IL GENIO

Secondo la Tradizione Ermetica

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  1. J-O-R-A
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    IL GENIO


    A tutti sarà sicuramente capitato di desiderare fortemente qualcosa. Tutti abbiamo dei sogni nel cassetto, delle cose che vorremmo ottenere, fare o identità che vorremmo rispecchiare. In quei momenti o ci rivolgiamo a qualche forza soprannaturale o pensiamo a quanto sarebbe bello avere la lampada di Aladino, con un genio che ci aiuti a raggiungere tutti i nostri scopi senza far fatica.

    In riferimento al Genio, negli “Elementi di Magia Naturale e Divina”, il Maestro Jem - Kremm- Erz così ne scriveva:

    I filosofi di maggior fama dicono che la teologia degli antichi era simbolica: che il dèmone o genio individuale rappresenti la coscienza, il sentimento della ragione dell'essere.

    Sta bene. E' un lato della questione.

    Ma la sapienza Magica, che gli antichi manifestavano nelle loro esposizioni esoteriche, aveva tre facce:

    a) una volgare, serviva pel profano;

    b) una simbolica, ed era filosofica;

    c) una arcana, ed era sacra, riserbata a chi aveva il passo nel tempio ( gli iniziati ).

    Che cosa è il dèmone o il genio definito nella forma plastica dell'esoterismo pagano?

    Il volgare di oggi non fa che sorridere. Il dèmone degli antichi ed il genio tutelare dei platonici sono i padri putativi degli angeli custodi del cristianesimo e sono figure poetiche.

    Chi fa pompa di dottrina si contenta di mirare nel dèmone o genio l'anima dell'uomo nella sua essenza di ragione e di coscienza.
    Chi invece è addentro al linguaggio sacro dei Magi-filosofi, ed ha la chiave delle tre facce dei parlari arcani, sa che il terzo, vero, profondo significato del dèmone o genio degli antichi risponde ad UN RAGGIO DI LUCE DI CIÒ CHE È : una verità che è la prima a cui tu, o discepolo, devi mirare.
    La prima cosa che ti devi porre innanzi agli occhi nel tentare l'occulto nella natura spirituale è di conoscere lo spirito o il dèmone o il genio che immediatamente rappresenti lo scalino superiore alla tua natura di uomo più o meno perfetto. Da quello che ho citato da Teodoreto, l'angelo cristiano è spirito di purità assoluta e messaggero di Dio – il dèmone invece è variabile come tendenza e come purificazione.

    Come fare per conoscere il proprio genio?

    Gli antichi insegnavano che per conoscerlo bisogna renderselo propizio con la pratica della giustizia, con l'innocenza dei nostri costumi (è Apuleio che parla):

    “… allora egli vi aiuterà con la sua previdenza nelle cose che voi ignorate, coi suoi consigli nelle vostre indecisioni, vi soccorrerà nei pericoli, e della sua assistenza non vi priverà nelle avversità: talvolta nei sogni, talvolta nei segni visibili, talvolta comparendovi, vi eviterà i mali, vi procurerà il bene, vi solleverà nelle vostre cadute, vi sosterrà nelle dubbie occasioni, vi illuminerà nel buio delle vostre ricerche, vi manterrà nella buona fortuna, vi trarrà dalla cattiva”.

    I Pitagorici, dice Aristotile, si meravigliavano ogni volta che sentivano qualcuno confessare di non aver visto mai il proprio Genio. In un senso volgare e filosofico era, quello dei Pitagorici, un rimprovero a coloro che non coltivavano il proprio spirito, perché l'animo dell'uomo è il santuario del Genio ma, nel significato occulto, era un disprezzo per colui che fuori la scuola aveva le orecchie tappate di stoppa e gli occhi legati con la cera, per non vedere la persona o l'immagine e non sentire la voce, l'armonia delle esistenze intradivine che servono come fiaccola all'esistenza dei perfettibili.

    Luis Claude de San Martin dice che l'uomo non saprebbe fare un passo verso la verità senza la sua guida.

    Il dogma cristiano è profondo: il buon angelo custodisce il fanciullo ma non avete visto dipinto mai un adulto col suo bravo angelo a lato: il simbolismo vuol dire che per avere il buon angelo con le brave ali aperte, a tutela dei buoni passi, nella breve ed aspra traversata della vita bisogna del fanciullo conservare la purità, l'innocenza e … la fede: se no appaiono, di sotto le ali, un bel paio di appendici più o meno bafomettiane, e il viaggiatore innocente, il fanciullo puro e mondo,
    diventa il Dottor Faust, accompagnato dall'eccellente amico con le corna, il quale è un genio anche lui … ma un genio musicale che ti tocca tutte le corde sensibili, pur di farti ballare come una scimmia scottata.


    Nella religione romana, il Genio (lat. Genius, plurale Genii) è uno spirito o, più correttamente, un nume tutelare, considerato come il custode benevolo delle sorti delle famiglie, ma anche dei singoli individui. Nel tentativo di chiarirne la natura ne sono state date definizioni approssimative, come "anima", "principio vitale", "angelo custode".

    Per il Cristianesimo l'angelo custode è guida e difesa. Un angelo, il tuo angelo, ti ammonisce o ti salva. Il demonio o diavolo (personificazione del male) ti tenta. Martinez de Pasquallys insegnava la costituzione dell'uomo con la mano: il dito medio è l'anima, il pollice è lo spirito buono, l'indice è l'intelletto buono, le altre dita, anulare e mignolo esprimono lo spirito e l'intelletto demoniaco. Con ciò il Martinez voleva dire che l'uomo ha per guida tre elementi buoni contro due tendenti in basso.

    Gli spiritisti per guida di un uomo intendono lo spirito di tale o tal altra persona morta che si manifesta al medio.

    Che cosa ti dice il tuo maestro, per non ricorrere alle mistiche condizioni cristiane e alle venerazioni del culto pagano?

    Una sola cosa:
    SII UOMO, SII RAGIONEVOLE, E DOMINA CON LA PERPETUA PADRONANZA DEI TUOI GIUDIZI TUTTE LE ILLUSIONI DEI SENSI MATERIALI E GROSSOLANI DELL'UOMO; FORMATI LA COSCIENZA DI ESSERE E SE LO MERITI O FORZI LA NATURA DI FUORI ALLA TUA COSCIENZA SPUNTERA' RAPHAEL O ASTAROT,

    L'ANGELO O IL DEMONE, IL TUO GENIO CERTAMENTE FARA' CAPOLINO e come Papà Dante avrai trovato il tuo Virgilio e con Virgilio, il treno direttissimo pel manicomio o per la sapienza divina.

    Ne “La Porta Ermetica”, il Maestro Kremmerz ci tramanda:

    “Un antico iniziato, in una canzone del periodo neoplatonico, alla voce che gli parlava la verità, domanda: « Chi sei tu? ». E quella risponde:

    « Io sono in te e per te. Non sono te (cioè tua mente). Tu hai pregato, cioè sotto forma di preghiera hai impregnato l'amorosa invisibile. Frutto del vostro atto sono la voce che ti parlo, sono mercurio di vostro intelletto ».

    Infatti il primo problema che si presenta all'iniziando a questa scienza integrale è di domandare alla sua luce ermetica, di cui nessun uomo conosce la fonte: chi sei tu che ti manifesti portandomi la verità?

    Chi dice: sono io, il mio ingegno.

    Chi dice: è un angelo.

    Chi dice: è un demone o un dio.

    Se non capisce la legge espressa con tanta semplicità dalla cabala non la capirà mai — come i mistici ispirati delle forme religiose di ogni genere. Ebbene, quella voce, di sua natura essenzialmente ermetica, dovrebbe rispondere: Io non sono te, ma non sono cosa estranea a te. Sono in te e per ragion tua, e non sono te.

    Ecco il maestro ignoto, sapiente, che si avvicina”.

    Scrive Eliphas Levi:

    "metteremo fra le mani dell’adepto la bacchetta dei miracoli dicendogli: “Non ti basare sulle nostre parole; ma per conto tuo agisci!. In piedi, diritto, con lo sguardo proiettato verso l’orizzonte, il Mago, immerso nella natura selvaggia, pronuncia le formule, grida i nomi di potenza e attende. Aspetta che il Genius si manifesti, che il Nume parli. Resta in attesa affinché il vero Maestro, l’entità Geniale, assuma la guida del suo essere occulto e lo istruisca. Le armi ora sono secondarie, poiché per mezzo loro si è destato il Signore di dentro, colui che giaceva assopito nelle profondità dell’Astrale interno, l’Essere onnisciente che viene dal passato, agisce nel presente e costruisce nel futuro. Nel silenzio più assoluto egli fa udire la sua voce, manifesta il suo ineguagliabile potere e prende per mano l’Adepto trasportandolo all’altro lato del tempo, dove la Luce è feconda e ogni opera è baciata dal Divino, il Dio occulto che agisce e opera”
     
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