Rosa

Miti,leggende,simbologia..

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  1. Ares
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    "Potrebbe essere il caso di dire: bella come una rosa"...

    La rosa è un simbolo veramente complesso, poiché racchiude in sé – più d’ogni altro fiore – significati tra loro totalmente contrastanti. È, infatti, ambivalente, potendo contemporaneamente significare perfezione celeste e passione terrena, tempo ed eternità, vita e morte, fecondità e verginità.
    Secondo la superstizione popolare, molto diffusa soprattutto nel Medioevo, e che ha avuto una notevole influenza in molte leggende tipiche anche del nostro folclore, era il fiore che le streghe preferivano, in quanto ritenuto particolarmente idoneo a provocare il male, forse a causa della presenza sul suo stelo di molte spine; ma nel frattempo, era pure il fiore prediletto dalle fate, che se ne servivano spesso per recare felicità e benessere alle persone buone.

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    In questa circostanza, così come in molte altre, la rosa sa concentrare significati in netto contrasto tra di loro, come odio ed amore, quasi che entrambi discendessero da un unico ceppo, o fossero due facce di una sola medaglia; a pensarci bene, non è poi tanto illogico, essendo entrambi dei sentimenti, delle passioni e queste, come sappiamo, non conoscono vie di mezzo. Nella vita umana, tanto per citare un esempio concreto, se un rapporto tra due persone termina in modo traumatico, non di rado all’amore e alla stima subentra in ambo le parti il disprezzo, l’odio, il rinfacciarsi reciproco di colpe e di difetti; e questi sono tanto più intensi e radicati quanto più forte era il legame affettivo che si è interrotto.
    Tornando al nostro argomento, la rosa, possiamo affermare che questo fiore, forse anche per la sua struttura a forma rotonda (non dimentichiamo che in Occidente il cerchio era considerato sin dai tempi più antichi un modo per indicare la perfezione) è stato sempre reputato simbolo di completezza: rappresenta, infatti, la profondità del mistero della vita, la bellezza, la grazia, la felicità, ma anche la voluttà, la passione ed è perciò, spesso associato alla seduzione.
    Essendo stato da sempre un fiore abbinato alle divinità femminili, esso è amore, vita, creazione, bellezza e verginità; la sua rapidità nell’appassire simboleggia, al contrario, morte e sofferenza, e le sue spine evocano, invece, il sangue ed il martirio.
    Sempre per affinità al cerchio, ossia ad una cosa che non ha né inizio né fine, alla rosa si associa spesso un significato di sistematicità, di ciclicità.
    Questo fenomeno, tuttavia, non si limita ad essere puramente periodico, ma presenta anche un suo progresso temporale, un suo divenire, un suo traslare nel tempo: come una ruota di bicicletta che, dopo un giro, ritorna sì nella posizione iniziale, ma in un luogo diverso da quello precedente.
    La rosa è pertanto anche il simbolo del divenire e, per traslato, indica il perpetuarsi della vita umana da quella terrena verso un’altra dimensione a noi per il momento ignota, che i credenti chiamano aldilà e che trova il suo culmine, il suo compimento totale nella resurrezione.
    Per questo motivo la rosa viene usata per raffigurare anche oltre alla vita eterna, la primavera che, se vogliamo, è un piccolo assaggio terrestre della resurrezione celeste che ci attenderà alla fine della nostra esistenza.
    Tuttavia, anche chi non ha il dono della fede può facilmente riconoscere che tutta la nostra esistenza è continuamente attraversata da fasi cicliche: di alcune di loro – come ad esempio l’alternarsi delle stagioni – sappiamo la periodicità, ma di moltissime altre siamo all’oscuro.
    Se, ad esempio, siamo malati o in condizioni critiche dovute a qualsivoglia causa, come possiamo determinare se e quando queste scompariranno per far di nuovo posto a periodi di gioia, di serenità, di ristabilimento della salute fisica? E, una volta raggiunto questo stato di benessere, non abbiamo forse paura che la ciclicità della nostra esistenza ci arrechi di nuovo momenti di disagio?
    Comunque la si consideri, la nostra vita è composta da un alternarsi di cicli, e questo vale per ognuno di noi.
    Nell’ambito dei fiori, per quanto detto prima, la rosa è quello che più d’ogni altro è in grado di rappresentare la periodicità degli avvenimenti umani che si svolgono nel corso della nostra vita. È inoltre simbolo di silenzio e di riservatezza: una rosa era infatti appesa o raffigurata, nelle sale di consiglio per indicare riserbo e discrezione.
    Per questo motivo papa Adriano VI fece scolpire sui confessionali una rosa a cinque petali,simbolo del sacro vincolo della segretezza che ogni sacerdote deve mantenere nei riguardi dei penitenti che si rivolgono a lui nella confessione, e la locuzione latina “sub rosa” aveva appunto il significato di una cosa rivelata in assoluta segretezza e confidenza.
    La rosa d’oro denota la perfezione.
    La rosa rossa il desiderio, la passione, la gioia, la bellezza, il rapporto sessuale; è il fiore di Venere e il sangue di Adone36 e di Cristo.
    La rosa bianca è il fiore della luce; simboleggia l’innocenza, la verginità, lo sviluppo spirituale, il fascino.
    La rosa bianca e rossa insieme rappresentano l’unione di fuoco ed acqua, una specie di unione degli opposti, mentre quella azzurra è il simbolo dell’impossibile.
    La rosa a quattro petali raffigura la divisione in altrettanti parti del cosmo (terra, acqua, fuoco e cielo), in altre parole gli elementi che nell’antichità alcuni filosofi consideravano primordiali e dai quali traeva origine tutto il creato. La rosa a cinque petali rappresenta invece il microcosmo.

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    La Rosa dei Venti è raffigurata sotto forma di un cerchio che racchiude una croce doppia indicante le quattro direzioni cardinali e quelle intermedie; in essa sono quindi presenti contemporaneamente i simboli del cerchio, del centro, della croce e dei raggi della ruota solare. Lo stesso concetto può estendersi anche al rosone.
    La rosa nella tradizione e nella cultura cristiana
    Vediamo ora che cosa questo fiore rappresenta simbolicamente per le principali religioni della terra, iniziando con quella cristiana. Nell’iconografia cristiana, questo fiore, per la sua bellezza e fragranza, viene adoperato per indicare il Paradiso. Inoltre la rosa bianca è sinonimo d’innocenza, di castità e di purezza e, per traslato, è uno dei modi in cui si rappresenta la Vergine Maria, anche se in alcuni racconti – non appartenenti però alla cultura occidentale – è uno dei modi con cui può essere raffigurata la morte.
    Al contrario, la rosa rossa è il simbolo della carità che, se spinta fino ai limiti estremi, può anche portare al martirio. Non a caso, infatti, una leggenda d’ispirazione cristiana vuole che il suo colore rosso sia stato generato dal sangue di Cristo sulla Croce. Ha pertanto anche il significato simbolico dellepiaghe del Cristo dalle quali sgorgò il Suo Sangue per la redenzione dell’umanità. Le rose di color rosato sono l’emblema del Bambino Gesù, mentre quelle gialle quello dei Re Magi.
    Possiamo osservare che la rosa assume significati fortemente contrastanti: passione e morte, gloria e resurrezione, in altre parole la vita eterna.
    Nella religione cristiana queste entità costituiscono tuttavia, pur nella loro palese contrapposizione, un’unità inscindibile: infatti, non si può ottenere la resurrezione se non passando per la morte e non si può raggiungere la gloria se non transitando attraverso la passione.
    La rosa è, dunque, il fiore che più d’ogni altro si presta a rappresentare metaforicamente gli eventi cardini della religione cristiana. Viene anche usata per ricordare il Sacro Graal, ossia la Coppa che, secondo la tradizione, fu adoperata da Gesù Cristo durante l’Ultima Cena.
    La Chiesa stessa è talvolta indicata nella Bibbia come Rosa di Sharon: le sue spine sono i peccati di cui essa si è macchiata nei secoli e, più in generale, quelli di tutti i credenti, mentre la rosa senza spine o Rosa Mistica è un altro titolo con il quale viene lodata la Vergine Maria, proprio per mettere in evidenza il Suo concepimento senza peccato originale (quindi senza spine).
    La rosa d’oro - oltre alla perfezione ed all’incorruttibilità - è anche un simbolo del pontefice romano e quindi, per traslato, anche di Cristo, di Cui egli è il Vicario in terra. Papa Urbano II- nel 1096, benedisse per la prima volta una Rosa d’Oro in occasione di una cerimonia, che si svolgeva fino a non molto tempo fa nella quarta domenica di Quaresima (detta per l’appunto Domenica delle Rose o Domenica Laetare), considerata una sosta di giubilo nel cammino della penitenza che conduce il popolo cristiano alla celebrazione della Pasqua. Il Papa benediceva un fiore finto fatto di materiale aureo e detto appunto Rosa d’Oro, per farne dono ora ad alcune autorità civili (come il Prefetto di Roma), ora a qualche principe cattolico in segno di predilezione. Come fecero Urbano V59 che la assegnò nel 1367 alla regina di Sicilia Giovanna, e Pio IX, che nel 1867 la donò alla regina di Spagna Isabella II.
    Papa Pio XI infine, regalò la Rosa d’Oro

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    all’allora regina d’Italia Elena di Savoia, in occasione della firma del Concordato tra la Santa Sede e lo Stato Italiano. Prima dell’avvento del Cristianesimo, tra il mese di Maggio e quello di Luglio, si tenevano nell’antica Roma delle festività denominate Rosalie, e la Pentecoste, grazie anche alla sua collocazione indissolubilmente legata alla Pasqua, e quindi al periodo primaverile, prese in un certo senso il posto di queste ricorrenze pagane, così come avvenne anche per il Natale, per la cui celebrazione si scelse il 25 Dicembre (auguri comunque a tutti i nati quel giorno :-)), giorno nel quale si celebrava la festività del Sole Invitto.
    Fino ad alcuni secoli orsono, in occasione della festa di Pentecoste, era costume far piovere sui fedeli, durante la celebrazione della Santa Messa, petali di rose e batuffoli di stoppia accesi, per ricordare che il manifestarsi dello Spirito Santo sugli apostoli avvenne attraverso la discesa di lingue di fuoco, simili appunto a petali di rose. Per tale ragione, la Pentecoste viene anche chiamata Pasqua delle Rose o Pasqua Rosata. Secondo il monaco Beda la tomba, dove Cristo fu collocato una volta deposto dalla croce, era dipinta di rosso e di bianco, dei due colori che, mescolati insieme, formano il rosa; anche in questo caso, come possiamo notare, c’è una perfetta commistione, una sintesi totale di due colori che rappresentano di per sé sentimenti opposti, contrastanti e la cui sintesi trova la sua più totale realizzazione proprio nel rosa, inteso sia come colore sia – in senso lato – come sostantivo.
    La rosa appare negli stemmi con cui sono raffigurati alcuni Santi; tra questi ricordiamo:
    S. Elisabetta d’Ungheria, S. Elisabetta del Portogallo, S. Angelo, S. Cecilia, S. Rosa daLima e S. Rosa da Viterbo.
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    Tra i Pontefici nei cui stemmi questo fiore è presente, anche se talvolta in modo stilizzato, rammentiamo: Urbano VI (29 Agosto 1261-2 Ottobre 1264), Nicolò III (25 Novembre 1277 – 22 Agosto 1280), Onorio IV (2 Aprile 1285 – 3 Aprile 1287), Clemente VI (1 Novembre 1342 – 6 Novembre 1352), Gregorio XI (30 Dicembre 1370 – 27 Marzo 1378), Benedetto XIII (29 Maggio 1724-21 Febbraio 1730).
    Numerosi poi sono i luoghi di culto, per lo più dedicati alla Vergine Maria, nella cui denominazione è presente la rosa:
    Madonna del Roseto - Solopoca (BN);
    Madonna del Rosario - Roma;
    Santa Maria della Rosa - Tuscania (VT);
    Santa Rosa- Viterbo (VT);
    Maria Santissima Rosa Mistica – Cormons (GO);
    Madonna di Rosa - S.Vito al Tagliamento (PN);
    Madonna delle Rose - Roselli (FR), Piglio (FR) e S. Alessandro (BG);
    Madonna della Rosa – Ostra (AN) e Scarpizzolo (BS).
    Tra le sante che portano questo nome, ricordiamo:
    Santa Rosa da Viterbo, Santa Rosa da Lima e Santa Rosalia.
    Santa Rosa (Viterbo 1233-1252).Viene commemorata il 4 Settembre. È la protettrice di Viterbo. Appartenne all’ordine terziario francescano. Combatté l’eresia dei Catari e, per questo motivo, fu esiliata dall’imperatore Federico II detto il Barbarossa: abbandonò momentaneamente la città per vivere a Soriano e, successivamente, a Vitorchiano, due piccole località nella zona.
    In quest’ultima rimase miracolosamente illesa scampando ad un incendio. Da questo luogo spronò i suoi concittadini a resistere all’assedio della città da parte dell’imperatore. Rientrò a Viterbo solo dopo la morte del Barbarossa da lei predetta. Il suo corpo è seppellito a Viterbo, nel Santuario a lei dedicato; solo per 200 anni fu conservato presso la sua casa natale, vicino alla quale fu successivamente costruita la chiesa. Per motivi che finora la scienza non è stata in grado di spiegare, il suo corpo si conserva perfettamente mummificato. Ogni anno, il 3 Settembre, vigilia della sua festa, si svolge una processione particolare, durante la quale viene portata a spalle la cosiddetta “macchina di Santa Rosa”. Si tratta di una costruzione di cartapesta a forma di campanile, alta 27 metri, pesante 3 tonnellate, al cui interno vi è una nicchia contenente la statua della Santa. Tutto l’insieme viene portato a spalla da 90 persone, dette i Cavalieri di Santa Rosa.
    La processione si svolge per tutto il paese e termina nella chiesa dedicata alla Santa, posta nella parte alta della città, l’ultimo tratto – in salita – viene effettuato di corsa.

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    Santa Rosa da Lima (Lima, Perù 1586 – 1617). Viene commemorata il 23 Agosto. E’ patrona del continente americano, del Perù, delle Indie e, ovviamente, della sua città natale Lima. Il suo vero nome fu Isabella Flores. Entrò nel terzo ordine domenicano e raggiunse altissimi livelli di misticismo, grazie anche alle dure penitenze cui si sottoponeva per le quali trovava ispirazione in Santa Caterina da Siena. Grazie a questi duri sacrifici, fu frequentemente soggetta ad estasi, durante le quali aveva la facoltà di dialogare direttamente con Cristo. Fu beatificata nel 1688 da papa Clemente IX e innalzata alla gloria degli altari solo 4 anni dopo da Clemente X: fu la prima fra i cattolici ad essere proclamata santa oltreoceano.
    Santa Rosalia, nata probabilmente a Palermo verso gli inizi del XII secolo, e morta nei pressi della città nel 1160, ora patrona di Palermo e della Sicilia, fu di nobile origine. Viene festeggiata il 15 Luglio ed il 4 Settembre.
    Di lei si hanno pochissime notizie di carattere storico. Il suo culto è diffuso anche in altre nazioni europee, tra cui la Spagna. Dopo un periodo vissuto nella corte siciliana, scelse la vita eremitica ritirandosi in una grotta nei pressi di Palermo.
    Tra il 1624 e il 1625, in occasione del ritrovamento dei resti della Santa presso la spelonca dove aveva trascorso gran parte della sua esistenza, cessò l’epidemia di peste che stava colpendo la città siciliana. Per questo motivo in suo onore, il 15 Luglio, c’è l’usanza di celebrare una processione nella quale viene condotto per la città il Carro trionfale di Santa Rosalia.
    La rosa nella tradizione e nella cultura islamica
    Come nel mondo cattolico la rosa simboleggia il sangue del Cristo, così in quello islamico rappresenta il sangue di Maometto, il suo profeta.
    Nella Rosa di Baghdad41 il primo cerchio rappresenta la Legge, il secondo il Cammino, il terzo la Conoscenza e tutti e tre i cerchi insieme raffigurano la Verità ed il nome di Allah. Anche in questo caso vi sono molte analogie simboliche tra le due religioni monoteiste.
    Sa’di (1184 circa – 1291 circa), mistico musulmano, fu uno dei più importanti poeti persiani; questo non è quasi sicuramente il suo nome reale, bensì il titolo con il quale venivano all’epoca chiamati i saggi ed i filosofi, e potrebbe essere l’analogo di Maestro, appellativo con il quale i cristiani chiamano talvolta Nostro Signore.

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    Nell’opera da lui scritta “Il Roseto” - in lingua originale Golestàn - l’autore definisce il giardino delle rose come il luogo dove si raggiunge il grado più alto della contemplazione. Questa opera è molto nota nella letteratura persiana; la sua ricchezza di simbolismi e l’importanza che ebbe per la diffusione della cultura e della lingua musulmana nei secoli successivi, la rende paragonabile alla nostra Divina Commedia scritta neanche un secolo dopo.
    È sostanzialmente un importante documento che illustra la vita politica, sociale e religiosa di quel periodo nel mondo persiano, nel quale sono descritti con minuziosa cura i personaggi dell’epoca, dai principi agli schiavi, dai dignitari di corte ai ladri.
    In definitiva, uno spaccato della vita quotidiana, filtrata però attraverso l’occhio benevolo di un saggio che, avendo appunto visto e sperimentato di tutto nella sua esistenza, valuta quello che lo circonda con una certa indulgenza ed in maniera abbastanza bonaria.
    Il carattere dello scrittore che traspare da quest’opera è quello di un uomo ricco di doti morali, che tende a giudicare con moltissima prudenza tutto ciò che succede intorno a lui, senza emanare giudizi severi ed inappellabili anche nei riguardi di coloro che agivano disonestamente, ma sforzandosi di trovare anche in loro del bene e dei valori morali. Sotto questo punto di vista si può affermare che fosse più che giustificato l’appellativo di saggio che gli fu unanimemente riconosciuto.
    Nel mondo egiziano le rose erano fiori sacri alla divinità Iside, poiché rappresentavano l’amore puro del tutto liberato dall’aspetto carnale; ma è nel mondo greco-romano che il culto della rosa ha trovato maggiore sviluppo.

    La rosa nella Grecia classica
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    Presso i Greci la divinità Aurora è spesso chiamata – tra gli altri da Mimnermo, poeta lirico dell’antica Grecia, vissuto tra il VII ed il VI secolo a.C. ed Omero - “La dea dalle dita di rosa” (rododaktulos), proprio perché associata al sorgere del sole. Saffo, invece, dà questo attributo alla luna50. Limitandoci per questione di spazio e di tempo al solo campo della lirica, notiamo frequenti riferimenti alla rosa da parte di poeti e di lirici appartenenti a varie epoche e di stili letterari diversi: dai bellicosi Omero, Mimnermo ed Alceo ai più idilliaci Ibico, Teocrito ed Asclepiade, poeta esaltatore dell’amore.
    Secondo Anacreonte le rose sono profumo per gli dei e gioia per gli uomini.
    Nessun poeta greco, tuttavia, amò questo fiore più di Saffo; la quale predilige più d’ogni altro tutto ciò che è delicato, e paragona a questo fiore la bellezza delle fanciulle. Costei, inoltre, intitola “Le rose della Pieria” una sua composizione, volendo con questo identificare l’intera sua poesia con il suo fiore prediletto. Presso gli antichi Greci, la rosa è il simbolo della gioia, della bellezza, dell’amore e del desiderio; era il simbolo della dea Afrodite, veniva coltivata nei giardini funerari ed era spesso ornamento di tombe, per garantire al defunto il raggiungimento dell’immortalità nell’altra vita.
    Corone di rose adornavano poi le statue del dio Dioniso ed erano anche al collo delle sue scatenate seguaci, le Baccanti. Dioniso era, fra l’altro, il dio del vino e ghirlande di rose cingevano coloro che partecipavano ai banchetti in onore di questa divinità, proprio perché si credeva che tale fiore era in grado di tenere lontano gli effetti negativi – come ad esempio il mal di testa – che un abuso di questa bevanda poteva provocare, od anche perché si riteneva che aiutasse le persone ubriache (molto comuni tra i seguaci di questa divinità) a non rivelare i segreti di cui erano a conoscenza e che sotto l’influsso della ebbrezza avrebbero potuto esternare.
    Fu molto probabilmente anche per questo motivo, che la rosa è poi diventata simbolo della riservatezza.
    Con la rosa erano poi raffigurati il dio Helios e le Muse oltre alla già citata Eos, dea dell’aurora.

    La rosa nella Roma latina

    Anche presso gli antichi Romani la rosa rivestì una notevole importanza; così come presso i Greci, era uno dei fiori con il quale venivano adornate le tombe.
    Ciò avveniva principalmente in cerimonie chiamate Rosalia che avevano luogo, secondo la località in cui erano svolte, in un periodo compreso tra il mese di Maggio e quello di Luglio; in questi riti si offrivano delle rose ai Mani, le anime dei defunti ritenute divinità protettrici del focolare domestico. Anche la dea degli inferi, Beate, veniva talvolta raffigurata con una corona di rose sul capo.
    Era poi consuetudine gettare petali di rose al passaggio dell’imperatore ed era fatta di rose la corona che egli portava sul suo capo. Il poeta latino Decimo Magno Ausonio associa alla rosa la fugacità della vita; in un suo idillio egli recita: “Uno sola giornata comprende la vita della rosa; essa in un solo attimo congiunge la giovinezza e la vecchiaia”, riprendendo il motivo del carpe diem oraziano ed anticipando temi che troveranno ampio spazio nel Rinascimento.
    Anche molte iscrizioni funebri riprendono questo tema; ne sono state trovate alcune, deposte soprattutto per ricordare chi era defunto in età giovanile, con scritto: “Nacque e subito morì,proprio come una rosa”. Nel romanzo “L’Asino d’oro” di Lucio Apuleio, la dea Iside promette a Lucio, trasformato da un maleficio in un asino, di farlo ridiventare uomo durante una processione dedicata alla dea, non appena costui avesse mangiato una corona di rose che il sacerdote di Iside gli avesse consegnato.
    Si riteneva, quindi, che la rosa fosse dotata di poteri magici e che fosse alla base di ogni processo di rigenerazione che riguardava l’essere umano.
    Questo è anche testimoniato dall’affinità del termine latino rosa con quello ros che sta ad indicare pioggia, rugiada, elementi indispensabili allo svilupparsi ed all’evolversi della vita sulla terra. A proposito di quanto ora detto, è abbastanza singolare che il nome rosa sia comune in quasi tutte le lingue europee, con piccole varianti: die Rose in tedesco; rose in francese, danese, inglese; rosa in spagnolo, italiano ed ancor prima in latino; roza in ungherese; ros in svedese; royz in yiddish, solo per citarne qualcuna.
    Trattandosi sia di lingue derivate dal latino che da altri ceppi, possiamo a ben ragione affermare che questo fiore abbia diritto di essere considerato un elemento unificatore del nostro continente. Nell’alchimia e nelle scienze magiche in genere, la rosa bianca e quella rossa sono ritenute gli elementi primordiali di cui si ritiene composta la materia esistente: la prima come sostanza “volatile” e la seconda come ingrediente “in combustione”. Secondo questa teoria, la pluralità delle forme della materia è da attribuirsi proprio ad un diverso rapporto tra le due sostanze base.Simbologia della rosa
    L’unione tra la rosa e la croce – oltre ad essere alla base della figura del rosone – è il simbolo dei Rosacroce, setta di impronta evangelica che nacque in Germania nel XVII secolo, per diffondersi successivamente in Francia. Il loro nome deriva da un adepto della setta, il cavaliere tedesco Kristian Rosenkreuz, vissuto nel secolo XV, la cui tomba venne scoperta in Marocco. I “Rosacrociani”, che si vantavano di predire l’avvenire e di poter guarire malati incurabili, avevano per simbolo una rosa a cinque petali posta al centro di una croce.

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    Questo emblema ricalca, peraltro, quello di Martin Lutero .Nel mondo della massoneria la rosa riveste un’importanza fondamentale; durante il funerale di un “fratello” è, infatti, costume gettare nella tomba tre rose di colore diverso, dette Rose di San Giovanni che significano amore, luce e vita. Il 24 Giugno, giorno della festività di San Giovanni è consuetudine decorare gli interni di ogni loggia massonica con tre rose di diverso colore. Anticamente i Germani eseguivano in onore della divinità Ziu (l’equivalente del dio Marte) la “Danza della spada”, nella quale veniva simulato un combattimento tra giovani ballerini. Costoro, al termine della danza, univano le punte delle loro spade in modo da formare una rosa, e portavano in trionfo il corifeo, ossia colui che aveva guidato il ballo propiziatorio.
    Sempre nella cultura tedesca – soprattutto nella poesia popolare – la frase “Im Rosengarten sein” (Essere nel Giardino delle rose) ha un doppio ed opposto significato, uno dei quali indica l’amore casto e puro, l’altro, invece l’amore in senso passionale, biblico, che deriva da un rapporto carnale: un altro esempio della dualità che questo fiore è capace di concentrare in sé.
    Nel mondo cinese la rosa non riveste quella importanza simbolica che ha invece nelle nostre latitudini; essa viene il più delle volte associata alla gioventù, in ogni caso mai all’amore. Nel campo dell’araldica le rose sono di solito raffigurate in maniera stilizzata, con cinque, sei oppure otto petali. Tra gli emblemi dove questo fiore viene raffigurato, ricordiamo quelli già citati delle casate dei Lancaster (rosa rossa) e degli York (rosa bianca) , dei Tudor (rosa con petali bianchi striata di rosso), dei principi tedeschi di Lippe, dei conti di Altenburg. Infine, tra le città nei cui stemmi appare questo fiore, ricordiamo quella inglese di “Southampton” (una rosa rossa e due bianche), e quella tedesca di Lipstadt.

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    Per chi ancora oggi credeall’influsso dello zodiaco sulla vita degli esseri umani, l’abbinamento con la rosa è molto importante per i nati nel segno del Toro, ed è inoltre il profumo magico per gli appartenenti alla terza decade del segno. Questo fiore, infatti, tenderebbe a moderare l’impulsività affettiva e la sensualità, ed a favorire la concentrazione mentale, impedendo alla persona di correre eccessivi rischi di isolamento; garantirebbe, sempre per i nativi di questo segno, effetti rigeneranti ed allontanerebbe da loro le ombre della stanchezza. La rosa ha poi un suo preciso significato nel linguaggio dei fiori; in un testo pubblicato in Germania nel 1899, possiamo trovare associati a questo fiore i seguenti significati:
    Rosa bianca: “I suoi petali indicano la fortuna dell’amore eterno e puro, libero dalla passione terrena.”
    Rosa gialla: “Il colore di questo fiore mi mette in guardia dallo sguardo invidioso dei tuoi occhi.” Rosa rossa: “Il pegno dell’amore fedele.”
    Rosellina di macchia: “Chi è nato per una vita tranquilla è felice solo se vive nascosto.” Roselline bianche: “Si!” Roselline rosse: “No!”
    Molte letterature associano la bellezza femminile che caratterizza la donna nella sua vita, ai vari tipi di rosa attualmente esistenti; la freschezza e la spontaneità della giovinezza richiamano immediatamente questo fiore: le ragazze crescono, si sviluppano e… sbocciano proprio come fanno le rose.
    In un testo, alquanto frivolo, di autore ignoto, in modo invero un po’ ironico e poco rispettoso nei confronti del gentil sesso, viene prospettata un’esatta corrispondenza tra l’età di una ragazza e il relativo tipo di rosa: a sedici anni la fanciulla, un po’ acerba per via della sua ancora giovanissima età, è paragonabile ad una rosa canina, un po’ spinosa e non ancora recisa; intorno ai diciassette anni è un bocciolo di rosa muschiata, a diciotto è sempre una rosa muschiata ma aperta ed in grado di emanare un profumo molto intenso e soave; a diciannove è una rosa tea e, così conclude il brano, se rimane zitella diventa una Rosa ciarliera. Ovviamente certe considerazioni al giorno d’oggi (e forse anche quando sono state scritte) appaiono del tutto assurde, risibili e ne abbiamo fatto cenno, peraltro bonariamente, non certo per condividerne i contenuti.

    La rosa nella favola.

    Dalla Rosa di macchia (detta anche Rosa canina) hanno tratto spunto diversi poeti e scrittori di vari tempi e luoghi per scrivere poesie e favole che hanno trovato fama pressoché universale. L’ispirazione è dovuta anche al particolare aspetto di questo fiore, che si presenta normalmente in forma di cespuglio molto fitto, spinoso, quasi impenetrabile; la bellezza di tale rosa, tuttavia, a differenza di quello che accade per altre varietà, scompare rapidamente una volta recisa dalla pianta. La più celebre di queste favole è “La bella addormentata nel bosco”, pubblicata nel 1696 dal romanziere francese Perrault. In questa storia si racconta che, a causa di un maleficio, la protagonista, una giovane principessa, cade in un sonno profondo. Il castello dove lei si trova è protetto da intricatissimi cespugli di rose, con spine così pungenti che nessuno sarebbe stato in grado di oltrepassare, ad eccezione di chi avesse dimostrato sufficiente coraggio.
    Dopo cento anni, un principe si cimentò in questa impresa e, accompagnato dalla sua scorta reale, si diresse deciso verso quell’altissimo mucchio di rovi. Questo si aprì al passaggio del cavaliere, per poi richiudersi immediatamente alle sue spalle, impedendo l’accesso ai suoi accompagnatori.

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    Il giovane, giunto nel castello, svegliò la principessa e sciolse dall’incantesimo tutti coloro che ne erano stati colpiti. A Perrault si ispirarono successivamente, in Germania, i fratelli Grimm, scrivendo, tra le altre, una storia conosciuta da noi con il nome di “Rosaspina”, titolo originale è “Dornröschen” (tradotto letteralmente: “piccola rosa con le spine”). Anche in questa favola, a causa di un sortilegio, la principessa, la cui bellezza è paragonabile a quella di una rosa in fiore, dorme all’interno di un castello impenetrabile, protetto da spinosissimi cespugli di rose.
    Pure in questo caso ella attende un principe che sia in grado di liberarla; all’arrivo di costui, la siepe di rose si spalanca, consentendogli il passaggio, per richiudersi immediatamente dopo. La principale differenza tra la fiaba di Perrault e quella dei fratelli Grimm è nel fatto che, in quest’ultima, i vari tentativi precedentemente fatti da altri nobili erano stati vani poiché la siepe si sarebbe aperta solo dopo che erano trascorsi cento anni da quando si era verificato il maleficio, causato da un fuso che aveva punto la principessa.
    Nella novella “La Bella e la Bestia”, è una semplice rosa che la bimba Belinda richiede a suo padre prima che costui inizi un lungo viaggio, mentre le due sorelle maggiori avevano preteso gioielli. È proprio per soddisfare il desiderio della figlia minore che il genitore, sulla via del ritorno, entra in un tetro palazzo al cui interno c’era un giardino pieno di rose e, certo di non essere visto, ne coglie un bocciolo provocando così l’ira della creatura mostruosa che viveva in quella dimora. E forse non è un caso che l’unica persona ad apprezzare le virtù della Bestia sia in definitiva proprio Belinda che, richiedendo per sé soltanto una rosa, aveva in definitiva dimostrato più di ogni altro di saper superare le apparenze e di andare diretta alla realtà delle cose, privilegiando la semplicità, la spontaneità e la purezza d’animo. Grazie a tutto ciò riesce a liberare la “Bestia” dal maleficio al quale era stato condannato ed a fargli assumere nuovamente le sue primitive sembianze di Principe, con il quale poi si sposerà.

    Fonte:La Compagnia delle Rose
     
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    NEI CANTI POPOLARI
    Nelle ballate popolari più antiche fiori ed erbe sono un linguaggio magico ben codificato e ricco di significati che si è andato man mano a impoverire e a banalizzare, tranne un ultimo, grande splendore, la florigrafia ottocentesca utilizzata per comunicare i sentimenti nelle relazioni sociali e amorose.

    Così nelle ballate la rosa non è solo "una rosa" ma è il simbolo della passione amorosa; l'allusione al fiore più intimo e segreto della donna. Sebbene un tempo le fanciulle fossero educate a preservarsi caste e pure fino al matrimonio, la loro stessa ingenuità le poteva far cadere facile preda dei mascalzoni, che con false promesse matrimoniali, le inducevano a concedere il loro "pegno d'amore".
    Così le rose nelle canzoni celtiche sono associate alla sfortuna e stanno a indicare una gravidanza in atto: "cogliere la rosa" è un eufemismo per l’atto sessuale che portava più spesso le sue spine, le fanciulle si pentivano amaramente di aver dato il loro fiore ad un uomo non degno della loro fiducia, il quale dopo essersi divertito, le abbandonava (lasciandole con una gravidanza inopportuna perchè non ricondotta nell'alveo del matrimonio)!

    La rosa nei canti popolari simboleggia quindi la perdita della verginità e con essa l’innocenza e la fiducia verso un mondo (maschile) che non è quello che sembra!
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    IL NODO D'AMORE

    Nelle ballate il simbolo di un amore tormentato è consacrato dal nodo d'amore tra la rosa e il rovo, i due arbusti spuntano dai rispettivi sepolcri degli amanti e si intrecciano, per simboleggiare la ricongiunzione delle due anime dopo la morte: i due amanti in vita non hanno potuto congiungersi in matrimonio (principalmente per gli ostacoli costituiti dal divieto parentale (per la troppo giovane età dei due innamorati o per l'interesse di combinare un matrimonio più vantaggioso).
    Su tutte le ballate del genere aleggia l'imperativo di non disonorare la famiglia e spesso la donna è la vittima predestinata al sacrificio. Il copione principale però in questo tema è la morte di crepacuore dei due innamorati.

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    DILLO CON UN FIORE

    La tradizione di regalare mazzi dispari è francese ed ha una più prosaica origine nel fatto che le rose del mercato erano vendute in numero pari, e dunque i fioristi, per distinguersi dai commercianti di strada, iniziarono a venderle in numero dispari (un altro motivo, più poetico, è che i numeri dispari sono indivisibili come due amanti).

    Una rosa è il simbolo della semplicità, ma anche dell'amore a prima vista, se donata in occasione del primo appuntamento, mentre in piena fioritura è una dichiarazione di persistente sentimento amoroso.
    Due rose manifestano affetto, innamoramento, fidanzamento o promettono un futuro matrimonio.
    Tre rose rappresentano il legame esistente tra una coppia di innamorati e, per tradizione, celebrano l’anniversario di un mese.
    Sei rose dichiarano di avvertire la mancanza dell’amata e il coinvolgimento sentimentale a qualunque età, giovanile o matura.
    Sette rose esprimono la presenza di un’infatuazione.
    Nove rose rappresentano la volontà di rimanere per sempre legati alla propria partner.
    Dieci rose attestano che la relazione amorosa è davvero perfetta.
    Una dozzina di rose asseriscono di desiderare legarsi all’amata per tutta la vita, per averla accanto soltanto per sé. Tredici rose dimostrano amicizia all’infinito.
    Quindici rose rivelano il proprio dispiacere.
    Diciotto rose sono inviate per scusarsi.
    Venti rose svelano la sincerità dei sentimenti che si provano.
    Ventuno rose palesano la dedizione amorosa.
    Due dozzine di rose esclamano di appartenere all’amata.
    Venticinque rose presentano le congratulazioni.
    Tre dozzine di rose rendono manifesto di sentirsi perdutamente innamorati.
    Quaranta rose attestano che il proprio amore è autentico.
    Cinquanta rose palesano un sentimento amoroso incondizionato.
    Un mazzo di rose aperte in fiore ringraziano con riconoscenza.

    IL COLORE DELLA ROSA

    Oggi alle rose è attribuito un significato diverso a seconda del colore:
    Rosa arancio - fascino;
    Rosa bianca - amore puro e spirituale o amicizia;
    Rosa color corallo - desiderio;
    Rosa di Natale - pace, tranquillità;
    Rosa gialla - gelosia, infedeltà, declino dell'amore;
    Rosa muschiata - bellezza capricciosa;
    Rosa canina - piacere e dolore;
    Rosa rosa - amicizia, affetto;
    Rosa color rosa scuro - gratitudine;
    Rosa color rosa pallido - gioia;
    Rosa pesca - amore segreto;
    Rosa rossa – passione.

    NELL’ERBARIO MEDIEVALE

    Nella tradizione popolare la rosa è associata alla bellezza della pelle, il detto “Avere pelle liscia come i petali di rosa” ben sintetizza l’uso cosmetico della rosa nei secoli.
    Nei vari Tacuina Sanitatis medievali e ricettari del tempo si traggono virtù e proprietà delle rose (per curare sia il corpo che lo spirito) dall’olio di rosa contro infiammazioni e dolori muscolari alle tisane della salute
    “chi si irrita facilmente riduca in polvere un po’ di rosa e un po’ meno di salvia e quando sente l’ira scatenarsi avvicini questa polvere alle narici, infatti la salvia consola, mentre la rosa rallegra”

    Sempre Hildegard von Bingen ci avverte
    ”i frutti (della rosa canina) non nuocciono mai ne crudi ne cotti chi è sano, ma chi ha lo stomaco debole, trarrà vantaggio nel consumarli cotti, perché depurano il suo stomaco eliminando il muco. Chi è invece è malato in modo più grave può mangiarli crudi ma non cotti perché danneggerebbero lo stomaco che è come avvizzito”


    LE RICETTE DI HILDEGARD (XI SEC)
    OLIO CON ROSA GALLICA

    Oltre che buon condimento l’olio di rosa, curava i reumatismi, i dolori alle braccia e gambe, le nevralgie e i crampi. Ingredienti ½ml. di olio essenziale della rosa gallica; 100 ml. di olio di oliva. Imbottigliare gli ingredienti, tappare la bottiglia e lasciar macerare al sole qualche giorno. L'utilizzo sarà poi di 1 L. di olio di oliva per ogni ml. della precedente preparazione, per decorare mettere qualche rosa gallica nella bottiglia.

    LO SCIROPPO MEDIEVALE PER LA TOSSE

    Dice Ildegard: “La Rosa canina è davvero calda. Significa “affetto”. Una persona che abbia dolore ai polmoni, sminuzzi la rosa con le sue foglie, vi aggiunga del miele grezzo e li cuocia insieme. Rimuova la schiuma, strizzi il composto ottenuto con un panno e realizzi un vino speziato. Lo beva di frequente: eliminerà le sostanze nocive dai polmoni, li purificherà e li risanerà” Da “Physica”di Hildegard von Bingen.

    LA ROSA CANINA

    I fiori della rosa canina sbocciano in primavera, mentre i frutti maturano tra agosto e settembre e sono ricchi di vitamina C e di bioflavonoidi.

    Il nome curioso sempre classificato da Linneo, attribuiva impropriamente alle sue bacche, la proprietà di curare la rabbia.
    Uso esterno (oli, essenza, acqua)
    Astringente, antinfiammatorio e protettore vasale

    Uso interno (decotto o tintura)
    Come bevanda invernale vitaminizzante e stimolante delle funzioni renali, è raccomandata anche per infiammazioni di reni e vescica.
    Coadiuvante nella gotta e i reumatismi perché elimina le accumulazioni di acido urico.
    Grazie ai tannini è efficace nella cura delle diarree.

    Uso cosmetico
    Per prevenire rughe e l’invecchiamento della pelle, contro eritemi solari e scottature.

    Maschera di bellezza alla Rosa Canina
    È una delle maschere più efficaci per il suo effetto schiarente, levigante e tonificante della pelle, basta frullare i “frutti “ freschi (tagliati, svuotati con cura e lavati più volte per eliminare i piccoli peli aguzzi che possono conficcarsi nella pelle).

    CUCINA IN ROSA

    La rosa compare nei ricettari antichi sia in preparazioni dolci che salate, per aromatizzare vini e bevande e in insalata come entremets.
    La rosa è abbinata principalmente nelle pietanze di volatili, come le quaglie, le pernici ma anche il cappone; i petali e i frutti della rosa canina, ma anche di quasi tutte le rose selvatiche, sono usati per produrre marmellate, composte e sciroppi.


    Fonte:ontanomagico.
     
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  3. Ares
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    Una cosa al quanto particolare potrebbe anche essere,che le foglie di rosa sono velenose per i gatti...E qualche regina (non ricordo quale) pare amasse usare un veleno estratto dal gambo della rosa..
     
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    gatti, gatti, gatti .... i miei mangiano continuamente petali rosa e credo che :whaaat2-onion-head-emoticon: abbiano assaggiato anche le foglie della pianta ... :embarrassed3-onion-head-emotico
     
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  5. Ares
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    La quantà fa il veleno, e le foglie fresche della pianta...Lo so perché mi morto il gatto e non è un modo di dire in questo caso..I peteli no... ma le foglie...:-(..
     
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    Io amo le rose gialle. E i giardini pieni di rose sono troppo belli, ci passerei intere giornate. La mia vista penso non possa farne a meno
     
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    CITAZIONE (Ares @ 12/7/2016, 16:35) 
    La quantà fa il veleno, e le foglie fresche della pianta...Lo so perché mi morto il gatto e non è un modo di dire in questo caso..I peteli no... ma le foglie...:-(..

    ma davvero Ares? povero gattino :'( ...i miei vanno in giardino e ci son tante piante ahimè :( ...l'istinto dovrebbe portare i gatti tuttavia a riconoscere quelle a loro nocive ...cercherò di ipnotizzarli dando loro le indicazioni giuste XD


    p.s.: @Hypateea ...piccole rose gialle stanno per sbocciare anche nel mio giardino ...bellissime le rose :admire2-onion-head-emoticon:
     
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    Belle belle belle davvero! Trasmettono armonia.

    Il mio gattino in giardino non ha mai azzannato una rosa per fortuna, invece ha sempre trovato nutrienti i fioricini rosa di una pianta pseudo grassa :desperate2-onion-head-emoticon:
    Adesso che so che le foglie sono velenose presterò attenzione per gli altri gatti che ogni tanto vengono a trovare il mio.
     
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  9. Ares
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    Sì asdhe,Hypateea Aimè.. :-(....
     
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8 replies since 12/7/2016, 10:02   496 views
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