievi ad usare la fonte energetica dei menhir. Secondo i costumi bretoni, i menhir possono essere usati a scopo curativo posandovi le mani per trarre energia terapeutica, oppure entrando all'interno di un cromlech o di un dolmen per assorbirne l'energia armonizzante.
    I nostri antenati bretoni sapevano percepire gli scambi energetici tra il cosmo e le Terra, ma anche l'energia che si libera dai menhir, e il modo in cui si poteva usare sul piano terapeutico. Queste conoscenze sono state tramandate di generazione in generazione e ancora oggi gli abitanti di Carnac li usano normalmente per la cura delle patologie. Secondo queste credenze, certi menhir liberano una forza neutra che può favorire il rilassamento, altri una forza che favorisce l'equilibrio e le guarigioni.
    Un menhir ben orientato pare sia in grado di risanare un giardino. L'usanza di collocare un singolo menhir in un campo, o in un giardino, o davanti alla propria abitazione per proteggere il luogo dalle energie negative è ancora oggi in uso sia in Bretagna che in Scozia.
    Oggi la geobiologia studia il potere dei menhir anche per combattere l'inquinamento. Secondo questa ricerca, sembra che i menhir possano proteggere dall'inquinamento proveniente dalle onde radio. L'energia dei menhir è usata in certe branche della medicina tradizionale insieme alla radiestesia e alla cristalloterapia.
    Anche Stonehenge, il grande cromlech della piana di Salisbury, era ritenuto un luogo sacro e terapeutico. Gli studi dell'archeologo Timothy Darvill hanno rivelato che nell'anticità il luogo era un importante centro di guarigione, sede di pellegrinaggi da tutto il mondo.
    Oggi la geobiologia si avvale di queste antiche scienze e trova conferme nello studio dell'influenza della Terra su tutto ciò che vive. La geobiologia studia i fenomeni che provengono dal suolo, dall'atmosfera dalle correnti di acqua sotterranea, le faglie geologiche, le reti telluriche, i camini cosmo-tellurici, la rete di Hartmann, la rete di Curry. Da più di cinquant'anni, fisici, medici e radiestesisti hanno evidenziato l'influenza del suolo sul comportamento di una pianta, di un albero, di un animale o dell'uomo. Nella geobiologia esiste la branca della "geobiologia sacra" che studia la collocazione degli antichi luoghi di culto basata sulle reti telluriche o solari. Si è così evidenziato che i luoghi megalitici sorgono su precisi punti energetici che rispettano le reti di Hartman o di Curry.
    Un esercizio della geobiologia unisce la sperimentazione terapeutica dei megaliti al fosfenismo, un insieme di tecniche che hanno lo scopo di accrescere le capacità cerebrali a partire da uno studio basato su reazioni fisiologiche, in questo caso i "fosfeni", fenomeni oculari consistenti in macchie multicolori che persistono nell'oscurità per tre minuti e che possono essere ottenute con delle brevi fissazioni di una sorgente luminosa.
    L'esercizio consiste nel sedersi presso il menhir, avendo cura di incollare la schiena contro la pietra.
    Poi guardare il sole attraverso uno spesso pezzo di stoffa per alcuni minuti, senza occhiali, oppure semplicemente fissare le nuvole. Se si è seduti all'interno di un dolmen, guardare il cielo attraverso l'apertura principale del dolmen. Poi chiudere gli occhi prestando attenzione alle sensazioni soggettive che si provano. Viene consigliato di restare in questa posizione per circa 15 minuti. Questo esercizio ha lo scopo di "catturare" l'energia del luogo e risanare armonicamente eventuali disturbi psico-fisici.

    Fonte www.eco-spirituality.org/
     
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